Capitolo 59: Epilogo - La fine dell'inizio

Oggi, 03/09
Città di San Diego

L'automobile, alla fine, non si è fermata e ha colpito in pieno il mio corpo. L'urto è stato forte, più forte di quando agli avversari mi vengono addosso con tutto il loro peso e la loro massa maggiore della mia per potermi buttare a terra e rubarmi la palla che cerco sempre di tenere fino all'ultimo.
Gli occhi sono ancora chiusi, anche quando il freddo dell'asfalto entra in contatto con la mia schiena, ferendo un corpo già segnato dallo scontro con l'auto e sento come se ogni centimetro del mio corpo fosse rotto o non più appartenente a me.
Il tempo comincia a dilatarsi; ogni secondo pare diventare un minuto e ogni minuto diventa un'ora, mentre non riesco più a muovere neanche un muscolo, nonostante tutto questo, però, io continuo a provarci.
Devo sapere che Olly sta bene, lei deve stare bene.

A un tratto, avverto il mio nome.
Sento una voce femminile che grida il mio nome, in continuazione e, poi, una mano si poggia sul mio corpo, risvegliando quella forza e quella voglia di lottare che si stavano addormentando dentro di me, persi per la paura di veder mia sorella ferita e in fin di vita.
Muovo a fatica il braccio destro, riuscendo a raggiungere la sua mano, poggiata contro il mio fianco e stringo la sua mano nella mia. Solo ora, sapendo che mia sorella è qui con me, apro gli occhi, cercando subito ferite sul suo corpo.
Vedo solo delle piccole abrasioni sulle sue braccia, dove deve aver sbattuto dopo la mia spinta e, tutto d'un tratto, mi sento più leggero.
Respirare mi viene male, ma cerco di rilasciare l'aria che stavo trattenendo dal terrore e la chiamo a me. O almeno, provo a chiamarla, visto che la voce non è molto più alta dei battiti veloci e sforzati del mio cuore.
Si piega su di me, con i suoi bellissimi occhi pieni di lacrime, mentre cerca di ascoltare la voce di qualcuno che arriva dal telefono al suo orecchio.
«Sergio, mi dispiace. Non avrei mai dovuto ballare qui, ma avevo studiato tutto: nessuno usa più questa strada!»
Metto tutta la forza rimasta nel tentativo di stringere maggiormente la sua mano, cercando di farle capire che non deve sentirsi in colpa per niente.
«È stato il più bel regalo che io abbia mai ricevuto.»
E quel che dico è la pura e semplice verità: per una giornata del genere, con il nostro amore vissuto sulle nostre pelli per molte sere, con gli occhi che si sono parlati anche mentre le nostre bocche rimanevano sigillate e con i cuori che hanno scandito i ritmi in sincronia per così tante volte da averne perso il conto, questa era l'unica cosa che mi mancava dalla mia amata sorellina.

Chiudo gli occhi per quelli che mi paiono ore, riaprendoli solo quando qualcosa cerca di bloccare la mia bocca e l'aria viene sparata con più prepotenza dentro i miei polmoni.
Riesco solo a intravedere il profilo di Olly con questo coso sul viso e, nonostante il suono perforante, riesco a sentire la promessa che mia sorella mi fa. Anche se è una promessa che io non vorrei mai sentire.
«Non ballerò mai più, né creerò più coreografie. Scusami fratellone, scusami.»
Mi prende di nuovo la mano, anche se vedo un uomo in camice cercare di allontanarla, ma né io né lei facciamo il possibile per accontentare la sua richiesta, anzi, lei si avvicina ancora di più a me quando vede che sto cercando di parlarle, senza avere la possibilità di essere sentito bene a causa dell'aggeggio che mi hanno messo sopra la bocca. Vorrei toglierlo, ma gli sguardi delle due persone che sono qui con me mi fanno desistere dal mio intento, non che avessi abbastanza forze per provarci, comunque.
«Non devi smettere.»
La voce si spezza in più punti, mentre cerco di dirle quel che penso e più volte le chiedo di promettermi di non smettere a causa mia. Alla fine cede e, seppur io non la veda abbastanza convinta, non ho così tante forze per poter combattere ancora su questo aspetto.
Spero solo che mi ascolti come ha sempre fatto.

