14. Heaven is a place on earth with you, tell me all the things you wanna do
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Lana del Rey, Videogames
«Ti ho preso una cosa», esordisce mia madre entrando in cucina con due buste in mano. Dior e YSL. «Ho notato che il tuo profumo è quasi finito ed è sparito il tuo rossetto preferito», posa le buste sul bancone, i suoi occhi indagatori, piccoli e profondi, mi scrutano.
Quel rossetto l'ho regalato a Zahra, ma lei non lo scoprirà mai.
«E poi, ti ho preso un'altra cosa...», si morde il labbro, lo scetticismo di dissolve nel nulla, lasciando spazio all’entusiasmo.
«Cosa?», chiedo con aria scocciata.
«Di qua», dice Sam, indicando la strada ai tre uomini che trasportano l’oggetto ingombrante avvolto nella carta per regali e fiocchi enormi rossi decorati da stelline dorate.
Scendo dallo sgabello e li seguo tentennante nel corridoio.
Mia madre posa le mani sulle mie spalle e le stringe leggermente, dicendo: «Spero tu possa trovare rifugio di nuovo nella musica nei momenti di noia».
«Stai forse dicendo che…?», non termino la frase. Mi precipito nella mia stanza e tolgo la carta regalo, gettandola per terra. Davanti agli occhi c'è un bellissimo pianoforte nero lucido, identico a quello ho lasciato a San Francisco.
«Come sapevi che mi sarebbe piaciuto averne uno anche qui?», le chiedo.
Mia madre si stringe nelle spalle. «Sei mia figlia, ti conosco, no? So che non suoni da un po', ma quelle poche volte che suonavi ti faceva sentire bene. Voglio che tu stia bene qui».
Mamma, se solo sapessi che casino sono...
«Visto? A volte non sono così stronza», mi fa l'occhiolino.
«Ovviamente è anche grazie a me», Sam alza una mano dietro di lei, attirando la mia attenzione.
Mia madre sorride e alza gli occhi al cielo. «Sì, possiamo dire così».
Mi siedo sullo sgabello e passo i polpastrelli sui tasti.
«Grazie».
Più lo guardo, più vedo papà accanto a me mentre posa le dita sulle mie e suoniamo insieme. Le prime note, la prima canzone, i primi sbagli.
Le serate trascorse davanti ad un pianoforte, ad intonare una canzone a bassa voce quando entrambi non riuscivamo a dormire, la malinconia e l'addio a mia madre, che non è mai riuscito a pronunciare a voce alta.
Attraverso una melodia mi ha comunicato il triste finale della nostra favola e adesso, sempre attraverso una melodia, io continuo a narrare i capitoli vuoti della mia vita.
«Ci sono storie che leggiamo e interpretiamo a piacere, e ci sono storie che viviamo in prima persona. In entrambi i casi impariamo qualcosa. La nostra storia non è mai stata perfetta e abbiamo strappato spesso pagine o capitoli interi. Quel vuoto non verrà colmato e, per favore Niv, non cercare di comprendere la lettura di quei paragrafi che non esistono più».
Adesso i ricordi sono soltanto immagini sfocate e incorniciate dalle lacrime. Mio padre non vuole più suonare insieme a me. Non vuole più chiacchierare come una volta. Mio padre si è perso tra quelle note che hanno trovato rifugio nella mia testa ed è rimasto incastrato tra le parole pronunciate anni fa. Mio padre si è trasformato in un tasto rotto del pianoforte, che mi rifiuto di sfiorare troppo spesso, ma che tante volte provo a fare funzionare.
Adesso non mi chiama perché gli manco. Lo fa soltanto quando ha bisogno di aiuto.
«Non puoi voltargli le spalle. È tuo padre e ti ha regalato anche cose belle», mi ha detto la nonna.
E come darle torto. Mi porto addosso perfino il peso delle sue parole.
«Nives?», mi chiama mia madre preoccupata.
