25. Break the air to feel the fall or just feel anything at all
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Beach weather - Sex, drugs, etc.
«Hai imparato a fingere così bene che non riesci più a distinguere la realtà dalla finzione».
Le sue parole continuano a tormentare la mia mente, a mettere sottosopra ogni mio pensiero, a mettere in dubbio ogni mia convinzione.
Non era ciò che volevo sentirmi dire da lui. Volevo rispondere a tono e metterlo all’angolo, fargli vedere che non basta un bel viso come il suo a farmi cedere.
Non so nemmeno perché io abbia desiderato così tanto che lui mi tenesse testa, che mi affrontasse e accogliesse dentro di sé la mia rabbia.
Ho fallito e ho semplicemente fatto la figura dell’idiota.
Lydia mi guarda da una buona manciata di minuti e non intende distogliere lo sguardo né alzarsi per fare altro.
«Mi chiedo spesso dove vai, quando ti spegni all’improvviso», tira su le ginocchia e abbassa lo sguardo. «Dove va la tua mente, quando il vuoto trova rifugio nei tuoi occhi. Sì, me lo chiedo spesso, ma non ho mai trovato il coraggio di chiederlo anche a te».
Un mesto sorriso affiora sul mio volto stanco. «In posti che non amo davvero visitare».
Lei si inclina leggermente in avanti con il busto. «Allora perché ci vai?»
Mi stringo nelle spalle. «Perché il mio cervello non conosce posti più belli».
Mi fissa come se cercasse di penetrare nella mia mente ed esplorare quei luoghi tenebrosi. Ma non glielo permetto. Emetto un sospiro profondo e con finta spensieratezza inizio a scorrere il dito avanti e indietro sullo schermo del cellulare.
«So che è spento. Lo vedo», mi fa presente e sento il rossore propagarsi furiosamente sulle mie gote. «Non devi fingere, Nives. Se non ti senti a tuo agio, basta dirlo. Non ti costringerò mai a parlare, se non vuoi farlo di tua spontanea volontà».
«Mi dispiace davvero tanto, Lydia», appoggio i palmi delle mani sulle guance e racchiudo l’umiliazione in un tocco gentile. «Sono così abituata a fingere che a volte mi dimentico di essere reale».
Vorrei dirle che fingere e dire bugie è diventata quasi la normalità per me. Che è più semplice nascondersi dietro ad un sorriso o scappare nell’altra stanza piuttosto che dire come mi sento davvero.
«Capisco. Dico davvero, Niv. Ci sono passata anche io. A dire il vero, penso che tutti ci passino prima o poi. Ma vorrei che tu trovassi la forza di scegliere davvero ciò che ti fa stare bene», si alza in piedi e viene verso di me. Mi stringe il ginocchio in una presa gentile e i suoi occhi compassionevoli si tuffano nei miei per pochi secondi.
Sto per aprire la bocca, ma Jack entra nella stanza con un telo intorno al bacino, i capelli bagnati continuano a gocciolare sulla sua pelle.
«Ti dispiace rispettare la mia privacy?», dice Lydia, alzando gli occhi al cielo.
«Beh, rispetto la tua, ma non quella della mia ragazza. A proposito, Niv, noti anche tu questo accenno di pancetta?», indica il suo addome con un’espressione dubbiosa e io ci metto più del dovuto ad elaborare una risposta di suo gradimento.
«Non dire sciocchezze, quell’addome è più duro di un sasso!»
Lui esibisce un sorriso che traspare tanta soddisfazione e Lydia finge un conato di vomito.
«Lydia, so che in fondo mi adori e vorresti avere un ragazzo come me», le fa l’occhiolino. La mia amica si alza e fa per andare via, ma si gira verso di me e dice: «Lasciamo che il tuo ragazzo si dia una sistemata. Andiamo in cucina».
So che in realtà non ama molto l’idea di lasciarmi da sola con lui, e penso che prima o poi dovremo affrontare anche questo discorso. Sì, forse Jack ha esagerato, ma non è sempre così. Tante volte sa essere anche dolce e premuroso, le qualità che mi hanno fatto innamorare di lui.
