Una notte indimenticabile
I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn't even matter
-Linkin Park
"Potremmo mangiare cinese.'' propongo senza convinzione, ormai stremata da quella conversazione. Discutiamo da ormai venti minuti gli ultimi dettagli per presentare Aria e Cassie ad alcuni suoi amici.
''No, non mi sembra una grande idea. Tyler ha un pessimo rapporto col pesce. Senti, facciamo così: se proprio non te la senti di andare in un posto super chic potreste venire al mio appartamento. Dovrai pur vederlo, prima o poi.'' risponde Victor con un sorriso furbo che cerca prontamente di nascondere dietro al boccale di birra.
Smetto di pulire il bancone e lo guardo fisso negli occhi, cercando di non lasciarmi contagiare da quell'espressione divertita: ''Cosa intendi?'' domando infine con nonchalance.
''Abbiamo deciso di non far sapere al mondo intero che ci frequentiamo perché, come è che hai detto? Ah, perché siamo alla fase embrionale di un rapporto'' dice, mentre io mimo con le labbra le mie stesse parole, di cui vado molto fiera. Poi continua: ''E anche perché sono il tuo capo, a me sta bene. Quindi usciamo insieme la sera lontano da occhi indiscreti, in ufficio facciamo finta di non conoscerci, vengo qui all'ApoCatlypse a bere per parlare, così spesso che probabilmente quel Carl deve pensare che io sia un alcolizzato di prima categoria. Ma vuoi sapere la verità? A me sta bene! Solo, perché non rendere l'ambiente un po' più confortevole? A casa ho un divano, lo giuro.'' è quasi esasperato.
Sì, il suo problema è rendere l'ambiente confortevole. Capisco le sue ragioni, ma non posso spiegargli su due piedi tutti i miei problemi. Dovrei tirar fuori una parte della verità, come il fatto che non sono in intimità con un uomo dal paleolitico o la mia paura di rimaner male. E perché no, magari potrei completare il menù con la spiegazione della complessa storia tra me e Matteo, di come faccia fatica a dimenticarlo. Riconosco che questa, però, sia l'occasione perfetta per accontentarlo senza dover affrontare il disagio. Accetto.
Victor spalanca gli occhi con aria vittoriosa, di sicuro non si aspettava che fosse così facile. Sta di fatto che per avere qualcosa in più da me, dovrà aspettare che io sia pronta. Né prima, né dopo.
Così, l'indomani sera, io, Aria e Cassie ci dirigiamo al suo appartamento per conoscere i famosi amici. Siccome non sanno della nostra ''relazione'', che va avanti da ormai due settimane circa, Victor intende far creder loro che si tratti di un incontro nato in circostanze piuttosto casuali, conseguenza dell'invito di Lucas, che è il ragazzo che lavorava alla reception, un mio buonissimo amico nonché nuovo assistente personale del capo.
Siccome i due sembrano andare d'amore e d'accordo, le dinamiche dovrebbero essere del tipo: ''Ehi Lucas, bella mattinata di lavoro, non trovi? Che ne dici di venire al mio appartamento stasera per festeggiare il nuovo numero, uno dei più venduti nella storia della rivista? Porta alcune amiche, su non farti pregare! E, se desiderano, permetti loro di invitare qualcuno, a patto che non diventino troppe persone. Sarà una bella cena.''
Come ci aspettavamo, il rosso ha invitato me e Tina, l'altra assistente di Victor. Io ho poi, secondo il piano, inventato di essere a conoscenza di un buon rapporto di amicizia tra il capo e Aria, essendo lei impiegata in biblioteca. Cassie non può infine essere esclusa.
Arrivate all'interno dell'ascensore, mi incanto a osservare le mie amiche. Aria indossa un bel vestito rosso che le fascia le gambe lunghe e il corpo magro; è in raso e fa contrasto con i capelli neri di seta. Con l'eyeliner ha reso i suoi occhi a mandorla persino più magnetici, mentre il rossetto scuro le dona un'aria elegante. Cassie ha avvolto i capelli, tornati castani dopo la scomparsa della tinta, in un bel chignon, che le mette in risalto il viso. Un bel tailleur verde chiaro fascia le sue forme.
La struttura si ferma direttamente all'interno dell'appartamento di Victor. Ad accoglierci troviamo due camerieri ben vestiti e presto veniamo inondate dal lusso di quell'ambiente. Mi ricorda un po' la cura maniacale con cui ogni angolo della mia casa era arredato; più che stupirmi, questa ricchezza mi evoca pessimi ricordi. Lo stile è immancabilmente consono alla personalità del proprietario, apparentemente freddo ma curato e caloroso in alcuni dettagli.
