Vieni qui, stupido cane!
«Allora, come procedono le ricerche della palla di pelo?» dice una voce alle mie spalle.
Mi volto, incrociando gli occhi verdi e divertiti di Castiel.
«Niente per ora... - dico, rendendomi conto in quel momento dell'appellativo che ha usato - Scommetto che anche tu hai un cane.»
Solitamente solo i padroni di altri cani usano nomignoli come "palla di pelo" o "amico peloso", quindi chiaramente anche lui ha un cane in casa.
«Hai indovinato, ho un cane! - mi risponde lui con un sorriso, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans - Ma è grande, non è un formato mini come quello della preside!»
«Ed io che ti facevo un tipo da gatti.» dico ridendo, conoscendo già la sua risposta.
Risposta che però non arriva, ma che mi sostituisce, abilmente, con un occhiata furiosa.
«Andiamo, Castiel, stavo scherzando!» faccio colpendogli con un pugnetto la spalla.
«Non mi piacciono i gatti, sono degli animali ingrati...» dice, come se ci tenesse a precisare quella sua idea.
«Anche il tuo cane si chiama Kiki?» tento di scherzare nuovamente io.
Forse sto tirando troppo la corda, ma non so perché oggi sembra volermele far passare tutte. Magari è semplicemente perché vuole farsi perdonare per quello che è successo ieri.
«Decisamente no. - risponde lui tirando appena un sorriso - Si chiama Demon!»
Sgrano gli occhi, lo trovo un nome alquanto bizzarro per un cane, ma forse dipende anche dalla razza, una cosa è certa, se mi presentassero un cane con quel nome non mi avvicinerei a lui manco morta, pure fosse un pinscher.
«Fa quasi paura...» dico, senza riuscire a trattenere le parole, uscite dalla mia bocca quasi spontaneamente.
«Ti sbagli... Non è per niente cattivo.» mi risponde lui.
Questa volta il suo sorriso è ancora più esteso, come volesse tranquillizzarmi del fatto che se mai un giorno di questi l'avessi incontrato per strada mentre portava a spasso il suo cane, questi non mi sarebbe saltato addosso azzannandomi.
Storco la bocca. Ora mi sono incuriosita. Nonostante non abbia mai avuto un animale domestico, perché i miei genitori non vogliono, ho sempre avuto un certo feeling con loro, come l'ho avuto con il pastore tedesco di Lucien.
«Di che razza è?» domando, presa dalla curiosità.
«Un pastore Beauceron.» mi risponde tranquillamente lui.
«Ah... - aggrotto le sopracciglia, nel tentativo di ricordare qualcosa, ma sinceramente non mi viene in mente nessuna razza associata a quel nome - Non credo di conoscerla...»
Lui ghigna, divertito.
«Forse un giorno lo vedrai... Ora però ti conviene trovare quel botolo.» mi suggerisce, per poi allontanarsi da me.
Ha ragione, mancano ormai poco più di cinque minuti all'inizio delle lezioni.
Riprendo la ricerca, se non trovo quel cane in tempo sarà la fine.
Decido di dirigermi verso la sala delegati che oggi è stranamente socchiusa, segno che potrebbe essere passato di lì. Quando apro la porta però, della piccola palla di pelo non c'è traccia.
«Ciao Vanille!» mi saluta con un sorriso Nathaniel.
«Ehi ciao! Ho... Ho saputo che la storia dell'assenza è completamente risolta.» dico, per poi mordermi le labbra, innervosita da questa mia insolita balbuzie.
«Diciamo di sì. Anche se ha marinato la scuola non sarà espulso per questa volta.» commenta lui con un sospiro, come se parlare di Castiel gli desse comunque fastidio.
«Beh... Meglio così no?»
Cerco di mitigare un po' l'aria tesa che si è creata qua dentro, manco ci fosse pure Castiel e fossimo tornati a ieri pomeriggio.
Lui, però, alza le spalle, come a voler dimostrare una certa indifferenza.
«In ogni caso, scusami per averti immischiato in questa storia. - dice, scostando lo sguardo dal mio, come se la cosa lo imbarazzasse - Non avrei dovuto chiederti questo tipo di favore e metterti in una tale situazione. Insomma io...» si passa una mano dietro la nuca, sempre più nervoso, credo di non averlo mai visto così in una settimana che sono qua.
«Nathaniel tranquillo, è acqua passata, inoltre io e Castiel...»