«Ti aspetto di sotto», gli dico e Lydia mi prende a braccetto. Scendiamo le scale, ridacchio ad una sua stupida battuta, ma i miei piedi decidono di abbandonarmi alla vista di Kyle davanti a noi. Mi aggrappo al corrimano e metto su un sorriso da ebete. Lydia mi dà un pizzicotto e la fulmino con lo sguardo, pregandola silenziosamente di risparmiarmi le battutine.
«Come va, ragazze?», chiede lui, il suo sguardo oscilla tra me e la mia amica.
«Ora che ti vediamo, molto meglio devo dire», dice Lydia, facendogli l’occhiolino e io mi acciglio.
«Accidenti, mi sento lusingato», si porta la mano sul petto e mostra quel sorriso mozzafiato che il mio cuore non riesce più tollerare.
«Parla per te», mormoro, guardando male la mia amica.
Lei alza gli occhi al cielo e se ne va in cucina.
Io rimango ferma davanti a lui, i miei piedi sembrano davvero incollati al pavimento e il mio cervello ha deciso di non impartire più alcun comando.
«Sembri davvero in difficoltà», mi fa presente.
«Eh?», mi limito a dire.
«Vedermi qui ti fa stare così male, che non so davvero cosa fare per alleggerire questa sensazione». I suoi occhi indulgenti mi guardano come se fossero davvero alla ricerca di una soluzione e io sento la mia carne tremare e la respirazione accelerare.
«Non mi fai davvero quest’effetto, Kyle. Dovresti tirartela di meno», arriccio il naso e finalmente riesco ad incrociare le braccia al petto, i miei arti hanno ripreso a funzionare.
Kyle si avvicina a me e sul suo viso serio spunta l’accenno di un sorriso malizioso. «Le bugie hanno un sapore più dolce quando sei tu a dirle, bisbetica». Mi tocca la punta del naso e scuote la testa, allontanandosi ed entrando in cucina.
Mi ha davvero toccato la punta del naso come se fossi una bambina.
E perché questo gesto così privo di malizia mi fa sorridere come se avessi ricevuto la notizia più bella del mondo?
Mi colpisco la tempia con il palmo della mano e mastico un insulto, rimandandolo giù.
Non ho nemmeno il coraggio di entrare in cucina, mi limito a rimanere impalata all’entrata. Danny sta facendo i pancakes, Lydia gli sta dando una mano e gli sta spiegando qualcosa riguardo la sua ricetta speciale.
Kyle sta stuzzicando un po’ di tutto. Si riempie il piatto con i primi pancakes pronti, una cucchiata di burro di arachidi, della frutta fresca e dei biscotti al cacao, i miei preferiti.
«Come fai a mangiare quella roba e restare così in forma?», do voce ai miei pensieri.
«Mi trovi in forma?», chiede con un sorrisetto accattivante.
«Hai un bel fisico e non devi fare finta di non saperlo», pronuncio mantenendo il mio tono svogliato.
«Il segreto per stare bene è concedersi di tutto», mi fa l’occhiolino, ma io mi zittisco.
Non è così, vorrei dirgli. È impossibile.
Fingo un colpo di tosse e dico, con aria un po’ goffa: «In che senso?»
Lui si acciglia e smette di mangiare. «Che non puoi privarti di alcuni alimenti soltanto per avere la pancia piatta. Non funziona così».
«Quindi secondo te è meglio ingozzarsi di schifezze? Il grasso che si accumula in alcune parti del corpo magicamente sparirà da solo?», mi abbandono ad una risata nervosa.
Adesso tutti e tre mi guardano come se fossi matta.
«Non sto dicendo questo, Nives. Dico solo che se hai voglia di mangiarti un fottuto biscotto, puoi farlo».
«Ci tengo alla mia linea», mi siedo sulla sedia e guardo fuori dalla finestra, più infastidita che mai.
«Sei arrabbiata con me perché sto mangiando?», adesso il suo sguardo è più guardingo, attento.
«Certo che no!», scatto, spalancando la bocca sorpresa.
