CAPITOLO 3 (1/2)

Immerso, per così dire, nel mondo dei sogni, era notte fonda quando mi svegliai improvvisamente: mi capita spesso: dovevo andare in bagno. Non so se il libro aveva il mio stesso bisogno, ma prima di coricarmi, curioso se fosse sveglio, guardai le prime pagine, e notai che qualcosa era apparso. Tuttavia dovevo dormire; avevo sonno e non intendevo diventare un gufo notturno per rispondere a ciò che il libro mi aveva probabilmente chiesto. Andai a letto. Rimanere a casa solo senza i propri genitori...essere circondato da un branco di lupi feroci...cadere nel vuoto. Erano le immagini che animavano la mia mente mentre cercava di addormentarsi in quel momento: niente da fare, non riuscivo a dormire, e avevo paura, che, se non avessi letto quelle frasi, sarebbe potuto succedere qualcosa di terribile e spaventoso. Corsi immediatamente verso il libro e lo aprii. - Ancora non mi hai detto come ti chiami. - c'era scritto. Non so se in quel momento avrei preferito buttare il libro dalla finestra per avermi rovinato una bella dormita, che poteva essere tranquilla, o non rispondere e ritornare a letto, ignorando la frase. Ma mi ero già alzato, e stavo quasi perdendo sonno, quindi, visto che già una parte della fatica l'avevo fatta, ahimè, mi toccò dire come mi chiamavo ad un libro alle due di notte. - Mi chiamo Ciro - risposi - Ti manca la biblioteca? - domandai, perché ormai non avevo più voglia di dormire. - No, affatto. Anzi, ti ringrazio per avermi portato con te: lì era tutto noioso e nessuno mi guardava. Cercherò di dirti grazie, aiutandoti: sono un bravo libro - scrisse sulle sue pagine. - Grazie, ma non credo di aver davvero bisogno di un aiuto. - dissi, ma il libro non rispose. Anzi, si chiuse, da solo, e sulla copertina apparve la scritta "Amico", leggermente di rilievo e di spicco, non con lo stesso colore del resto ma più scuro. Il resto era di un colore simile al marrone, di una tonalità tipica dei libri vecchi e antichi, che credo, tutti ne abbiano almeno uno in casa: anche io li avevo, ma non li ho mai aperti, probabilmente per il clima di mistero che mi suscitava, assieme alla paura, intesa non solo come paura emotiva, per i contenuti e gli argomenti, ma anche una paura di non riuscire a comprendere il linguaggio e di annoiarsi facilmente; paura di perdere tempo. Non tutti i libri mi davano questa sensazione, e solo le copertine colorate mi facevano prevedere che quel libro era interessante, e che mi conferiva, in qualche modo, un po' di felicità, principalmente per gli altri disegni al loro interno: ho sempre letto solo quest'ultimi tipi di libri. - Clock - emise un suono l'orologio da comodino, che avevo vicino al letto. - Sono già le tre? Chissà se domani riuscivo a svegliarmi presto, o almeno in un orario decente: credo proprio di no, e mi sa proprio che mi conviene andare a dormire - pensai e subito mi coricai sul letto, anche se mi addormentai non senza qualche difficoltà, visto che avevo perso abbastanza sonno. L'indomani mattina appena mi svegliai, scesi dritto al piano di sotto, dove c'era la cucina e mia mamma già sveglia, per fare colazione. Bevvi il mio solito the con qualche biscotto: ormai ci avevo preso l'abitudine, a tal punto che ogni giorno mangiavo lo stesso numero di biscotti. - Ciro, alla fine hai letto il libro che ti avevo consigliato la scorsa settimana? E' il mio preferito - disse mia mamma, interrompendo quel silenzio che si era creato, spezzato solamente dal mio sorseggiare il the. - Ancora non l'ho fatto, ma credo che oggi lo farò, visto che non ho impegni particolarmente importanti, eccetto che osservare e dare un po' d'acqua alla mia piccola piantina di Fiordaliso. - risposi, e finendo di bere, risalii al piano di sopra, nella mia camera, dove avevo conservato quel "libro della mamma", per dedicarmi un po' alla lettura e iniziare qualche capitolo. Il libro lo avevo conservato in una libreria, da qualche giorno, ed era già tutto impolverato, anche se probabilmente lo era già prima, dato che mia mamma lo aveva letto da piccola, all'incirca quando aveva avuto qualche anno in più la mia età. Lo presi, ma prima di aprirlo, detti un'occhiata alla copertina e mi incuriosii abbastanza nel vedere che l'autore era "Giuliano Johnson": lo conoscevo abbastanza bene, o meglio, conoscevo i suoi libri, e ne avevo letto due. I suoi libri erano molti, e il perché ne avessi letto così pochi deriva dal fatto che erano molto noiosi, e quei due li avevo lasciati a metà. Si trattava di uno scrittore che si concentrava sulle riflessioni, sulle poesie e sulla letteratura. E potremmo, definirlo un tipico intellettuale che ama fermarsi qualche volta, fermarsi da tutto quello che sta' facendo, e iniziare a pensare alla propria vita, al mondo, alle disgrazie, oppure a quello che ha fatto il giorno precedente. Inoltre per un bambino di dieci anni non è facile comprendere questi libri, sia per il linguaggio, spesso difficile e troppo articolato, sia per gli argomenti, e preferirei leggere qualcosa sugli animali o sulle piante, così saprei meglio come curare la mia Viola, invece dei suoi testi.

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