Soldi. Soldi. Soldi. Tutti rincorrono i soldi. E mi sembra di non essere fatta per questo; di non possedere la stessa bramosia. Mi sembra di non essere apprezzata. Se non avessi questi soldi, mi parlerebbero ancora allo stesso modo? Mi guarderebbero con occhi diversi?
«Sto bene», le sorrido con dolcezza.
«Sai, dovresti provare a inglobare i pensieri nelle note e lasciarli liberi», mi accarezza i capelli per pochi secondi e poi si allontana. Questo è il massimo della sua dolcezza. «Beh, goditi i regali», mette su un sorriso spensierato ed esce dalla mia stanza come se non vedesse l'ora di lasciarmi sola.
Mi rendo conto di essere sola. Sono circondata da persone, ma sono sola.
Nessuno mi chiede come sto.
Nessuno si interessa davvero a me.
Nessuno sa cosa mi piace.
Nessuno sa cosa mi è successo davvero.
Nessuno sa di lui.
E l'etichetta da pessima migliore amica che mi sono appiccicata addosso, non mi abbandonerà mai.
Ho soltanto Zahra. Ma non posso dirle tutto ciò che provo. Non posso parlarle di Kyle o di quanto io mi sia resa davvero ridicola agli occhi di tutti.
Mi alzo e prendo il cellulare dal comodino. Apro l'app della mia banca e controllo la somma disponibile sul mio conto corrente.
Non posso prelevare una somma così grande.
«Fanculo», dico a denti stretti. Apro l'armadio e prendo il piccolo scrigno che ho nascosto dietro ai maglioni pesanti e prendo soltanto la metà delle banconote arrotolate che ho messo da parte in caso di necessità.
Le infilo nella borsa e mi maledico per tutto: per la cazzata che ho fatto, pensando di fare l’adolescente ribelle; per aver conosciuto Kyle; per non essere stata sincera; per essere venuta qui.
«Nives?», mia madre ritorna nella mia stanza e mi guarda contrita. «Rosemary mi ha detto cosa hai mangiato a cena. Ti dispiace non esagerare con i grassi?», chiede incrociando le braccia sotto il seno.
Prendo la borsa e il cellulare ed esco dalla mia stanza, sfuggendo al suo sguardo furibondo.
«Mangio quello che voglio», rispondo.
«Così tutti quei vestiti che ti ho comprato e per i quali ho speso un patrimonio, li getterai via? Cerca di non fare oscillare troppo il tuo peso», mi rimprovera, ma guardo la mia vita sempre più stretta e mi viene il magone.
«Sto bene così».
«Certo che stai bene così! Poi con la cellulite come la mettiamo?», continua a gridare alle mie spalle come una forsennata.
«Non proiettare le tue cazzo di insicurezze su di me», scatto verso di lei, puntandole il dito contro.
Lei solleva le mani all'altezza del petto. «Va bene, va bene! Dio, come sei irascibile», alza gli occhi al cielo.
«Nives, stasera mangiamo la pizza», Sam si incunea all’interno della nostra conversazione in modo genuino. Fissa me e poi mia madre. «Tutto bene?»
Mia madre si acciglia. «Non se ne parla nemmeno!»
«Ha bisogno di mangiare, Candice! Guardala, sta dimagrendo troppo», Sam cerca di tenerle testa, ma come sempre è lei a prendere le decisioni.
«Se non le sta bene il menù in questa casa, potrebbe trasferirsi da suo padre. Birra, pizza e cibo surgelato. Ecco cosa la aspetterebbe», fa spallucce e se ne va con un sorrisetto da vincitrice.
Sam fa scivolare il braccio sulle mie spalle e mi stringe a sé. «Ti prometto che uno di questi giorni ti porterò a mangiare la pizza più buona del mondo».
Istintivamente mi porto l'indice e il pollice sulla pancia e stringo tra le dita la pancetta.
«La tua pancia dev'essere asciutta e dura come questa dannata porta». Le sue parole mi ripiombano addosso con prepotenza.
«Va tutto bene scricciolo», mi arruffa i capelli come un vero padre e accenno un sorriso.
