Un nuovo inizio
Mentre attraverso la strada, dopo un viaggio in taxi durato un'eternità, sento la paura invadermi. Certo, il mio passato non aiuta. I ricordi hanno reso difficile cominciare veramente daccapo, anche dall'altra parte dell'oceano. Alla fine, appena arrivata in America, scelsi semplicemente di dimenticare tutto. Ma la vita è una stronza e non permette alle persone di aggirarla. Il che significa che, malgrado i miei ricordi siano archiviati in un meandro nascosto della mente, il cuore ricorda benissimo la verità. E la verità è che io, Clara Simoni, ho ucciso una persona. Che poi, pensate veramente che Clara Simoni sia il mio vero nome?
L'odore dell'aria sporca della città mi invade le narici. Non ho mai disdegnato la vita urbana, sebbene a molte persone non piaccia. Il fatto è che mi piace pensare che la moltitudine possa nascondere ciò che sono veramente. Darei la vita per vivere con quel fracasso di sottofondo, il genere di ronzio che impedisce di concentrarsi su se stessi. E' dura convivere con la paura di rimanere soli, a fine giornata, lontano dal caos: avere l'anima sporca è tutto meno che facile.
Entro nella caffetteria, prendo un cupcake al cioccolato e un succo all'arancia. L'ambiente è confortevole, il posto ideale in cui cominciare una nuova giornata. Le enormi vetrate sono colorate, quindi la luce filtra infrangendosi in tutti i colori dell'arcobaleno sul resto del locale. Ed ecco che alcuni tavoli sono illuminati da una vivace tonalità di giallo, altri da un'intensa sfumatura di rosso. Il mio, che è a ridosso dei pannelli di vetro, riflette un bell'azzurro acceso. Ho sempre apprezzato questo colore, dato che si abbina perfettamente ai miei occhi. Dopo aver finito il mio pasto, sono finalmente pronta per iniziare.
Arrivata davanti all'entrata faccio un bel respiro, tentando di ricordare i preziosi insegnamenti di Aria su come ''mantenere la calma nei momenti di stress''. Tutte stronzate. E' poco femminile se dico che sto per farmela addosso?
Appena entrata mi dirigo alla reception, tentando di non inciampare sui sottilissimi tacchi che indosso. Io e la grazia non siamo esattamente la stessa cosa, tuttavia cerco di farmi forza e mi muovo cercando di sembrare naturale e rilassata, come ogni persona lì dentro. Arrivata davanti a quell'imponente bancone, noto l'enorme mole di oggetti che vi sono distribuiti: computer di ultimissima generazione, contenitore colmo di caramelle di ogni tipo (memo per me: ricordati di mangiarne una decina al giorno), prisma di fogli bianchi disposto a fianco di tre penne identiche perfettamente in fila. Sul lato destro si trova una bellissima composizione variopinta formata da rose bianche, margherite gialle e calle fiorite. Quella vista mi rinsavisce e trovo il coraggio per fare le dovute domande. Il ragazzo dietro a quel bel quadretto è giovane, sui venticinque anni. Ha dei riccissimi capelli rosso fuoco, occhi piccoli e marroni, molto graziosi e dolci, e una bella bocca a cuore, carnosa.
Mi dà il mio cartellino, con sopra nome, cognome ed impiego, ed in men che non si dica sono dentro. Prendo l'ascensore e mi dirigo al venticinquesimo piano, dove avrei iniziato. L'azienda per la quale lavoro si occupa di tutto ciò che può fare tendenza tra le donne. Lavorare lì è sempre stato il mio sogno, sin da quando ho messo piede a Washington. Sin da quando, sola nel mio dormitorio del college, la primissima sera, ne assaporai l'essenza. E' la rivista più venduta degli Stati Uniti. Non esiste donna che non si riservi il nuovo numero, appena esce. Vi domanderete quale sia il mio impiego, in questo magnifico posto realizza-sogni. Ve lo spiego subito. Uno dei motivi per cui la rivista ebbe uno straordinario successo, ai primi tempi, fu una particolare rubrica, che permetteva di trovare la prova strada maestra, la ''diritta via'', direbbe Dante. Un gruppo di professionisti, strizzacervelli più che altro, analizza delle particolari informazioni e cerca di utilizzarle, Dio solo sa come, per creare una specie di profezia personalizzata. Si chiama l''Oracolo di Chicago''.
