32. Quella stronza chiamata morte

                                                                            DYLAN POV
Ero riuscito a farle mangiare quei tre ringo per fortuna.
Ormai erano passate tre ore da quando la mia vita era stata rivoltata come un calzino.
Stavo perdendo le speranze un po' di più ogni minuto che passava.
"I familiari di Megan Anderson?"
"Noi" risposi subito.
"Dottore la prego ci dica subito come sta" lo pregò mia madre.

"La ragazza nell'urto ha battutto forte la testa. Abbiamo dovuto operarla di urgenza. I medici hanno fatto il possibile, hanno provato di tutto, ma il colpo è stato troppo forte. La ragazza non ce l'ha fatta" il silenzio più assoluto.
Si creò un vuoto dentro di me, una voragine iniziò a divorare tutto quello che c'era dentro di me.
Scoppiai in un pianto disperato come tutti gli altri, tranne Haely. Lei non piangeva mai.

Niente aveva più senso, tutto era finito. Senza di lei io non sarei andato avanti.
La morte era una vera stronza, non guardava in faccia nessuno. Prendeva quello che voleva, senza chiedere, e lo faceva suo. Strappava la vita dalle mani di tutti, non faceva differenze.
Era silenziosa, ma una volta fatto il danno si faceva sentire e non smetteva mai di fare rumore.

Avevo bisogno di vederla con i miei occhi.
"Dove si trova?" chiesi distrutto al dottore.
"In fondo a destra, l'ultima stanza è la sua" prima che potessi fare anche solo un passo una mano, nettamente più piccola della mia, bloccò il mio corpo. Mi guardò negli occhi trasmettendomi tutto il suo calore, mi stava dicendo che lei c'era.

Non riuscivo a smettere di piangere così lei mi abbracciò. Non lo aveva mai fatto prima.
"Hey, ce la facciamo" mi disse guardandomi negli occhi.
"No, io non ce la faccio. Ho perso l'unica persona per cui stavo ancora qui"
"Non dire così, andrà tutto bene. Ce la facciamo" avrei voluto crederle, ma sapevo che niente di quello che aveva detto era vero.

"La devo vedere un ultima volta. Da solo però non ce la faccio. Mi accompagni?"
"Certo, andiamo" ci staccammo da quell'abbraccio e il vuoto che sentivo diventò ancora più grande.
Davanti alla porta ci fermammo.
"Okay, facciamolo" mi prese la mano e mi tirò dentro. Se non lo avesse fatto probabilmente io non mi sarei mai mosso.
Il suo corpicino era lì, steso su quel letto. Il suo petto non si muoveva e la macchina a cui era attaccata non emetteva nessun suono. Il suo cuore si era fermato e non avrebbe mai ripreso a battere.

Mi avvicinai al letto e mi sedetti sulla sedia lì affianco. Haely si mise dall'altro lato del letto e le prese la mano.
Le accarezzai il viso.
"Meg perché mi hai lasciato solo?"
"Io ora come faccio senza di te? Chi mi metterà in riga? Chi mi preparerà il pranzo? Chi si siederà al mio fianco in macchina tutte le mattine?" le lacrime scendevano violente sul mio viso.

"Hey Meg, non credo che tu mi possa sentire, ma ovunque tu sia voglio dirti che sei stata la migliore amica che potessi desiderare. In così poco sei riuscita a diventare importante per me. È vero non l'ho dimostrato, non sono brava in questo. Però ti posso assicurare che lo eri parecchio. Mi sembra ieri che ti ho fatto impazzire perché non ti ho risposto alle chiamate quella mattina. Non avrei mai immaginato che le cose finissero così" anche lei era a pezzi. Non osavo pensare a quando lo avrei detto a Jake.
"Meg ti prego torna da me. Non mi fare questo, lotta per me, per tutti noi" ero disperato, speravo che quella diavolo di macchina riprendesse a suonare e a monitorare i battiti del suo cuore.

"Dylan" Haely pronuniò quelle parole e sembrò scioccata.
"Dimmi"
"Ho sentito il suo dito muoversi"
"Ti prego non lo fare. Non mi dare queste false speranze, è impossibile e lo sappiamo entrambi"
"Non sono pazza. Resta con lei. Vado a chiamare qualcuno" la vidi correre fuori e dopo nemmeno un minuto tornò con tre infermieri.

Uno di questi poggiò l'orecchio sul suo petto.
"Fatemi spazio, dobbiamo fare il massaggio cardiaco. Forse c'è una speranza" all'istante mi spostai e subito si misero all'opera.
Furono i 10 minuti più lunghi della mia vita. In quel piccolo lasso di tempo racchiusi tutte le mie speranze, il mio dolore, la mia vita.

Quella piccola e lenta serie di bip furono il suono più bello che avessi mai sentito nella mia vita. Il suo cuore aveva ripreso a battere.
Corsi ad abbracciarla. Era con me, era tra le mie braccia e respirava. Mia sorella era tornata, era viva.
Proruppi in un pianto liberatorio completamente opposto da quello straziate di prima.

"Dylan così mi strozzi" sussurò lei e io risi.
"Scusa" dissi staccandomi e asciugandomi le ultime lacrime.
"Hey, come ti senti?" Haely parlò con un tono di voce che non le avevo mai sentito usare. Era delicatissimo.
"La testa mi esplode"
"Meg mi sei mancata" la abbracciò. Quella situazione aveva provato parecchio anche lei. Eravamo tutti stanchi, ma ce l'avevamo fatta. Le cose erano andate davvero bene alla fine.

