12. Love you now, but not tomorrow, wrong to steal, but not to borrow
▶️Play
Miley Cyrus, Plastic Hearts
I tramonti non smetteranno mai di incantarmi, ma quello di Santa Barbara è semplicemente indescrivibile.
Amo quando il sole si nasconde completamente e segue un’esplosione di colori che prevede l’apparizione della luna.
«Sono felice che tu mi abbia chiesto di venire», dice Derek con un sorriso sincero. Flette la mano sul volante, un po’ a disagio.
«Grazie per il passaggio», rispondo.
Sfuggire alle mille raccomandazioni di mia madre è stata quasi una missione impossibile, ma alla fine ce l'ho fatta grazie all'aiuto di Sam.
Non bere.
Non fare sesso.
Non drogarti.
Le prime tre regole principali da seguire per non finire nei guai.
Ma chi diavolo offrirebbe della droga a me? Mi ha visto in faccia almeno?
Nella mia vecchia scuola girava di tutto, eppure nessuno si è mai permesso di dirmi: «Ehi Nives, ti va di drogarti insieme a me dietro la scuola?»
Mia madre vede il mondo come se fosse una grande discarica di merda piena di tossici, e certe volte pensa che la prossima sulla lista sarà sua figlia.
Ha così tanta fiducia in me che a volte mi chiede di mandarle la posizione esatta, per verificare se mento o meno.
«Dunque, dov'è questa festa di preciso?», mi chiede Derek, interrompendo le mie elucubrazioni mentali.
«Zahra ha detto che è vicino al vecchio molo», spiego guardando fuori dal finestrino. Osservo il lungomare orlato di palme che lentamente inizia a svuotarsi e mi giro verso Derek, chiedendo: «Non ci sarà gente lì vicino?»
Lui scuote la testa. «Come ho già detto, la sera tutti vanno in città a divertirsi. In spiaggia di solito non c'è un cane».
«Oh, ora capisco».
Non sono mai andata ad un falò. L'unica festa a cui mi sono realmente divertita è stata quella organizzata dalla sorella di mia nonna dopo la morte del marito. A mia discolpa posso dire che non sapevo si trattasse di una festa in onore alla sua scomparsa. Ma a quanto pare nella mia famiglia non c'è una singola persona sana di mente.
Derek accosta la macchina e scendo, sistemandomi la gonna bianca a vita alta, che copre parte del body nero in pelle.
«Sono laggiù», punta l’indice verso un gruppetto in lontananza, anche se appare quasi come una macchia indistinta. Mi aspettavo un falò più grande, ma forse l’hanno usato soltanto come scusa per fare serata. È piccolo e sono tutti seduti in cerchio. Le loro risate mi raggiungono da metri di distanza.
Prendo le ciabatte in mano e ci dirigiamo verso di loro.
Zahra non appena mi vede si alza in piedi e mi salta addosso, circondando la mia vita con le sue gambe. Faccio fatica a reggerla, quindi Derek appoggia le mani sulla mia schiena per far sì che io non cada giù come un sacco di patate. Zahra si rimette in piedi. «Pensavo che non saresti più venuta! Sono così felice che tu sia qui», mi prende per mano. «Ciao, Derek. C'è posto anche per te», dice con un sorriso che traspare indifferenza.
Derek mi lancia un'occhiata complice e mi affianca.
La mia migliore amica mi trascina dietro di lei e io afferro Derek per il polso, spronandolo a seguirmi.
«Stavamo giusto decidendo se fare il bagno di mezzanotte o meno», mi informa.
Ci sediamo a terra, Derek prende posto accanto a me.
«Io non ho messo il costume», le dico a bassa voce.
«Ma diamine, come fai a venire in spiaggia senza mettere il costume?», strilla Zahra, attirando tutti gli sguardi su di me.
