Capitolo 3
Mi sentii sprofondare... mia madre era tornata all'attacco con lei? Kendra è sempre stata la sua beniamina, si truccava come lei, si vestiva come lei, e da come andavano d'accordo, avevano la stessa età mentale. Era da prima che finissi il liceo che mia madre tentava in tutti i modi di farmela piacere. Per me era diventata un incubo. Le prime volte la invitava tutti i fine settimana a dormire da noi, così me la ritrovavo sempre in giro per casa a farmi gli occhi dolci, mentre io avrei voluto solo passare il tempo con i miei amici. A quei tempi avevo appena diciannove anni ma ritrovarmela a girare per i corridoi in accappatoio non mi suscitava nessuna emozione, so che Kendra era sicura che più mi sarebbe stata appiccicata più c'erano probabilità che io mi innamorassi di lei, sicuramente fomentata da mia madre che ha sempre visto in lei la figlia ubbidiente e malleabile che non ha mai avuto, ma a quei tempi io avevo la testa altrove. A quei tempi c'era Shannon che occupava tutti i miei pensieri. Ma lei era testarda, entrambe lo erano, e continuava imperterrita a girarmi intorno anche se io le dicevo chiaro e tondo che non mi interessava. Mia madre doveva averle fatto un bel lavaggio del cervello. Fu anche per questo che verso i ventidue anni decisi di andarmene a vivere per conto mio.
Nascosi la mia irritazione dietro un sorriso finto e le presi una mano, sfiorandole le nocche con le labbra da bravo gentiluomo inglese. "Buona serata a te, Kendra." Appena le lasciai la mano, mi voltai verso mia madre e non la degnai più di uno sguardo. Erano anni che non la vedevo, ero riuscito a levarmela dai piedi e ora era bastata una cena dai miei per far sì che mia madre la facesse riapparire dal nulla.
Mio padre si avvicinò alle mie spalle. "Figliolo, sono contento che tu sia qui." Mi guardò negli occhi, espirando il fumo della sua pipa. La sua espressione era un misto di compassione e sollievo. Era evidente che la presenza di Kendra non andava a genio nemmeno a lui.
"Brandon, per favore, accomodati pure sul divano, accanto a Kendra, io intanto vado ad avvisare la cuoca del tuo arrivo." Senza aspettare una mia risposta, mia madre si allontanò in direzione della cucina. Mio padre mi lanciò un'occhiata comprensiva e tornò alla sua pipa.
Mi sentii gli occhi di Kendra addosso. Ero in una situazione che avevo rifuggito per tutti quegli anni solo per ritrovarmici sulla soglia dei ventisei? In quel momento odiai mia madre dal più profondo del mio cuore. Roteai gli occhi e mi sedetti sulla poltrona da cui si era alzata, cercando di non guardare nella direzione di Kendra. Ma il silenzio non durò a lungo.
"Allora, Brandon. É da tanto che non ci vediamo. Come ti vanno le cose?" Kendra tentò di fare conversazione, ma io non ne avevo la minima voglia.
"Bene, grazie." Risposi senza guardarla in faccia, ma lei non demorse.
"Ho saputo da tua madre che ieri si è sposato il tuo amico Michael, non è vero?"
"Sì." Pensai che forse se rispondevo a monosillabi avrebbe capito che non mi andava di parlare con lei. Ma purtroppo quel pensiero si dimostrò solo un'utopia.
"Si è sposato con Francis Fenner, vero?"
"Già..."
Ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca. "E con chi avrebbe potuto? Quei due si sono appiccicati come la colla dalla prima volta che si sono visti. Sembravano due maniaci."
Cercai di non replicare. Sapeva bene che Michael era il mio migliore amico ma tentò deliberatamente di stuzzicarmi con i suoi discorsi da piccola snob con la puzza sotto il naso. Più parlava e meno la sopportavo.
"Dove sono andati in luna di miele?"
Sospirai. "Costa Rica."
"Ah, già..." disse in tono lamentoso, come se fosse una meta da sfigati e lei avrebbe scelto posti molto più fighi. Ormai la conoscevo bene, purtroppo.