«Devo andare», gli dico. Esco fuori e mi dirigo verso l'abitazione di Zahra con mille pensieri per la testa e il senso di colpa che mi serra la gola come un collare.
Quando arrivo rimango ferma davanti alla cassetta postale con l'affanno e la voglia di sdraiarmi sull'erba e non alzarmi più.
«Ehi, sei arrivata», Zahra mi sorride sul pianerottolo.
Arranco verso la porta, il sorriso trema sulle labbra.
«Tutto bene? Hai una brutta cera», mi afferra per le braccia e mi aiuta a salire le scale.
«La passeggiata mi ha sfinita», dico con una finta risata.
«Cavolo, e pensa che sei ancora giovane!», ride a sua volta. Mi fa entrare e sollevo lo sguardo per analizzare la sua casa. È piccola ma accogliente. Le pareti non sono disornate come quelle di casa mia, tutto il contrario. Sono piene di quadri, foto di famiglia, adesivi. In salotto c'è Kyle. È seduto sul divano e ha lo sguardo puntato sulla TV.
«Stavamo per vedere un film. Vieni, io ho preparato i popcorn», Zahra mi fa cenno di seguirla. Mi siedo sulla poltrona un po' consunta e mi appoggio allo schienale con le mani giunte sul ventre. «Torno subito».
«Dev'essere terribile per te incrociarmi in ogni luogo, non è così?», chiede Kyle e cerco di tenere a bada l'istinto di fare guizzare lo sguardo su di lui.
Stringo i pugni sulle cosce e lo guardo per pochi secondi con la coda dell'occhio. Si china in avanti e appoggia gli avambracci sulle ginocchia, guardandomi con una scintilla irrisoria negli occhi.
«Infatti lo è», rispondo rapida e risucchio un respiro nei polmoni, sperando che Zahra non ci metta troppo a tornare.
Inizio a battere nervosamente il piede a terra e lui si alza dal divano. Sta venendo verso di me.
La sua mano si posa all'improvviso sul mio ginocchio, stringendolo lievemente. Un tocco delicato.
La voce di Zahra mi fa gelare.
«Che diavolo state facendo?», chiede mordace.
Guardo Kyle spaventata, lui invece appare abbastanza tranquillo.
«Sai che la tua amica soffre di attacchi di panico?», le chiede, muovendo il pollice sul mio ginocchio in piccoli movimenti circolari.
«So che soffre d'ansia e quella roba là», risponde posando le ciotole sul divano. «Quindi stai bene ora che il mio ragazzo ti ha tranquillizzata?».
«Sì, sta decisamente molto meglio. Ma io sono abituato, anche Leah ne soffre», risponde Kyle al posto mio.
«Ottimo», cinguetta lei. «Allora porto le bevande. Nives, cerca di non farti prendere dal panico di nuovo», mi lancia uno sguardo di avvertimento.
Kyle infila i pollici nei passanti della cintura e sorride malizioso. «Sei ancora sicura di voler rispettare quella regola?», si lecca le labbra. «Come puoi ben vedere non mi faccio problemi a toccarti davanti alla tua migliore amica», bisbiglia poi si rimette sul divano senza staccare gli occhi da me.
«Sei un bastardo», dico tra i denti.
«Ti piaccio, bisbetica».
Entrambi ci zittiamo quando Zahra ritorna con le bevande e si siede accanto a lui.
«Cosa vediamo?», le chiedo.
«Halloween», risponde con fare scocciato. Allunga le gambe nude su quelle di Kyle e sento una morsa allo stomaco, soprattutto quando le sue dita le accarezzano dolcemente il polpaccio.
Il film inizia e io ce la metto tutta a non guardarli di sguincio come una maledetta stalker. Mi chiedo perché io sia qui. Odio stare in loro compagnia.
Ed è ancora più terribile realizzare che il mio odio non è indirizzato a loro come persone, ma al loro rapporto. Io detesto la loro relazione.
Sento il fastidio pizzicarmi la nuca e stringo i denti, facendo finta di niente.
