30. If you hold me without hurting me, you'll be the first who ever did

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Lana del Rey, Cinnamon Girl




«Quanto mi mancava la California!», esclama Kyle mentre ci districhiamo tra le code di persone per uscire fuori. Mi scontro accidentalmente contro un signore, lui mormora delle scuse e prosegue dritto, con lo zaino in spalla e il cellulare attaccato alla guancia.

«Ormai vanno tutti di fretta», continua a dire Kyle con tono ironico. «E sono tutti così distratti e dannatamente rumorosi. Vorrei che fossero come te: silenziosi, pensierosi, distanti. Oh, quanto è bello parlare con il nulla!»

Alzo gli occhi al cielo e stringo i denti mentre trascino la valigia dietro di me come se fosse la cosa più pesante al mondo.
«Non ti ho chiesto io di accompagnarmi», ribatto mordace.

Non dice niente, mi affianca e sospira profondamente.
Abbraccio con lo sguardo il cielo nuvoloso e deglutisco. Le dita di Kyle sfiorano le mie. Un tocco quasi impercettibile. Ritiro immediatamente la mano e lo guardo con la coda dell'occhio.

«È tutto okay, Nives». Non è una domanda, cerca soltanto di rassicurarmi. Ma io so che non è tutto okay, non lo sarà mai. Avevo promesso a me stessa che mi sarei tenuta alla larga dalla mia famiglia, che non avrei più dato il permesso a nessuno di farmi del male. Ci ero riuscita, ma loro trovano sempre il modo di farmi tornare a casa. Lo faccio per la nonna, non per loro. Soltanto per lei. Ho sempre trovato scuse diverse per non presentarmi alle feste organizzate da loro, ma se la nonna adesso sta poco bene non posso tirarmi indietro. Se le succedesse qualcosa e io non fossi lì con lei, non me lo perdonerei mai.

«Lo so. Ero soltanto sovrappensiero», mostro un sorriso forzato e proseguo dritto.

«Non devi mentirmi», con il pollice accarezza la mia nuca e io vorrei dirgli di chiudere la bocca e non dire più una parola, perché ogni suono che rotola tra le sue labbra permea la mia carne e scuote le mie ossa. Ha sempre avuto questo strano potere su di me. A volte basta un suo sorriso o un suo sguardo per scombussolarmi completamente la mente.

«Sai, so che tu e Rosalyn vi siete baciati», do voce al pensiero che, durante tutto il volo, non ha fatto altro che cibarsi della mia pazienza mentre gli consentivo silenziosamente di piantare dentro di me i semi di un nuovo dubbio. Sarò mai abbastanza per qualcuno? Per me stessa?

Kyle non sembra infastidito. La sua espressione lascia trapelare soltanto un piccolo accenno di stupore, niente di più.
Perché non reagisce in modo diverso? Perché questa stupida gelosia si insinua soltanto sotto la mia pelle e si intreccia alla rabbia che provo, facendomi sembrare un'idiota?

«Oh», dice facendo una piccola smorfia con il naso. «Sei davvero una curiosona», poi sorride sghembo e la rabbia pulsa dentro di me come una luce ad intermittenza.

«È tutto ciò che hai da dire?», domando con tono d'accusa. Qualche passante si gira verso di noi. «Qualche ora fa stavi baciando un'altra ragazza, dopo aver baciato me, e adesso sei qui», mi blocco e abbasso lo sguardo, colta da un'improvvisa ondata di imbarazzo. Ma che diavolo mi prende?

«Beh, sì, Nives... Se sono qui con te, ci sarà un motivo, non pensi? E dimmi, hai visto anche la parte dove è stata lei a baciarmi e non il contrario, o intendi gettare merda su di me perché al momento non riesci a trovare un altro modo per sfogarti?», chiede pacato e spalanco la bocca, sconvolta.

«Dici sul serio?», chiedo senza battere ciglio.