«Okay. Bene», mi guarda a lungo senza nemmeno battere ciglio. Contrae la mascella e afferra di nuovo la forchetta tra le dita.
Batto nervosamente il piede a terra e inizio a strapparmi la pellicina intorno all’unghia.
Kyle fa scivolare il suo piatto verso di me. «Un biscotto non ha mai ucciso nessuno. Prendi».
Fisso il piatto, il burro di arachidi mi fa venire la nausea, i pancakes sembrano deliziosi invece.
«Non mi piacciono», asserisco.
Kyle piega la testa di lato e sorride nervosamente. «Ma li hai mangiai a colazione. Ti ho vista con i miei occhi».
Ovviamente a lui non sfugge mai niente.
«I gusti cambiano», faccio spallucce.
Kyle sbuffa una risata, si riprende il piatto e finisce di mangiare.
«Questa è la merenda dei campioni», Danny rompe la tensione tra di noi. «Ma non tutti abbiamo fame allo stesso orario, quindi sei perdonata», mi punta contro il mestolo. Gli sorrido grata, perché in qualche modo sta cercando di salvare la situazione.
Non mi sfugge lo sguardo indagatore di Kyle. Non dice più nulla. Resta in silenzio, analizza ogni mia mossa e ogni mia espressione. Mi sento nuda e priva di segreti davanti a lui.
«Se non ti piacciono, allora cosa mangerai domani a colazione? Vorrei saperlo, così in caso andrò a comprarlo», esclama d’un tratto e il mio cuore perde un battito.
«So che sembro una deficiente adesso, ma mangerò i biscotti. Non è vero che non mi piacciono, è solo che non ho fame», rispondo pacata.
«Ottimo», fa un sorriso tirato. Va a lavare il piatto e poi si asciuga le mani e quando mi passa accanto si abbassa e sussurra al mio orecchio: «Arriverà il giorno in cui mentire ti sfinirà così tanto che sarai costretta a dire la verità».
Esce dalla cucina e sento il mio stomaco contorcersi su sé stesso e farmi quasi rimettere.
Mi alzo in fretta e furia e lo seguo. Afferra il giubbotto dallo schienale della poltrona e lo indossa.
«Dovresti smetterla, sai?», gli dico con affanno.
Lui mi rivolge uno sguardo pigro e sospira.
«Anche tu, Nives. Sto soltanto cercando di capirti, non ho fatto niente di male quindi non comportarti come se ti avessi insultato». La sua frase mi arriva come uno schiaffo in faccia.
Prende le chiavi della macchina.
«Dove stai andando?», gli chiedo.
«Devo andare a prendere una mia amica. Per caso vuoi accompagnarmi?», inarca un sopracciglio.
«Un’amica?»
«Sì, avevo già avvisato Danny. Si chiama Rosalyn».
Oh.
«Quindi si allarga la famiglia, eh», dico con una risatina e dandogli una gomitata con fare giocoso.
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Visto che lei non ne ha una, le riferirò questo tuo dolce pensiero», si dirige verso la porta.
«Che pensiero?», grido alle sue spalle.
«Che la consideri già parte della famiglia», allarga le braccia con fare sarcastico e io mi sento disperata, arrabbiata e impaurita.
«Già, molto dolce da parte mia», dico tra i denti. Mi do della stupida mentalmente.
«Ci vediamo dopo, bisbetica», si chiude la porta dietro e io finalmente butto fuori un respiro pesante.
Batto la fronte contro il muro.
«Tesoro, stai per caso avendo un esaurimento nervoso?», Jack scende le scale e questa volta è completamente vestito.
«Pensavo che mi sarei rilassata, ma a volte ci sono degli imprevisti che stravolgono tutto», spiego con un sorriso gelido.
«Puoi parlare con me, piccola. Lo sai», apre le braccia e io mi tuffo nel suo abbraccio.
«Grazie, Jack. Non so come farei senza di te».
Mi dà un bacio sulla fronte e io per pochi secondi mi sento di nuovo al sicuro.
Rosalyn. Il suo nome è appena diventato il mio nuovo tormento.
