Capitolo 25: Sempre di più (*)
Due anni prima, 24/07
Città di New York
È da poco passata la mezzanotte e quel tarlo, che si è intrufolato nella mia mente ore e ore fa, ha continuato a martellarmi in testa anche mentre io e Olly ci siamo sdraiati l'uno al fianco dell'altra per vedere un film sul computer.
Quando sono rientrato in camera, con i sacchetti pieni di cibarie, aveva solo delle guance rosse e gli occhi leggermente lucidi e sgranati che avrebbero potuto dar voce al tarlo dentro di me; mi ha sorriso come sempre per tutta la serata e si è addormentata poggiando la sua testa sul mio petto, come ha fatto ogni volta che ci è capitato di addormentarci insieme.
Eppure, ora che lei si è girata e mi da le spalle, non riesco a togliermi dalla testa la sua maglietta alzata fin sopra i fianchi e la curva del suo sedere perfetto che iniziava a essere visibile da sopra i pantaloni; non riesco a dimenticare il suo respiro affannoso e le parole balbettate a fatica per togliere entrambe dall'imbarazzo.
Al solo pensare alla possibilità che lei si stesse dando piacere da sola, proprio su questo letto, sento di avere due indumenti di troppo e le mie membra si scaldano come se avessi un incendio dentro di me. Mi alzo, attento a non svegliare mia sorella e calcio via i pantaloni della tuta appena poggiati i piedi a terra, rimanendo solo un paio di boxer e torno a voltarmi verso di lei, oltre la quale si staglia la finestra aperta e il panorama che New York dona anche a quest'ora della notte.
Continuo a osservare il corpo addormentato di mia sorella, illuminato dalle mille e mille luci della città che non dorme mai e ondate di calore si propagano lungo il mio corpo, intervallate da altre di amore puro nei confronti di quella ragazza dai lunghi e setosi capelli scuri.
Ripenso a quegli stessi capelli, ora sciolti, che erano chiusi in una coda alta sulla sua nuca e che non riuscivano a nascondere del tutto le sue guance rosse come i pomodori maturi, penso a quelle braccia nascoste dal busto; penso a quei centimetri di pelle esposta e fatico a tenere a freno gli istinti che tengo nascosti. Alzo un braccio e la mia mano dito sfiora, involontariamente, o forse no, l'epicentro pulsante della mia mascolinità; tremo e mi mangio un leggero gemito di piacere, osservando come le spalle di mia sorella continuino a muoversi in maniera regolare per il sonno.
Una luce viene spenta e il luogo dove sono in piedi, diventa più in ombra, nascondendomi ancora di più agli occhi di un mondo che mi vede sbagliato, nascondendo me e i miei errori al mio stesso sguardo. Le altre luci danzano, instancabili, sul corpo di Olly e io non riesco a smettere di osservare quel corto completo bianco che copre solo poco più del necessario. Le mani si muovono, senza ascoltare quel che dice la mia ragione e mi privano dell'ultima barriera per non cedere ancora una volta a questi atti riprovevoli nei confronti della ragazza che ho visto crescere e alla quale sono sempre rimasto accanto.
Ragazza che mi considera solo il fratello maggiore, e così sarebbe sempre dovuto rimanere.
Come se ci fosse una melodia a guidare i miei movimenti, inizio a muovermi con lenti e incerti movimenti; come se stessi imparando a conoscere solo ora questa musica che suona a tutto volume dentro di me. Pian piano, però, la conoscenza diventa più profonda, ti lascia dentro quel volere sempre di più; la conoscenza di quel qualcosa di sconosciuto diventa potere, allo stesso modo, i movimenti che compio osservando il corpo profondamente addormentato di mia sorella, diventano frenetici, forti, decisi, indelebili sulla mia pelle e il mio corpo sembra chiederne sempre di più.
Lascio che il ricordo della pelle scoperta di Olly e il suo rossore sulle guance torni prepotente nella mia mente, diventando la leva più potente per quel tarlo che continua a martellarmi; continuo a immaginare come lei si sia lasciata andare a istinti carnali insisti nell'uomo, penso e ripenso a come sarebbe potuta la sua espressione mente il piacere dentro di lei cresceva fino a diventare l'unica cosa che riesci ad avvertire dentro e fuori di sé.
Nel momento in cui invento il suo sguardo vacuo e pieno di lussuria che le rimandava le immagini della persona che l'ha portata al cercare un di più, il mio corpo non riesce più a sostenersi da solo e si accascia sulla moquette che copre il pavimento. Le ginocchia cozzano contro il tessuto duro e soffice, ma il piacere che mi sto donando è troppo potente per potermene accorgere.
Olly si volta, dando le spalle alla finestra e mostrandomi il suo volto rilassato; un sorriso capeggia sulle sue labbra e il respiro continua a essere regolare, segno che non si sia svegliata. Lo spavento avuto per la possibilità di essere scoperto da lei è stato tanto, ma non abbastanza da potermi fermare e ora continuo, preso da una frenesia inconcepibile, con ancora più forza e velocità a marchiare la pelle calda e pulsante che sfrego tra le mani. Allungo il volto, avvicinandomi per quel che posso a lei e mi beo del leggero profumo di pesche che riesco a percepire, del suo respiro che si infrange a pochi centimetri dal mio; tengo a freno la voglia di toccarla con le mie mani sudicie del mio peccato e inizio a mormorare in silenzio il suo nome, muovendo solo le labbra in una muta richiesta di aiuto.
E lei pare ascoltarmi, perché, nel sonno, mormora il mio nome, chiamandomi quasi con disperazione e il mio cuore urla a squarciagola che sono qui, che per lei ci sarò sempre nello stesso momento in cui il mio corpo le dimostra la mia devozione nei suoi confronti.
Nel momento in cui le dimostro la mia appartenenza a lei e a lei soltanto.
Rimango a lungo inginocchiato sulla moquette dell'albergo, con gli arti sporchi del mio piacere che scorre indisturbato, seguendo la forza di gravità, a osservare il piacevole sonno della donna che amo.
Buongiorno cuoricini!
Come sempre, è difficile parlare di capitoli del genere qui sotto, quando non c'è più Sergio a suggerirmi cosa scrivere, non c'è più lui a mostrarmi la sua vita e a chiedermi di raccontarla.
Quindi non vi chiederò nulla oggi, ma se volete essere voi a donarmi un parere o qualunque cosa vi venga in mente, sono qui.
A presto
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