51. un comportamento strano

                                                                           HAELY POV
Le parole di Dylan mi avevano scossa e non poco. Nessuno avrebbe dovuto sapere del rapporto tra me e Jen, soprattutto quell'imbecille.
Dovevo tentare di capire quanto sapesse, sarei riuscita a scoprirlo.
Dovevo rimediare all'ennesimo errore che avevo commesso, ne facevo sempre troppi.

Quando entrai nella stanza stavano discutendo animatamente, di non sapevo bene cosa, così chiesi ottenendo una risposta che mi lasciò sorpresa.
"Domani dimettono Jake mentre io esco tra due giorni! Saremo finalmente liberi!" quella si che era una bella notizia, ne avevo bisogno.

"Oddio, ma è una cosa bellissima! Bionda preparati ad avermi 24 ore su 24 a casa tua" la avvissai. Volevo starle accanto, la ripresa della sua vita non sarebbe stata facile e io non l'avrei lasciata da sola anche se questo significava vedere tutti i dannati giorni, per svariate ore, quel pallone gonfiato, ma per lei lo avrei fatto.

"Non vedo l'ora!" era davvero felicissima di poter tornare alla sua quotidianità e Jake non era da meno.
Dylan non sembrava felice come avrebbe dovuto, ma piuttosto infastidito da quella notizia improvvisa. Non gli andava bene mai nulla, nemmeno che sua sorella tornasse a casa. Non lo capivo proprio.

Passammo qualche altra ora a chiaccherare, ma non riuscii a godermi quei momenti.
Le sue parole non facevano altro che vorticare tra i miei pensieri senza tregua.
Non avevo la minima idea di come rimediare a quell'enorme danno. Non sapevo da dove cominciare per tirargli fuori qualche informazione.

Era quasi l'ora di cena quando decisi di andare via. A quell'ora, lì, i mezzi passavano una volta ogni ora, se lo perdevo ero fregata.
"Hey ragazzi è meglio che io vada. Tra poco passa un autobus e se lo perdo dovrò aspettare un'ora"
"Ma no stai tranquilla, il mio caro fratellino ti accompagnerà a casa, vero Dylan?" piuttosto me la facevo a piedi.

"Come vuoi" disse distratto. Era seriamente su un altro pianeta. Chissà cosa gli passava per la testa, erano un po' di giorni che era strano. L'unica ipotesi valida che avevo trovato era che avesse il ciclo, per forza, altrimenti non si spiegava il suo comportamento.

"Puoi fingere almeno un briciolo di entusiasmo?" Meg si ostinava sempre a farci andare d'accordo, sperava in chissà cosa.
"Evvai, che bello! Dovrò accompagnare Haely a casa, non aspettavo altro!" usò un tono tutto men che entusiasta, non che mi aspettassi qualcosa di diverso.

"Puoi fare di meglio" disse la bionda con un'espressione tra l'incoraggiamento e il sarcasmo.
"Meg tranquilla, i mezzi vanno benissimo. Preferisco andare da sola" non avevo voglia di sopportare il suo muso lungo per tutto il tragitto.

"Vedi, te lo dice anche lei" almeno su quello eravamo d'accordo.
"Vi prenderei a testate entrambi" sbuffò Meg.
"Haely è tardi, non ci fare preoccupare, è meglio se Dylan ti accompagna" ci mancava David. Come se quella fosse davvero la cosa più preoccupante della mia vita...

"David apprezzo tanto il pensiero, ma non è un problema. Non è nemmeno così tardi"
"Haely, perfavoreeee, fallo per me" tirò fuori l'arma, gli occhi da gattina. Quando faceva così riusciva ad essere fastidiosa tanto quanto quell'imbecille di suo fratello. Sapeva bene che non riuscivo a dirle di no, era più forte di me.

"Tanto ormai l'autobus non riesci a prenderlo, non hai scelta" sorrise vittoriosa. Lo aveva fatto apposta, aveva allungato quel discorso riuscendo ad impedirmi di prendere il bus. Era proprio una Anderson.
"Non ti sopporto quando fai così bionda" feci la finta offesa.