Veniamo condotte nel salone e sono tutti presenti. Io e Victor ci siamo ripromessi di ignorare quasi l'esistenza l'uno dell'altra, ma non appena metto piede nell'immensa stanza, il mio sguardo corre, come se sapesse da principio la sua posizione esatta, al viso che tanto sogno. I suoi occhi, allo stesso modo, si soffermano su di me. Respira profondamente, dopodiché, da bravo padrone di casa, si alza e ci stringe la mano senza troppe cerimonie, per poi passare alle presentazioni. Il primo candidato è Tyler mentre il secondo si chiama Mason. Ecco, lui, che mi ha lodata per il mio impiego, mi piace. Tina ride di gusto di fronte a quei complimenti, e io non posso fare a meno di osservarla, in tutta la sua sensualità. E' la prima volta che mi capita di vederla di persona: ha dei lunghi capelli rossi e occhi verde mare, mentre un vestito grigio con scollatura a sirena mette in risalto il seno prosperoso. Ridacchia e cerca Victor con lo sguardo. Ingoio il boccone amaro e in cambio sento un brivido sconosciuto percorrermi da capo a piedi.
Nel giro di un attimo veniamo condotti alla sala da pranzo, il cui tavolo circolare è già riccamente imbandito. Mi siedo tra Lucas e Mason, poi la cena ha inizio.
''Insomma, Victor, direi che questa rivista è stata un bell'affare, no?'' domanda Tyler aguzzando gli occhi azzurri sull'amico.
''Che posso dire, si sa che per gli affari ho un certo occhio.'' risponde facendogli l'occhiolino. Io assaggio una bevanda strana, che non ho mai visto né sentito prima. Ammetto di fare fatica a mandarla giù.
''Oh, non solo per gli affari. Quella sirena spagnola non la scorderò mai.'' gli dice lui di rimando e in men che non si dica la fottuta bevanda mi va di traverso. La stanza piomba in un silenzio imbarazzato e Mason, seduto accanto a me, inizia a colpirmi dolcemente sulla schiena.
''Tutto bene? Tranquilla, sono un medico '' mi domanda poi, continuando a tenere la mano sulla mia pelle nuda.
''Mason, non sta mica morendo. Lasciala in pace.'' sbotta di colpo Victor, costringendo il mio salvatore a tornare in fretta al suo posto. Esulto internamente per quel tono stizzito, ma non riesco a guardarlo in viso. Per la prima volta mi domando: quante donne ha avuto Victor?
''Ora che siamo tutti fuori pericolo, che ne dici di raccontarci di questa ''sirena''?'' gli domanda Tina sporgendosi dal tavolo e mettendo in risalto la scollatura profonda. Aria scuote impercettibilmente la testa, facendomi sorridere. Mason, che suppongo abbia notato la scena, mi sussurra:'' Lei e Victor si punzecchiano da un bel po', ormai.''
''Non ha importanza, dai.'' dice Victor modestamente. Vorrei colpirlo in faccia, ora. Sì, amici: stiamo tornando ai tempi dell'odio primitivo.
''L'ho vista davanti all'edificio della rivista. Mio Dio, era bellissima. Proprio come piace a Victor. Te la ricordi, Mas?'' chiede Tyler rivolto all'amico. Io cerco di mantenere la calma e mi guardo intorno, Aria gioca col cibo e Cassie sembra in trance. Perfetto: sono in fase embrionale con un idiota e le mie amiche sono vegetali.
''Occhi neri, capelli biondissimi e curve da urlo. Vic, lavorava da te alla fine?'' Eccomi qua, con gli occhi azzurri, i capelli castani e il fisico scarno. Decisamente il suo tipo!
''A descriverla così sembra Monica della contabilità.'' afferma Lucas con sguardo consapevole, nel vano tentativo di inserirsi nella conversazione.
''Ma no, non lavora alla rivista!'' Urla Victor dall'altra parte del tavolo, anche se a me sembra dall'altra parte del mondo.
''E dai, come se fosse la prima volta che te la fai con una collega!'' asserisce Tina con una risata che mi fa venire voglia di strapparmi le orecchie. Non riesco a voltarmi verso di lui, ma vedo chiaramente lei fargli l'occhiolino.
Di colpo non sento più nulla. Ripasso lentamente ogni ragione per cui ho scelto di non fidarmi, come se leggessi i versi di una vecchia canzone. Io non sono che una di passaggio, per lui. Sono e sarò sempre la stupida idiota che aveva un muffin attaccato al sedere, quella che all'ApoCatlypse è scappata biascicando dopo una crisi, quella goffa impiegata sottopagata. Scappai dall'Italia pensando che la mia vita sarebbe stata diversa, ma rimango la ragazzina che i genitori volevano cambiare, quella nullità assoluta che si vergognavano a presentare in società, davanti ai loro amici. L'unico che mi avesse realmente scelta, in ventidue anni di vita, era stato Matteo.