La chiamo, sentendo forse per l'ultima volta il sapore del suo soprannome che ha riservato solo a me e si avvicina ancora una volta, sotto lo sguardo preoccupato e contrariato dell'uomo in camice. Rivedo i suoi occhi rossi e umidi di lacrime, lacrime che non smettono di rincorrersi sulle sue guance colorate, scavando solchi di una disperazione che provo anch'io nel mio cuore.
Non voglio lasciarti, sorellina, ma credo di non avere altra scelta.
«Devi promettermi un'altra cosa, ti prego.»
Il movimento del mezzo di trasporto su cui siamo iniziare a essere meno veloce e frenetico e questo può voler dire che siamo quasi arrivati in ospedale, per ciò io devo muovermi a parlarle.
Forse per l'ultima volta.
Lei annuisce, provata dal dolore a causa mia e io spero di avere abbastanza forze per riuscire a fare il discorso che ho bisogno di farle.
«Ho bisogno che tu mi prometta di dimenticarti di tutto questo, di vivere la tua vita nella maniera più spensierata possibile, di trovarti l'uomo che saprà amarti meglio e di più di quanto io abbia già fatto.»
Un colpo di tosse più forte di quelli che già hanno rallentato il mio discorso, mi costringere a prendere una pausa e nascondere ai miei occhi il viso di mia sorella che non vuole saperne di mostrarmi accondiscendenza.
«Prendi quel Jaxon per la maglia e fagli sapere che tu sei la migliore ragazza del mondo e che la sua felicità deriva dalla tua.»
Lei nega ancora con il capo, ma io ho bisogno di sentirglielo dire, perché sento che non potrò più essere al suo fianco e devo sapere che lei sarà felice.
«Ti prego, promettimelo.»
Il suo pianto aumenta, così come le lacrime che hanno iniziato ad accavallarsi agli angoli dei miei occhi, ma alla fine annuisce e mi dice che me lo promette.
Chiudo gli occhi, lasciando che tutta la forza che mi rimane sia concentrata nel mantenere il contatto tra le mani mie e di mia sorella.

Li riapro, stancamente, quando oltre alla mano di Olly nella mia, sento troppe mani sul mio corpo e troppe voci intorno a me. Dobbiamo essere arrivati in ospedale.
Poso i miei occhi in quelli di mia sorella, con l'intento di riuscire ad assorbire tutta la sofferenza che vi leggo all'interno, ma l'unica cosa che riesco a fare è vedere la sua figura sempre più sfocata: le mie forze e il mio amore per lei non bastano più a tenermi in vita.
«Non lasciarmi.»
Il suo è un sussurro vicino al mio viso e le sue lacrime bagnano l'oggetto che dovrebbe aiutarmi a respirare, ma che mi sta facendo perdere più forze di quante me ne dona per poter parlare con mia sorella.
Il suo dolore è grande e riesco a leggerlo tutto tra le sue lacrime, le sue parole e dal modo in cui stringe ancora la mano che dovrebbe inglobare la sua, ma che ormai è solo un peso morto che non riesco più a controllare e la mia sofferenza diventa ancora più pesante da riuscire a sopportarla da solo.
«Mai.»
Spero che lei sia riuscita a sentire il mio sussurro, nonostante tutto quello che si svolge attorno a noi e lo so che non dovrei sperarlo perché le darei una speranza che in me è morta già da tempo, o quello che a me è sembrato tantissimo tempo, ma non ce la faccio a dirle addio. Non così, non adesso, anche se avrei dovuto.
L'unico contatto che mi teneva ancora a lei viene sciolto dai dottori e vedo i suoi meravigliosi capelli scuri allontanarsi sempre di più fino a che non riesco più a riconoscere niente di lei, anche se il suo ottimo profumo di pesche è ancora l'unica cosa che riesco a percepire da quando l'ho spinta via dalla scontro con l'auto impazzita.
Ti amo Olive Gardner. Ti ho sempre amata, sorellina adorata.
E scusami se le mie ultime parole per te sono state una bugia.

Ciao, cuoricini miei.
A essere sincera, non so neanche cosa dirvi.
Cioè, mi aspettavo un capitolo duro da scrivere e che avrebbe messo a dura prova le mie ghiandole lacrimali, ma non mi aspettavo che sarebbe uscito qualcosa del genere; qualcosa che mi ha fatto cominciare a piangere già dalla prima riga.

Sinceramente, non so davvero che cosa scrivere in questo angolo autrice, non so come chiudere questa storia perché mi ha segnato davvero tanto, anche più di quanto mi sarei aspettata (e già le aspettative erano alte).

Niente, credo che non dirò davvero niente perché è già tutto tremendo così, quindi vedrò di riprendermi e di rivedervi tutti nei ringraziamenti perché siete davvero stati tutti molto importanti.
Vorrei ringraziarvi tutti già da ora, per il supporto che mi avete dato, per esserci stat* fino in questo momento e avete condiviso con me questi momenti, da quelli più felici a quelli strazianti come questo. Siete stati fondamentali per me, dal primo all'ultimo.E
E non solo per me, perché se voi non ci foste stati, la storia di Sergio non avrebbe raggiunto questo momento e sarebbe rimasta solo una piccola comparsa nella storia di qualcun altro.

GRAZIE.

Ci vediamo al capitolo dei ringraziamenti ❤️

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