Capitolo 44: Il tuo amore è lava per me

Un anno prima, 21/02
Città di San Diego

Osservo mia sorella che mangia il suo piatto con gusto, le sue labbra avvolgono la forchetta più e più volte e io deglutisco ogni volta che lo fa.
«Sergio? Non mangi?»
Scuoto la testa e abbasso lo sguardo sul mio piatto ancora immacolato e mi insulto da solo quando il mio stomaco borbotta alla vista di quel che lo riempirà a breve; sorrido a mia madre e le dico che ero solo sovrappensiero.
Il che è anche vero, è da ieri che non riesco a smettere a quel che è successo nella camera di mia sorella e agli sviluppi che non ci sono stati.
La conversazione, attorno a me, si snoda verso orizzonti che non osservo, né cerco di comprendere perché sono fermo a ricordare le mani di mia sorella attorno alla mia virilità; al piacere che mi ha provocato essere toccato da lei e il mio timoroso tentativo di ricambiare il favore a lei. Continuo a pensare a come mi sono fermato al bordo dei suoi pantaloni, non riuscendo ad andare oltre e al panico che non sono riuscito a nasconderle; ricordo come mi sono alzato di scatto dal letto e ho compiuto qualche passo indietro, allontanandomi da lei senza scappare.
Rivango i ricordi di come siamo rimasti a fissarci a lungo, prima che io riuscissi a rivestirmi e sedermi al suo fianco, mentre mangio e osservo i lunghi capelli scuri di mia madre oltre le sue spalle.

Sussulto al tocco di una mano sul mio braccio e torno alla realtà, smettendo di vedere e sentire ancora e ancora le parole che ci siamo scambiati io e Olly quando le ho passato i vestiti di cui l'avevo privata. È proprio di mia sorella la mano che è ancora poggiata sul mio bicipite e i suoi occhi mi fissano con mille domande al loro interno e il suo sorriso mi incita a essere sempre il solito Sergio.
Le sorrido e aiuto a sparecchiare, poi mi chiudo in camera mia per sdraiarmi sul letto a pensare; continuo a riportare quei momenti alla memoria, come se questo potesse aiutarmi a cambiarli, a renderli meno veri. Come se potesse servire a cambiare me.
Chiudo gli occhi, stanco di osservare quel soffitto troppo chiaro per i miei gusti e mi lascio cullare da ogni momento dolce che ho condiviso con mia sorella, in poco tempo, il cervello si annebbia e intorno a me diventa tutto nero; portandomi in un sonno profondo e, spero, privo di sogni.

Quando mi sveglio, avverto subito le carezze sui capelli e degli sbuffi d'aria fredda che raggiungono il mio viso; tengo gli occhi chiusi per cercare di capire di chi si tratta e annuso il profumo dell'intruso. Olly.
«Hai voglia di farmi un po' di spazio tra le tue coperte?»
Rimango in silenzio ancora un attimo, fingendo di dormire, ma un colpo di tosse cerca di smascherarmi e sono costretto ad aprire gli occhi e fissare la luce che illumina gli occhi di mia sorella; avverto il sorriso sulle sue labbra e mi sposto, permettendole di sdraiarsi al mio fianco.
Rimango sdraiato supino e osservo le ombre scurire anche il soffitto e cerco, a tentoni, la mano della ragazza che amo, trovandola in poco tempo.

«Che cosa ti è preso oggi?»
Non volgo lo sguardo nella sua direzione, timoroso di trovarci rimprovero o rabbia dentro i suoi occhi e continuo a osservare quel che un tempo era bianco, ma che anche la notte riesce a scurire.
«Ero solo pensieroso.»
Cerco di minimizzare, cerco di farlo fare anche al cuore, ma non è così facile e mia sorella non è una stupida; capisce subito che c'è qualcosa che non le dico. In poco tempo, la trovo seduta sul mio inguine e i suoi occhi a lampeggiare nei miei.
Anche se intorno a noi è buio, riesco a percepire il fuoco che la anima, la sua voglia di risposte e il sentirsi spaesata di fronte al mutismo di una persona che ami; sospiro e cerco di spostare lo sguardo, di smettere di osservarla per sentire meno quel peso che aggrava il mio petto.

Le sue mani scorrono lungo le mie guance, lentamente, permettendomi di percepire tutto il loro calore che pare voler bruciare anche me, che sembrano voler trasmettere anche a me la lava che scorre nelle vene di mia sorella.
«Fratellone, guardami.»
La sua voce è ipnotica per me e, anche se volessi, non riesco a non fare proprio quello che mi ha chiesto e la sua luce è di nuovo su di me, in me.
«Ripensavo a ieri, Olly, ripensavo a quanto io mi sia sentito un debole in confronto a te; a come tu sei stata fantastica e io sia riuscito solo a tirarmi indietro.»
Porto le mie mani sul volto, nascondendole quella stilla di dolore che è riuscita ad abbattere la diga che avevo costruito per non crollare, soprattutto non davanti a lei. Rimango in silenzio, con le mani sugli occhi ad ascoltare solo l'infuriare del vento e il battito del mio cuore; poi sussulto quando il peso non è più solo sul cavallo dei miei pantaloni, ma si trasferisce in gran parte sul mio petto e le mani di Olly lasciano le mie braccia per cingermi i fianchi. Scosto le mie dal viso per curiosità, ma sono bloccato dalla sua testa su di me, come se volesse sentire i miei respiri o se il mio cuore batte ancora.
Quel muscolo non smetterà mai di far scorrere la vita in me finché ti ho al mio fianco.
«Io lo so che siamo persone diverse e con diversi tempi di reazione, diciamo così, ma proprio non riesco a perdonarmi di non esserci riuscito.»
Tiro un pugno al materasso e scosto, nella maniera più delicata che posso dato il mio stato d'animo e mi metto seduto.
«Diamine! Tu non sai da quanto sogno di poterlo fare!»
Quasi urlo e rischio di svegliare i nostri genitori, ma Olly mi tappa la bocca con la sua, tenendo i suoi occhi fissi nei miei, parlandomi attraverso lo sguardo piuttosto che con le parole.

Il nostro è un semplice contatto di labbra chiuse, nessuna lingua che si intromette, nessuna bocca che cerca di danzare sull'altra; solo un minimo e casto contatto che ha il potere di riuscire a calmarmi.
Quando il mio respiro e il mio cuore sembrano essere meno potenti e spezzati, mia sorella mi abbraccia, sciogliendo il precedente contatto tra i nostri visi; incastra il suo naso nella mia spalla e annusa il mio profumo come io faccio sempre con il suo.
L'aroma di pesche mi entra nel naso e mi dà alla testa, ma mi limito a tenerla più stretta a me per dimostrarle che l'amo per davvero e che lei è la mia ancora di salvataggio.
«Potremo provare tutte le sere, se vuoi, fare solo quello, solo farti provare finché non ci riesci.»
Le parole mi arrivano ovattate alle orecchie, ma arrivano e gli occhi mi si sgranano: è davvero disposta a questo solo per farmi sentire a mio agio e meno in collera con me stesso? La risposta è palesemente un sì quando la luce dei suoi occhi raggiunge i miei e avverto tutta la sua sicurezza e tutto il suo amore nella stretta che non ha ancora sciolto; sospiro e annuisco, dandole un bacio tra i capelli.
Sarà una lunga lotta.

Buongiorno cuoricini!
Che cosa ne pensate del non riuscire a "ricambiare il favore" da parte di Sergio? Ve lo sareste aspettati?

Noi ci vediamo al prossimo capitolo!

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