Capitolo 31: Così piango e piango

Due anni prima, 24/12 - 25/12
Città di San Diego

«Amico, guarda! Stanno arrivando quelli della Morse.»
Mi volto, osservando come Axel Price bisbigliava all'orecchio del suo capitano in secondo, un tale di nome Hayden qualcosa.
Sbuffo per l'eterna rivalità tra le nostre due scuole e una nuvoletta di vapore fuoriesce dalle mie labbra a causa del freddo, poi do una pacca sulla spalla a Jason, il mio migliore amico, con la mano guantata e riprendo a fare i miei esercizi di riscaldamento.
Oggi sarà una partita dura.
Delle grida provengono dagli spalti quando comincio a fare degli scatti per tenere caldi i muscoli delle gambe, grida che mi fanno fermare sul posto e alzare gli occhi al cielo, per poi spostarli sulle due uniche figure in piedi nei posti in prima fila.
Come se fosse difficile, in ogni caso, non riconoscere i mille colori di Alexandra.
La mia sorellina, Olly e la sua, la nostra migliore amica, Alex stanno saltando sul posto per attirare la mia attenzione, mentre sventolano dei cartelloni con scritte colorate per incoraggiarmi.
Corro fino a raggiungerle e le abbraccio, anche se sono leggermente sudato e loro si scosteranno per fingere che le infastidisca.
«Che ci fate già qui? Potreste essere dentro a scaldarvi durante il pre-partita.» Sbuffano in risposta alla mia domanda e Olly si lancia di nuovo contro di me per stringermi in un altro abbraccio.
«E perderci lo spettacolo di tutti questi pezzi di manzo che si allenano? Tu sei matto.» Comincia a dire la rossa che è alla destra di mia sorella, per poi continuare qualcosa sul fatto che la mora che mi stringe ancora il petto non poteva perdersi il riscaldamento di Jaxon.
Ora trovo questo Jackson, o come si chiama, e gli spacco le gambe.
Mia sorella si stacca in quattro e quattr'otto e tira un coppino alla nostra amica che si lamenta.
«Non starla a sentire, le manca qualche rotella nel cervello.» Dice solo, regalandomi un sorriso che fa sciogliere il mio cuore e passare tutta la rabbia.

«Vincerete anche questa.» Dice la mia Olly, quando ormai le ho girato le spalle per tornare al campo.
La partita sta per cominciare.
Do la schiena ai miei compagni di squadra, senza smettere di camminare nella loro direzione e mostro i pollici alzati alle due ragazze della mia vita, prima di donare a entrambe dei baci volanti. Loro fingono di catturarli con le mani e di portarli al cuore.
Quanto voglio bene a quelle due.
«Allora, Sergio, quando ti deciderai a presentarmi la dolce Olly che tiene sempre nascosta?» Torna a chiedere, per la milionesima volta da quando ci conosciamo, Jason e io, come al solito, rispondo con la stessa frase.
«Quando gli asini voleranno assieme ai maiali in un cielo verde.»
Lui sbuffa, ma mi dà una pacca sulla spalla per incitarmi a raggiungere il coach prima del fischio dell'arbitro.
Vinceremo anche questa partita. Non posso perdere, non con Olly e LexLex a farmi da supporto.

