CAPITOLO 12 (1/3)

Non avevamo una vera meta da seguire, e quindi in quel momento camminammo un po' a zonzo, cercando di non perdere di vista la casa dove la famiglia di contadini era entrata, per orientarci. All'inizio fu così: seguivamo una strada, poi ritornavamo indietro, prendendone un altra. Ovviamente, se ci saremmo persi, avremmo potuto usare quel cellulare di emergenza, che avevo conservato nella tasca sinistra della giacca estiva che indossavo, regalatoci da Sara, tuttavia non volevamo disturbarli, convinti di averlo già fatto abbastanza. Dopo un dubbioso girovagare, decidemmo di seguire fino in fondo un'amara strada di campagna, che portava non so dove: dovevamo pur farlo, altrimenti saremmo rimasti sempre lì. Mi venne in mente di chiedere al libro in che città si trovasse l'ospedale in cui era stata portata mia mamma, dal momento che non ce lo aveva mai detto. Lo aprii. "A Celvonia" apparve. - Conosci questa città? - domandai a Greta, che rispose scuotendo leggermente la testa. Riprendemmo a camminare con la certezza, che prima o poi, avremmo visto qualcuno a cui chiedere informazioni. La strada aveva delle piccole curve, ed era divisa in due parti: sinistra della strada si trovavano campi, in cui prendevano il sole delle balle di fieno distanziate l'una dall'altra, il paesaggio era scandito da diverse montagne, inoltre qualche casa non mancava mai; a destra segnava il confine un basso muro acciottolato, di poco più di un metro, che poteva essere facilmente scavalcato, dalla cui cima sporgevano piante, erbacce varie, e qualche volta si vedevano anche fichi d'india. Poi vi erano altri campi, sopraelevati, alla stessa altezza del muro. Lungo la strada si incontrano spesso sigarette lasciate di qua e di là, o sacchi dell'immondizia che cercavano di uscire dai vari cassonetti aperti, nel lato a destra; altri erano chiusi. Dopo una centinaia di passi circa, il muro iniziò ad abbassarsi, lasciando il posto a una lieve sporgenza in pietra. La strada adesso diventò dritta. Al posto dei campi a sinistra, iniziava a comparire qualche casa, poi lasciava di nuovo il posto ai campi. Il muro a sinistra adesso non c'era più e l'erba e gli alberi si abbassarono alla stessa altezza della strada. Detti un'occhiata al cielo: nuvoloso, e probabilmente da un momento all'altro si sarebbe messo a piovere. Non avevamo ombrelli, e chissà che avremmo fatto. "E se il libro si bagnasse?" mi ronzò tra la testa. "E se il libro smettesse di funzionare?" un altro ronzio. Chissà, chissà che avremmo fatto...

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