Kyle è appoggiato alla ruota di un pick-up rosso. Tra le mani stringe una bottiglia di birra e gli occhi pigri sono puntati su di me. Flette la gamba e appoggia il braccio sul ginocchio, inclinando di poco la testa all’indietro. Mi guarda con insistenza.
È senza maglietta e i miei occhi curiosi scendono sulla sua pelle sudata, cercando di memorizzare la forma di ogni tatuaggio che ha addosso.
Qualcuno mi dà una gomitata. «Chi stavi guardando?», chiede Derek.
Mi giro lentamente verso Zahra, scontrandomi con i suoi occhi taglienti.
«Sì, chi stavi guardando?», chiede lei riducendo gli occhi a due fessure.
Guardo di nuovo Kyle per una frazione di secondo e intravedo un ghigno danzare sulle sue labbra.
«Stavo fissando quella gente», mento, indicando un altro falò poco più lontano. «Come mai siamo così vicini al lungomare?», cambio argomento.
«Perché essere vicini alle nostre macchine, ci offre una possibilità più alta di riuscire a scappare», mi spiega Derek con dolcezza.
«Scappare da chi?»
«Dalla polizia. Sai com'è, siamo ancora minorenni e stiamo bevendo alcolici in spiaggia», risponde Kyle piccato.
«Non ci hanno mai beccato, però», ci tiene a tranquillizzarmi Zahra.
«Beh, in ogni caso, Kyle ha già passato qualche notte chiuso in una cella», dice all'improvviso Leah prendendo posto accanto a lui. «Ciao, Nives! Che piacere rivederti».
In che senso è già stato arrestato?! Dio, sono circondata dai criminali?!
«Tu no, vero?», il mio sguardo scatta su Derek.
Lui aggrotta le sopracciglia confuso, ma poi accenna un sorriso gentile. «No, non ho la faccia da delinquente».
«Quindi io sarei un delinquente?», chiede Kyle piegando il busto in avanti, come se si stesse preparando all'attacco.
«Non ho detto questo», Derek si mette sulla difensiva. Gli altri amici si Zahra intonano un coro a bassa voce, quasi solleticando ancora di più la rabbia di Kyle.
«Allora scegli con più cura le parole la prossima volta», dice Kyle.
«Altrimenti che mi fai?», Derek stringe i pugni e irrigidisce la schiena. Poso un palmo sulle sue spalle, cercando di tranquillizzarlo.
«Non dargli corda», gli dico.
Kyle sbuffa una risata. «Hai sentito cosa ha detto quella bisbetica?»
Zahra interviene: «Bisbetica? Per quale motivo la chiami così?»
Sì, Kyle. Per quale motivo mi chiami così? Diglielo.
Lo guardo in silenzio attendendo la sua risposta. Finisce di bere la birra e getta la bottiglia vicino alla busta di plastica vuota. «Non ho voglia di litigare con te, cazzo», si alza in piedi e va verso il rimorchio del pick-up.
Zahra lo segue, con i pugni stretti lungo i fianchi. «Che cosa mi stai nascondendo?»
E io godo nel vederlo così in difficoltà. Se lo merita.
«Coglione», sussurro, facendo sorridere Derek.
«Non ho nulla da dirti, Zahra. Cerca di non starmi con il fiato sul collo, capito?», prende un'altra birra e toglie il tappo, gettandolo nel rimorchio.
«Allora perché reagisci così?», domanda lei, accarezzandogli il petto. Si sposta davanti a lui e la mano gli scivola verso l'ombelico e poi sempre più giù. Kyle mi fissa e schiude le labbra per dire qualcosa quando Zahra gli tocca il pacco, ma poi torna in sé e si allontana bruscamente. «Se vuoi scopare, dimmelo, ma non mi farò fare una sega davanti alla tua migliore amica».
Basta questa frase per farmi andare a fuoco. L’imbarazzo mi piomba addosso come una secchiata d’acqua gelida.
