17. Un favore inatteso

Eravamo di nuovo in quel parco abbandonato.
Continuavo a chiedermi perchè mi avesse portato lì, ma sapevo che lei una risposta non me l'avrebbe mai data. Dovevo cercarla da solo.

Volevo conoscerla meglio. Aveva il mondo dentro, ma le sue barriere le impedivano di mostrarlo.
Dovevo solo scavare un po'.

"Haely" lei si voltò verso di me a quel richiamo.
"Dimmi Brontolo" era insopportabilmente divertente il modo in cui mi chiamava. Mi irritava, ma lo diceva in un modo tutto suo.
"Tuo padre lavora tanto fuori casa?" non lo avevo mai visto. Non c'era quando ero andato da lei e fuori da scuola c'era sempre solo satana versione umana.
Subito lei si irrigidì. I suoi occhi cambiarono. Si fecero scuri e cupi. Il solito color miele era stato risucchiato da un marrone scuro.

"Non sono cazzi tuoi. Mi sembra di avertelo già spiegato, ma devi avere dei grossi problemi di memoria" la sua voce era diventata fredda. Non era più lei.
"Non ne parli mai. Tutte le volte che viene tirato fuori tu cambi" volevo saperne di più anche se sapevo che stavo rischiando grosso.

"Basta" non ne voleva sapere, ma se volevo sorpassare quei muri dovevo insistere.
"Haely cosa gli è successo?" il suo sguardo cambiò ancora. Della Haely che conoscevo non c'era più niente, era stata assorbita da questa sua versione glaciale.

"Dylan ti piace tanto ficcare il naso nella mia famiglia, ma prima dovresti pensare alla tua" sapevo che non era lei a parlare, ma non riuscii a controllarmi.
"Cazzo sei proprio una stronza. Vaffanculo!" io glielo avevo detto fidandomi e lei lo aveva usato contro di me.
Avevo intenzione di andarmene. Dovevo sbollire.

"Mai negato. Ti avevo detto di starmi lontano. Ora che lo sai puoi andartene in pace" le avevo voltato le spalle e avevo già cominciato ad andarmene, ma una vocina nella mia testa, detta coscienza, me lo impedì.
È stata una stronza colossale, ma davvero vuoi andartene come hanno fatto tutti? Così le darai solo la conferma che aveva ragione. La darai vinta a quella vocina che le dice che è sbagliata...

"No, col cazzo che me ne vado. Forse non ti è chiara una cosa, io non sono gli altri. Non me ne vado. Resto qui.
Tu scappi da tutti costantemente, ma in realtà hai solo bisogno di essere fermata da qualcuno e cazzo io ti fermerò" avrei voluto dirle che mi sarei anche fatto annientare a costo di fermarla, ma sarebbe stato troppo per lei. I suoi occhi urlavano da troppo tempo, io li avrei fatti smettere.
La guardai negli occhi per farle capire quanto fossero sincere le mie parole, ma lei abbassò lo sguardo. Aveva paura di quello che aveva visto.
Si limitò a stare in silenzio.
Mi sedetti di nuovo al suo fianco.

"Hai mai detto a qualcuno come ti senti veramente?" le chiesi dopo un po'.
"No. Nessuno me lo ha mai chiesto e anche se lo avessero fatto non gli avrei risposto" tipico di lei. Metteva le mani avanti prima ancora di inciampare.
"E se te lo chiedessi?"
"Ti direi di andare a farti fottere" sorrisi per il suo modo di usare le parole.
"Mhhh se da te allora ci potrei fare un pensierino" dissi con un ghigno malizioso.
"Sogna Anderson, sogna perchè solo questo puoi fare" decisi di provocarla.

Le spostai una ciocca di capelli dal viso e mi avvicinai al suo orecchio.
"Quindi...mi stai dicendo che se faccio così..." le lasciai un bacio umido dietro all'orecchio.
"A te dà fastidio..." le dissi utilizzando un tono basso di voce, quasi un sussuro.
La vidi muoversi e mettersi a cavalcioni su di me. Ero scioccato da quello che stava facendo, ma al contempo incuriosito. Ero incuriosito da morire.

Si avvicinò al mio orecchio e iniziò a sussurrare.
"Dylan...non giocare con me perchè...non potresti vincere" poi si mise ad un soffio dalle mie labbra.
"Ah, quasi dimenticavo...se lo fai di nuovo...riceverai quel famoso calcio che non ti ho mai dato" si alzò e iniziò a camminare. Merda!
Pensavo che giocare con lei fosse più facile, ma l'avevo sottovalutata. La prossima volta sarei dovuto stare più attento.

"Dove vai?" le chiesi una volta raggiunta.
"A casa, è mezzanotte" non mi ero reso conto di quanto tempo fosse passato.
"Ferma, fammi prendere la moto"
"No, vado a piedi"
"Non se ne parla. Casa tua è lontana da qui. A piedi ci metteremo una vita e non posso lasciare la moto qui"
"Non ho parlato al plurale infatti" era tornata con la solita storia. Senza risponderle presi la moto.
Come sospettavo lei aveva già iniziato ad andare.
Poco dopo l'affiancai.