Il punto è che un gruppo di disgraziati, costipati al venticinquesimo piano, ha il compito di prendere le telefonate, sentire le pallosissime storie di numerosissimi idioti, categorizzare le informazioni, e spedirle agli strizzacervelli, che poi ne pescano una decina per farne un prodotto bell'e pronto.
Sì, io sono una dei disgraziati. La mia laurea in giornalismo sta preparando una pesante vendetta contro di me. Ma per avere successo bisogna partire dal basso. E quando il momento arriverà, lo accoglierò a braccia aperte. Perché non vado da nessuna parte. E poi, onestamente, questo è l'unico posto in cui voglia stare.
L'ascensore si ferma. Eccomi qui, finalmente. Inizia la scalata verso la vetta! Mi guardo intorno per analizzare l'ambiente che mi circonda. Non ha niente a che vedere con la hall o con l'ufficio che ho visitato l'ultima volta. Questo posto è l'inferno. Se negli altri luoghi l'aria condizionata contrastava la temperatura calda di inizio settembre, qui non si sente altro che non sia l'afa. Ho il sospetto che quando Aria verrà a prendermi dopo il lavoro mi troverà sciolta come la strega cattiva de ''Il mago di Oz''. Ma non mi arrendo. Alzo il mento e mi muovo decisa verso la mia postazione. Noi disgraziati non abbiamo uno studio privato, ma francamente non mi importa. Siamo segregati in una grande stanza spaziosa che si trova girando a destra appena usciti dall'ascensore. A sinistra si trovano altri martiri che lavorano per la rubrica ''Anima Gemella cercasi''.
Io e i miei colleghi dobbiamo lavorare in degli spazi di due metri per due, separati gli uni dagli altri da opachi vetri scuri. Al centro di questa postazione si trova un distributore d'acqua, caffè e bevande varie, accompagnato da un altro che invece serve del cibo ipercalorico, perfetto per me. Poco distante poi c'è una signora dietro una scrivania che lavora a computer. Suppongo sia la coordinatrice a cui fare domande sul servizio. Mi spiega che dovrei lavorare nel Cubo- così l'ho soprannominato-113. E' facile accedervi, dato che i Cubi sono disposti sui lati di quello che dall'alto deve sembrare un grande quadrato. Ce ne sono cinque per ogni lato. Appena arrivata sento poche voci provenire dagli altri spazi; i vetri sono insonorizzati. Mi siedo e inizio la giornata, che passa abbastanza in fretta. La coordinatrice mi spiega brevemente ciò che devo fare, ed il lavoro è, tutto sommato, molto facile. Poi, dopo avermi consegnato le griglie, mi congeda.
Queste prime tre ore passano velocemente e l'eccitazione per il nuovo inizio rende la mattinata molto interessante. Spero che finita questa adrenalina non diventi incredibilmente noiosa. In realtà ne dubito: amo sentir parlare la gente. Se non fosse per il caldo e per il Cubo apprezzerei più del necessario questo nuovo impiego. Mentre mi dirigo verso l'ascensore, faccio un resoconto mentale della giornata.
Possibile che io, Regina della tribù dei Babbei, degli Idioti e di tutti i Tonti della contea, non abbia fatto nessuna figuraccia? Ci penso ancora un po' su. Sembra surreale.Forse sto migliorando, finalmente. Sarebbe anche l'ora!
Quindi entro distrattamente nella cabina. Accendo il telefono per controllare i messaggi. Aria me ne ha mandato una cinquantina. Che cazzo è successo?
Aria: CASSIE HA COMPRATO UN MALEDETTISSIMO MAIALINO NANO DA TENERE IN CASA. IO L'AMMAZZO, TE LO GIURO! FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO!
Non posso evitare di ridere. Tutti i messaggi sono delle minacce alla nostra povera coinquilina. Ce ne sono di ogni tipo. Le rispondo e sono talmente presa dalla conversazione da non accorgermi del fatto che qualcuno sia entrato a metà della corsa. Quando finalmente ripongo il telefono nella tasca e alzo la testa, vedo due grandi occhi verdi intenti a guardarmi. Due occhi verdi bellissimi, magnetici, che ho già visto prima. L'uomo che ho davanti a me dice, semplicemente: ''Buongiorno, Muffin''
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Ciao guyyys, che pensate del capitolo?
A proposito, ho pensato di aprire una pagina, appunto, che presenterà una rubrica simile a quella descritta nella storia. Per non rendere il tutto meno monotono vorrei aggiungere anche delle informazioni su moda, cinema, star, salute, sport...Insomma, tutto quello che potrebbe trattare nella realtà la rivista per la quale lavora Clara!
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