Zahra mi dà un'occhiata veloce, ma io mi giro verso Derek, fingendomi interessata ad avviare una conversazione con lui.
«Ignoralo», bisbiglia Derek.
«Zahra, ci sono anche io», grida un ragazzo.
Leah fa un'espressione spaventata ed esclama: «Questo non dovevi dirlo, anche perché a mio fratello non farà-», Kyle raggiunge il tizio afferrandolo per il collo, «piacere», conclude Leah alzando gli occhi al cielo.
Zahra sorride timidamente restando in disparte e guarda la scena divertita. Saltella sulla sabbia e mi raggiunge, felice come una bambina. «Lo adoro quando fa così», confessa al mio orecchio.
«Tocca sempre a me fare il lavoro sporco, diamine», mormora Leah alzandosi e andando verso il fratello. Lo afferra per le spalle e cerca di farlo allontanare. «Ragazzi, vi siete bevuti il cervello? Siamo amici, avanti».
Kyle spinge il tizio, facendolo cadere a terra. «Prova soltanto a guardare la mia ragazza e giuro che ti spezzerò quelle fottute gambe. Ci siamo capiti?», lo minaccia mentre la sorella cerca di farlo indietreggiare.
Il ragazzo non dice nulla, ma guarda con aria divertita l'amico. Kyle riprende la bottiglia di birra da terra, o almeno quello che ne è rimasto dato che poco fa l'ha lanciata, e se la scola in un sorso solo.
«Io sarò pure una bisbetica, ma tu oltre ad essere un delinquente, probabilmente sarai anche un futuro alcolizzato», mi lascio sfuggire quasi senza pensarci.
A Zahra per poco non cade la mascella. La testa di Kyle scatta quasi come una molletta verso di me e inizia ad avanzare a grandi falcate. Mi alzo in piedi indietreggiando e inciampando nei miei stessi passi. Kyle mi afferra per il braccio, impedendomi di cadere, poi avvicina pericolosamente il viso al mio sibilando: «Tu non sai un cazzo di me, Nives, quindi chiudi la tua fottuta bocca, altrimenti dovrò tappartela io in qualche modo».
«Fallo, se ne hai il coraggio», gli tengo testa, anche se dentro di me tremo come un coniglio. Non ho mai litigato con un ragazzo in vita mia. Anzi, io dai ragazzi mi sono sempre tenuta lontana. Mia nonna una volta mi ha chiesto perfino se mi piacessero le donne, dannazione!
Leah corre dietro di lui in modo abbastanza goffo, tant'è che mi ricorda la corsa di Jack Sparrow. «Okay, okay, cazzo Kyle dovresti pagarmi sul serio adesso. Sono la tua guardia praticamente», si lamenta lei.
Kyle abbassa lo sguardo sulle mie e si passa la lingua sulle sue. «Stai mettendo a dura prova la mia pazienza», mi dà le spalle e si allontana.
Zahra si avvicina a me con un bicchiere tra le mani e allunga le braccia per stringermi a sé, ma inciampa nelle infradito e il liquido volta via dal bicchiere, rovesciandosi sulla gonna bianca.
«Merda!», esclamo, balzando all'indietro. «La mia gonna», grido guardandola con orrore.
«Ops, non volevo», Zahra sembra sinceramente dispiaciuta. «Scusami, Nives, è colpa di queste maledette infradito», tira un calcio facendole volare più in là. «Mi dispiace così tanto», continua a dire con occhi pieni di rammarico.
«È tutto okay», cerco di tranquillizzarla.
Non è tutto okay! È birra. Mia madre ha il fiuto di un elefante, di conseguenza chiamerà direttamente un centro di disintossicazione e mi ci butterà là dentro.
Derek è al cellulare, è visibilmente preoccupato.
«Dunque state insieme?», chiede Zahra con un sorriso malizioso.
«No. Siamo amici», rispondo con tono secco.
«Ma hai detto che ti ha suonato una canzone. Cazzo, non è roba da amici», mi fa presente.