Apro gli occhi, anche se intorno a me il buio è ancora il padrone del mondo.
Esco dalle coperte, stirando i muscoli indolenziti e stropicciandomi gli occhi, mentre i miei piedi nudi si poggiano sul gres porcellanato grigio che ricopre tutti i pavimenti della casa e un brivido percorre tutto il mio corpo.
Nonostante il freddo invernale, per dormire non riesco a indossare dei pigiami veri e propri e, quindi, mi limito ai boxer, lasciando che sia il piumone a tenere caldo il mio corpo.
Percorro qualche passo incerto, per far in modo che i miei occhi si abituino a questo buio, poi cerco i pantaloni della tuta che metto sempre sul bordo del letto e li indosso.
Cammino lentamente, in un tentativo di non svegliare nessun altro e apro piano la porta che è di fianco alla mia, lascio passare la testa oltre il piccolo spiraglio che mi sono creato e osservo dentro.
Tutto è silenzioso, si sente solo il respiro regolare di mia sorella che dorme beata, il cuore mi si stringe in differenti emozioni e faccio un leggero rumore con la bocca.
«Olly, sei sveglia?»
Passano diversi secondi prima che qualche rumore estraneo giunga alle mie orecchie, suoni leggeri, di coperte che si spostano e si alzano. Suoni che sono il via libera per entrare nella sua camera, chiudermi la porta alle spalle e infilarmi sotto il suo piumone.
Sorrido ricordandomi il colore giallo che contraddistingue le sue coperte e i pinguini in diverse pose che ci sono disegnati sopra. Una volta che ho circondato le mie braccia attorno a lei e sento la sua testa sui miei pettorali, sento la sua voce, arrochita dal sonno, chiedermi se ho avuto un incubo.
E io sorrido di nuovo, perché sa bene che anche se così fosse non glielo direi mai, ma continua a chiedermelo e io continuo a propinarle sempre la stessa risposta.
«No, mi andava di passare un po' di tempo con la mia sorellina.»
Sento le sue braccia cercare di avvolgere il mio corpo, nonostante la sua posizione e, pochi secondi dopo, torna a respirare in maniera regolare.
Non prima di avermi detto che mi vuole tanto bene.
E una lacrima sfugge al mio controllo, raggiungendo lenta il mio sorriso nascosto dal buio.

Mia sorella dorme sul mio petto e il mio pianto, silenzioso e metodico, continua per buona parte della notte, sempre attento a non lasciarmi andare a suoni o movimenti che potrebbero svegliare la ragazza alla quale sto carezzando i capelli morbidi e lisci come seta.
Anche se, il motivo del mio pianto è proprio lei.
Il mio primo ricordo risale a quando Olly aveva appena imparato a camminare e ricordo che per riuscire, mi ci sono dovuto mettere io. Dopo quel ricordo se ne susseguono molti altri e i migliori sono sempre quelli che condivido assieme a lei: quando l'ho aiutata a imparare a scrivere e a leggere, quando ha cominciato a ballare e non ha più smesso, ai suoi abbracci, prima infantili e goffi e poi sempre più consapevoli e pieni d'amore.
Ogni suo singolo respiro entra a far parte dei miei ricordi preferiti.
Me ne sono accorto, forse, troppo tardi e quell'affetto fraterno che ho sempre creduto di provare, si è mostrato per quel che davvero è.
Amore.
Amore puro, o impuro vista la situazione; quell'amore che ti porta a sognare un futuro assieme a quella persona, di poterla aspettare all'altare e di creare una propria famiglia.
Quell'amore che io non potrò mai dichiararle.
Un amore impossibile tra me e lei, un amore che è destinato a rimanere nel mio cuore a sanguinare per l'eternità.
Il pianto cessa quando le prime luci dell'alba fanno capolino oltre le finestre lasciate aperte e mia sorella apre i suoi bellissimi occhi scuri, così simili ai miei.
«Buon Natale, fratellone.»
Sento il cuore rompersi ancora un po', mentre la stringo maggiormente a me, senza permetterle di alzarsi.
«Buon Natale a te, mia dolce Olly.»

Calmi, non lanciatemi quelle pietre che già tenete tra le mani -parlo con chi ha letto "Come una goccia d'acqua su un incendio-; lo so che questo capitolo era già stato pubblicato lì come extra, ma quando ho deciso di creare questo piccolo (forse) prequel l'idea è stata sempre quella di inserire questo capitolo qui dentro.
Non me la sento di toglierlo, perché è uno dei miei capitoli preferiti ed è stato quando nella mia mente Sergio si è innamorato di Olly: è una pietra miliare nel mio cuore e un punto fondamentale di tutto.
Quindi, sì, voi che lo avete già letto potreste pure dirmi che non avrei dovuto, ma vi basterà passare al prossimo capitolo.

Per tutti quelli che non l'avevo mai letto o sono stati contenti di rileggerlo: che cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Vi ha suscitato le stesse emozioni della prima volta che lo avete letto?
Fatemi sapere, se ne avete voglia.

Al prossimo capitolo!

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