In mezzo a due fuochi

Devo ammetterlo, mi sto davvero ambientando in questo nuovo liceo. Ormai è passata una settimana da quando ho cominciato a frequentare l'istituto Dolce Amoris e posso tranquillamente dire che le poche persone che ho conosciuto, Ambra e compagne escluse, se prese per il verso giusto sanno essere alquanto simpatiche.
​Anche i professori non sono male, anzi trovo siano alquanto preparati.

Oggi la giornata è passata relativamente veloce, nonostante il lunedì sia, solitamente, il giorno peggiore.
​Esco dall'aula dell'ultima lezione, sapendo di poter fare con calma, perché la scuola rimarrà aperta ancora per un'ora circa, e mi dirigo verso il mio armadietto, aprendolo e depositandone i libri che non mi servono più, nemmeno per studiare a casa, prendendo invece il libro e il quaderno di storia, in modo che io possa ripassare e risistemarmi gli appunti presi questa mattina, a casa.

«Ah eccoti, capiti bene! Potresti farmi un favore?»
Mi volto ritrovandomi davanti il viso cordiale e sorridente di Nathaniel. Chiudo l'armadietto, sorridendogli di rimando.
«Certo, dimmi...» gli rispondo, senza nemmeno pensarci un secondo.
​In fin dei conti, lui era stato molto gentile con me il mio primo giorno qui dentro, esattamente una settimana fa, perciò perché non ricambiare il favore, in qualche modo.

«Ti ringrazio! - mi sorride nuovamente lui, con uno di quei suoi soliti sorrisi dolcissimi e pieni di gratitudine che sinceramente non credo di meritarmi, insomma nemmeno gli abbia già fatto il favore, lo lascio comunque proseguire - Ho un foglio di assenza da far firmare a Castiel e, sinceramente, meno lo vedo e meglio è! Potresti farglielo firmare tu e poi riportarmelo?»

Effettivamente ricordo di non aver visto Castiel venerdì scorso, tanto da essermi chiesta se fosse malato, ma ovviamente con il passare del fine settimana me ne ero dimenticata e comunque non erano certo affari miei. La cosa che però mi ha stupita è il fatto che Nathaniel non sopporti Castiel. Insomma sì, sicuramente Castiel sa essere irritante, però credevo che un ragazzo come lui sapesse approcciarsi con qualsiasi tipo di studente, con la sua calma e il suo essere pragmatico. A quanto pare mi sbagliavo.

«Non c'è problema.» rispondo.
​«Sei un tesoro... - mi dice e in un attimo sento le mie guance infiammarsi, oddio, fa che non sia arrossita, mentre lui incurante della mia situazione continua - Dico davvero, è gentile da parte tua andarci al posto mio, avresti potuto anche mandarmi a quel paese e ne avresti avuto tutto il diritto. Perciò, grazie!» conclude porgendomi il foglio, mentre io, credo, anzi spero, ho assunto finalmente un colore normale della pelle. Dico spero perché purtroppo non posso vedermi, ma mi sembra che il calore sia sfumato.

La curiosità prende il posto dell'imbarazzo, mentre nella mia testa si fa strada una domanda che pongo subito al giovane delegato, senza riuscire a trattenerla in bocca.
«Ma scusa un attimo, perché deve firmarlo lui? Non spetterebbe piuttosto ai suoi genitori?» chiedo, mentre prendo il foglio dalle sue mani.
​«In condizioni normali sì, ma siccome i suoi genitori viaggiano molto per lavoro, lui è emancipato per tutto ciò che è amministrativo. Vuol dire che ha l'autonomia per certe decisioni. Per tutto ciò che riguarda la scuola ad esempio...» mi spiega tranquillamente lui, anzi direi quasi svogliatamente, come se gli importi davvero poco di quello che fa Castiel, o addirittura gli dia fastidio.

«Ah ok, ho capito... Non lo sapevo...» dico, comprendendo che forse parlarne con lui non è il caso, forse non scorre proprio buon sangue tra i due e non sono certo affari miei.
«Di nuovo grazie.» ribadisce lui con un altro leggero sorriso.
«Prima aspetta che ti faccio il favore.» gli sorrido, con un occhiolino, per poi allontanarmi.