«Potremmo parlare ogni tanto di altro, e non sempre di Castiel?» domanda, interrompendomi, ma senza aggredirmi, lo dice anzi con il suo solito modo educato e pacato.
Gli sorrido.
«Hai ragione.» rispondo, tranquillamente.
Vorrei scordarmi il perché sto girando per tutto il liceo come una trottola, ma mi rendo conto che non ho tempo.
«Senti un po'... Hai visto passare un cane da queste parti?» domando, alla fine dei conti questo è un valido nuovo argomento di conversazione.
«Il cane della preside? È scappato ancora?» mi domanda, per niente stupito, esattamente come aveva reagito Iris, poco più di dieci minuti fa.
«Già... Come se non bastasse la Preside ha esagerato... Voglio dire, è il suo cane! E poi non credo che noi alunni abbiamo il diritto di portare animali a scuola, giusto?»
«Diciamo che è l'unico abuso di potere, - comincia facendo il gesto delle virgolette con il medio e l'indice di entrambe le mani alle ultime tre parole - della preside! Comunque... Se non vuoi beccarti una punizione e se non vuoi che ti affidi un altro compito, ti consiglio di ritrovare il cane!» mi dice risoluto, come se l'avesse già provato sulla sua pelle.
Sospiro. Non ho altra scelta. Spero solo che si faccia prendere, perché ormai manca poco e ho davvero perso la pazienza.
Esco dalla sala delegati, salutando Nathaniel, mentre sento lui augurarmi un in bocca al lupo.
Finalmente lo vedo. Sta passando a tutta velocità in mezzo alle gambe degli studenti, dirigendosi nel corridoio che porta alla mensa. Comincio a correre velocemente, nel tentativo di raggiungerlo, ma quello sembra essere una saetta e sgattaiola via alla velocità della luce.
Mi blocco proprio davanti al mio armadietto, a bocconi, le mani sulle ginocchia e il fiato grosso per la corsa. In quel momento il mio sguardo cade su un sacchetto di carta per terra, proprio davanti al mio armadietto.
Lo afferrò, notando che sopra c'è scritto qualcosa con un pennarello nero.
Questi li uso con Demon, prova ad attirarlo in questo modo.
Castiel
Sorrido a questo gesto dolce e altruista che probabilmente quell'orgoglioso rockettaro, ribelle non ammetterà mai, ma che io non scorderò di certo.
Mi dirigo verso la mensa, sicuramente si è diretto là perché avrà fiutato l'odore del pranzo.
Non appena giro l'angolo lo vedo, infatti, grattare e uggiolare contro la porta che dà alla mensa scolastica. Solo in quel momento, apro il sacchetto e ne tiro fuori un paio biscottini a forma di osso, per poi chinarmi.
«Ehi Kiki... Guarda cos'ho qui? Li vuoi due biscottini?»
Il cagnolino si volta verso di me e per un attimo rimane indeciso sul da farsi, spostando la testa prima a destra e poi a sinistra. Poi si comincia ad avvicinare, lentamente, annusando l'aria e non appena sfiora con il naso la mia mano, allunga la linguetta rosa e sottile e con essa afferra un biscottino e se lo porta alla bocca.
«Bravo cagnolino!» dico io, facendogli due grattini sopra la testa e poi dietro le orecchie.
Lui si mangia anche l'altro biscotto e in quel preciso momento vedo un ombra calare su di noi, quasi come fosse un avvoltoio.
Mi volto e vedo la preside osservarci. Il suo viso è tornato improvvisamente sereno e gioioso, come se venti minuti fa non mi avesse praticamente minacciato di espellermi.
«Kiki!» esclama rivolgendosi al suo cane, questo tutto contento scodinzola e la raggiunge, facendole le feste, come se non fosse successo nulla.
«La ringrazio signorina! - dice chinandosi e mettendogli il guinzaglio - Il pensiero di perdere il mio Kiki mi fa stare male! Ora che l'ha ritrovato può andare a lezione!»
E certo, fatto il lavoro sporco posso anche andarmene. Una cosa è certa 'sta preside è tutta matta.
Sospiro leggermente, e faccio buon viso a cattivo gioco, regalandole un semplice sorriso di circostanza.
«Di niente, signora preside.» dico, per poi allontanarmi e andare al mio armadietto.
Devo decisamente ringraziare Castiel appena lo vedo, senza di lui non sarei mai riuscita a catturare il cane.
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