3. Your body lightweight speaks to me

▶️Play
Chris Brown, Under the influence



«Brutto figlio di puttana!», grido stringendo saldamente il lavandino e guardando il mio riflesso allo specchio. «Sei un maledetto bastardo, pezzo di merda!», continuo ad insultarlo come se ce l'avessi davanti agli occhi.

Mi asciugo le lacrime e scivolo con la schiena contro le piastrelle bianche, sedendomi infine per terra con le ginocchia strette al petto.
Il bagno è piccolo, sporco e vi aleggia un odore acre; forse qualcuno ha vomitato di recente qui dentro e qualcun altro ha pisciato fuori dalla tazza del water. Cerco di non pensare a tutti i germi che ci sono in questo posto, altrimenti finirei per sentirmi male. Non ho comunque intenzione di abbandonare il bagno troppo in fretta.

Questa è la mia prima festa a Santa Barbara ed è completamente un disastro.

Mi è capitato di andare a qualche festa, ma non erano di certo così. E non ero neanche così invisibile. Sì, tutti si avvicinavano a me per un preciso motivo, ma qui sono semplicemente Nives. Non è forse quello che volevo?
Grazie a mia madre ho sempre frequentato gente educata, e a qualcuno come Kyle probabilmente io non avrei mai rivolto la parola. Eppure è successo. E lui è un grandissimo stronzo.

Tutto questo è un incubo.
Ignoro lo schiamazzo che proviene dal piano di sotto e cerco di focalizzare la mia attenzione su questo momento.
Prendo il mini profumo che porto sempre nella borsa e inizio a spruzzarlo addosso dalla testa ai piedi.
Qualcuno bussa alla porta del bagno; l'inquietudine inizia di nuovo a serpeggiare dentro di me.

Beh, chiunque sia, che si fotta!

Afferro il cellulare e vado su titkok. Guardo un paio di video, ma qualcuno riprende a bussare.
Ruoto gli occhi al cielo e alzo il volume.

«Se non apri questa cazzo di porta, finirò per buttarla giù e non so quanto ti piacerà», grida un ragazzo. Dalla voce sembra ubriaco.

Non voglio in alcun modo metterlo alla prova, perché sono sicura che sarebbe in grado di farlo, quindi mi alzo, giro la chiave nella serratura e apro molto lentamente la porta, ma un essere nerboruto dai modi incivili entra come un tornado, richiude la porta a chiave e avanza barcollando verso la doccia. Crolla sulle ginocchia come un animale moribondo e apre il rubinetto, restando fermo così, con la testa piegata verso il basso e le mani sulle cosce; il getto d'acqua gli scorre sul corpo, inzuppandogli piano piano i vestiti.

Allunga un braccio verso il muro e si sorregge, tendendo leggermente i muscoli della schiena. Un gemito soffocato abbandona la sua bocca e io, come una perfetta idiota, resto immobile a fissarlo.

«So che sei tu, Nives. Soltanto il tuo profumo sarebbe in grado di soverchiare l'odore di vomito, piscio e di merda che c'è qui dentro». Kyle inclina il capo, mi guarda con quegli occhi stanchi e al contempo intimidatori. Si alza in piedi e piega la testa all'indietro, guardando verso l'alto. Sospira profondamente e serra gli occhi, restando per un paio di secondi in silenzio.
È un bel ragazzo. Diamine, ha un profilo che sembra sia stato dipinto dagli dèi! La maglietta bianca che indossa, ormai bagnata, aderisce al suo petto e alle spalle larghe, evidenziando la rigidità dei suoi muscoli. Un orecchino a forma di piuma pende dal lobo sinistro e l'inchiostro scuro spicca sulla pelle dorata.

«Ti starai chiedendo perché sono qui, sotto la doccia, vestito. Giusto?». Il modo buffo in cui articola la frase mi fa sorridere.

«Perché evidentemente sei un-»

«Un?», si lecca le labbra ed esce dalla doccia. Si sorregge al muro per non perdere l'equilibrio e si avvicina me, tutto gocciolante.

«Una persona intelligente».

«Si deve dare ascolto al proprio corpo, hai presente? Quando esagero con l'alcool sento il bisogno di farmi una doccia fredda. Solo così mi riprendo».Si sposta davanti a me, io indietreggio.
«E tu? Cosa ci fai qui?», allunga le braccia verso il lavandino, incastrandomi. Mi sento come un topo in trappola, ma devo mantenere la calma.
È ubriaco. Non è in sé. Va tutto bene.

«Se devo essere sincera, stavo cazzeggiando per i fatti miei, poi tu hai deciso di irrompere qui e disturbarmi», lo guardo per pochi secondi in faccia, poi distolgo lo sguardo dai suoi occhi ferrigni e maledico la poca distanza che ci separa.