Mi dirigo verso l'esterno, se c'è un posto da cui sono sicura dovrei iniziare a cercare Castiel è il cortile. Solitamente è lì, a fumarsi una sigaretta.
​Spingo la porta e come mi aspettavo lo trovo lì, appoggiato al muretto, mentre fissa un punto imprecisato dell'orizzonte, la sigaretta tra le dita e solamente una cuffia all'orecchio destro.

Prendo un grosso respiro e mi avvicino a lui, con il foglio stretto in mano, sento il peso della tracolla sulla spalla sinistra, se la cosa si prolunga credo l'andrò a posare, onde evitare che la cinghia mi lasci il segno com'è successo quattro giorni fa.

«Dico io, da quando in qua si marina la scuola? Almeno potevi avvertirmi, evitavamo un paio di lezioni insieme.» gli dico, scherzando.
​Lui non risponde, semplicemente mi guarda storto, come se fossi un'irritante insetto che gli dà fastidio nel momento più bello della sua giornata.

«Che vuoi, ragazzina?» mi chiede, vedendo che io non accenno minimamente a spostarmi.
«Ho un foglio da farti firmare.» gli rispondo tranquillamente, mostrandogli il pezzo di carta.
«Beh, la cosa non mi riguarda. Puoi pure riportare il foglio al signor delegato, - fa il segno delle virgolette per accentuare l'appellativo che ha usato - io tanto non lo firmo.»
​A quanto pare, l'odio tra i due è una cosa reciproca. Anzi, bisogna ammettere che in Castiel si nota molto di più l'astio che prova nei confronti di Nathaniel.

«Non credo ne sarà contento.» rispondo non sapendo esattamente cosa dire, ho sempre paura di contraddirlo troppo, per quanto abbia detto di comportarsi da cavaliere la settimana scorsa, nessuno gli impedisce di arrabbiarsi più del dovuto e prendermi a calci se gli rompo le scatole.
​«Sai quanto me ne importa...» dice, facendo un'alzatina di spalle e aspirando un lungo tiro dalla sigaretta.

Faccio l'ennesimo sospiro e decido di tornare indietro. Sinceramente non so cosa concluderò tornando da Nathaniel, ma magari lui ha una soluzione alternativa, perché a me non viene in mente assolutamente nulla per convincerlo a firmare.
​Decido, comunque, di passare prima dall'armadietto e lasciare, come avevo deciso, la tracolla. Sono sicura all'ottanta per cento che prima che si risolva questa situazione, sarà passata tutta l'ora.

Posato tutto, mi dirigo in sala delegati, se c'è un posto dove posso trovare Nathaniel, è sicuramente quello, ormai lo so.
​Busso e apro la porta, ritrovandomi il suo dolce viso incorniciato dai corti e arruffati capelli biondi.

«Ci hai parlato? Tutto ok?» mi domanda subito, non appena mi vede.
«Per parlarci ci ho parlato, ma non vuole firmare il foglio.» rispondo, non ho idea di che espressione abbia assunto la mia faccia, ma la mia voce è parecchio dispiaciuta.
​«È un testone, ma se insisti un po' vedrai che alla fine firmerà.» mi risponde lui, mettendosi a cercare qualcosa in un grosso blocco di fogli sul tavolo.

Io emetto un sospiro, assicurandogli che ci avrei riprovato, mentre lui si volta di nuovo verso di me e mi ringrazia, accompagnando quella piccola e semplice parola con un sorriso.
​Forse è perché non so dire di no a quel faccino, perché altrimenti col cavolo che sarei tornata indietro.

Esco dalla sala delegati e, nonostante manchi ancora una buona mezz'ora alla fine di tutte le lezioni, ci sono alcuni studenti che, con lo zaino e le borse sulle spalle, stanno lasciando l'edificio, attraversando il corridoio. Tra i vari studenti, noto Ken che, nonostante la sua stazza mingherlina, riesce sempre a farsi riconoscere. Insomma è difficile non farsi notare con quell'orrido maglione arancione acceso che indossa oggi, che, cosa che mi irrita ancora di più, s'intona perfettamente con la mia maglia.
​Storco la bocca, e se proponessi a lui di andare a chiedere a Castiel di firmare questo benedetto foglio? Sono talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorgo che è stato lui a raggiungermi.

