Luna e sangue

Enid era paralizzata. Non sentiva niente. Non sentiva assolutamente niente.

L'energia, l'influsso che in teoria i mannari dovrebbero sentire durante la luna piena non c'era. Non sentiva assolutamente nulla.

Ormai era già un'oretta buona che correva nel bosco, cercando di ululare, cercando di rievocare le sensazioni che la portarono a trasformarsi la prima volta, ma niente da fare, ormai poteva solo restare immobile a fissare la luna piene, nel mentre intorno a lei sentiva gli ululati della sua famiglia, dei suoi fratelli, di suo padre e di sua madre.

D'un tratto fu circondata da quattro lupacchiotti, beh, sono lupi mannari quindi sono enormi ma rispetto a lei o comunque ai suoi genitori abbastanza piccoli. Le zampettavano attorno tutti contenti e festanti che la loro sorellona, nonostante la forma umana, si fosse per la prima volta unita a loro.

È l'arrivo di un enorme lupo mannaro dal manto rossiccio e bianco che fa calmare i fratelli di Enid.

"A quanto pare papà vi devo deluderò un'altra volta. Niente trasformazione"

Il viso di suo padre, gli diceva tutto, lui non era un Alfa, non aveva il dono della parola in forma di lupo, ma solo con gli occhi gli trasmetteva i suoi pensieri.

Piccola mia, come potrei mai essere deluso da te? Enid bambina mia, trasformazione in lupo o no. capelli colorati o no, unghie arcobaleno o unghie normali? Tu sei la mia bambina, non potrei non amarti, in nessun caso.

"Ma non puoi opporti ad un ordine dell'alfa"

Il lupo annui triste, Enid sapeva la storia di suo padre, un Omega, l'ultimo del suo branco dopo che è stato sterminato e disseminato per il paese. Di come lui per nascondere il suo passato prese il cognome della moglie.

Ma prima che Enid o qualcun altro possa aggiungere a qualcosa, un lupo, non enorme quanto il padre di Enid, ma molto più intimidatorio, dalla pelliccia ispida e grigia.

"Questa è l'ultima volta che ci deludi"

In un impeto di furia, il lupo mannaro appena sopraggiunto di fronte a Enid, gli da una zampata e gli apre uno squarcio sul ventre e sul petto, scagliandola per diversi metri fino a farla scontrare con un albero e crollare a terra.

"Se sopravvivrai, non sforzarti di venire a prendere le tue cose, te le farò trovare impacchettate in giardino. Se entro tre giorno non te le sarai portate via le brucerò. Poi vattene. Non fai più parte di questa famiglia né di questo branco"

Suo padre, per quanto non poteva opporsi all'alfa, cerca in qualche modo di far ragionare la moglie. Ma si becca soltanto un artigliata che gli lascio dei tagli sulla parte sinistra del volto. Molto simili a quelli della figlia.

"Tu non mi hai mai accettata fin da quando ero piccolo. Fin da quando ancora era presto per me per trasformarmi. Non riuscivo ancora a controllare i miei artigli. Mi ricordo le lezioni. Le torture che subivo perché imparassi a far scattare i miei artigli"

Enid mostra con fierezza i suoi artigli colorati. Un insulto ai Lupi mannari. Ricorda di come ha sempre dovuto nascondere le sue unghie colorate, ripulirle prima di ritornare a casa dalla Nevermore. Di come sua madre quasi le stacca la mano quando per la prima volta, durante una visita a sorpresa a scuola, la vide girare con le unghie conciate in quel modo.

"Ti sei arresa con le mie zanne, dopo che quasi mi hai reso invalida per colpa di tutti gli abusi, perché di questo stiamo parlando, tutto quello che mi hai fatto quando ero piccola per rendermi il lupo m perfetto. Non si possono definire in altro modo. Io l'ho rinnegato, lo rinnegavo sempre, pensavo tu fossi una madre benevola che faceva tutto questo per il mio bene, ne ero convinta, ma più crescevo, più riuscivo a mettermi in contatto con il mondo. I social, i miei amici sono stati la mia salvezza perché mi hanno fatto capire che c'è un'altra vita fuori dal branco, che per me c'è una vita al di fuori dell'essere un lupo mannaro. Lì ho costruito la mia Enid, la Enid socievole con tutte le specie a prescindere da quali esse siano, la Enid dai capelli colorati e dalle unghie arcobaleno, la Enid che tutti sembrano amare tranne te"

La madre. La furia nei suoi occhi brilla come il sole.

"Ecco perché noi lupi non dovremmo avere a che fare con la tecnologia, inquina le menti, ci porta a sottovalutare l'importanza del branco. Ti ha portato su una via vergognosa e deplorevole"

"Si beh. Quando hai smesso con i metodi tradizionali per tirarmi fuori il lupo perché volevi che io fossi la più giovane della famiglia, che superassi il record di mia cugina di cui tanto ti riempi la bocca. Che si è trasformata per la prima volta a 13 anni, decisamente prematura. Però sbaglio o da qualche anno non la nomini più. Da quando cosa? È morta? Si è trasformata così in fretta che il suo corpo è collassato su se stesso e quello che i suoi genitori hanno seppellito era poco più si un ammasso informe di carne?"

Il lupo ruggisce spalancando le fauci a pochi centimetri dal viso di Enid. Suo padre la implora con lo sguardo di smettere di parlare.