«Tre anni fa il sesso fungeva da calmante, ma, spiacente, al momento non abbiamo un letto a disposizione. Tuttavia, se davvero vuoi saltarmi addosso, dammi un'ora di tempo. Potrei trovare un hotel, giusto il tempo di sistemarci e fare una doccia, e poi ti permetterei di dare sfogo alla tua rabbia tra le lenzuola, bisbetica», mi fa l'occhiolino, ma non è malizia ciò che vedo nel suo sguardo. È risentimento. Le mie parole lo hanno ferito e me lo sta facendo capire nel modo più brutto possibile.

«Fottiti. Andare a letto con te è l'ultimo dei miei pensieri, credimi», gli punto il dito contro il petto e lo guardo negli occhi. Ma chi voglio prendere in giro? Ho fantasticato così a lungo su un momento così intimo, che adesso perfino toccargli il petto con la punta del dito mi fa venire voglia di chiuderlo nel bagno dell'aeroporto e baciarlo fino allo sfinimento.

Lui contrae la mascella e sostiene il mio sguardo per un paio di secondi. Sono la prima a distoglierlo e a sbuffare rumorosamente.
Con la coda dell'occhio intravedo un piccolo fremito sulle sue labbra e scuoto la testa.

«La mia disperazione ti diverte? Arrabbiati anche tu, fai qualcosa, diamine!», indietreggio e metto le mani sui fianchi.

«No, affatto. Sto cercando di risparmiare le energie. Mi serviranno dopo», risponde sorridente.

«A me invece la tua calma mette i brividi», replico onestamente.

«Il silenzio e la calma, bisbetica, sono le cose che le persone dovrebbero temere di più. Soprattutto quando si ha davanti uno come me. Ho tanta rabbia repressa che custodisco gelosamente nel profondo della mia povera e miserabile anima», si porta teatralmente una mano al centro del petto, ma non lo trovo affatto divertente.
Dopo il mio lungo silenzio, sospira e aggiunge: «Oh Dio, quanto è difficile fare il bravo ragazzo intorno a te», ruota gli occhi al cielo. «Andiamo, prendiamo un taxi».

Abbiamo deciso di soggiornare per una notte in un B&B non molto lontano dall'abitazione di mia nonna. Scelta azzardata, me ne rendo conto. Ma è soltanto una sistemazione provvisoria. Mi serve soltanto un po' di tempo per capire cosa devo fare, quale maschera indossare, che copione dovrò recitare davanti a loro.
Lascio la valigia al centro della stanza, mi tolgo le converse e le getto con un calcio accanto alla poltrona, poi mi butto a letto a peso morto con le braccia aperte e gli occhi chiusi.

«È spaventoso il modo in cui ignori la tua malattia a volte», la voce di Kyle mi fa sussultare. Sento il materasso piegarsi leggermente sotto il suo peso. Apro un occhio e lo guardo con scetticismo.
In una mano ha un succo di frutta e nell'altra fissa il piccolo oggetto che monitora la mia glicemia.
«Bevi», ordina e abbassa lo sguardo, un muscolo guizza sulla sua mascella e il fastidio trapela nel suo tono di voce.

«Cosa c'è che non va?», chiedo con un sospiro profondo.

«Oh, niente, Nives! È solo che ho perso mia sorella per lo stesso motivo», emette una risata nervosa, si alza, prende un cambio pulito e si chiude in bagno, lasciandomi da sola.

Guardo il succo di frutta e sento una morsa alla bocca dello stomaco.
Lo bevo con una tale rabbia che mi va di traverso e inizio a tossire convulsamente.
Kyle apre la porta del bagno e si affaccia mezzo nudo.

«È tutto okay?», chiede dolcemente, ma il suo sguardo è ancora plasmato dal fastidio.

«Certo», riesco a dire tra un colpo di tosse e un'imprecazione.

Richiude la porta del bagno e premo forte le dita sulle palpebre, cercando di non abbandonarmi di nuovo ad un pianto patetico. L'ultima cosa che vorrei è essere un continuo promemoria sulla morte di sua sorella.

Quando finisce di farsi la doccia, esce dal bagno con un asciugamano intorno ai fianchi.
Gli lancio un'occhiata omicida e mi metto subito a sedere. Cerco di non fissare troppo il suo petto ampio e le goccioline che scendono ancora lungo il suo addome, ma è piuttosto difficile.