Kyle scoppia a ridere. Una risata sincera, che mi scuote il cuore.

«Ti rendo nervosa soltanto io o è davvero così facile metterti in imbarazzo?», mette una specie di broncio e io sono a tanto così dal tirargli una ginocchiata tra le gambe. La mia bocca si contorce in una smorfia non appena il lezzo di alcool si introduce nelle mie narici.

«Vuoi una mentina?», gli chiedo e lui ride di nuovo, questa volta portandosi la mano sulla pancia e indietreggiando finalmente. Scivola sulle piastrelle bagnate e cade di schiena, smettendo immediatamente di ridere e restando immobile.

«Oddio!», grido e mi inginocchio accanto al suo corpo, controllando il suo stato. «Sei ancora vivo? Devo chiamare l'ambulanza? Kyle? Respiri ancora?», lo scuoto per le spalle e appoggio l'orecchio sul suo petto per sentire il suo respiro e il battito del cuore. Non voglio averlo sulla coscienza.
Sei chiusa in bagno con lui. È ubriaco. Diranno che l'hai spinto ed è morto per colpa tua.

No, no, no! Via, pensieri maledetti!

Niente panico!

«Dio, basta davvero poco per farti cagare in mano», borbotta ad occhi chiusi.

«Sei davvero un imbecille!», gli tiro uno schiaffo sul petto e il suo corpo ha uno spasmo. Kyle apre un occhio e mi sorride pigramente.

Nel mio cervello inizia a suonare l'allarme: si prega di mantenere le distanze di sicurezza.

«Dovrei chiamare Zahra? Deduco ti abbia già aiutato altre volte, no? Perché uno come te, che beve pure l'acqua delle piante, finisce spesso in queste condizioni. O sbaglio?», gli dico con tono freddo.

Kyle alza gli occhi al cielo. «Dovrei chiamarla, sì, ma a quanto pare sono chiuso in bagno con la sua migliore amica», con un po' di difficoltà riesce a tirarsi su e poi si allunga verso di me e avvicina la bocca al mio orecchio. Sento un brivido vibrarmi sulla pelle.
«Forse dovreste stabilire delle nuove regole, eh, Nives?», sussurra.

Come fa a sapere delle nostre regole? Zahra gli ha raccontato davvero tutto sulla nostra amicizia?
Il suo respiro caldo si infrange contro la mia guancia e io mi irrigidisco ancora di più. Dio, è tutto così sbagliato! Vorrei spingerlo via, tirargli uno schiaffo in faccia per farlo rinsavire, eppure rimango inginocchiata davanti a lui, con la schiena quasi schiacciata al muro e la sua bocca così dannatamente vicina alla mia.

«Cosa direbbe Zahra, Niv? Cosa direbbe se sapesse che il suo ragazzo ti ha sfiorato qui», le sue dita mi accarezzano dolcemente il collo. «Cosa direbbe, se sapesse che alla sua migliore amica è piaciuto?», lo sento ghignare e io mi allontano bruscamente da lui.

«Le direi che sei da ricovero», dico con il fiatone. «Sei a conoscenza della nostra regola principale e tu l'hai fatto apposta!».

Strizza gli occhi e solleva un dito per zittirmi, poi alza la tavoletta del water e inizia a vomitare.
Dio, che schifo!

Potrei aprire la porta e andare via. In fondo, nemmeno lo conosco; so soltanto che è un emerito idiota. Eppure mi dispiace vederlo in queste condizioni. Mi dispiace, perché so che non sta bene, non è in sé.
È abbracciato alla tazza. I capelli ancora umidi solleticano le sue palpebre, facendolo innervosire. Chiude gli occhi e mentre cerca di spostare le ciocche dalla fronte, all'improvviso si accascia e non muove più un muscolo.

Si è addormentato? È entrato in coma?

«Ehilà», lo scuoto piano per la spalla.

«Hai ragione, sono uno stronzo, Niv», mormora ad occhi chiusi. «Mi piace davvero Zahra, giuro. È solo che-». Fa un'altra pausa infinita.

«Che?», lo invito a continuare. «E mi chiamo Nives».

«È solo che mi dà quello che mi hanno già dato tutte, capisci?», apre un occhio per guardarmi e faccio di no con la testa.

«Certo che non capisci, guardati», sorride, ma io sono impegnata a guardare i tatuaggi che ha sul braccio.

«Deridimi un'altra volta e giuro che ti ficcherò la testa nel tuo stesso vomito», minaccio corrugando le sopracciglia. Kyle è divertito. E non poco.