"Se non mi sbaglio, Sì, hai smesso di parlarne, hai proibito a chiunque della nostra famiglia e chiunque conoscesse quella parte della nostra famiglia di parlare. Tu sei tossica, il tuo modo di guidare il branco è tossico. Pretendi da noi di essere Lupi, di comportarci come Lupi solo durante la luna piena, vuoi tutto: il sangue, la violenza, l'essere selvaggi, ma l'umano deve essere perfetto. Certo, non secondo i canoni della società umana ma secondo i tuoi canoni. Il lupo e l'umano devono essere divisi, non devono coesistere e questa è una cosa che i mannari non dovrebbero fare. Scindere la parte di lupo da quella umana non porta bene, porta vergogne...... come me. Se proprio vogliamo rimarcare i fallimenti dei tuoi metodi"

"Via! Via tutti!"

Soltanto il padre di Enid nonostante abbassi le orecchie e il muso, rimane al cospetto delle due donne. I giovani fratelli della ragazza scappano a gambe levate, non avevo mai visto la madre con una sete di sangue del genere negli occhi.

"È così quindi? Metti sempre la famiglia prima di tutto. Sempre a vantarti di quanto la famiglia e il branco siano importanti, di come nessuno deve essere mai lasciato indietro. Mi proponevi opuscoli, cure, sciamani da cui andare per riuscire a risolvere il mio problema dopo che, come già detto, i tuoi metodi tradizionali avevano fallito miseramente, ma è sempre stato questo il tuo obiettivo... Quando avevi capito che non sarei stato un lupo all'altezza della tua idea, del tuo ideale di licantropo? Avevi già deciso non è vero? Anni fa. Prima della Nevermore, prima del primo opuscolo. Tu avevi già deciso di cacciarmi dal branco e dalla famiglia, non è vero? Ti dicevi, perché devo cacciarla io? Facciamola scappare, ma vedendo quanto io mi opponessi alle tue cure ma comunque volessi restar fedele al branco, volessi restare accanto alla mia famiglia.... Ormai non ti rimane altra scelta, vero? Dio, la tua più grande delusione. Mi cacci dal Branco? E cosa dirai agli altri Lupi mannari? Che sono morta. Che dopo essermi trasformata in lupo un cacciatore mi ha uccisa. Cosa dirai per cancellare la vergogna di aver cacciato la tua stessa figlia dal branco senza che questa abbia infranto nessuna legge?"

Il lupo Mannaro non ci vede più. Il padre prova di nuovo a frapporsi tra la moglie e la figlia, ma viene scaraventato via. I fratellini di Enid che si erano nascosti sottovento per osservare da lontano, vedono impotenti la madre che addenta con ferocia alla spalla della figlia e la scaglia in mezzo agli alberi. I ragazzi cercano di ascoltare il battito del cuore di Enid per capire se in qualche modo fosse sopravvissuta, ma lo sentono solo affievolirsi sempre di più. Finché il ringhio della madre non gli ordina di tornare a casa.

Enid vede qualcuno, l'immagine è sfocata e in bianco e nero, ma distingue una persona, il suo legame, lei è in punto di morte ed il suo unico pensiero è di cantare il suo amore per la sagoma sfocata, non si rende conto che il suo viso si allunga come le sue orecchie ed i suoi artigli, di come gli spunti una coda fuori i pantaloni. L'unica cosa importante per Enid è volgersi verso Est e ululare, per quanto un polmone parzialmente perforato permetta, i suoi sentimenti in un melodia così carica di sentimenti ma così un ululato così debole che nessuno l'avrebbe udita... eccetto una persona.

Enid è sorpresa di sentire il calore del sole sulla sua pelle, dopotutto pensava che l'altra notte sarebbe stata la sua fine, che sarebbe stata uccisa dalla sua stessa madre. Sinceramente dopo quello che era successo non sapeva più cosa aspettarsi da sua madre. Quello che di sicuro non si aspettava era di esser sì ancora molto dolorante, ma viva e con tutte le ferite sul suo corpo già sulla buona via della guarigione. L'artigliata che prima le aveva squarciato ventre e petto fino agli organi adesso erano dei graffi profondi ma non mortali e sanguinavano solo leggermente. Il morso sulla spalla che gli aveva anche scalfito le ossa.... anche quello ridotto a niente.

Non stava di certo bene, la pozzanghera di sangue in cui aveva dormito lo dimostrava, ma in qualche modo il suo corpo era guarito come quello di un vero lupo mannaro.

O almeno questo è quello che ha pensato Enid, dopotutto non si è mai interessata molto di come funziona la biologia dei lupi mannari. Non sa che di norma un lupo non si riprende facilmente dalle ferite inflitte da un lupo mannaro Alfa.

Di certo non riesce a reggersi in piedi, ha perso molto sangue e l'essere sballottata di qua e di là non aiuta di certo. Si trascina. Sa più o meno dove si trova e sa dov'è la strada più vicina, quindi facendo leva sui gomiti e sulle ginocchia, aggrappandosi alle radici, inizia a trascinarsi lentamente fuori dal bosco, sentendo che le ferite si stanno lentamente chiudendo.

Capisci anche che molto probabilmente senza luna piena il fattore di guarigione del lupo mannaro è molto indebolito e che il rimasuglio delle sue ferite non guarirà così in fretta ma forse stavolta si risparmierà le cicatrici.

Quando finalmente riesce a tirarsi in piedi vede la strada, ma anche il sole tramontare, non sa per quanto tempo ha dormito e per quanto si è trascinata, a tratti è anche svenuta, sa solo che l'odore arrivato al suo naso all'apertura dallo sportello di un auto che gli si ferma a pochi metri di distanza è una fragranza familiare, che le dà sicurezza e le fa battere il cuore, prima di svenire tra delle esili ma forti braccia.

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