Non posso essere gelosa. Non mi appartiene. È la mia migliore amica. Non posso essere infatuata di lui.
Mi prendo la testa tra le mani e mi alzo in piedi. «Dov’è il bagno?»
«In fondo al corridoio, a destra», mi fa sapere Zahra, poi si riempie la bocca di popcorn. Kyle mi guarda con la coda dell'occhio e io sparisco dietro l'angolo, percorrendo il corridoio semibuio in fretta.
Mi chiudo in bagno e appoggio la schiena contro la porta.
Guardo l'ora sul cellulare e impreco.
Mi sciacquo il viso. Rimango immobile a fissare le gocce d'acqua sulla mia pelle, poi abbasso lo sguardo sul mio addome contratto e premo il dito contro di esso.
«No, no, no», mormoro, sedendomi poi sul bordo della vasca. «Non dare peso alle sue parole. È sempre stata una stronza fissata», mi dico ad alta voce.
Qualcuno bussa alla porta e sobbalzo.
«Devo pisciare», mormora Kyle dall'altra parte.
Mi passo una mano tra i capelli e poi vado ad aprire, ma lui mi spinge dentro e chiude la porta alle sue spalle.
«Cosa c'è?», mi chiede con espressione seria, stringendo il bordo del lavandino con una mano.
«Niente», indietreggio verso la lavatrice. Lui si avvicina ancora di più.
«Bugiarda. Sei nervosa e non è a causa mia. Vorrei sapere chi altro è in grado di farti sentire così», solleva l'angolo della bocca in un sorriso mozzafiato e io alzo gli occhi al cielo. Non è quel tipo di nervosismo, vorrei dirgli.
Appoggia le mani sulla lavatrice, incastrandomi, e si piega su di me.
«Parla con me, bisbetica. Prometto che sarò tutto orecchie e giuro solennemente che non ti guarderò le labbra per troppo tempo», un lieve sorriso gli ravviva il volto e io cerco di mettere più freni possibili alla mia voglia di avvicinarmi a lui.
Ma è lui a farlo. È lui che annulla sempre di più la distanza tra di noi.
«Sono nei guai», sussurro guardandolo negli occhi.
«Dubito che sia un guaio più grande di quello in cui ci siamo ficcati entrambi», fa una smorfia e i suoi occhi scivolano di nuovo sulla mia bocca. «Ti ascolto. Continua a parlare, altrimenti interpreterò il silenzio in un modo diverso e non risponderò di ciò che succederà dopo», si lecca le labbra e sento la sua gamba farsi spazio tra le mie.
«Non farmi questo, per favore. Non voglio niente da te. Non mi piaci. Non voglio averti vicino», mentre lo dico fisso la porta del bagno. Ho paura che Zahra la apra da un momento all'altro.
«Va bene», dice e vedo il suo capo piegarsi ancora di più e la sua testa scivolare di lato. Il suo respiro profondo mi solletica la pelle e poi le sue labbra scivolano come carbone ardente sul mio collo, facendomi rabbrividire.
«Adesso avrai un motivo in più per pensarmi», ridacchia e si tira indietro. Vorrei spingerlo via e dargli un calcio tra le gambe, ma mi è piaciuto. Io desidero Kyle.
Sento alcuni passi farsi sempre più vicini e come un lampo mi butto davanti alla tazza del water e faccio l’unica, stupida, cosa che mi passa per la testa e che, più di una volta, ho provato il desiderio di farlo.
Esattamente come faceva una mia amica, infilo due dita in gola e vomito.
«No, ehi! Tutto ma non questo, Nives, porca puttana», Kyle fa un passo verso di me e la porta si apre all'improvviso.
«Nives? Stai bene?», chiede Zahra fissandomi con orrore mentre vomito.
«Si stava assicurando che io stessi bene», biascico e allungo la mano verso la carta igienica, pulendomi la bocca. Tiro lo sciacquone e mi alzo in piedi. Kyle ha gli occhi in fiamme e le mascelle contratte.