«Stavi piangendo prima?», chiede e scuoto la testa.

«Allora sono davvero ubriaco, perché mi sembra di vedere del mascara sulle tue guance», mormora con voce assonnata.

«Non penso sia molto igienico addormentarsi sulla tazza del water, Kyle» gli dico, ma lui non risponde più. Lo prendo per il braccio e cerco di spostarlo, ma tutto il suo peso cade su di me e mi sembra di spostare una montagna. 

«Doccia», mormora ancora, aggrappandosi a me come se fossi la sua ancora di salvezza.

«Alzati allora», lo spingo verso la doccia. «Dio, Zahra dovrà davvero ringraziarmi per questo».

«Non ti ha chiesto mica lei di aiutarmi», biascica mentre io cerco di posizionarlo sotto il getto d'acqua. «Molto gentile», chiude gli occhi, ma quando sto per prendere le distanze da lui, inciampo nel tappetino e cado all'indietro, addosso a Kyle. Il getto d'acqua mi colpisce dritto in faccia, bagnandomi i capelli e il vestito. «Cazzo!», grido.

«Devo vomitare di nuovo», Kyle si allunga verso la tazza e io esco dalla doccia e mi guardo allo specchio. Sono orrenda.
Sospiro profondamente e avvicino la mano tremante alla sua fronte, spostandogli i capelli. I suoi occhi si tuffano nei miei e io cerco di guardare da un'altra parte.

«Ho finito. Che liberazione!», esclama.

«Che tragedia», borbotto.

Inizio ad aprire tutti i cassetti del mobiletto finché non trovo un asciugamano pulito e glielo passo. Lui l'afferra e si pulisce la faccia.
Qualcuno bussa alla porta.
«È occupato!», grida Kyle. Lo guardo impaurita, non sapendo cosa fare. Nessuno deve vederci insieme. Nessuno.

«Kyle? Sei tu?»
Io conosco questa voce. Leah!

«No», sussurro guardandolo, ma lui grida: «Sì, sparisci!»

«Ti sei di nuovo ubriacato come un coglione, non è così? Sei da solo?»

Sono spacciata. Adesso lo scopriranno tutti e Zahra mi odierà a vita.

«Falla entrare, altrimenti darà di matto».

«Sei impazzito? Non posso! Zahra mi ucciderà. Oddio, mi farà fuori», mi prendo la testa tra le mani e inizio a fare avanti e indietro.

«Apri la porta, razza di imbecille!», grida Leah.

Mi faccio coraggio e la apro, ma lei mi ignora totalmente e va verso Kyle, inginocchiandosi accanto a lui. Gli accarezza la schiena con fare premuroso e io mi acciglio.
Oh.
Chiudo di nuovo la porta e lei si gira verso di me.

«Oh, ciao. Mi dispiace che tu lo abbia visto in queste condizioni, tutto bene? Ti ha fatto del male?», chiede.

La guardo interdetta.

Kyle arriccia il naso. «Perché parli di me come se fossi un molestatore seriale?», chiede con sdegno.

«Perché molto spesso non sai tenerti il cazzo nei pantaloni, Kyle. E lei è nuova, quindi ci hai provato con lei. Giusto?».

«Non mi ha fatto niente», mi abbraccio da sola e li guardo sempre più confusa.

«Nemmeno la tua nuova fidanzatina riesce a tenerti a bada, eh? Razza di idiota!», gli dà un ceffone e lui fa una smorfia.

«Ehi, Niv, hai già conosciuto mia sorella?», Kyle mi guarda con un'espressione scocciata.

Sorella. Non l'avrei mai detto.

«Da quanto tempo ti sei chiusa qui dentro?», indaga lei mentre cerca di fare alzare Kyle.

«Probabilmente qualche ora. Zahra l'ha abbandonata», spiega Kyle. Si aggrappa al lavandino e apre il rubinetto per lavarsi la faccia.

«Come ti senti?», gli chiedo. Lui si gira verso di me e mi guarda come se gli avessi appena chiesto di aiutarmi ad ammazzare una persona.

Leah mi regala un sorriso di circostanza e risponde al posto suo: «Starà bene. Vero, Kyle?»

Lui mi sta ancora guardando con stupore.
Si schiarisce la gola e dice: «Non glielo dirò».

Leah guarda prima me e poi lui, e dice: «Ti aspetto qui fuori».

Appena restiamo di nuovo da soli, lui si passa ripetutamente le dita tra i capelli per farli asciugare e si lava di nuovo il viso.

Dà un'ultima occhiata allo specchio e poi infila una mano nella tasca dei jeans neri. «Non glielo dirò, ma non farò finta che non mi sia piaciuta la tua reazione», dichiara, guardando il mio riflesso.

