Passioni condivise
Nathaniel si volta nuovamente verso di me, sorridendomi appena. Accidenti quanto è carino.
«Allora benvenuta ufficialmente al Dolce Amoris, Vanille.»
«Oh grazie Nathaniel.» gli dico, sorridendogli di rimando.
«Credo dovremmo andare a lezione.» dice poi, prendendo la tracolla grigia che stava poggiata sul lungo tavolo bianco e mettendosela in spalla.
Faccio un cenno di testa, storcendo la bocca nel tentativo di ricordarmi quale lezione avessi.
«Lettere.» mi dice lui.
«Eh?» domando, con aria stupita, non capendo bene a cosa si sta riferendo.
«Se stai cercando di ricordare che materia hai ora, è lettere. Ho controllato il dossier poco fa.» spiega meglio lui.
Lo guardo stupita, non capendo come intendere quel gesto. È la sua professionalità nell'essere il delegato oppure ha qualche vena da stalker, magari perché gli piaccio in qualche modo? Sarebbe carino se questo bel ragazzo biondo s'interessasse a me e, visto il suo portamento, il suo modo di vestirsi, il suo ruolo e la sua pessima capacità di fare battute, forse osservare i miei orari di lezione è il suo medo per conoscermi e avere un primo vero approccio con me, nonostante possa sembrare un comportamento strano e un po' da stalker.
Diciamo le cose come stanno, di stalker mi basta e avanza Kentin.
«Allora ci vediamo in giro.» dico, allontanando da me quegli ultimi pensieri e salutandolo con la mano.
«Certo, alla prossima.» mi risponde lui con un ultimo sorriso, per poi uscire entrambi dalla sala delegati e andando in due direzioni opposte.
Devo ammetterlo, la lezione di lettere l'ho preferita di gran lunga a quella di matematica ad inizio mattinata. Sarà che lettere è sempre stata la mia materia preferita, assieme ad arte, perciò forse mi sono sentita a mio agio a quella lezione, rispetto all'altra.
Finalmente ora c'è l'intervallo e posso godermi un po' di pace e un po' di tranquillità. Chissà, magari scopro qualche altro strafigo come Nathaniel o quel rosso rockettaro con cui mi sono scontrata, oppure qualche ragazza meno oca e insopportabile della barbie e delle sue schiavette.
Poso tutto nell'armadietto e quando lo richiudo, quasi salto in aria.
«Ciao Vanille!» mi saluta Kentin, guardandomi da quei fondi di bottiglia che sono i suoi occhiali.
«Maledizione Ken, non puoi comparire così all'improvviso!» protesto.
«Vuoi un biscotto?» mi domanda, porgendomi un tubo di biscotti del marchio Lu.
Strano, io solitamente vado matta per i biscotti della Lu, eppure quella confezione e quel genere di dolcetti, non li ho mai visti.
«No, grazie, Ken... Ora scusa ma devo proprio andare.» dico, abbandonandolo nuovamente in mezzo al corridoio.
Un po' mi dispiace trattarlo così, ma, se non lo faccio, non imparerà mai a cavarsela da solo.
Mi dirigo verso l'uscita della scuola, diretta al cortile che, quella stessa mattina, avevo attraversato in tutta fretta nel tentativo di non farmi notare. Ora che invece sono ufficialmente in questo liceo, ho tutte le intenzioni di farmi nuovi amici.
Arrivata fuori alzo la testa, respirando a pieni polmoni l'aria fresca. Sono talmente presa da questo mio gesto, che faccio praticamente tutte le volte in cui esco da un luogo in cui sono stata per più di un paio d'ore, che non mi accorgo della persona che si è avvicinata a me.
«Ciao! Tu sei quella nuova, vero? - mi domanda, ed io apro gli occhi - Io mi chiamo Iris, sono nella tua stessa classe.»
La osservo meglio. Sì effettivamente ricordo il suo viso alla lezione prima, o meglio avevo i suoi capelli rossi, legati in una morbida treccia laterale, proprio nel banco davanti al mio.
«Ciao! Io sono Vanille.» rispondo allora con un sorriso.
«Piacere mio Vanille. – mi dice allora, con un sorriso dolcissimo e davvero molto amichevole, niente a che vedere con la vipera bionda di prima – Spero ti piacerà il nuovo liceo.»