«Ho vinto! Merito un bacio», grida Danny guardando Lydia con sguardo perso.
«Mi hai fatto perdere, dannazione!», si lamenta lei.
«Scommetto un testicolo che entro la fine del nostro soggiorno qui tu riuscirai a battermi», strizza l’occhio e le rivolge uno sguardo ammiccante.
«Sei rivoltante», borbotta la mia amica.
«Nives invece ha vinto cinque volte», Jack riprende il mazzo di carte tra le mani.
«Sono otto», lo correggo.
«Cavolo, non è divertente giocare a Uno con te», protesta scherzosamente e colpisce il mio ginocchio con il suo per farmi attenta.
Gli rivolgo un sorriso compiaciuto.
Sento il suono della serratura e la mia testa scatta verso il corridoio.
«Dio, si sta così bene qui», esclama Rosalyn e io deglutisco.
La sua voce è dolce e delicata come il petalo di una rosa.
La sua testa fa capolino nel salotto e io rimango senza parole. I suoi capelli sono del colore delle onde quando sbattono contro gli scogli d’estate. Sono celesti e quasi bianchi sulle punte. Ha gli occhi grandi ed espressivi, grigi come l’inverno. Le guance sfiorate appena da una sfumatura rosea, il naso è piccolo e grazioso, le labbra incurvate in un sorriso. È bella. È così bella e vivace che fa quasi male.
«Ciao, tu devi essere Rosalyn! Kyle ci ha parlato di te», dice Danny, alzandosi in piedi.
Io e Lydia ci scambiamo un’occhiata complice. Forse entrambe ci stavamo aspettando una tizia scontrosa, con ciglia impregnate di mascara, rossetto nero sulle labbra e occhi contornati da una spessa linea nera. Non mi aspettavo di certo che sembrasse un personaggio carino di un’anime giapponese.
Mi manca l’aria.
«E tu sei Danny!», lo abbraccia come se lo conoscesse da una vita. Lydia riduce gli occhi a due fessure e la squadra dalla testa ai piedi.
«Lei è una mia cara amica», dice Kyle e mi giro di nuovo in avanti, incontrando lo sguardo sorpreso di Jack.
«Ah, Dio, pensavo fossero passati di moda i capelli colorati», mormora a bassa voce. «Spero non si senta alternativa, a questo punto».
Mi sfugge una risata e mi affretto a portarmi la mano davanti alla bocca.
«Lei è Nives».
Mi giro non appena Kyle pronuncia il mio nome.
La ragazza mi sorride e io vado verso di lei. Mi stringe la mano, Kyle appoggia le mani sulle sue spalle.
«Fai parte del gruppo?», chiede lei, indicando con la testa Danny.
«Certo che sì!», risponde Danny al posto mio.
«Non pensavo ci fossero anche delle ragazze. Kyle non mi ha parlato di voi».
Deglutisco e una fitta di gelosia mi attraversa lo stomaco.
Kyle non sapeva che avrebbe incontrato proprio me qui. Eravamo un capitolo chiuso di un libro senza un epilogo, dimenticato su qualche scaffe in California.
«Che si mangia stasera? Ho già una fame da lupi!», si rilassa contro il petto di Kyle e io distolgo lo sguardo.
Lydia solleva così tanto le sopracciglia che è impossibile non notare la confusione nei suoi occhi.
«Oh, un'altra cosa! Dove dormirò?».
«Dio, parla davvero un sacco», mormora a denti stretti Jack e mi ritrovo ad essere d'accordo con lui.
Sembra esuberante, socievole, logorroica e io un po' la invidio. Non sono mai stata così, anche se mi sarebbe piaciuto. Forse avrebbe risolto gran parte dei miei problemi.
Mi sento ancora chiusa a riccio. Nonostante il passare degli anni, imparo ad adeguarmi, ma mai a salvaguardarmi sul serio.
«Abbiamo un materasso gonfiabile. Puoi dormire con le ragazze», spiega Danny e io e Lydia ci scambiamo un altro sguardo d'intesa. «Non c'è nessun problema, vero?»
Scuoto la testa poco convinta.
