Capitolo 3: Il mio posto
Tre anni prima, 08/05
Città di San Diego
La fine della scuola si avvicinava, così come gli esami che dovrò superare per entrare al sophmore year. Tra lo studio intenso e il football, nessuno si lamenta per il mio momentaneo allontanamento dalla famiglia, ma soprattutto da Olly.
La mia dolce, bellissima e intelligente Olly.
Sono rare le volte che riusciamo a vederci, nonostante entrambi abitiamo nella stessa casa e, ogni volta che succede, intravedo dei barlumi di speranza negli occhi che si affievoliscono ogni volta di più.
Quel ragazzo... deve essere un vero e proprio idiota per non accorgersi della bellezza di mia sorella: interna ed esterna.
Scuoto la testa, cercando di eliminare questi pensieri dalla testa e riprendo a concentrarmi sulle formule matematiche che devo studiare per l'ultimo test.
Un leggero bussare, però, mi distrae nuovamente e anche quel poco che ero riuscito a immagazzinare sparisce dalla mia testa.
Rimango in silenzio, ma la porta si apre comunque e la testa di mia sorella fa capolino oltre di essa.
«Sergio, disturbo?» La voce flebile e con una vena triste mi arriva alle orecchie come una richiesta di aiuto da qualcuno che rischia di affogare e non riesco a trattenere un sospiro, un sospiro che vuole dire "No, non entrare qui dentro. Rimani il più lontana possibile da me". Eppure, quel che esce dalla mia bocca è completamente diverso:
«No, Olly. Tu non disturbi mai, dimmi tutto.» Lasciando che il sorriso che riservo a lei, a lei soltanto, si impossessi delle mie labbra.
Sarebbe più facile combattere contro un leone affamato a mani nude, piuttosto che contro i sentimenti che animano il mio cuore.
Entra e poggia il suo libro, anch'esso di matematica, sulla scrivania sul quale c'è un grande caos di libri, matite, penne e quaderni che mi rende più concentrato.
Vede gli appunti che stavo prendendo e sembra tentennare, colpita dalla voglia di tornare indietro.
«Avevo bisogno di una mano, ma vedo che stavi studiando anche tu.»
Non ho il coraggio di replicare e rimango in silenzio, fissando la copertina di quel che tiene ancora tra le mani, evitando accuratamente il suo sguardo.
Scusami sorellina, scusami tanto.
«Tornerò più tardi, tanto non è niente di importante. E poi, posso sempre provare a chiedere ad Alex!»
Non mentire, non a me. Lo sai che sei come un film per me, anche con i sottotitoli per non rischiare di capire male e so che l'allegria nella tua voce è finta.
Scuoto la testa, ma lei è già davanti alla porta, pronta a uscire ancora dalla mia quotidianità.
«So che supererai il test alla grande, fratellone.»
E l'ultima cosa che sento è la porta che si richiude.
Rimango fermo, con gli occhi fissi dove prima c'era il suo libro e continuo a pensare a lei: tenerla lontana da me non è servito a niente, anzi. Mi ha solo reso più distratto e irritabile.
Cos'è peggio? I miei sentimenti o la mancanza?
Abbasso la testa, poggiandola sulla scrivania e beccando, in piena fronte, un evidenziatore. Mi alzo, lo lancio via e inizio a camminare nella stanza, creando un percorso immaginario a cerchio.
Dovrei davvero tenerti lontana, Olly.
È solo un pensiero, però, perché subito dopo sto già aprendo la porta della mia camera per fiondarmi da lei. Lei che sarà sempre il mio primo pensiero, sarà sempre la mia priorità e colei dalla quale correrò senza esitare quando solo proverà a pronunciare il mio nome.
Mi fermo, con la mano sulla maniglia. Il coraggio di abbassarla è svanito quando la consapevolezza di essere diventato come quei cavalieri dei romanzi che ci hanno fatto studiare si è insinuata in me.