«Ehi Vanille, hai bisogno di aiuto?»
Sobbalzo un po', non aspettandomi di vedermelo proprio qui davanti.
«Io... Come fai a saperlo?» chiedo stranita, sollevando il sopracciglio destro.
«Così... - mi risponde lui alzando le spalle - Ho tirato a indovinare, comunque sappi che sono sempre qui se hai bisogno di qualcosa!» mi dice con un sorriso a trentadue denti.
​È assurdo quanto questo ragazzo si comporti da zerbino nei miei confronti, senza che io glielo chieda. Quando guadagnerà un briciolo di amor proprio e di stima per se stesso sarà decretata la fine del mondo.

Sospiro, spiegandogli poi la situazione.
«Dovrei far firmare questo foglio di assenza a Castiel, il ragazzo metallaro che sta spesso fuori in cortile, ma non ne vuole sapere.»
«Posso farlo io!» esclama entusiasta lui.
​In un attimo mi si para davanti al viso la scena. Questo scricciolo che va da Castiel per fargli firmare il foglio e lui che lo sbrana come un cane rabbioso.

«No, tranquillo, lascia stare... È meglio se me ne occupo io.» gli dico.
«Ok! Allora ti lascio completare la tua quest! - oddio fa che non l'abbia detto sul serio - Ciao ciao, Vanille!» conclude, salutandomi e mettendo entrambe le mani sulle cinghie dello zaino per poi dirigersi verso l'uscita.
​Lo seguo andar via, ancora sconvolta dalla sua citazione, fuori luogo, di Dungeons & Dragons. Ma si può essere più nerd di così?

«Ehi Vanille, non torni a casa tu?»
Mi volto, notando la chioma rossa di Iris e il suo sorriso amichevole.
«Non ancora... Devo far firmare questo a Castiel, - comincio, mostrando il foglio - e poi riportarlo a Nathaniel.»
«Castiel è un po' complicato per questo tipo di cose, quindi non saprei come aiutarti... - dice storcendo la bocca, come fosse davvero indecisa sul da farsi, e magari è proprio così - Se provassi a chiederglielo gentilmente?»

Emetto l'ennesimo sospiro, alzando un po' le spalle.
«Dubito funzioni con quello zuccone, comunque grazie lo stesso.» le rispondo con un sorriso.
«Di nulla amica mia, ci vediamo domani?»
«Certo, a domani.»

Ok, basta tergiversare. Devo assolutamente trovare Castiel e fargli firmare questo benedetto foglio.
Ormai il corridoio è quasi vuoto, gli ultimi ragazzi stanno abbandonando l'edificio e finalmente lo vedo, affacciato verso l'interno di quello che probabilmente è il suo armadietto.
«Castiel!» lo chiamo, avvicinandomi.

Lo vedo irrigidirsi e so esattamente cosa sta pensando, probabilmente mi sta dedicando una serie di improperi nella sua testa. Si volta, il suo sguardo è quasi di fuoco.
«Che c'è ancora???»
«Indovina un po'? Nathaniel ha insistito.» gli dico con tono ironico, sventolandogli il foglio davanti al naso.
​«Ed io rifiuto ancora! Che venga a chiedermelo di persona, invece di mandare una ragazzina come te!» risponde, alzando il tono della voce e sbattendo l'anta dell'armadietto.

Gli lancio un'occhiataccia. Sono davvero stufa di sentirmi sminuire da lui, mi irrita ancora di più di quando lo fa Ambra, forse perché lui, al contrario della bambola bionda, non fosse per il suo caratteraccio lo riterrei pure interessante.

Mi dirigo con passo pesante, di nuovo, verso la sala delegati. Mi sto seriamente scocciando di questo avanti e indietro e sinceramente su una cosa Castiel ha ragione, Nathaniel poteva benissimo andarci da solo, d'altro canto però era chiaro che lui aveva altro da fare, mentre quel cretino di Castiel non ci avrebbe messo nulla a fare una maledetta firma.

Entro immediatamente, senza bussare o fare qualsiasi convenevole, a momenti sbatto pure la porta.
Lui alza lo sguardo dai fogli.
«Allora?»
«Allora... - sospiro esasperata - "Chiedimelo di persona, se sei un vero uomo!"» dico, imitando il più possibile la voce di Castiel, rendendola però un po' ridicola in modo da prendere in giro quella sua aria di superiorità che si è dato poco fa.
​«Cosa? Ha detto seriamente questo?? - vedo chiaramente il suo viso aggrottarsi in una smorfia di rabbia - Puoi dirgli allora che lui dovrebbe assumersi le sue responsabilità e firmare quel maledetto foglio!»