«Sei introversa, non è così? Sei così taciturna», Rosalyn sfrega il palmo della mano sul mio braccio come se volesse darmi conforto.
«È così», ammetto con un sorriso di circostanza.
«Stasera io e Lydia cucineremo i maccheroni», avvisa Danny.
«Con formaggio extra, spero», commenta Rosalyn ridendo.
Danny le fa l'occhiolino. «Ci puoi scommettere! C'è anche la carne con le verdure».
Sento il glucometro vibrare nella tasca posteriore dei pantaloni.
«Torno subito», dico a voce talmente bassa che temo non mi abbia sentito nessuno.
Vado in cucina e rovisto tra le diverse confezioni di biscotti. Ne afferro uno e inizio a mangiucchiarlo in un angolo della cucina, in silenzio.
«Porca troia, Nives!», grida Jack dall'altra parte e decido di tornare in soggiorno.
È seduto sulla poltrona, con un'espressione sbalordita sul viso e ha il mio cellulare tra le mani.
«Non volevo sbirciare, ma tua madre ti ha fatto un bonifico da diecimila dollari. Cazzo, cos'è, un regalo di natale anticipato?»
Gli strappo il cellulare dalle mani e apro la notifica, leggendo il suo messaggio:
"Ti ho appena fatto un bonifico da diecimila dollari. So che con me sei ancora terribilmente arrabbiata e non intendo parlarne adesso, ma consideralo un pensierino da parte di tuo zio. Mi aspetto che tu sia carina e lo ringrazi."
Fisso il messaggio più e più volte, lo rileggo sperando in un'allucinazione. Jack è così su di giri, che sembra quasi che il bonifico sia stato fatto a lui.
«Oh, wow, abbiamo una figlia di papà qui», commenta Rosalyn sempre con quel sorriso allegro sul volto.
«La prossima volta non ficcare il naso nei miei affari», sibilo guardando negli occhi Jack.
All'improvviso il chalet è troppo piccolo e asfissiante.
E mi sento giudicata. E tutti gli occhi sono puntati su di me.
Prendo il giubbotto dall'attaccapanni e me lo infilo, poi esco fuori a prendere una boccata d'aria.
Mi siedo sugli scalini di legno, ricoperti di neve, e apro i palmi delle mani e guardo i fiocchi di neve posarsi con dolcezza sulla mia pelle calda.
Alzare lo sguardo verso il cielo quando si è circondati da un manto bianco sembra più facile fermare le lacrime. In fondo, ho sempre desiderato che il dolore congelasse in qualche modo dentro di me e si frantumasse come un pezzo di vetro.
«Prenderai freddo qui fuori», dice Kyle alle mie spalle.
Non mi giro. «Mi piace il freddo», dico sfiorando la neve con le punte delle dita.
«Perché?»
«Perché almeno mi fa provare qualcosa di diverso», sussurro abbassando la testa.
«Diverso da cosa?», chiede avvicinandosi a me.
Mi stringo nelle spalle. Lui si siede accanto a me.
«A volte ti ho pensato fino alla nausea», ammetto con un filo di voce.
«Davvero?»
Sento che sta sorridendo.
«Già», bisbiglio.
«Adesso che l'hai detto, vorrei fare una cosa. Proprio fino alla nausea», dice e io giro la testa verso di lui. China il busto in avanti e sento il mio cuore smettere di battere per un secondo.
«Ehi ragazzi, volete giocare a Uno? L'ha suggerito Danny», dice Rosalyn alle nostre spalle e ci allontaniamo l'uno dall'altro.
«Certo», rispondo, alzandomi. Kyle appoggia la mano sulla mia schiena. «Attenta, si scivola», mi dice.
A volte vorrei che tu scivolassi dal mio cuore, vorrei dirgli.
E dopo una luuuunga attesa, sono tornata. Ero in vacanza dal mio ragazzo, essendo una relazione a distanza, ho preferito godermi quei giorni insieme a lui, ma adesso sono tornata 🥂 spero che ci siate ancora! Grazie per la pazienza 🥺 fatemi sentire la vostra presenza ❤️
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