47. Una situazione delicata

"Porca troia cosa aspettavi a dirmelo? Sei forse impazzito? Non ti rendi conto della gravità della situazione. Perché cazzo sottovaluti sempre il valore della tua vita? Vuoi passare il resto della tua esistenza in carcere? Che cosa ti dice il cervello?" non lo fermai, perché sapevo che aveva ragione, ma io non volevo accettare aiuti. Non ne avevo bisogno, non volevo essere più un peso per le persone.
Quel verme l'unica cosa che era stato in grado di donarmi era la violenza e quei traumi che non sarei mai riuscito a superare.

"Mi sembri mia madre" sbuffai. Questo lo avrebbe fatto solo incazzare di più e lo sapevo.
"Dylan ti giuro che ti strozzo.  Cosa hai intenzione di fare?"
"Ho le mani legate. Posso solo aspettare le conseguenze o finire il lavoro, così faccio finire quello stronzo sotto terra una volta per tutte"

"È questo il tuo grande piano?" mi fissò sconcertato.
"Si"
"Ora ascoltami bene. Ci devi parlare" lo interruppi.
"Perchè nessuno vuole capire? Io non ci parlo" ero esasperato

"Fammi finire di palare. Non lo devi vedere, ci devi parlare al telefono. Quando pensi che ne hai abbastanza puoi chiudere la chiamata e non devi nemmeno vederlo in faccia"
"Non. Se. Ne. Parla"
"Invece lo farai. Vuoi che Meg sia costretta a vederti una volta alla settimana dietro alle sbarre? La lasceresti seriamente sola? Io non credo proprio" sapeva che tasti toccare per convincermi a fare qualcosa.

"Questa volta non posso e poi le farei un favore sparendo dalla circolazione" le sue parole non mi avevano persuaso abbastanza per farmi desistere.
"Non sparare minchiate. Lo sai benissimo anche tu che senza di te lei non andrebbe avanti. Sai quante volte al giorno mi ripete di quanto ti sia grata? Lo sai quante volte parla di te come un erore? Sai quante volte mi dice che ti vuole un bene immenso? Lo sai tutto questo o fingi di non saperlo?" Jake era bravo con le parole, ma io non ero facile da convincere.

"Lei non vede le cose per quelle che sono, non mi vede con gli occhi della realtà" era questa la verità.
"Non ci credi nemmeno tu. Lei è la persona che ti conosce di più al mondo. Ti sei forse dimenticato che lei era lì quando è succeso tutto?" mia sorella c'era quando avevo distrutto la faccia di quel mostro quasi rendendo impossibile distinguere i connotati del viso. Non sapevo perché lei provasse ancora tutta quella stima nei miei confronti.

"Ha visto la tua versione peggiore e l'ha abbracciata.
Sa tutto quello che hai passato come lo so io. Pensi che se tu fossi il mostro che descrivi io sarei qui? Tu non sei come lui, lo vuoi capire?" mi faceva paura il modo in cui era in grado di capire i miei ragionamenti e i miei pensieri quando non li capivo nemmeno io.

"Jake questa cosa del telefono non mi convince" avevo la testa piena di dubbi. La semplice idea di sentire la sua voce dopo 4 anni, che mi erano sembrati eterni, mi faceva salire il vomito. Lo schifo che provavo per quell'essere era indescrivibile, persino superiore a quello che provavo per me stesso.
"Ci sarò io vicino a te durante la chiamata. Mettiamo fine a questa situazione una volta per tutte" credeva seriamente in quello che diceva.

"Hey biondo come va?" Haely entrò dalla porta senza nemmeno bussare.
"Avete lo stesso vizio voi due eh? Non bussate mai" rise.
"Scusa pensavo fossi solo" parlò chiaramente con tono dispregiativo nei miei confronti.

"Piaciuti i mezzi?" ricambiai il favore.
"Si, sono molto meglio della tua presenza" sorrise falsamente.
"Bene direi che come avete iniziato potete smettere" si mise in mezzo Jake.

"Io sto bene, tu?" le chiese.
"Bene" come sempre.
Vidi il mio migliore amico guardarla storto. Cosa non sapevo?
"Meg è in stanza?" sviò l'argomento.
"Si, c'è anche David. Tra qualche giorno dovrebbero dimetterla"

"Davvero?" era stata la stessa reazione di mia sorella.
"Si, siamo tutti felicissimi. Lei è completamente su di giri"
"Sono contentissima per lei" i suoi occhi per una frazione piccolissima si erano illuminati, spegnendosi l'istante dopo.

"Tu invece quando potrai uscire da questa prigione?" fece una sorta di cerchio con il dito per enfatizzare il concetto.
La sua scelta di parole quasi sembrava una presa in giro. Io in prigione rischiavo di finirci sul serio. Anche senza volerlo riusciva a percularmi.

"Ho parlato con i dottori e se tutto va bene domani o dopodomani dovrei andarmene. In realtà lo so da un po'" sgranai gli occhi.
"Scusami? In che senso?" chiesi con un tono di voce tra l'arrabbiato e il confuso.