"Il fine giustifica il mezzo" sorrise ancora. In tutto questo Jake la guardava con occhi a cuoricino. Erano troppo belli insieme, si completavano.

"Forza, andiamo" pronunciò il principino. Era convinto che ogni suo comando doveva essere seguito alla lettera e subito, ma con me faceva un buco nell'acqua.

Pensavo che avesse capito che con me le "maniere forti" non funzionavano.
"Me la faccio a piedi se non la smetti" lo guardai male.
"Dylan collabora un po' " lo riprese David. Questo non fu gradito da sua maestà.

"A 18 anni non ho bisogno che qualcuno mi dica cosa devo fare" rispose duro, troppo.
"Dylan-" lo interuppe.
"Sbrigati, altrimenti te la fai a piedi sul serio. Ti aspetto in macchina" se ne andò senza ascoltare nient'altro. Ero senza parole, era seriamente fuori controllo.

Il papà di Meg aveva lo sguardo amareggiato. Potevo solo immaginare il male che gli avesse inflitto la freddezza delle sue parole.
"David mi dispiace tanto" sentivo il bisogno di scusarmi io per il comportamento di quel pallone gonfiato.
"Tranquilla non è colpa tua, non so cosa gli stia succedendo..." non lo sapeva nessuno in quella stanza, o forse, quasi nessuno.

Jake aveva uno sguardo diverso da quello di tutti noi, non era confuso, ma semplicemente dispiaciuto. Sembrava che comprendesse a pieno il motivo dei suoi comportamenti.
Lui sapeva, era il suo migliore amico.
"Sapete come è fatto" tentò di giustificarlo.

"Non provare a proteggerlo, si sta comportando di merda con tutti" iniziò a scaldarsi Meg. Era palesemente arrabbiata con suo fratello, come forse non l'avevo mai vista.
"Non dico che si stia comportando bene ma-" la bionda non lo lasciò terminare.
"Niente ma Jake, non gli puoi sempre parare il culo" era parecchio arrabbiata.

Il biondo fece la scelta giusta e non disse più nulla.
Passai un altro po' di tempo con loro, sperando che Dylan se ne andasse. Poi li salutai e mi diressi fuori.
Contro qualsiasi mia aspettativa mi aveva aspettata. Era vicino all'entrata appoggiato alla sua costosa macchina, con una sigaretta in mano, come sempre.

"Ce ne hai messo di tempo" alzai gli occhi al cielo sapendo già la tortura che mi aspettava.
"Ti sei dato una regolata o pensi di fare altri numeri?" gli chiesi posizionandomi di fronte a lui con le braccia conserte, a debita distanza.
Lui ovviamente non mi rispose e continuò tranquillmente a fumare la sua sigaretta.

"Quante ne hai fumate oggi?" chiesi sapendo che il numero sarebbe stato troppo alto.
"Cosa te ne frega?" gli avrei seriamente infilato la testa nel finestrino se avesse continuato.
"Per una volta puoi rispondere ad una mia domanda senza farmi un'altra domanda?"

"Due pacchetti" un pacchetto conteneva circa 20 sigarette, questo voleva dire che ne aveva fumate 40 in un solo giorno.
"Di questo passo presto dovrai pensare alla bara che vuoi" dietro alla mia battuta c'era un serio senso di preoccupazione. Non avevo la più pallida idea di quello che stesse succedendo nella sua vita, ma sicuramente gli stava sfuggendo dalle mani.

Meg lo aveva capito che c'era qualcosa che non andava e questo la faceva stare male. Dovevo capire cosa gli stesse succedendo, per la bionda ovviamente.

"Sei peggio di mia madre" terminò la sua millesima sigaretta e si infilò in macchina. Sbuffai sonoramente e mi misi al suo fianco.
Sarebbe stato un viaggio molto lungo.

Spazio autrice
Ciao bellissim*, perdonatemi per il ritardo.
Si lo so, mi piace farvi penare 🙃
Vi anticipo che questo viaggio in macchina sarà intenso.
Ci sentiamo lunedì per il nuovo capitolo.
Vostra Clari🧡

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