«Oh, vedo che sei ancora arrabbiata, ma almeno hai fatto come ti ho detto», sorride in modo talmente irritante che non posso fare a meno di afferrare il cuscino e lanciarlo verso di lui.

«Sai cosa? Sei insopportabile! Mi giudichi continuamente. A dire il vero lo fai da quando hai incrociato il mio sguardo. Perché per te sono sempre stata una stupida viziata, una figlia di papà, una con la puzza sotto il naso. Sono una stupida irresponsabile che non sa neanche prendersi cura di sé stessa! Non è così? Io non sono come tua sorella, Kyle! Dannazione, non è facile gestire la mia cazzo di vita, i miei problemi, i miei traumi, i miei ricordi, la mia malattia e la mia maledetta famiglia! Mi sono ritrovata con questo peso che devo portarmi dentro per forza e che mi accompagnerà per il resto della mia vita, e so che ci sarà sempre il rischio che io ci rimetta la pella, cazzo se lo so! Mi sono trovata da sola a gestire una cosa che non pensavo sarebbe mai accaduta a me, sono stata quasi abbandonata a me stessa e ho dovuto imparare un sacco di cose da sola, e scusami tanto se a volte mi sento così stanca di tutto che non avverto più i sintomi, non sento più niente a parte un enorme vuoto dentro di me!», urlo a pieni polmoni e mi alzo in piedi per fronteggiarlo meglio.

«Non sono tuo nemico, Nives», sussurra allungando un braccio verso di me come se volesse calmarmi.

«Smettila! Tu proprio non capisci», gli do una spinta, ma lui mi afferra per gli avambracci e mi attira a sé, facendomi scontrare contro il suo petto. Sento il mio corpo tremare, l'ansia mi pervade.

«Capisco benissimo invece e mi dispiace se l'unico modo che conosco per farti sfogare è facendoti perdere la pazienza», mi costringe a guardarlo negli occhi e io mi sento dannatamente impotente in questo momento.

«Sei veramente uno stronzo», cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma lui mi regala quel suo sorriso peccaminoso che sfoggia con fierezza nelle situazioni più assurde e il mio cervello smette di funzionare.

«Ma a te questo stronzo piace», mi solleva il mento con due dita. «Da impazzire, oserei dire».

«Non osare più», arriccio il naso.

«Ma se non ricordo male...», avvicina il viso al mio e sussurra contro le mie labbra: «Per te non sono soltanto lo stronzo più grande di tutto l'universo, ma sono anche un imbecille, un deficiente, un delinquente, un coglione, un bastardo, e cos'altro?», inarca un sopracciglio.

«Non me lo stai rinfacciando davvero...», lo guardo ipnotizzata con le labbra schiuse. «Quella sera, in spiaggia, forse ti ho insultato un po' troppo, ma tu-»

«Ma a me non frega un cazzo degli insulti, Nives, finché continuerai a dirmeli con quel sorriso delizioso. E sì, so che sono insopportabile, e so anche che vorresti spaccarmi la faccia, ma accidenti, mi piaci da impazzire anche tu, sappilo», non mi dà neanche il tempo di ribattere che la sua bocca è subito sulla mia e io mi sento sospesa in aria, stordita, mi ha colta di sorpresa. Non sento niente e sento troppo allo stesso tempo. È come se stessi vivendo un sogno.

Gli getto le braccia intorno al collo e lo attiro verso di me con una foga che mi fa paura. Mi spingo contro il suo corpo come se avessi bisogno di sentire il calore che emana la sua pelle e che attraversa lo strato di tessuto che ho addosso.

Ad un tratto le sue mani scivolano sui miei fianchi, poi sollevano impazienti l'orlo della mia maglietta e me la sfila, lanciandola sul pavimento. Non smette di baciarmi mentre le sue dita armeggiano con il bottone dei miei jeans. Rimango in intimo davanti a lui, con il suo corpo seminudo che torreggia imponente su di me.