"Salta su" lei sbuffò, odiava chi le diceva cosa fare. Il suo viso parlava da sè, non sarebbe salita manco morta, ma poi qualcosa cambiò. Sembrò avere un ripensamento.
"Okay, ma non metto il casco" lo stava facendo apposta. Doveva averla sempre vinta.
"Non eri tu quella che aveva paura di salire in moto con me anche con il casco?"
"No e comunque se posso fare qualcosa per darti fastidio, almeno un millesimo di quello che tu dai a me, allora stai sicuro che la farò senza pensarci troppo" era una bambina dispettosa, ma sapevo che se non avessi accettato lei non sarebbe mai salita.

Con lei bisognava sempre giungere ad un compromesso altrimenti non si faceva niente.
"Forza sali" mi fece un sorrisino compiaciuto sapendo di aver ottenuto esattamente quello che voleva
"Come mi disse una vecchia saggia: hai vinto solo una battaglia, non la guerra" le dissi mostrandole il mio solito sorrisetto furbo.
Lei arricciò il naso infastidita e salì.

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HAELY POV
Ieri seri avevo fatto davvero una pazzia. Mi ero lasciata guidare dall'istinto e avevo fatto quella mossa avventata. Dovevo smetterla di fare delle cose e poi pensarci dopo.

Era ormai la terza mattina che arrivavo presto a scuola.
Oggi però ero arrivata ancora prima del solito. Non riuscivo a dormire così avevo deciso di alzarmi prima.
Il cancello era aperto, ma la scuola non ancora così mi sedetti al solito muretto.

*Nuovo messaggio*
Jennifer: "Dove sei?"
                                                                                               "Sono dal muretto dietro alla scuola. È
                                                                                               successo qualcosa? Hai bisogno?"
                                                                                               Subito mi allarmai.
"No, tranquilla. Aspettami, arrivo"

"Hey Smith oggi come mai sei arrivata così presto?" Ignorai la sua domana e mi accorsi che non indossava più la sciarpa. I segni sul suo collo stavano sparendo.
Lei notò il mio sguardo indagtore. Stavo cercando di capire se avesse nuovi lividi.
"È via per lavoro. Torna tra un mese" feci un sospiro di sollievo. Avevamo un po' di tempo per escogitare un piano di azione. Non sarebbe stato facile e il tempo a disposizione non era molto, ma ce l'avremmo fatta.

"Come mai mi cercavi?"
"Ah si, volevo dirti che da oggi puoi ritenerti libera tutti i pomeriggi"
"Stai scherzando?"
"No. Ho parlato con mio padre e lui ha parlato con il preside. La tua punizione e quella di Anderson è finita. Il preside ha già dimenticato quello che è successo. Sei pulita" avevo la bocca spalancata. Non ci potevo credere.

"Oddio Jennifer, un grazie non basterebbe" nessuno mi era mai venuto incontro, ma lei lo aveva fatto ed era una sensazione bellissima. Rammentai, però, a me stessa che non mi ci dovevo abituare perché ne sarei rimasta delusa.
"No Haely, l'unica che qui ti deve ringraziare sono io. Io sarò in debito con te per tutta la mia vita. Senza di te in questo momento sarei già stata persa. Tu invece mi hai dato sperzanza. Mi hai dato un spiraglio di luce dove vedevo solo buio. Era veramente il minimo che potessi fare" ci scambiammo uno sguardo complice e poi parlai.

"Un mese è poco tempo, ma troveremo una soluzione. Ho già iniziato a pensare a qualcosa. Noi metteremo un punto a questa cosa. Te lo prometto, fosse l'ultima cosa che faccio"
Parlammo ancora un po' e poi ci salutammo. Nessuno avrebbe dovuto vederci insieme altrimenti avremmo destato dei sospetti.

Finire la punizione era stata una liberazione, ma al tempo stesso una condanna. Avrei dovuto affrontare la pazza. Avevo già rimandato troppo.

"Hey Megan!" la richiamai per farmi vedere.
"Hey, ciao"
"Mi confermi per domani?" mi chiese
"Oh si certo. C'è solo una piccola modifica. Io e Dylan non verremo insieme. Non dobbiamo più scontare la punizione"
"Cooosa?! Scherzi vero?"

"No, no. Tutto vero. Il preside ha deciso di annullarla. Qualcuno a quanto pare gli ha parlato. Sono libera!" dovetti dire una piccola bugia per preservare Jennifer.
"Oh mio dio, ma è fantastico!"
"Cosa è fantastico?" chiese Brontolo assonnato.
"Non ti dovrò più sopportare tutti i pomeriggi!"

"Pff, certo e io sono Cenerentola"
"Eh no, non fare confusione. Tu sei brontolo di Biancaneve, mica di Cenerentola. Cavolo, ma ti devo sempre spiegare tutto?" sbuffai esasperata.
Megan scoppiò a ridere mentre Brontolo inziò a borbottare qualcosa di incomprensibile.
Gli spiegai cosa era successo. Dovetti davvero sforzarmi per fare in modo che se la bevesse e sembrava abbastanza assonnato per crederci. Per una volta la fortuna era dalla mia parte.

Spazio autrice
Eccomi qui con il diciasettesimo capitolo.
La storia si fa sempre più intricata. Voi cosa ne pensate?
Vi ringrazio davvero dal profondo del cuore per le 427 letture.
Grazie mille a tutti.🧡
Clari

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