19. A casa Anderson

Ad un soffio dalle mie labbra si fermò. Se non lo avesse fatto lui lo avrei fermato io.
Il suo sguardo cambiò e in quel grigio vidi scatenarsi una tempesta.
I suoi occhi erano sempre colmi di emozioni. L'una si sovrapponeva all'altra rendendone impossibile la comprensione.

"Ci vediamo sta sera" mi lasciò andare e se ne andò.
Bello stronzo. Prima faceva tanto il coraggioso e poi se ne andava.
Non che mi interessasse più di tanto, ma mi dava fastidio.

Tornai in mensa, ma non c'era più nessuno al nostro tavolo. Saranno usciti, pensai.
"Hey" trovai Megan e Jake dal solito muretto.
"Scusaci se siamo usciti senza aspettarti" disse Megan. Aveva le guance rosse. Doveva essere successo qualcosa con il suo principe azzurro. Appena saremmo state da sole glielo avrei chiesto.
Ripensai subito a quello che avevo detto a Dylan...no ero stata costretta, non mi aveva lasciato scelta. Non dovevo pensarci.

"Avete fatto bene, ci ho messo tanto"
Parlammo un po' della serata che ci stava aspettanto, definimmo le ultime cose e andai a casa.
Jake mi offrì un passaggio, ma preferii lasciarlo solo con Megan.
Avrei camminato fino a casa mia, con le mie fedeli cuffiette alle orecchie.

Ero partita da poco quando sentii il rombo di una moto farsi sempre più vicino.
Vidi sfrecciare Dylan con la sua Ducati monster nera.
Per fortuna lui non mi vide.

Ero quasi arrivata a casa quando partii "A modo tuo". Una delle canzoni che mi faceva più male in assoluto.
Mio papà me la cantava sempre. Me l'aveva dedicata.
Subito mi sentii mancare il respiro.
Le gambe diventarono molli e fui costretta a sedermi sul marciapiede.
Il respiro si fece sempre più corto e tutto intorno a me iniziò a diventare confuso.

Stavo avendo un attacco di panico.
Ci ero ricaduta. Era quasi un anno che non mi capitava.
Avevo fallito per l'ennesima volta.

                                                                              DYLAN POV
Avevo fatto l'ennesima cazzata. Avevo iniziato il gioco, ma poi non lo avevo portato a termine.
Avevo bisogno di scaricare un po' così, uscito dal bagno, mi diressi verso la mia moto.
Mi fumai una sigaretta e poi partii.

Tutti i giorni per andare a casa mia dovevo passare da quella della ragazzina.
Decisi che sarei passato da lei per controllare come stesse. Sapevo che non ne avevo diritto, ma lei aveva bisogno di aiuto.
Le sue nocche erano distrutte e non aveva toccato cibo a pranzo.
Sarei riuscito a farla parlare.

Mancavano 200m e sarei arrivato, ma dovetti rallentare quando vidi un ragazza ranicchiata su se stessa sul marciapiede.
Mi sarei fermato per controllare se stesse bene.
Non appena mi avvicinai notai che, questa ragazza, aveva dei capelli che avrei riconosciuto ovunque. Mollai subito la moto e corsi da lei.

"Haely" provai a chiamarla, ma non ottenei risposta.
"Haely" le toccai una spalla, ma lei non reagì.
"Oh cazzo! Haely!" la scrollai e lei finalmente alzò la testa. Mi stupii notando che non aveva pianto.
Subito sembrò spaesata, ma poco dopo mi riconobbe.

Non parlò, non mi disse niente. Non un insulto, non un saluto, non una parola, niente.
I suoi occhi erano completamente svuotati da ogni emozione. Erano vuoti da mettere i brividi.
"Haely cosa è successo?" ci mise un po', ma mi rispose.
"Niente" il suo corpo era lì, ma la sua testa era completamente da un'altra parte. Era come se fosse stata in due posti contemporaneamente.
"Haely, te lo chiedo per favore, dimmi cosa ti è successo"
"Niente" si alzò e iniziò a camminare.
Non l'avrei lasciata da sola in quelle condizioni.

"Vieni con me, ti accompagno a casa"
"No. Ci vado da sola"
Ignorai le sue parole e iniziai a camminare al suo fianco.
"Ti ho detto che ci vado da sola"
"Che c'è? Non posso camminare su questo marciapiede per i fatti miei?"
"No"
"Il marciapiede non è tuo quindi ci posso camminare tranquillamente senza doverti dare spiegazioni" lei sbuffò e non parlò più.

Aspettai di vederla entrare in casa e poi tornai a prendere la mia moto.
Dovevo fare qualcosa. Si stava disintegrando lentamente davanti ai miei occhi e non riuscivo ad aiutarla. Lei non me lo permetteva.
I suoi muri erano impenetrabili, ma io sarei passato.
Io avrei realizzato anche l'impossibile pur di salvarla dalla sua carnefice. Se stessa.

                                                                         HAELY POV
Mi ero fatta vedere debole davanti a Dylan.
Continuavo a sbagliare, ancora e ancora.

Non avevo più sentito quella canzone da quando lui se ne era andato.
Il semplice suono di quelle note mi aveva catapultata indietro nel tempo.
Avevo rivissuto tutti quei ricordi meravigliosi e poi ero arrivata alla fine di tutto. Di nuovo.
Quella scena continuava a ripetersi nella mia mente.
Non riuscivo a togliermela dalla testa.