"Piccola mia" mia madre entrò e la abbracciò subito scoppiando a piangere. Suo padre fece lo stesso.
No, non lo avrei mai chiamato papà. Lui non lo era e non lo sarebbe mai stato, non c'era niente da fare.

"Dylan mi accompagni da Jake?" fu Haely a ricordarmi di andare da lui.
"Oddio è vero. Sarà preoccupatissimo" bussammo e ad aprirci venne il padre. Un uomo rispettabile, ma spesso assente nella vita del figlio. Gli voleva bene, ma era fredda come persona. Non lo era sempre stato.

"Ciao Dylan"
"Salve signor Torres, come sta?"
"Bene grazie, tu?"
"Bene" non era propriamente vero, ma non mi sarei dilungato. Era la solita domanda di circostanza. La maggior parte delle volte non si era nemmeno interessati alla risposta.

"Lei chi è?" disse rivolgendosi alla ragazza al mio fianco.
"Piacere Haely, un amica di suo figlio"
"Oh bene. Piacere John" Jake non assomigliava per niente a suo padre né caratterialmente né fisicamente. Era uguale a sua madre.

"Vorremmo parlare con Jake" dissi io.
"Sta dormendo, ma se è importante lo potete svegliare" ci salutò e uscì.
Lo scrollai un po', ma ovviamente non si svegliò. Jake era peggio di me quando dormiva.

"Neanche le trombe lo svegliano" constatò Haely.
"Ora ci penso io"
"JAKE!" probabilmente mi avevano sentito fino in Uganda.
"Ma sei scemo?!" si svegliò di soprassalto.
"Non ti volevi svegliare" dissi facendo spallucce.

"Dylan giuro che se non mi hai svegliato per un motivo più che serio ti prendo a manganellate" e poi ero io quello aggressivo...
"Sono venuto per dirti di Megan. Sta bene" subito lo vidi iniziare a muoversi.
"Portatemi da lei"
"No, devi stare fermo. Non sei nelle condizioni di camminare" gli impedii di alzarsi.

"Invece sto benissimo. La devo vedere. Ora. Haely digli qualcosa per favore"
"Questa cosa mica l'ho capita io. Perché tutte le volte che Dylan fa la testa di cazzo, ovvero sempre, io lo devo fare ragionare? Per chi mi avete preso? Mi dispiace illudervi, ma non sono Hermione Granger e non ho la bacchetta magica"

"Ferma, ferma. Sarei una testa di cazzo?" dissi offeso.
"Si" dissero all'unisono.
"Begli amici che siete"
"Io e te non siamo amici" mi rispose Haely.
"Di questo poi ne parliamo in separata sede" specificai.
Jake continuava a spostare gli occhi da me a lei.

"Io vi voglio bene, ma dei vostri problemi amorosi ne parlerete dopo. Ora aiutatemi ad alzarmi"
"Jake! Ora ti lascio lì!" lo riprese.
"Che ho detto adesso?"
"Lascia stare" sbuffò.

"Forza aiutiamolo. Non fare quella faccia Dylan. Merita di vederla quindi muoviti" alzai gli occhi al cielo, ma l'aiutai.
Suo padre non fu molto d'accordo di quella iniziativa, ma si adattò.
Molto lentamente lo accompagnammo da Meg.
Lo facemmo sedere sulla sedia dove precedentemente ero seduto io e li lasciammo soli.

"Come sarebbe questa storia che siamo amici? Spiegami perchè credo di essermi persa questo passaggio"
"Se non siamo amici cosa siamo?" le chiesi curioso.
"Siamo due che non si sopportano e che a volte si ritrovano in posizioni scomode"
"Le parole, attenta"
"Sei veramente incorreggibile! Non si può nemmeno parlare che capisci cazzi per palazzi, ma dico io, come si fa?!"

"Sei tu che usi parole a doppio senso"
"Non ti sopporto" sbuffò incrociando le braccia. Era una bimba.
"So che questo mio lato in fondo ti piace" mi avvicinai.
Avevo bisogno di creare un contatto con lei. Non avevo dimenticato quell'abbraccio e non lo avrei mai fatto.
"L'unica cosa che mi piace di te è la tua assenza" si avvicinò convinta.

"Non ci credi nemmeno tu, ma se dirlo ti fa stare meglio okay" ridacchiai per la sua espressione contrariata.
"Dimmi un po', due che non si sopportano si baciano? Si abbracciano? Parlano dei loro problemi tra di loro? Stanno sempre insieme come noi?"
"Non esiste un noi Anderson"
"E se volessi farlo esistere?"
"Rinuncerai alle tue voglie"

"E poi sono io vero?" era impulsiva da morire, non pensava prima di parlare, eppure a volte ci pensava fin troppo.
"No vabbè, io me ne vado" sbuffò e si allontanò. Un ghigno divertito comparve sul mio viso. Era ancora più bella quando si offendeva e lo faceva spesso.

Spazio autrice
Ciao bellissim*, come state?
Vi chiedo scusa  per le lacrime che vi ho fatto versare. Se vi può consolare ho pianto anche io scrivendo questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Pensavo di fissare dei giorni per pubblicare poiché sono molto impegnata nel corso della settimana e così mi verrebbe più semplice.
Per ora fisso tre giorni. Poi magari aumenteranno o diminuiranno.
I giorni in cui pubblicherò saranno il lunedì, il mercoledì e il venerdì.
Grazie per tutto.
Ci sentiamo presto.
Clari🧡

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