"Si bhe, volevo aspettare a parlarne, soprattutto per Meg. Pensavo che sarebbe dovuta rimanere qui ancora parecchio e non volevo che si sentisse triste. Ci sarebbe rimasta male se avesse saputo che me ne sarei andato mentre lei doveva ancora rimanere qui" il suo ragionamento filava.
"Sei più dolce delle caramelle. Biondino attento che ti viene il diabete" scherzò Haely.

"Hey!" protestò Jake.
"Scherzo! L'importante è che voi stiate bene. Lo sai che sono la vostra fan numero uno" gli fece l'occhiolino.
"Grazie rossa, magari qualcun altro la pensasse come te" mi guardò.

"Finiscila. Non è facile da accettare" mi lamentai.
"Vabbè Jake io vado prima che il principino si metta a lamentarsi di qualsiasi cosa" senza darmi il tempo di rispondere se ne andò.
Rimasi qualche istante a fissare la porta.

"Hey amico se ne è andata, è inutile che continui a guardare la porta" rise.
"Mi ero solo un attimo fermato a fissare un punto qualunque, non stavo guardando lei. Smettila con questa storia"
"Okay, come vuoi" fece spallucce.

"É meglio se torniamo da Meg" sperai di riuscire a scappare dalle grinfie di Jake, ma ormai mi aveva già afferrato il braccio.
"Non ci provare. Non abbiamo finito. Mi devi promettere che dirai a tua madre di "organizzare" la chiamata" era l'unica opzione sensata che avessi.

"Lo farò"
"Bene, torniamo di là" sapeva bene che quando facevo una promessa la mantenevo quindi non c'era il bisogno di insistere.

                                                                      HAELY POV
Parlai per un po' con Meg e David finchè non tornarono Jake e il rompi scatole.
Non sapevo come era successo, ma alla bionda mi ero affezzionata.  Ci tenevo a lei ed ero abbastanza sicura che anche lei mi volesse bene.
Certo, non ti conosce. Non sa come hai ucciso tuo padre.
Quella deleteria vocina, in quel periodo, parlava molto più del solito.

Speravo che saltando il pranzo, almeno per qualche ora, smettesse di parlare, ma niente da fare. Non importava quante volte l'accontentassi, era sempre pronta a conficcarmi l'ennesima spada nell'anima. Avevo perso il conto di quante ferite mi aveva inflitto. Ognuna di esse era ancora aperta e sanguinava. Sanguinavano fino a farmi sentire distrutta alla fine di ogni singola giornata.

"Pensavo non tornaste più. Avete fatto una caccia al tesoro per quanto tempo ci avete impiegato. Che poi cos'era quello che avevi dimenticato? Prima non me lo hai detto" non riuscivo a seguire molto bene il filo del discorso, ma di una cosa ero sicura. A Meg non sfuggiva mai niente.

"Dovevo cercare il fazzoletto che ha dimenticato mio padre qualche giorno fa, solo che non sapevamo dove lo avesse lasciato e così ci abbiamo messo un'eternità" quando ero entrata non sembrava proprio che stessero cercando qualcosa, ma decisi di non infierire.
"Almeno alla fine lo hai trovato?" chiese lei.
"Si si, l'ho messo da parte così quando verrà a prendermi lo potrà riprendere" in un attimo calò il silenzio.

"Bene...aspetta, hai detto venire a prenderti?" i dettagli erano il suo pane quotidiano, ad ognuno il suo.
"Già"
"Oh. Mio. Dio. Ti fanno uscire?" era più felice lei di lui.

"Si"
"Eh dai Jake! Non ti fare cavare le parole di bocca!" aveva ragione, non stava spiegando con chissà quanto entusiasmo. Probabilmente era per il motivo di cui parlava prima, ma di lì a poco anche lei sarebbe uscita quindi la questione non doveva porsi, in teoria.

"Domani o dopodomani mi lasciano andare. Presto saremo tutti e due a casa" iniziò a sorridere anche lui.
"Sono felicissima amore" lui si avvicinò e si baciarono.
Dylan e David emisero lo stesso suono disgustato.
Io invece li trovavo meravigliosi.

"Okay io direi che il vostro contatto fisico è stato approfondito abbastanza" il padre di Meg diventò rosso peperone pronunciando quelle parole. Era chiaramente imbarazzato alla vista di quella scena.
I due fidanzati iniziarono a ridere e io feci lo stesso.
Sul volto di quel pallone gonfiato non comparve nemmeno l'accenno di un sorriso, niente di niente.

Spazio autrice
Ciao bellissim*, eccomi con il nuovo capitolo.
Prima di tutto vi voglio ringraziare per le 6 K letture, siete davvero uniche/unici. Vi voglio un mondo di bene <3
Come seconda cosa vi farò un piccolo spoiler sul prossimo capitolo. Tenetevi pront* perché nel successivo capitolo ci sarà un flashback molto importante, ma altrettanto doloroso.
Non vi dico altro, vi lascio con in sospeso. Non odiatemi : )
Vostra Clari🧡

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