CAPITOLO 7 (1/3)

Erano di fronte a noi due eserciti che combattevano. Io non avevo mai visto combattere dei così grandi contingenti uno contro l'altro, al massimo ero stato presente in alcune risse tra i miei compagni: "cose che capitano", così mi diceva spesso mio padre. Lui non è un amante della guerra, né delle risse tra compagni, e mi ripeteva di cercare di essere gentile con tutti, in modo tale da non essere coinvolto in nessun tipo di lotta: un modo intelligente, almeno secondo me, di non litigare, facendo durare la pace il più possibile. Ovviamente, ci sono sempre quelli che, ispirati a fare qualche scherzo di mal gusto a qualcun altro, si ritrovano a dover impugnare le armi. Gli scherzi vanno bene, anche se di mal gusto, poiché si potrebbe risolvere la questione pacificamente, ma non capisco proprio il motivo per cui si debba ricorrere alle armi, se poi, dopo diverse battaglie, la soluzione per porre un termine alla lotta, arriva quando una fazione tra le due, o tra le tante, poiché alcune volte ogni fazione attira a se altri uomini formando un insieme di fazioni, che talvolta impegnano un'intera nazione o persino molte, decide di stipulare un accordo di pace. La cosa strana sta proprio nel firmare un trattato dopo una lunga e inutile guerra, e diversi morti: l'accordo non poteva essere stipulato fin dall'inizio? Bè, I bambini, come me, la penseranno tutti così, e non potrei trovare bambino che la pensi in modo diverso, salvo il caso sia il figlio di un soldato, e quindi aveva imparato dal padre, a cui, a sua volta, glielo avevano imposto, che la guerra è l'unica soluzione per la pace, cosa assai sbagliata, ma quando sei costretto a combattere, probabilmente per non rischiare di perdere il lavoro, la famiglia, o qualche amico, non riesci a pensare a un altro modo per risolvere la questione, e se provassi a dire al comandante del tuo esercito di stipulare immediatamente un accordo di pace in modo da non cospargere sangue, lui ti dirà che ha cinque distintivi e sei pistole in più di te, e che solo lui può decidere cosa fare con la battaglia: se perderla, vincerla, o uscirne fuori con un patto. Il bello è che l'accordo, alla fine, sia se la battaglia sarà vinta, sia se sarà persa, verrà sempre stipulato, con la sola differenza che ai perdenti andrà un bottino minore o quasi nullo, ai vincitori la maggior parte del bottino. Cosa che, potevano evitare, dividendo il bottino fin da subito, ma, purtroppo alcune volte l'uomo è così avido e avaro, che anche per una banconota trovata per terra, avrebbe dichiarato guerra. In quel momento, invece, non avevo capito il motivo per cui le due fazioni della città stavano combattendo. Greta si guardò intorno. - Ciro, che ne dici di scendere e di vedere meglio, perché da quassù non vedo bene, e vorrei capire meglio cosa fanno - mi domandò Greta. In effetti, fino a quel momento non stavano usando veramente le loro armi e non c'erano stati morti, anzi, quasi volevano mostrare al nemico la loro abilità nel saper padroneggiare un'arma, in quel caso padelle e bastoni di legno, come se fosse questo il motivo di aver dichiarato guerra. - Va bene, scendiamo - dissi. Improvvisamente, un attacco di panico mi avvolse poiché mi accorsi che avevo dimenticato il Libro nella villa, sulla panchina dove mi ero fermato a riposare per la stanchezza. - Il libro! Greta, mi sono dimenticato il mio libro nella villa! E adesso come devo fare a riprenderlo, a passar in mezzo a quei soldati: ci potrebbero uccidere! Sono stato uno stupido a dimenticarlo, davvero uno stupido! - gridai così forte che quasi uno dei soldati che combattevano si girò a guardarmi. - Andremo a riprenderlo, non ti preoccupare, ma perché ti agiti così tanto, in fondo è un semplice libro: io ne ho un sacco nella mia camera, se vuoi ti presto uno dei miei? - domandò Greta - No, no, io voglio il mio libro, non posso lasciarlo solo, e poi il mio è magico - dissi - Magico? - chiese Greta guardandomi in modo strano, come l'insolito fossi io. - Si, e te lo dimostrerò, ma prima dobbiamo andare a recuperarlo - affermai con così tale convinzione che quasi Greta, decise di aiutarmi, solo per vedere il meraviglioso potere del libro.

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