Dovevamo pur salvare la situazione in qualche modo.
«Voi due mi fate pensare male ogni volta», Zahra sbuffa. «Nives ultimamente stai sempre male, com’è possibile?», ride nervosamente.
Kyle incrocia le braccia al petto e continua a guardarmi imperterrito. Neanche adesso, con la sua ragazza accanto, non riesce a staccarmi gli occhi di dosso e io mi sento... speciale. Ma anche sbagliata.
«Mi dispiace, devo andare», dico abbassando la testa. Corro via via, loro non cercano di fermarmi. Prendo la mia borsa e non appena sono fuori faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi per pochi secondi.
Devo arrivare al molo.
In che guaio ti stai cacciando…
Quando arrivo in spiaggia, stringo la borsa e affondo i piedi nella sabbia.
Il vento fresco mi scompiglia i capelli e sfrego le mani sulle mie braccia nude.
Mi guardo intorno e vedo una figura spuntare fuori nell'oscurità. Si toglie il cappellino nero e se lo rigira tra le mani.
«Li hai portati?», chiede con voce sprezzante.
«Sì. Ora, per favore, non avvicinarti più a me», prendo i soldi dalla borsa e li lancio ai suoi piedi.
«Mmh, potresti sempre tornarmi utile», sfrega la mano sul mento con fare pensieroso e poi si abbassa per prendere le banconote. Se le infila nella tasca e si avvicina ancora di più, io faccio un passo indietro.
«Chissà cosa direbbe la tua migliore amica se sapesse che vorresti scoparti il suo ragazzo», scoppia a ridere e aggiunge: «Conosco il tuo piccolo segreto, Nives. È così palese».
«Ti sbagli», stringo i pugni.
«Vuoi sapere chi ha messo quel video in rete?», si rimette il cappellino, questa volta al contrario. «La tua migliore amica, Nives. Forse state cercando di fregarvi a vicenda... O forse sei semplicemente troppo stupida».
«Non è vero», scuoto la testa. Non può essere vero. Zahra non mi farebbe mai una cosa del genere.
«E invece sì. Ha chiesto a Derek quel video, ma gliel’ho mandato io. E beh, chi sono io per non accettare? In fondo, non mi devi niente», prende una ciocca di capelli tra le dita e gli schiaffeggio la mano.
«Sei un bugiardo».
«Nives, starei più attenta se fossi in te. Zahra Scott non è l'amica docile che tu pensi che sia. È finita nel mio letto più volte del previsto. Vuoi sapere quando è stata l'ultima volta?», chiede facendo finta di pensare. «Mmh, se non sbaglio una settimana fa. Quindi se vuoi cavalcare il cazzo di quel coglione, fai. Nessuno ci perde niente, te lo assicuro», solleva due dita per salutarmi e si allontana da me ridendo. Crollo sulle ginocchia e affondo le dita nella sabbia. Guardo la distesa scura davanti a me e deglutisco.
Non può essere vero. Zahra non è così.
Eppure... Quella sera, in discoteca, tutti la guardavano in modo scettico.
Forse la sua reputazione è davvero questa?
Ma me l'avrebbe detto! Ne sono sicura.
O forse ha capito ciò che hai fatto e si sta vendicando.
Ho rovinato io la nostra amicizia.
E se l'avesse fatto davvero? Se avesse messo lei in rete quel video?
E Derek? L'ha aiutata? Forse ha ragione Taylor. Sono troppo stupida. Ma io volevo fidarmi. Per una volta ho pensato che qui sarebbe stato diverso, che avrei avuto degli amici veri.
Raggiungo il marciapiede poco trafficato e mi fermo, fissando un punto indefinito davanti a me.
Dovrei parlarne con mia madre?
Dio, quella donna sarebbe in grado di scatenare un putiferio. Eppure è stata lei ad avermi introdotta in questo mondo malato. Mi chiedo se anche i suoi amici siano così.