''Non mi sento tanto bene'' dice Aria improvvisamente, nel tentativo, come comprendo istantaneamente, di aiutarmi. Cassie, come rinvigorita, domanda:'' Che piatto è?'' notando un ritardo nella risposta, urla: ''Chef!''
''Bouef Bouruignon'' risponde l'uomo munito di cappello alterato dopo essere entrato. Lei lo guarda socchiudendo gli occhi '' Bene, mi fa piacere che lei sappia il francese. Ora mi dica cosa ha preparato.''
Lo chef passa in rassegna tutti gli ingredienti, lei lo ferma a ''carote'', decretando che Aria ne è, evidentemente, allergica.
''Ma signorina, anche prima la sua amica ha mangiato carote. Erano negli stuzzichini.'' sento delle risate soffocate e prego silenziosamente di morire all'istante.
''Prima erano crude, ora sono cotte'' non sa nemmeno lei che pesci prendere, ma il suo tono convinto e l'occhiolino spiazzano tutti i partecipanti. Alzo la testa quel poco che basta da vedere l'espressione scettica del cuoco.
''Può succedere.'' conferma Mason, non so se per porre fine a quel supplizio o se sinceramente convinto. Cassie lancia all'avversario sconfitto un'occhiata soddisfatta. La buona notizia è che, dopo questa pessima scenata, Aria è talmente pallida da sembrare veramente prossima alla morte.
''Quindi l'avvelenamento da carota è molto grave?'' domanda Lucas, incapace di tenere la bocca chiusa e sinceramente preoccupato.
''Credo di sì'' sussurra con le sopracciglia corrucciate Mason.
''Non sto morendo, vorrei solo andare via.'' afferma la moribonda, aggiungendo un colpo di tosse per rendere la messinscena più realistica.
''Oh Signore, ma stiamo scherzando? Dieci minuti in bagno e sarai come nuova.'' la voce di Victor è abbastanza amara da mandarmi fuori dai gangheri.
''Dieci minuti ti sembrano sufficienti per guarire?'' lo incalzo, inserita nella parte dell'amica della malata e incapace di sopportare ancora.
''È un sacco di tempo'' mi guarda fisso negli occhi. Il senso di colpa che vi leggo tradisce la voce dura, anch'essa leggermente incrinata dall'emozione.
''Dieci minuti tanto? Detta da un uomo fa pensar male, peccato per le dipendenti, non saranno poi così soddisfatte'' esclamo di colpo, alzandomi dalla sedia. Attorno al tavolo gli altri si lasciano andare a una sana risata. ''Andiamo a casa, ragazze.''
I camerieri cercano di guidarci, ma nel giro di un attimo siamo già davanti all'ascensore con le giacche addosso. Voglio andar via, chiudermi nella mia stanza con un barattolo di crema al cioccolato e piangere tutte le mie lacrime. Mi giro e vedo Victor avvicinarsi a grandi falcate, rosso dall'imbarazzo e dal dispiacere.
''Ti prego, non è come sembra'' parla commosso, allunga le mani verso di me ma lo rifiuto.
''Io sono solo l'ultimo acquisto, vero? Anche di bassa qualità, a quanto ho capito. Ora capisco perché eri d'accordo col tenere segreta questa...questa cosa! Per non far saltar fuori che ci sei già passato un milione di volte, non è vero?"
Non riesco a nascondere la delusione e il dolore, sono troppo debole per rifiutarlo ma anche troppo decisa per lasciarmi prendere tra le sue braccia. Non sono la ruota di scorta di nessuno, io. Scuote la testa in risposta alla mia domanda, muove una mano verso il mio volto, ma Cassie gliela schiaffeggia prontamente.
''Basta, stronzo.'' dice senza indugiarci troppo, consapevole della presenza dei camerieri ma del tutto menefreghista.
Lo lasciamo solo nella sua hall, in quel bel palazzo a rimuginare sui suoi errori da re. Prendiamo un taxi, ma non ci facciamo accompagnare a casa. Andiamo all'ApoCatlypse e, per la prima volta nella mia vita, prendo una sbronza colossale, di quelle che improbabilmente vengono dimenticate seppur della notte in sé non si ricordi nulla.
Mi risveglio infatti la mattina nel divano di casa mia, vestita come la sera prima ma con i capelli arruffati. Aria e Cassie sono sdraiate al mio fianco, ugualmente scomposte. Sul tavolo trovo due bottiglie di vodka vuote, dei fogli e una penna senza tappo. Ridacchio al solo pensiero delle poesie che devo aver composto ieri sera. Quando però alzo la testa, vedo una figura inaspettata intenta a fissarmi.
Victor.
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