«Io ho suonato davanti ai miei amici eppure eccomi qui, sono ancora single», dichiaro con un sorriso autoironico.
«Per me non hai mai suonato», incrocia le braccia al petto indispettita.
«L'ho fatto...», sussurro con aria delusa. «L'ho fatto tante volte in videochiamata. Suonavo sempre la tua canzone preferita quando eri triste. Non ricordi? Enchanted di Taylor Swift».
Zahra apre la bocca senza dire nulla, poi dopo un paio di secondi si colpisce la fronte e dice: «Ah, ovvio! Certo che ricordo. Io intendevo dal vivo».
Eppure non sembra molto sincera e la sua indifferenza mi fa male. Certo, è sempre stata un po' così, con la testa tra le nuvole, ma io ho sempre apprezzato la sua sincerità. Zahra non mente mai a differenza mia. Non si fa problemi a dire come stanno davvero le cose o ciò che pensa. Io mi ritengo una codarda e una pessima amica a volte, anche se cerco di fare del mio meglio per essere degna del suo affetto.
«Non fa niente».
«Nives, mi dispiace, devo andare. Tra un'oretta forse sarò di ritorno», afferma Derek guardandomi dispiaciuto. «Taylor ha bisogno di me... Ma ti prometto che tornerò», mi prende la mano tra le sue.
«Certo, va bene. Ti aspetto qui», gli tocco la mano per rassicurarlo.
«A tra poco», mi saluta, ma io vorrei gridargli di non lasciarmi qui da sola, anche se tecnicamente non lo sono.
«Devo assolutamente sciacquare la mia gonna. Non posso tornare a casa così» dico alla mia migliore amica.
«Tua madre è davvero assurda. Comunque, vai pure, ti aspetto qui».
«Vado a farmi il bagno», esclama Kyle di punto in bianco, poi prende la rincorsa verso l'acqua e ci si butta.
«Che deficiente, si odierà per questo», borbotta Leah.
«Per quale motivo?», le chiedo mentre cerco dei fazzoletti nella borsa.
«Odia avere il culo bagnato sul sedile della macchina. Infatti non voleva farsi il bagno», spiega con un sorriso complice.
«Capisco», inizio ad allontanarmi. Non ho mai lavato un mio indumento in spiaggia, ma c'è sempre una prima volta.
Lascio cadere la borsa a terra e inizio a sbottonare la gonna, restando soltanto con il body di pelle addosso.
Sto tremando come una foglia. Il vento fresco suggerisce che non è esattamente il momento migliore per farsi il bagno.
Beh, è sempre meglio avere la gonna bagnata anziché sporca di birra.
Entro in acqua e inizio a lavare via la macchia.
Kyle riemerge e nuota verso di me. Si passa una mano tra i capelli e mi guarda.
«Sei veramente una disadattata», commenta divertito.
«Almeno la mia fedina penale è pulita», gli dico mordace.
«Tecnicamente lo è anche la mia. Più o meno», si stringe nelle spalle. «Ti ricordi la matta che ci ha maledetto?»
Alzo la testa verso di lui. «Come dimenticarla... Cos'è successo?»
«Sai, penso abbia ragione. Siamo davvero maledetti. A casa mia stanno iniziando a succedere cose strane».
Stringo la gonna tra le mani e lo fisso terrorizzata. Questa roba mi mette ansia.
«Quanto strane?», gli chiedo.
«Porte che si aprono, oggetti che cadono... E durante la notte sento qualcuno che sussurra al mio orecchio: Tu morirai!»
Penso di essere diventata dello stesso colore di un cadavere.
«Sto scherzando, bisbetica», scoppia a ridere e sparisce di nuovo sott'acqua prima che io possa insultarlo.