Io che lo chiamo, lui che mi viene a prendere alle 4 di notte.
Io che lo insulto, io che lo distraggo, io che lo uccido...
Non ce la facevo più.
Corsi in bagno e vomitai.

Gettai fuori tutto lo schifo che avevo in testa e al suo posto imagazzinai il male necessario a colmare quel vuoto che sentivo costantemente.
Io quel perenne dolore fisico e mentale lo meritavo.

🥀🥀🥀🥀🥀🥀🥀

Erano le 7 ed ero appena arrivata da Megan e Brontolo.
"Haely qui c'è il riscaldamento a palla, se vuoi toglierti la felpa puoi posarla in camera mia" non potevo toglierla altrimenti non sarei riuscita a coprire le mani, però al contempo stavo soffocando. Avrei detto l'ennesima bugia.

"Grazie. La poso su e torno" presi le scale, che mi erano già familiari, e iniziai a salire.
Stavo attraversando il lungo corridoio che mi avrebbe portata in camera di Megan quando una porta aperta attirò la mia attenzione.
Era la camera di Dylan.
Sensa pensarci iniziai a muovermi in quella direzione.

Dici tanto che devi stargli lontana e poi vai direttamente nella tana del lupo. Sei strana forte!
Se ci fosse stato un concorso per le coscienze più rompi palle, la mia avrebbe vinto di sicuro.
Volevo sbirciare solo un pochino, lui non lo avrebbe saputo.

Appena mi affacciai leggermente, mi accolse uno scenario inaspettato.
Lui aveva le cuffiette nelle orecchie e stava disegnando qualcosa su un quadernino.
Le pareti erano un misto tra il blu e il grigio.
Una di esse era occupata da un grande armadio, su una c'era una porta che probabilmente portava al bagno, un'altra era occupata dalla scrivania su cui era appoggiatao e l'ultima era coperta da delle librerie.

Al centro della stanza c'era un letto king-size e sul soffitto, parallelamente al letto, c'era un disegno.
Era molto strano, totalmente diverso da quello in camera di Megan.
I colori erano freddi. Era una sorta di bufera. Al centro sembrava esserci un'ombra.
Quando la osservai meglio notai che era piena di ferite, di squarci e sembrava che qualcosa la stesse divorando.
Non riuscivo a vedere il disegno nel suo complesso così mi sporsi ancora un po', ma toccai la porta che cigolò.

Senza pensarci due volte me la diedi a gambe.
Mi infilai nella camera di Megan e mi chiusi la porta alle spalle.
La mia curiosità mi avrebbe uccisa prima o poi.

Sotto alla felpa indossavo un paio di jeans e sopra una maglietta a maniche lunghe.
Quest'ultima mi avrebbe aiutata almeno per un po' a coprire le nocche.
Aspettai 5 minuti e poi uscii.
La sua porta era chiusa.

Scesi giù e li trovai tutti seduti nell'enorme salone.
"Eccomi" annunciai la mia presenza.
"Ciao rossa" mi salutò Jake.
"Ciao biondo" lo salutai di rimando.

"Megan ti aiuto a preparare tutto?"
"Oh no tranquilla. Ho già fatto tutto.
Venite"
Iniziammo a scendere e dopo vari corridoi arrivammo a destinazione.
Rimasi a bocca aperta.
Megan aveva curato tutto nei minimi dettagli, ma la cosa che mi sconvolse di più fu l'enorme piscina al centro della stanza.

"Wow" fu tutto quello che riuscii a dire.
"Ah cavolo è vero. L'altra volta non avevi visto il piano di sotto" mi disse Megan.
"No...comunque sei stata bravissima" mi complimentai.
"Grazie" subito arrosì.

C'era un sacco di cibo. Patatine, stuzzichini vari, pizza e tantissime altre cose.
Mangiai solo il necessario per stare in piedi.

Dopo cena ci sedemmo su dei pouf poco distanti dalla piscina.
"Haely tu non bevi?" mi chiese Jake curioso.
"No grazie" non avrei toccato una goccia di quella roba.
"Guarda che ho portato delle cose buonissime"
"Non lo metto in dubbio, ma davvero non ne ho voglia"

"Oggi sei in remissione dei peccati?" Dylan non mi aveva ancora parlato da quando ero arrivata e se avesse continuatoa farlo sarebbe stato meglio.
"Si, devo confessarmi per tutte le volte che ti vorrei prendere a calci" gli risposi con un sorrisino finto.
"Ragazzi non cominciate" intervenne Megan che era già un po' brilla. Non reggeva niente e jake non era da meno. Dylan invece l'alcool lo reggeva bene infatti, nonostante avesse bevuto parecchio, era sobrio.

"Hey, hey. Ci facciamo un bagno?" disse Jake esaltato.
Subito scattai in allerta. Non potevo. Loro avrebbero visto quello che nascondevo.
Avrebbero visto i segni che mi ricordavano ogni giorno il mostro che ero.

Spazio autrice
Ciao bellissim*.
Se vi devo dire la verità, non sono per niente convinta di questo capitolo, ma ho deciso di postarlo ugualmente. Voi cosa ne pensate?
Ci sentiamo presto.
Clari🧡



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