Fortunatamente mia madre tornò prima che Kendra potesse pormi altre domande. "La cena è pronta, la serviranno a breve. Se vogliamo accomodarci in sala..." squittì. Ci alzammo in piedi e ci dirigemmo verso la porta a doppio battente che portava in sala da pranzo. Il lungo tavolo al centro era già apparecchiato per quattro persone. Mi pentii amaramente di essere venuto.
Alla fine io e Kendra ci ritrovammo seduti uno di fronte all'altra, mentre i miei genitori erano seduti ai loro soliti posti alle due estremità del lungo tavolo. Tutta questa formalità tornò a irritarmi, mi sembrava di vivere alla corte di Re Enrico VIII. La vedevo fare smorfie lanciandomi continue occhiate maliziose. Stavo continuando a chiedermi con quale coraggio si era rifatta viva e con quale titolo si trovasse lì.
La cena proseguì con imbarazzo, almeno da parte mia. Mia madre tentò più volte di attaccar bottone con me, ma quella situazione mi rendeva troppo nervoso per conversare con lei, la sola presenza di Kendra mi irritava, cosa ci faceva lì? A mia madre rispondevo a monosillabi, e non ricevendo soddisfazione da me declinò la sua attenzione su Kendra, dove trovò la sua giusta compagna di conversazione. Sembravano fatte l'una per l'altra; il modo di parlare di Kendra assomiglia a quella di una donna dell'età di mia madre.
Una volta che finimmo di mangiare, ci spostammo di nuovo in salotto, dove mio padre riprese a fumare la sua pipa di fronte alla finestra aperta e mia madre si portò sul divano con il mio incubo vivente, iniziando a parlare con lei come due galline e ignorando sia me che mio padre. Odio le donne così!
Sedetti sulla poltrona e osservai la scena in silenzio. Il loro interminabile cicaleccio mi innervosiva, non credevo che i miei genitori mi avessero invitato per passare la serata in quel modo. Guardai l'orologio al mio polso, ansioso, a quest'ora sarei potuto essere al The Cage a divertirmi con qualche mio amico. Sicuramente Josh era lì a spassarsela con qualche puledrina. Guardai mio padre, stava osservando mia madre e Kendra con fare stanco. Nemmeno a lui piacevano tanto quelle due insieme, lo capivo dalla sua espressione esausta.
Di colpo, mia madre mi fece una domanda: "Brandon, caro, spesso io e Kendra ci siamo domandate come fai a vivere da solo in quel piccolo appartamento senza nessuno che badi a te, senza... calore umano..." la guardai cercando di non far apparire la mia perplessità. Conoscevo mia madre abbastanza bene da sapere che quando voleva qualcosa da te, per chiedertela la prendeva sempre alla larga. Cercava sempre di accompagnare il suo interlocutore all'interno del suo ragionamento, credeva che così facendo la gente sarebbe stata più incline ad assecondarla, "...sia io che lei abbiamo concordato che ti serve un tocco femminile nella tua vita." Continuò, ma dal suo discorso avevo uno strano presentimento. "In poche parole hai bisogno di una donna vicino a te."
Oh, Cristo!
"Ti assicuro, mamma, che non mi manca affatto una figura femminile. La signorina Willows viene un giorno sì e uno no a pulire il mio appartamento, per il resto... non ho bisogno di nient'altro."
Lei mi guardò con aria triste. "Brandon, ma come fai la sera a tornare a casa e trovare quel mini appartamento vuoto?"
"Credimi mamma, io sto benissimo così."
Lei iniziò a scuotere il capo. "Non credo che tu possa rendertene conto." Sospirai alzando gli occhi al cielo. Eccoci arrivati al punto, da un momento all'altro avrebbe sparato la sua bomba. Avevo il sospetto di conoscere già quello che voleva dire, ma non mi avrebbe permesso di interromperla. "Tu hai bisogno di una donna che ti accolga, che ti prepari la cena e che si prenda cura di te nelle piccole cose quotidiane."
Emisi un profondo sospiro di esasperazione. "Sentiamo, tu chi proporresti?" Il mio solito formicolio alla nuca mi stava avvisando: guai in vista.
"È ovvio, mio caro. Kendra si è proposta per venire a casa tua e prendersi cura di te. Si è offerta di passare tutti i giorni a prepararti da mangiare e a tenerti in ordine la casa. Naturalmente, in questo modo potresti licenziare miss Willows."