«Sono una che si adatta abbastanza facilmente.» dico, quasi a volerla rassicurare che sarà così.
Improvvisamente le squilla il telefono.
«Scusa è mio fratello.» dice per poi rispondere all'apparecchio e allontanarsi da me, salutandomi gentilmente con la mano.
Ricambio quel saluto muto, vedendo poi in lontananza una panchina.
Faccio per avvicinarmi, ma ecco che nel tragitto, mi si para davanti lui.
Devo ammetterlo, sembrerà pure stronzo, e non so nemmeno se sia vero o no, ma è maledettamente bello.
«Ancora tu?!» mi domanda, quasi con aria scocciata.
Sto quasi per rispondergli a tono, ma so che con questo tipo di persone è inutile. In fin dei conti se lo scoprirò un bullo idiota lo lascerò perdere come facevo nel vecchio liceo, ma forse potrebbe anche dimostrarsi un tenerone con la corazza e uno dei miei talenti è sempre stato riuscire a rompere quella corazza. In fin dei conti Lucien, il mio migliore amico era così prima che lo conoscessi. Beh, non proprio migliore amico. Lo ammetto, nell'ultimo periodo ci eravamo messi assieme, ma lui poi si era trasferito a Marsiglia con i suoi ed entrambi decidemmo che la relazione a distanza non faceva per noi.
Proprio grazie a Lucien, perciò, sapevo che per parlare con gente così, l'unica soluzione era o attaccare discorso su qualcosa di completamente diverso, oppure rispondere di rimando con un'altra battuta.
«La tua maglietta mi ricorda qualcosa...» dico, soddisfatta di quella mia mossa, osservando intensamente la maglia rossa con lo scheletro che indossa.
Sul suo volto si tira un sorrisetto ironico, pronto per una battuta, sicuramente irritante.
«E a cosa ti fa pensare? Non credo se ne vendano nei negozi per bambine dov'è vai tu...»
Quasi mi sento offesa. Sono davvero così vestita da bambina? Un paio di jeans grigi e una camicetta bianca a mezze maniche, con sopra una maglietta blu notte è un abbigliamento da bambina? Ok, forse le ballerine possono anche dare quell'idea, ma il resto non mi pare.
Non demordo e ribatto tranquillamente, quasi come fossi superiore a lui e quella sua frecciatina non mi toccasse nemmeno.
«Pensi non sappia che è il logo di un gruppo rock?» gli chiedo, quasi come fosse una domanda retorica.
«Ah però, la nuova arrivata conosce i Winged Skull.» dice lui, questa volta il suo sorriso sembra più divertito che ironico.
Ecco come diavolo si chiamavano. Strano, ma vero i nomi dei cantanti e dei gruppi, in generale, me li dimentico sempre, a meno che in quel periodo non sto in fissa con qualcuno in particolare.
«Sì, mi piace ascoltare rock ogni tanto.» lo informo, come se gli interessasse.
So bene che a uno come lui, almeno in quel momento, la musica che ascolto gli importa quanto gli potrebbe importare il problema del riscaldamento globale, cioè zero.
Però è vero. Io ascolto tutti i generi musicali. Dal rock, al pop, ogni tanto persino musica classica, se ho voglia di rilassarmi.
«Sono sorpreso, non ci sono tante ragazze che ascoltano quel tipo di musica.» ribatte, questa volta sembra davvero soddisfatto.
Ragazzo se solo sapessi quanto ancora posso stupirti, penso mentre lui mi saluta e si allontana di nuovo.
Bene, è assodato, quello lì è il classico ragazzo da corazza. Ma se Lucien aveva una corazza da figo della scuola, lui ce l'aveva da rockettaro. La cosa cambiava poco comunque, presto avrei capito perfettamente come trattarlo e magari sarei riuscita a farmelo amico.
Il resto del tempo è passato talmente velocemente che quasi non me ne sono resa conto. A fine giornata mi ritrovo all'armadietto a recuperare tutto ciò che devo riportarmi a casa. So che prima di andarmene devo passare dalla preside e avvisarla che ho risolto tutte le questioni burocratiche in sospeso.
«Sucura du non volere un buscotto?» mi domanda Kentin avvicinandosi a me, masticando furiosamente uno di quei dolcetti.