Darò quella dannata festa, dopodiché chiuderò la porta in faccia a tutti. E, per quanto mi faccia stare male il solo pensiero di perdere Zahra, sento il bisogno di allontanarmi da questo punto. Le chiederò spiegazioni.
Cerco il numero di Derek in rubrica e gli mando un messaggio.
"È stata Zahra ad aver messo quel video in rete? Taylor me l'ha detto. Voglio che tu sia sincero. L'hai aiutata?"
Attraverso la strada con lo sguardo fisso sullo schermo luminescente.
La risposta non tarda ad arrivare.
"Non l'ho aiutata. L'ho semplicemente riferito a Taylor. Non avevo io il tuo video e non sapevo nemmeno cosa avrebbe fatto."
Stringo i denti e mi fermo.
"Eppure non me l'hai detto nemmeno quando l'ha fatto. Perché? Sapevi la verità!"
"Non ti conoscevo neanche e non volevo rovinare le cose. Scusami. Io non c'entro niente".
Mando giù l'amaro che ho in bocca e penso a tutte le loro occhiate quando Zahra e Kyle erano con me; a tutte le loro frasi.
Pensano che sia Kyle quello problematico, eppure... Lui sembra l'unico a non mettersi nei casini.
O magari è semplicemente uno stronzo che non vede l'ora di infilarsi nelle mie mutande. E odio ammetterlo, ma è abbastanza probabile che lui voglia solo questo. Ma in fondo, non è ciò che il mio corpo brama?
Lui lo sapeva.
Gironzolo da una parte all'altra, confusa e con il petto bruciante di rabbia.
Kyle maledetto Davis lo sapeva. Ne sono sicura.
Venti minuti dopo sono davanti a casa sua, furiosa come un toro.
Stringo i pugni lungo i fianchi e cammino a passo spedito verso la porta.
Inizio a bussare violentemente e stringo i denti fino a sentire dolore.
Qualcuno apre.
È lui.
Sembra sia appena tornato a casa.
«Tu lo sapevi, non è così?», gli do una spinta, facendolo arretrare.
Schiude le labbra pronto a dire qualcosa, ma resta in attesa guardandomi con un'espressione confusa.
«È stata la tua ragazza ad aver messo quel video in rete. E tu lo sapevi», gli punto il dito contro e avanzo minacciosa.
«Sai, forse dovresti calmarti un pochino e-»
Gli do un'altra spinta, ma lui mi afferra per le braccia a mi attira a sé, guardandomi dritto negli occhi.
«No, non lo sapevo, piccola bisbetica», mi attira di più finché il mio petto non sfiora il suo. «Dimmi, perché non sei da Zahra in questo momento? Perché te la prendi con me? Io non c’entro nulla e in fondo lo sai anche tu», i suoi occhi scivolano sulle mie labbra.
«Perché sei il suo ragazzo!», pronuncio con voce asfittica. Lui indietreggia verso le scale trascinandomi lentamente con lui.
«Mm-mmh, oppure sei qui perché non vedevi l'ora di rivedermi. Non eri nemmeno sicura che mi avresti trovato a casa, non è così?», sussurra, inclinando il capo.
No, non lo ero. Ma dentro di me lo desideravo. Volevo saperlo lontano da lei. Soprattutto dopo ciò che ha fatto.
Provo rabbia. Un'ira accecante.
La sua mano mi sposta delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e il suo polpastrello scende ad accarezzarmi l'angolo della bocca e poi il mento.
«E come pretendi che io non provi l'impulso di caricarti sulla spalla e portarti nella mia stanza, se tu mi guardi così?», l'altra mano scende sul mio fianco.
«Io-», provo a dire. «Perché sei il ragazzo della mia migliore amica». La stessa che ha messo il video in rete?, chiede una vocina nella mia mente.
«E pensi che questo mi fermerà? Non vivo di regole, Nives. E guardati», la sua mano racchiude metà del mio viso e un sorriso malizioso affiora sulla sua bocca. «Perfino tu non vedi l'ora di infrangere quella regola del cazzo».