«Quale reazione?»

Si gira e con una sola falcata mi raggiunge.
Mi appiattisco contro il muro, le sue dita mi accarezzano dolcemente il braccio. L'intero corpo trema al suo tocco.
«Questa», afferma quasi soddisfatto, poi esce dal bagno e io rimango da sola, con il corpo in fiamme e i sensi di colpa che mi consumano.

Dopo un paio di minuti esco dal bagno anche io. Alcune persone che fanno la fila mi gettano occhiate omicide e io mi scuso.
Zahra sventola una mano in aria per farsi notare. Le sorrido e la raggiungo, felice di stare finalmente con lei.
«Ma dove diavolo ti eri cacciata? Ti ho cercata ovunque! E perché sei bagnata?»

«Colpa mia!», grida all'improvviso Leah alle mie spalle.

«Hai visto Kyle?», Zahra smette di calcolarmi e si concentra nuovamente sul suo ragazzo.

«Ti chiamerà domani», risponde la sorella con tono secco. «Ehi, Nives, mi daresti una mano?»

«A fare cosa?» chiedo.

«Vieni, ti faccio vedere», mi prende per il polso e mi costringe a seguirla giù per le scale.

«Ti raggiungo tra poco!», grida Zahra dietro di me.

Una volta fuori e superato il casino, iniziamo a camminare verso una macchina. «Ti do un passaggio io, la tua amica non ti sarà di grande compagnia e degli altri imbecilli non mi fido.»

«Oh, ti ringrazio».

Mi fanno male i piedi. È stata la festa più brutta a cui io abbia mai preso parte. Zahra probabilmente un giorno mi ucciderà e io non so nemmeno cosa diamine ci faccio qui,  in auto con il suo ragazzo e la sorella.

Le do l'indirizzo di casa mia, lei esclama: «Accidenti, bel quartiere!»

«Non è male», commento, guardando fuori dal finestrino.

Kyle si è addormentato.

Restiamo in silenzio finché non arriviamo a destinazione.
«Grazie per il passaggio», scendo dalla macchina e vado verso il muretto. Mi tolgo le scarpe e cerco di salire su, ma una voce alle mie spalle per poco non mi fa perdere l'equilibrio.

«Non ce la farai mai da sola», dice Kyle. «Dunque, sei quel tipo di ragazza, uh?», sorride mentre si avvicina a me.

«Tu stavi dormendo», è l'unica frase sensata che riesco a dire.

«E mia sorella mi ha svegliato perché ti ha visto in difficoltà. Avanti, sali su», si abbassa per farmi salire sulle sue spalle.

«Neanche morta!»

«Accetta il mio aiuto prima che sia troppo tardi».
Mi mordo il labbro e guardo di nuovo il muretto. Da sola non ce la farò mai, ha ragione, e non posso scavalcare il cancello, altrimenti mia madre mi farà fuori.

«Va bene, lo farò, ma non guardare sotto il vestito», gli punto il dito contro e lui sorride.

«Sono uno stronzo, ma so essere anche un gentiluomo».

Salgo sulle sue spalle e non appena le sue mani si posano sui miei polpacci sento il cuore schizzarmi fuori dal petto. Mi tiene saldamente mentre si avvicina al muretto. Io mi aggrappo ad esso e salgo su facilmente. Getto le scarpe sull'erba e poi guardo Kyle.
«Non hai guardato, vero?»

«Nossignora!»

Silenzio.

«Forse...», fa spallucce.

«Sei un porco», scuoto la testa.

«Vedrò di portarmi dietro una scala la prossima volta. Magari farai entrare anche me», mi fa l'occhiolino.

«Sei il ragazzo della mia migliore amica», gli ricordo.

«Sbagliato! Sono il cugino», ride a bassa voce.

«Spiritoso».

«Molto».

Rimango seduta sul muretto a guardarlo. Lui non intende andare via.
«Zahra non ha mai avuto quella reazione», pronuncia un po' amareggiato. «Buonanotte», cammina lentamente verso la macchina e io fisso la sua schiena ampia e la maglietta ancora umida.
«Buonanotte, Kyle», sussurro, poi salto giù e corro verso la mia finestra.

Ecco il terzo capitolo 😂❤️ spero vi sia piaciuto 🥺 lasciatemi una stellina per supportarmi ❤️ magari fate passaparola e consigliatela agli altri :)

Cosa ne pensate?

Appena Zahra lo scoprirà secondo voi la farà fuori, sì vendicherà in altri modi oppure sarà comprensiva? 🙏

Ci vediamo venerdì con l'altro aggiornamento! ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top