«Ken, no... Basta chiederlo! Ci vediamo domani.» faccio per allontanarmi, per l'ennesima volta. La smetterà prima o poi.
Arrivata davanti all'ufficio della preside, busso e attendo che mi dicano di accomodarmi.
«Ho risolto tutto con il dossier, - dico non appena incrocio lo sguardo con la donna - credo il delegato l'abbia riposto nell'armadietto de...»
«Sì, sì... Me l'ha consegnato proprio qualche minuto fa. – m'interrompe lei – Adesso è ufficialmente un'alunna del Dolce Amoris.» continua, dicendomi la stessa cosa che mi aveva detto Nathaniel questa mattina.
«Grazie, preside...» mi fermo, prima di sbagliare quel maledetto è impronunciabile nome e fare così una figura terribile.
«Visto che le lezioni sono finite, può tornare a casa. Arrivederci e a domani!» conclude.
Faccio un cenno con la testa e dopo averla salutata esco dall'ufficio.
Non appena lo faccio però, mi trovo davanti proprio il delegato degli studenti.
«Nathaniel!» esclamo con un sorriso.
«Vanille! - dice, pronunciando anche lui il mio nome con un quel sorriso dolcissimo - Perdonami, non ho avuto il tempo di farti fare un giro del liceo.»
«Ma figurati, non preoccuparti.» lo rassicuro.
«Permettimi di farti vedere almeno la biblioteca, ovviamente solo se vuoi.» dice.
Il mio cuore perde un colpo. Sono quasi sicura che i miei occhi si sono illuminati a quella proposta. Assieme alla musica, i libri sono la mia seconda vita.
«Molto volentieri!» rispondo senza nemmeno pensarci.
Lo seguo, mentre mi porta alla biblioteca, spiegandomi che l'accesso è riservato agli studenti che devono fare ricerche o particolari progetti.
«Ma allora non potremmo stare qui?» chiedo, osservando i vari scaffali carichi di volumi, guardandoli come se ognuno di loro fosse l'amore della mia vita.
«Beh... Visto che io sono il segretario delegato, posso fare quello che voglio.» mi dice facendomi l'occhiolino.
Improvvisamente mi sento avvampare.
Maledizione, quanto può essere carino questo ragazzo? Mi mordo un labbro, mentre lo vedo prendere un volume da uno degli scaffali.
«Ti piace leggere?» mi chiede sfogliando il libro, di cui non sono riuscita ancora a vedere il titolo.
«Se mi piace leggere? Io vivrei in biblioteca!» dico entusiasta.
Lui sorride compiaciuto. Anche lui, quasi sicuramente, con quella sua aria da intellettuale, è un grande lettore.
«Genere preferito?» mi domanda nuovamente.
Storco la bocca, indecisa. Chiedere di scegliere solo un genere di letteratura per me è come chiedere ad una madre quale tra i suoi figli è il suo preferito. Alla fine, però, dopo aver valutato tutte le mie letture recenti, prendo una decisione.
«Credo di poter dire che preferisco i fantasy e i romanzi rosa, ma leggo un po' di tutto.» dico.
«Io invece adoro i gialli e i polizieschi.» specifica lui alzando il libro e mostrandomi la copertina, dandomi così la possibilità di leggere il titolo.
La valle della paura
«Conan Doyle... - dico in automatico, senza nemmeno leggere l'autore - Ho letto i gialli di Sherlock Holmes almeno quattro volte.»
Abbiamo passato in quel modo una buona mezz'ora, fino a che la preside non ci è venuta a ripescare, dicendoci che il custode doveva chiudere la scuola e che quindi dovevamo uscire.
Nel farlo Nathaniel mi spiega che spesso rimane in biblioteca fino all'orario di chiusura. Nei libri trova sempre il conforto di cui ha bisogno.
Mi stupisco un po' di quella sua affermazione. Solitamente un ragazzo della sua, della nostra, età trova più conforto a casa che a scuola, anche se è un'intellettuale o il delegato degli studenti.
Ci salutiamo e ci dirigiamo da due parti opposte.
Finalmente si torna a casa, anche se, bisogna ammetterlo, questa prima giornata di scuola non è stata affatto male.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top