«Sei davvero un coglione!», grido scalciando in acqua come una pazza. Un'onda mi travolge, bagnandomi fin sopra l'ombelico. «Maledizione», dico a denti stretti ed esco dall'acqua. Cerco di strizzare la gonna, ma non ho abbastanza forza. Kyle friziona i capelli rapidamente con le dita ed esce dall’acqua , schiarendosi la gola.
«Dammi qui, faccio io», allunga la mano verso di me e gli passo la mia gonna, un po’ seccata.
Mentre la strizza e le gocce d’acqua cadono sulla sabbia, i miei occhi seguono come ipnotizzati i suoi bicipiti che si gonfiano ogni volta che aumenta la stretta intorno alla gonna. Dio, preferirei cavarmi gli occhi piuttosto che guardarlo!
Eppure continui a fissarlo. Guarda le goccioline che scendono sul suo addome contratto! Guardale e contale una ad una.
Mi do della stupida mentalmente e gli strappo la gonna dalle mani, borbottando: «Grazie mille».
La indosso, bagnata e fredda com'è, peggiorando così il mio stato attuale.
Mi riprendo la borsa e cammino verso gli altri con la stessa eleganza di una persona ingessata dal ventre in giù.
«Cammini come se avessi qualcosa ficcato nel culo», commenta deridente alle mie spalle.
«Sei veramente senza freni! Un vero cafone», gli lancio un'occhiataccia.
«I freni li ho, Nives. Dovresti averlo capito ormai», pronuncia a voce bassa facendomi rabbrividire.
«Non hai freddo? Sei tutta bagnata», continua a dire. È talmente ovvio. Sto tremando come se avessi conficcato una forchetta nella presa e avessi preso la scossa.
«E che hai risolto?», mi chiede Zahra confusa.
«Non avrò l'odore di alcool addosso», sfrego le mani sulle braccia per riscaldarmi.
«Oh, qualcuno qui ha i genitori severi. Se vuoi posso riscaldarti io», suggerisce il ragazzo a cui poco fa Kyle stava per spaccare la faccia.
«No, grazie».
Il ragazzo mi afferra per la caviglia con una mano facendomi cadere quasi addosso a lui.
«Bella posizione», sghignazza.
«Matt, smettila prima che Kyle ti rompa la faccia sul serio», interviene Leah.
«Bel culetto», continua a dirmi e mi alzo, cercando di scrollarmi di dosso i granelli appiccicati alla mia pelle bagnata.
«Smettila, coglione», Zahra gli lancia una scarpa addosso.
Mi sento talmente umiliata che non riesco nemmeno ad alzare la testa.
Kyle prende il telo che qualcuno ha lasciato sul cofano della macchina e si asciuga i capelli, poi agguanta la sua maglietta e la indossa.
Mentre cerco di rilassarmi e non pensare all'aria fresca che mi fa battere i denti, delle torce vengono puntate su di noi e sento gridare Zahra: «La polizia! Scappate».
Tutti gli altri iniziano a prendere direzioni diverse, altri salgono nel rimorchio del pick-up, che parte sgommando sulla sabbia.
Rimango ferma e terrorizzata con un lo stomaco sottosopra e il cuore che batte a mille.
«Avanti, non stare lì ferma come una mummia», grida Kyle prendendomi per il braccio. Corriamo a perdifiato mentre gli agenti gridano alle nostre spalle.
È dannatamente difficile correre in spiaggia e Kyle non aiuta di certo, dato che lui corre come un atleta mentre sembra che io mi sia fumata due pacchi di sigarette in mezz'ora.
Andiamo verso il molo, lui mi spinge verso un locale chiuso, rappresentato da un granchio enorme. Kyle indica i bagni pubblici, ma io scuoto la testa.
«Scordatelo, io non entrerò mai lì», protesto.
Si toglie la maglietta e me la lancia in faccia. «Mettitela, stai morendo di freddo».
Faccio come dice, il tessuto caldo sulla mia pelle mi fa sorridere, ma smetto subito non appena Kyle mi spinge dietro il bagno e mi fa cenno di stare zitta.