Rimango fermo, in attesa di qualcosa: un segno o una decisione da parte mia, ma alla fine è proprio il fulcro dei miei pensieri ad aprire la porta, sussultando subito dopo nel ritrovarmi davanti agli occhi.
«Sergio?»
La osservo: i capelli raccolti da una semplice matita gialla e la felpa grigia che, un tempo, apparteneva a me la fanno sembrare più piccola di quel che è. Un moto di tenerezza e di delusione per come l'ho allontanata mi stringono il cuore, portandomi a rimanere in silenzio. L'abbraccio, però, per colmare la distanza che ci ha divisi in questi quattro mesi e la stringo forte a me.
Quanto mi sei mancata, sorellina.
Inalo il suo profumo di pesche, come facevo, di nascosto, dal tubetto del suo bagnodoccia e mi sorprendo di sentirlo più buono su di lei, piuttosto che in purezza e, finalmente, mi sento completo.
Sei sempre tu, sei sempre stata tu.
Trema leggermente tra le mie grandi e muscolose braccia e le lascio un bacio tra i capelli, in un tentativo di calmarla.
«Che cosa ci fai qui?» La voce è rotta e pare portare degli strascichi di un pianto silenzioso, cosa che mi fa maledire me stesso e stringerla ancora di più a me.
Se rafforzo ancora un po' questo abbraccio, diventiamo una persona sola, mia cara Olly.
«Lo sappiamo entrambi che Alex è negata con la matematica.»
La mia risposta non colma tutti i dubbi che la attanagliano e ne siamo consapevoli tutti e due, però la fa ridere.
E questo mi basta.
Le scappa un grugnito e si stacca da me per potersi nascondere, ma io non glielo permetto e rido, prima di prenderla e mettermela su una spalla come se fossi un cavernicolo. E ancora non smetto di ridere.
Da cavaliere a cavernicolo; da musone ad allegro. Per rendermi migliore, sei sempre tu la soluzione.
Entro in camera, mentre lei finge di dimenarsi contro la mia schiena e la lancio sul letto, buttandomi poi al suo fianco per farle il solletico. Cerca di chiedermi di smettere, mal le sue risate sono troppo forti per far in modo che lei riesca, così boccheggia e balbetta una parola ogni due minuti.
In poco tempo, la sua faccia inizia ad assumere un innaturale colore rosso e smetto di farla ridere, permettendogli di riprendere a respirare.
«Così impari a mentirmi.»
Incrocio le braccia al petto, osservandola riprendersi e cercare di recuperare la matita che le teneva i capelli. Mi allungo e la prendo prima che lei la possa intravedere.
«Mi piaci di più con i capelli sciolti.»
Le sue guance riprendono a colorarsi e lei pare nascondersi al mio sguardo, la abbraccio e la cullo dolcemente, dimenticandomi completamente dell'aiuto nei compiti del quale aveva bisogno.
«Sergio?»
Tengo gli occhi chiusi e non fermo i miei movimenti ciclici e dolci, aspettando che lei riprenda a parlare.
«Non allontanarmi più così, ti prego.»
Mi fermo e lascio che i nostri occhi scuri e simili collidano, creando un mondo tutto nostro, come un tempo.
«Non lo farò mai più, Olly. Mai più.»
È una promessa che continuerò a mantenere, anche quando vivremo a chilometri di distanza.
«Sei sempre il migliore.» Dice, e si tuffa di nuovo tra le mie braccia come se fossero l'unico posto che la fa sentire viva.
Tu sei il mio posto.
Eccoci qui, ammetto di avere poche parole dopo questo capitolo. Quindi, per vostra gioia, mi limiterò a lasciarvi la consueta immagine del prestavolto di Sergio...
... E chiedervi, se avete voglia, di lasciarmi un piccolo feedback.
A presto!
Ps. Da questa settimana, gli aggiornamenti saranno bisettimanali e arriveranno ogni lunedì e ogni domenica; spero che la cosa possa rendervi content*!
A domenica, quindi
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