«No, io non voglio proprio un bel niente», scuoto la testa, cercando di allontanarmi da lui.
«Ah no? Allora cosa ci fai ancora qui?», mi lascia andare e sento già la mancanza del suo tocco. Perché voglio tappargli quella bocca odiosa con la mia?
«Mi stavi impedendo di andare via, non potevo muovermi».
Lui inarca un sopracciglio. «Ma adesso non più. Non ti sto nemmeno sfiorando».
«Lo so», deglutisco.
«Allora vattene», mi guarda dall'alto verso il basso con un'espressione indifferente. No, non guardarmi così.
«Non ci riesco». Ho la bocca completamente secca. La gola brucia da morire e il cuore sta per uscirmi fuori dal petto.
«Non ci riesci oppure non vuoi?», fa di nuovo un passo verso di me e io non mi scompongo.
«Non voglio», butto fuori sentendo il mio viso andare a fuoco.
«Ottima risposta», mi afferra la mano e inizia a salire le scale. «Dimmi perché non vuoi», continua a dire mentre lo seguo come un automa facendo attenzione a non inciampare.
Non appena sarò nella sua stanza da letto, so già che tutto cambierà. Ma per entrambi o soltanto per me? Sono io la disperata che sta cercando in tutti i modi di vivere, di mordere un sentimento folle che nessuno ha mai stimolato. Sono io il problema. Lo è la mia monotonia.
Sono come una tigre ammaestrata che sta uscendo per la prima volta dalla gabbia. Docile e selvaggia allo stesso tempo. Con il petto vuoto quando sono in mezzo agli altri e pieno quando sono con lui. Con gli occhi spenti quando guardo il mondo e accesi quando guardo lui. Perché provo tutto e al contempo non provo nulla.
Sono davvero pronta a correre questo rischio? Perché lo sto facendo?
«Perché-», sussulto quando lui chiude la porta a chiave. «Perché voglio te», rilascio un sospiro pesante e vedo una strana luce baluginare nei suoi occhi. «E mi sento tremendamente sbagliata e so già che l’amicizia tra me e Zahra andrà a puttane, ma io-», mi fermo per riprendere fiato. Kyle mi guarda senza battere ciglio. «Voglio che tu cancelli quel ricordo, che è rimasto incastrato nella mia mente come un artiglio. Voglio che tu smetta di stuzzicarmi. Voglio che tu mi faccia provare qualcosa».
Rimango immobile davanti a lui. Kyle fa un passo verso di me e si abbassa leggermente sulle ginocchia per raggiungere la mia altezza. «L’idea mi alletta parecchio, bisbetica. E non so esattamente di cosa parli, ma se davvero vuoi provare qualcosa, devi farmi una promessa», sogghigna, la punta del suo naso sfiora la mia.
«Cosa?», bisbiglio.
«Promettimi che sarò la regola che infrangerai sempre», i suoi occhi smaliziati si soffermano a lungo sulla mia bocca e poi risalgono di nuovo su, scontrandosi con i miei.
E Zahra? Vorrei dirgli. Cosa ne sarà del nostro rapporto?
Il suo pollice accarezza la pelle vicino all’ombelico e trattengo il respiro.
«Va bene», dico come se fossi ipnotizzata.
Perché non la lasci? Questo non è amore.
«Perché se pensi che finirai nel mio letto una sola volta, ti sbagli di grosso».
Ta-daaahhhhh!!!
Ci tengo a precisare una cosa ahahah
Il comportamento di Nives non è onesto, quello Kyle nemmeno e quello di Zahra... non ne parliamo.
Tutti e tre stanno sbagliando e tutto ciò è voluto, perché servirà non solo alla crescita di Nives come personaggio, ma anche a quella di Kyle, che in questo momento sta facendo un po' il coglioncello. Infatti non vedo l'ora che arriviate a metà storia, così capirete il perché delle mie parole! ❤️
il prossimo capitolo sarà un po' triste verso la fine, ma capirete anche qualcos'altro, che Nives ha menzionato nel primo capitolo..
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