Sono sul punto di insultarlo, ma lui appoggia il palmo della mano sulla mia bocca e si avvicina di più. Il suo corpo per poco non schiaccia il mio.
«Li ho visti correre da questa parte», dice uno degli agenti.
Mi aggrappo ai suoi bicipiti per spingerlo via, ma lui scuote la testa e preme il palmo ancora più forte, intimandomi a stare ferma e zitta.
La sua faccia è talmente vicina alla mia che il suo respiro caldo si infrange contro la mia guancia e il suo bacino per poco non preme contro il mio. Infila un ginocchio tra le mie gambe e spalanco gli occhi, ma lui mi schiaccia contro il muro e avvicina la bocca al mio orecchio, sussurrando: «Non scaldarti troppo, fiocco di neve».
Ma io sono bollente. Tutto il mio corpo lo è. Tra poco andrò a fuoco e lo farò esplodere.
«Non vuoi che ci scoprano, vero? Cosa direbbe tua madre? Torni a casa accompagnata dalla polizia e con la mia maglietta addosso. Stai diventando una vera delinquente, Nives», sorride e per dispetto gli lecco il palmo della mano.
«La tu amica mi ha leccato il cazzo, sicuramente non mi scandalizzerò per una leccata di mano», continua a dire senza alcun filtro e arrossisco ancora di più.
Quando finalmente smetto di sentire le voci degli agenti, spingo via Kyle e lo guardo male.
«Sei un porco».
«Imbecille, coglione, stronzo, porco, delinquente, alcolizzato, cos'altro?», stringe gli occhi guardandomi con aria minacciosa.
«Molestatore», incrocio le braccia al petto.
«E continuando così l'elenco degli insulti raggiungerà la lunghezza del mio cazzo».
«Piccolo, deduco», lo derido.
«Vuoi misurarlo con la tua-»
«Finisci la frase e io finisco te», gli punto l'indice contro il petto con fare intimidatorio.
Gli fremono le labbra, ma non dice altro. Fa di tutto per serbare ancora l’espressione seria nonostante la palese ilarità nei suoi occhi. Le sue labbra si arricciano leggermente in una smorfia per dissimulare il divertimento.
«Stai ridendo», gli faccio presente.
«Non mi risulta».
«Mentalmente, intendo», specifico.
«Nives, mentalmente potrei fare un sacco di cose, tra cui sbatterti contro quel muro e-», fa una pausa, una scintilla maliziosa ravviva i suoi occhi. «tapparti quella boccaccia».
«Sei veramente un essere ignobile», mormoro con disprezzo.
«Lo so, ma indovina? Non me ne frega un cazzo. Andiamo, ti porto a casa».
A casa? E Zahra? E Derek? Se dovesse tornare?
«Me la farò a piedi», asserisco senza muovere un muscolo.
«Buon per te», si allontana con nonchalance e rimango da sola al buio.
Intorno a me c'è il nulla. All'improvviso mi vengono in mente tutte le scene più brutte.
Mia madre che mi dà per dispersa.
Un serial killer che mi fa a pezzi.
Uno psicopatico che mi rapisce.
Un molestatore che-
No, non riesco neanche a dirlo.
«Se hai finito di farti i film mentali, possiamo andare», dice Kyle facendomi sussultare.
«Oddio, sei tu», sembro quasi felice di saperlo qui.
«Eh già, il tuo molestatore preferito. Andiamo prima che le mie palle inizino a liquefarsi».
Mi scappa una breve risata. Lui si gira per guardarmi e sorride.
È un vero scaricatore di porto, però sono felice che non mi abbia lasciata da sola.
Saliamo nella sua auto.
Mi arriva un messaggio da parte di Zahra: Sei con Kyle?!
«È Zahra?», chiede lui.
Annuisco. Giro la schermata verso di lui per fargli leggere il messaggio.