"Non ho alcuna intenzione di licenziare miss Willows!" Sbottai. Stavo cercando in tutti i modi di non scoppiare ad urlarle in faccia ma era dura. Quando ero piccolo ha sempre imposto il suo volere su di me, e adesso vorrebbe continuare a farlo nonostante la mia età?
"E perché dovresti continuare a pagarla se non hai più bisogno di lei?" mia madre sembrava completamente incapace di capire.
"È proprio questo il punto, non ho intenzione di fare a meno del suo lavoro. E non ho nessunissima intenzione di permettere a Kendra di venire a casa mia tutti i giorni per cucinarmi e pulirmi!" Mi stavo veramente incazzando. Sperai in un dono dal cielo, in qualcosa che mi portasse via da quella discussione inutile e stupida. La faccia indignata di mia madre di fronte al mio discorso mi innervosì ulteriormente.
Come se non bastasse, Kendra si intromise, sorridendomi come se le avessi fatto un complimento. "Oh, mio caro, ti ringrazio tanto, ma non devi preoccuparti per me. Ti assicuro che io lo farei molto volentieri."
Mi voltai verso di lei con gli occhi a fessura. "Forse non ci siamo capiti. Io non ho bisogno né di te, né dei tuoi servigi... mia cara!"
"Adesso basta, Brandon!" La voce di mia madre mi riscosse. "Non ti permetto di parlarle in questo modo. È evidente che hai dimenticato le buone maniere, altrimenti non ti comporteresti così!"
Ma di cosa stava parlando? "Mamma, non sono più un ragazzino che ha bisogno di una madre che gli prepari la colazione. Se sono andato via..."
"Non sto parlando solo di come stai reagendo a questa discussione." Mi interruppe un'altra volta. "Sto parlando della vita che stai conducendo da quando sei andato a vivere da solo. Ogni sera esci con gli amici a bere e gozzovigliare, sul lavoro non riesci più a combinare niente di concreto. Ogni mattina arrivi in ritardo, ti siedi alla tua scrivania e non fai altro che ricevere colloqui per nuovi volti pubblicitari. Beh, non era questo il mestiere che avevi in mente di fare all'inizio, o sbaglio?"
Rimasi pietrificato. Davvero pensava questo di me? "Non è affatto vero!"
"Ah, no? Quando è stata l'ultima volta che hai allestito una sfilata? Sinceramente non mi ricordo. L'unico talento che hai scoperto è stato il modello di Menswear, del quale ti vanti tanto, ma oltre a quello, tra tutti i colloqui che ricevi ogni giorno, non ne vedo molti altri."
Ero completamente disorientato, soprattutto per il fatto che avesse ragione. "E che cosa c'entra Kendra con questo?"
Mia madre sospirò e tornò a parlare più pacatamente. "È evidente che hai bisogno di mettere la testa a posto. E tutti noi sappiamo che Kendra è sempre stata la tua anima gemella, fin da quando eravate ragazzini. Devi solo capirlo tu stesso."
Queste ultime parole mi fecero perdere completamente la pazienza. "Non ho intenzione di darti retta, mamma! Se tu non lo avessi capito, è stata proprio la tua ossessione a controllare la mia vita a spingermi ad andare a vivere per conto mio. Ma a quanto pare non è bastato!" Le urlai quasi in faccia... E me ne pentii, la sua espressione amareggiata mentre mi guardava mi ricordò che non mi ero mai rivolto a lei con questo tono.
"Brandon..."
"Adesso basta, Brandon." Mio padre decise di intervenire. "Vieni con me nel mio studio, devo parlarti." Dopo che era rimasto in silenzio e in disparte per tutto il tempo, aveva deciso di porre fine a quella conversazione. Forse aveva aspettato anche un po' troppo.
Mi chiusi la porta del suo studio alle spalle. Di colpo il mio formicolio alla nuca si fece sentire più forte, era una specie di sesto senso, sentivo che stavano per avvicinarsi dei problemi.
Lui si sedette alla sua scrivania, appoggiò i gomiti sul legno scuro e intrecciò le mani davanti alla bocca, osservandomi serio. "Siediti. È arrivato il momento di parlare."
