CAPITOLO 9 (1/2)

Avanzammo di venti passi circa, e voltandoci a destra, notammo il fumo di un camino in lontananza. Poteva essere quello della casa del contadino che cercavamo, anche se, quest'ultima non era l'unica nella zona. Tuttavia era la più vicina alle pendici della valle. Mentre ci avvicinammo la casa prendeva forma e cominciarono a trasparire, nel buio della sera, le varie finestre, la facciata mal curata, e le tegole del tetto, che sporgevano leggermente. Due erano per terra. La casa era circondata dalla campagna e da qualche albero. Dalla porta, improvvisamente, uscirono tre ragazzi che indossavano un salopette ormai consumato, delle scarpe, da cui, a uno dei tre, usciva un dito, e una canottiera. Uno aveva anche un cappello di paglia. Un altro teneva una scatola, probabilmente di biscotti, e si sedette su una ruota attaccata con una corda ad un albero, come un'altalena. Tra i due maschi vi era anche una bambina, che sembrava più piccola degli altri e teneva in mano un acquario. Da lontano non riuscii a capire quanti pesci vi erano. - Un attimo che prendo le chiavi - disse una voce maschile che proveniva dall'interno della casa. - Chi sono quei bambini lì che ci stanno guardando? - gridò uno dei ragazzi, dopo aver acceso le luci esterne della casa, indicandoci agli altri con il dito. La timidezza mi avvolse. Chiesi a Greta cosa dovevamo fare e mi disse di provare ad andare verso quei ragazzi, poiché ci avrebbero potuto aiutare. Ci avvicinammo piano piano, sotto gli occhi curiosi e sorpresi dei tre giovinetti. - Che bella maglietta che hai! - mi disse uno di loro. Io, molto fiero di indossarla, ringraziai. - Come vi chiamate? - domandò quello sulla ruota, dondolandosi. Mangiò uno dei suoi biscotti. - Ciro. E lei è Greta - risposi, mettendole una mano sulla spalla. - Io, invece sono Domenico. Volete uno dei miei biscotti? - e, scendendo dalla, con un salto deciso, si accostò a noi, porgendo la \sua scatola con gentilezza e sorridendo. Greta mi guardò, come se mi chiedesse se potesse prenderne uno: quella sera non avevamo mangiato niente. - Brrr - si sentì: il mio stomaco brontolò: già cominciava a canticchiare che aveva fame, e i tre ragazzi, capendo il problema, si misero a ridere. Io non avevo nemmeno pranzato quel giorno. Greta mi sorrise e, prese un biscotto. Anche io lo presi, e, come le nostre mamme ci avevano insegnato, ringraziammo. - Ragazzi, ho trovato finalmente le chiavi: io sono pronto. Cominciate a salire. - disse un adulto, che poteva sembrare il padre, uscendo dalla porta, con delle chiavi in mano. Poi uscì anche una donna. - Non vi ho mai visto da queste parti. - disse quest'ultima, fermatasi sull'uscio, dopo che ci ebbe visto. - Voi li conoscete? - domandò ai tre ragazzi. - Li abbiamo appena conosciuti. Gli faceva male la pancia: forse non avevano ancora mangiato. - rispose Domenico, mentre gli altri ci cimentarono a salire su un camper situato davanti la casa, osservando la scena da una finestra. - E' rimasta dell'insalata. Vi piace? Se volete potete mangiarla. Ma come mai non siete a casa? - chiese la donna. - Devo andare da mia mamma, che è stata portata all'ospedale per una grave malattia: non posso restare a casa. Non c'è neanche mio papà, perché è con lei. E' stata portata oggi pomeriggio, ma io non ero in casa. - spiegai e mi scese una piccola lacrima - Mi piace l'insalata. Mi scusi, ma non ho mangiato - continuai. Greta annuì con dolcezza, sperando di poter mettere qualcosa sotto i denti. - Mi dispiace. Quindi dovete andare da vostra mamma? Noi vi possiamo accompagnare fino a Brus. Prendo l'insalata.

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