«Non sono con te», asserisce.
«Ma sei qui», gli dico.
«Non sono mai stato con te. Chiaro? Non ho intenzione di sorbirmi le sue lamentele».
Sospiro e le rispondo: No. Ho preso un Uber e sto tornando a casa.
«So che non ti piace mentire alla tua amica, non piace neanche a me, ma non è successo niente tra di noi», accende il motore e mi guarda con la coda dell'occhio mentre parte.
«Lo so, non potrebbe mai succedere niente tra di noi. Non sei neanche il mio tipo».
«Continua a ripetertelo, magari un giorno ci crederai», mi prende in giro.
Sono di nuovo in macchina con il ragazzo della mia migliore amica. Meraviglioso!
«Matt è stato un coglione prima. Ti avrei difeso, ma poi avrei dovuto difenderti anche da Zahra», mi fa sapere.
«Grazie, Kyle».
«Prego, Nives».
Restiamo in silenzio per il resto del tragitto, finché non arriviamo davanti a casa mia.
«È carino da parte tua voler organizzare la prossima festa a casa tua», ferma il motore e aspetta che io scenda dalla macchina, ma al contrario mi giro verso di lui e batto velocemente le palpebre, confusa.
«Di che cosa parli?»
Lui fa spallucce. «L'ha detto Zahra. Pensavo vi foste messe d'accordo. Ormai lo sanno tutti».
Mi manca l'aria. Ma di che diavolo sta parlando? Io non ho parlato con Zahra. Non voglio una festa a casa mia.
Mia madre mi farà fuori. Mi farà esplodere come i botti di capodanno. Mi disconoscerà come figlia e mi spedirà in un collegio. In alternativa potrei rimanere segregata in casa, chiusa in cantina, a bere acqua dalla ciotola come i cani e mangiare pane raffermo.
«Stai per dare di matto?», chiede Kyle guardandomi con aria preoccupata.
Gli sorrido in preda ad un attacco d'ira e apro lo sportello. «Nives?»
«Grazie per il passaggio», varco il cancello camminando come un automa.
Kyle se ne va e io apro la porta. Cammino in punta di piedi verso la mia stanza, ma la luce accesa del salotto mi fa maledire la mia vita.
«Che cosa hai addosso?», indaga mia madre alzandosi dal divano.
«Avevo freddo», spiego.
«Tutto bene?», chiede.
Stringo i pugni e poi faccio uscire un urlo liberatorio.
«Va tutto male! Va tutto malissimo e io sto per avere un esaurimento nervoso», vado nella mia stanza, sbattendo la porta alle mie spalle.
Prendo il cellulare dalla borsa e poi la lancio sul letto.
Cerco il contatto di Zahra e le scrivo: Sei matta? Una festa a casa mia? Mia madre mi spezzerà le ossa e le userà per un rito di magia contro di te.
Zahra: Pensavo fossi d'accordo! Hai un sacco di spazio a casa tua, inventati qualcosa e manda via tua madre.
Io: Mia madre ci vive in questa cazzo di casa, dove dovrei mandarla? Ti sei bevuta il cervello?
Zahra: Perché sei così esagerata? Diglielo, allora. Sono sicura che usando le parole giuste lei cederà.
Io: Quante persone?
Lei: Una trentina, non di più.
Io: Una trentina?! Non conosco nessuno!
Zahra: Beh, so che soffri d'ansia sociale, ma questa è una bella opportunità per socializzare e farti dei nuovi amici.
L'istinto mi dice di premere su blocca contatto, ma è la mia migliore amica, non posso farlo.
Io: Ok
Okay è la risposta perfetta da dare quando hai finito le parole o quando rischi di commettere un omicidio e finire dietro le sbarre.
Okay, non ti farò fuori. Okay, va tutto bene!
Allora, tra quanto la farete fuori? 😂 Spero vi sia piaciuto e scusate l'orario ❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top