«Ti avviso però... Se si rifiuta di nuovo ci rinuncio.» dico decisa.
Lui a quella mia affermazione fa un cenno di testa, accompagnato da un sospiro.
«Ne avresti tutto il diritto, anzi ti devo ringraziare per la pazienza e per il grosso favore che mi stai facendo.» mi rispose lui.
Questa volta ad accompagnare la sua frase non c'è il suo solito e dolce sorriso, ma un aria sconsolata come di chi sa di chiedere troppo. Sento il mio cuore che quasi si spezza a quell'espressione, facendomi sentire in colpa per averlo minacciato in quel modo.
​«Tranquillo. - lo rassicuro - Riuscirò a farglielo firmare, anche a costo di minacciarlo!» dico, facendogli l'occhiolino e dandogli la possibilità di tirare un piccolo sorriso.

Dopodiché esco nuovamente dalla porta e lo trovo ancora lì, appoggiato agli armadietti, come se stesse aspettando la mia prossima mossa. Ah, ma questa volta mi sente!
«Gli hai trasmesso il messaggio?» mi domanda, prima ancora che io possa dire qualcosa.
«Sì, e quindi...» faccio io, guardandolo con aria seria.
​Cavolo quanto vorrei un paio di occhiali, per osservarlo da sopra le lenti come fanno quelle professoresse serie dei film quando vogliono rimproverare uno studente disubbidiente. Perché alla fine questo è, un alunno che non vuole firmare la sua assenza perché si diverte a fare il ribelle di turno.

«Ancora?? Diavolo, ma sei insistente...» sbotta lui, sempre più innervosito.
«Vuoi sapere che ti ha risposto? Ha detto che se sei un uomo dovresti assumerti le tue responsabilità e firmare e sinceramente sono d'accordo... Perciò, che facciamo? Sai non vorrei stare tutta la sera qui a farti da balia...»
​«Beh... Si da il caso che sono testardo quanto lui e quindi non firmo niente. Tra l'altro, sono sicuro che fa così solo perché vuole farmi cacciare dalla scuola.» brontola.

Questa volta sento palesemente la rabbia ribollirmi in corpo, nemmeno Ambra fino ad ora era riuscita a farmi arrabbiare in questo modo. Stringo il pugno che non tiene in mano il documento, percependo distintamente le unghie dare la sensazione di penetrare la carne, anche se so che non è così.
​«Senti, ne ho abbastanza delle vostre storie! Firma il foglio e se hai qualcosa da dire te la vedi con lui!!» sbraito, ringraziando il cielo che non c'è praticamente più nessuno nel liceo, tranne forse qualche studente che ancora sta sistemando o qualche professore.

Lui sbuffa, afferrando il foglio dalla mia mano.
«Sei pesante proprio come lui!» dice, aprendo l'armadietto e richiudendolo dopo aver preso una penna.
​Dopodiché si appoggia su di esso e firma. Nonostante tutto ha una bella grafia, ed io che credevo che i rockettari scrivessero tutti da cani.

«Toh! - dice porgendomi nuovamente il documento - Eccoti il tuo foglio firmato, sei contenta adesso?»
​Lo prendo in silenzio. Avrei voglia di rispondergli che è colpa sua se ci abbiamo messo un'eternità, ma credo di averlo provocato anche troppo per oggi.

Mi allontano da lui, che prende dalla tasca dei jeans grigi un pacchetto di sigarette e se ne porta una alla bocca, per poi uscire nuovamente in cortile.
​Io invece ritorno per l'ultima volta, in sala delegati, stravolta da quella specie di avventura.

«Ci sei riuscita stavolta?» mi domanda Nathaniel.
​«Sì, finalmente ha firmato. Ecco qua il foglio.» gli rispondo con un sospiro, poggiando il documento proprio davanti a lui.

«Sei fantastica Vanille... Mi sorprendi... Mi hai tolto davvero un gran peso. Grazie veramente!» mi dice e il suo viso torna immediatamente luminoso e sorridente come mi piace vederlo.
​Improvvisamente a tutti quei complimenti arrossisco di nuovo. Comincio a pensare che questa sensazione non sia solo imbarazzo, ma sinceramente non voglio credere che in appena una settimana io possa dire di provare qualcosa per un ragazzo. No, mi rifiuto. Non ho mai creduto al colpo di fulmine e di certo non comincerò a farlo ora.