Non riesco a fermarmi. La sua bocca su di me, le sue braccia che mi stringono forte, il suo respiro pesante che mi scivola sulla pelle. È più forte di me. Mi sembra di aver aspettato una vita per provare di nuovo questo miscuglio di emozioni. Mi sento stordita. Mi sento ubriaca. Ma non riesco a fermare le sue dita che scivolano sotto la mia schiena e mi slacciano il reggiseno. Non riesco a fermarlo neanche quando me lo toglie e mi fissa come se cercasse di richiamare a sé tutto l'autocontrollo che gli è rimasto nel corpo per non passare dritto al sodo.

La sua bocca, dolce e impaziente, scende a baciarmi il collo, i seni, e poi sempre più giù, l'addome, e stringo gli occhi, fermandolo.
«Kyle, lo desidero così tanto che temo possa finire ancora prima di iniziare», ammetto a disagio.

«Fidati di me», sussurra contro il mio ombelico e deglutisco. «Sarà esattamente come piace a te. Ricordo esattamente cosa ti piace, bisbetica. Io ricordo tutto», sfiora le mie costole, il punto in cui soffro di più il solletico, e poi la sua testa scende e la mia breve risata si spegne e mi mordo involontariamente il labbro. Stringo forte gli occhi mentre le mie unghie si conficcano nelle sue spalle.
«Ti odio», dico tra i gemiti.

«E io ti prego di non smettere. È il tipo di odio che amo», mi morde l'interno coscia e ride. I miei sensi sono talmente offuscati che quando risale per baciarmi mi sembra quasi di non avere neanche la forza di sollevare la testa per ricambiare.

I miei occhi scendono lungo il suo corpo adesso completamente nudo e deglutisco.
«Non ricordavo fossi davvero così bello», dico scherzosamente.

Lui mi pizzica un capezzolo e sorride. «Beh, per fortuna sono qui in tutta la mia gloria, pronto a rinfrescarti la memoria», sfrega il naso contro la mia guancia, poi va a prendere un preservativo dal suo portafoglio e ritorna da me.

«Siamo soltanto noi due», appoggia la fronte contro la mia e annuisco.

«Ti detesto davvero tanto, Kyle. Riesci a farmi stare sempre così paurosamente bene», gli sussurro all'orecchio.

Mi afferra per le cosce e mi attira a sé, facendomi mettere le gambe intorno alla sua vita.
«Allora lasciami annegare nel tuo odio, Nives, e non provare a tirarmi fuori da lì. Lasciami marcire lì fino a quando non troverai il coraggio di dire ciò che vuoi davvero», mi sfiora il naso con il suo. «Ti prego... È un odio delizioso e tu lo sei ancora di più», e poi entra dentro di me e io mi perdo. Mi perdo in una realtà che non riesco più a controllare. E mi viene da piangere, perché questo senso di pace che provo vorrei durasse per sempre.

Vorrei essere più di una bambina disturbata. Vorrei essere più di un'adolescente abusata. Vorrei essere più di una donna spezzata.
Vorrei soltanto che qualcuno... Che Kyle...

«Stringimi e odiami più che puoi», gli dico e poi lo bacio. Mi stringe, ricambia il bacio, mi protegge e io mi sento al sicuro.

Le sue labbra sfiorano la mia fronte e io crollo tra le sue braccia, stanca e sfinita, ma con la testa vuota.
«Forse la tua glicemia crollerà di nuovo e mi sento in colpa, ma ti proteggerò con la mia scorta di biscotti, caramelle e succhi di frutta, te lo prometto», sussurra contro il mio collo e scoppio a ridere.

«Sei davvero un idiota, Kyle», mi giro su un fianco e mi accoccolo a lui, posando la testa sul suo petto.

«L'amore ci rende idioti», risponde.
Sorrido addormentandomi tra le sue braccia mentre l'ultima frase inizia a trovare rifugio nella mia mente, disegnando piano piano il contorno di un nuovo bel ricordo a cui potrò aggrapparmi.


Ecco il nuovo capitolo🥰 spero vi sia piaciuto. Nel prossimo Nives incontrerà di nuovo la sua famiglia e le cose non andranno come previsto.

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