Era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere. Sì, ok, di certo non era la prima volta che mio padre tentava di infondermi una lezione, ma era la prima volta che mi riprendeva per aver risposto male a mia madre. A mia discolpa c'era che mi aveva fatto letteralmente perdere la pazienza. Prima che potesse iniziare la sua filippica decisi di parlare per primo. L'attacco è la miglior difesa. "Senti, mi dispiace di aver fatto quella scenata, ma credimi, quando ha tirato in ballo Kendra..."
"Ho detto di sederti." Mi interruppe lui con tono autoritario. "Non voglio riprenderti per il modo in cui ti sei rivolto a tua madre, anche se dovrei farlo. Quello che voglio dirti è un po' diverso."
Mi sedetti di fronte a lui completamente a disagio. Non capivo che cosa stesse succedendo. "Papà, per favore, non vorrai dirmi che anche tu pensi che Kendra..."
"Brandon, ti ho detto che devo parlarti ma non centra niente Kendra. Anzi, sono contento che tu sia abbastanza assennato da non averla mai presa in considerazione. Certo, è una bella ragazza e tutto, ma non è affatto adatta a te."
"È uguale alla mamma..."
Lui mi guardò per alcuni secondi in silenzio."Sì e no." Ammise. Si stirò sulla sedia, accendendosi un'altra volta la pipa. "Non so se puoi credermi, ma quando aveva l'età di Kendra tua madre non era superficiale e svenevole come lo è adesso. Era simpatica e piena di vita, non so perché si è trasformata così. All'inizio ha sempre cercato di controllare la mia vita. Io l'ho sempre amata, ma non gliel'ho mai permesso e quindi ha cercato di farlo con te e tua sorella. Sfortunatamente per lei, sia tu che Chloe siete due anime ribelli, ma forse ha avuto l'illusione di farlo con te fino a che hai abitato in questa casa perché avevi un carattere più mite, ed è innegabile che ha sempre cercato di farti innamorare di Kendra, forse perché è molto simile a lei, e da quando sei andato ad abitare da solo ha stretto ancora di più amicizia con quella ragazza. E credimi, è un bene che non sappia fare niente, se no l'avrebbe messa a lavorare nella nostra azienda da qualche parte. Ma comunque... da una parte ha ragione: da quando abiti da solo non sei più lo stesso. Anzi, ho iniziato a vedere un cambiamento in te dai tuoi ventitré anni. Eri diventato scostante, evidentemente la vita in famiglia ti stava stretta."
"O forse ero invidioso di Chloe." Aggiunsi io per non parlare del vero problema.
Lui mi guardò alzando le sopracciglia. "Comunque la situazione non può continuare così. È da diverso tempo che io e tua madre abbiamo notato il tuo modo di vivere e non ci piace per niente. Lei avrebbe voluto darti un ultimatum già da un po', ma io ho sempre cercato di tergiversare, di convincerla a darti altre possibilità. Ma quando sono venuto a casa tua a prenderti perché eri in ritardo per l'ennesima volta, mi sono accorto che ti stai distruggendo."
"Ma di cosa stai parlando?" Sbottai risentito, non ero affatto d'accordo con lui. "Non mi sto affatto distruggendo come dici tu! Mi diverto, niente di più." Mi strinsi nelle spalle. "Sono giovane, se non lo faccio adesso quando dovrei farlo?" Non avrei rinunciato al mio stile di vita per nulla al mondo.
"Ma è evidente che questa vita non ti sta portando da nessuna parte, non te ne rendi conto? E soprattutto non ti aiuta nel lavoro."
"E cosa dovrei fare, secondo te?"
"Quello che fanno tutti all'inizio della propria carriera e che tu non hai avuto l'opportunità di fare: la gavetta."
Spazio autrice:
Questa volta ho deciso, di tanto in tanto vi lascerò qualche messaggio, tanto per avere un contatto con chi decide di leggere questa storia.
Con questo capitolo finalmente iniziamo a capire meglio Brandon e il perché del suo modo di fare, scopriamo anche quale sarà il modo in cui i suoi genitori hanno deciso di scuoterlo dal suo mondo fatto solo di divertimento, belle donne e scombussolamenti vari. Secondo voi cosa hanno intenzione di fargli fare i suoi genitori?
Ah, a proposito, quella nella foto è villa Green (ovviamente non è vero, è solo una delle residenze di lusso vicino a Londra, perché la residenza di Mr Green è a Monaco.)
Saluti!
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