«Di nulla, Nathaniel. - gli sorrido io di ricambio - Ora se non ti dispiace credo andrò in bagno e poi me ne torno a casa.»
​«Certo, va pure... e grazie ancora.» dice facendo battere il blocco di fogli contro il banco in modo da impilarli per bene, per poi chiuderli tutti in un faldone e metterci attorno un elastico.

Mi dirigo ai bagni delle ragazze con ancora il pensiero che, in fin dei conti quest'avventura mi ha permesso di conoscere meglio due miei compagni. Castiel, che con i suoi modi di fare ribelli e bruschi sembra non voler dar retta a nessuno e a quanto pare non sempre il comportarsi in modo spiritoso e piccato con lui funziona. E Nathaniel che, nonostante la sua disponibilità e la sua simpatia ha anche lui dei punti deboli che gli fanno perdere la pazienza e lo irritano e uno di questi è sicuramente Castiel, anche se non so effettivamente che problema c'è, o c'è stato, fra loro.

Esco dai servizi, emettendo un sospiro, finalmente posso tornare all'armadietto, prendere la mia tracolla e tornarmene a casa.

«Assumiti le tue responsabilità, razza di...»
Ma questa... Sbaglio o è la voce di Nathaniel?
​«Le assumo, le assumo, non ti preoccupare, poi però ti faccio vedere cosa vuol dire provocarmi...!»

Finalmente li noto, in fondo al corridoio e un attimo mi sale il panico.
​Vedo chiaramente Castiel prendere per il colletto della camicia, ormai per metà sbottonata, Nathaniel e sbatterlo contro gli armadietti. Non riesco a vedere l'espressione del rosso, visto che mi da le spalle, ma Nathaniel è chiaramente adirato, nonostante abbia fatto una leggera smorfia quando le sue spalle si sono scontrate contro ciò che gli stava dietro.

«Ma siete impazziti?» grido, per poi cominciare a correre nella loro direzione, parandomi davanti a lui e guardando malissimo Castiel che sembra digrignare i denti in un ringhio.

Sento il fiato grosso per via della corsa e gli sguardi di entrambi addosso, sia quello confuso di Nathaniel che quello arrabbiato di Castiel.
«Nathaniel smettila! Non serve a niente insistere con un testone così!» dico, ricambiando lo sguardo adirato, anzi più che di rabbia la mia vuole essere un'espressione di rimprovero e delusione.
​La cosa però non sembra funzionare, perché improvvisamente Castiel sembra incazzarsi ancora di più.

«Non immischiarti ragazzina, non ti riguarda!» grida, spintonandomi di lato.
​Cado a terra, urtando il sedere con il pavimento con un verso di dolore e, improvvisamente, quando vede cosa ha fatto, si ferma. Il suo viso torna normale e il suo fiato si fa pesante.

Dopodiché punta un dito contro Nathaniel.
​«Ti avverto Lambert, azzardati un'altra volta a metterti contro di me e ti faccio nero...» lo minaccia, per poi allontanarsi e dirigersi verso l'uscita.

Faccio un enorme sospiro, rialzandomi e scotolandomi un po' di polvere dai jeans blu che indosso e osservando che devo assolutamente mettere a lavare le mie converse, perché la parte bianca non è più bianca.

«Tutto bene Vanille?» mi domanda lui, mentre si riabbottona la camicia, negandomi di prolungare la vista di quei suoi meravigliosi pettorali.
Questo ragazzo continua a stupirmi. Solitamente gli intellettuali sono mingherlini, smunti, sempre chini sui libri, lui invece, sotto la camicia bianca da bravo ragazzo, nasconde un fisico da atleta che, porca la miseria lo sbatterei al muro proprio come ha fatto Castiel poco fa, ma per farci ben altro.

«Eeehh... sì... Sì, sì, tutto bene... Tranquillo...» dico, abbassando lo sguardo e vergognandomi di quei miei pensieri, mentre mi sistemo la mia maglia gialla a fiori arancioni, con il taglio a kimono, che sto indossando oggi.

«Scusa, non dovevi assistere a questa scenata.»
Scuoto la testa, rassicurandolo.
«Se non fossi intervenuta, quell'idiota ti avrebbe fatto un occhio nero...» dico io con un sorriso.
​Lui lo ricambia e, dopo avermi accompagnato all'armadietto, in cui prendo la mia tracolla, usciamo entrambi dal liceo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top