CAPITOLO 11 (2/2)
Gli altri ragazzi le si avvicinano curiosi e sorpresi. Io raccolsi il libro da terra, e alzai lo sguardo verso Sara e Andrea, rimasti piuttosto allibiti, che risposero con un sorriso forzato, quasi mi considerano un mago. - Non ti avrei creduto se non lo avessi visto con i miei occhi: davvero incredibile! - interruppe il silenzio Andrea - Prova a domandare al libro se hai ancora bisogno del nostro aiuto. - concluse. Non feci neanche in tempo a chiederlo, che su una pagina apparve un "no". La risposta sembrò piuttosto chiara. - Credo proprio che dobbiamo salutarci - disse Greta, guardando la parola comparsa. Si alzò, e subito lo feci anche io. Lo fecero tutti, anche perché dovevano scendere, probabilmente per trasferirsi in quella casa, almeno credo. - Bambini, credetemi, il mondo è pieno di ingiustizie. Io mi sento abbastanza in colpa a lasciarvi andare soli. - disse Sara, corse immediatamente nel camper e ritornò poco dopo con in mano una borsa e un piccolo cellulare con i tasti. - Questo è un telefono di emergenza, poiché non si sa mai cosa potrebbe succedere - continuò e poi si mise a digitare dei numeri - Io ve lo voglio dare: per qualsiasi problema chiamateci. Siete capaci di usarlo, giusto? Ho appena registrato il numero del telefono di Andrea. - aggiunse, appoggiando quel cellulare su una delle mie mani, e racchiudendola tra le sue. - In questa borsa, invece, troverete tre panini e una bottiglietta d'acqua - continuò. Poi diede la borsa a Greta, guardandola con speranza. Chiuse il discorso con un "Abbiate fede, siamo sicuri troverete vostra mamma", e la famiglia entrò nella casa davanti la quale ci eravamo fermati, salutandoci, abbracciandoci, e ricordandoci di usare il cellulare per qualsiasi problema, poiché ci avrebbero aiutato. Probabilmente se non avessimo avuto quel libro, non ci avrebbero lasciato andare: due bambini non si lasciano mica soli. Nonostante ciò, la presenza di quell'oggetto magico gli dava la convinzione che fossimo al sicuro. Sembravano convinti che la magia del libro non si fosse limitata a far comparire frasi e disegni nelle sue pagine, ma avrebbe fatto qualcosa di più. Non so cosa pensavano, forse che il libro avrebbe fatto comparire del cibo dal nulla, dell'acqua, una macchina, oppure mia mamma direttamente. Eppure fino a qualche minuto prima, non avrebbero sicuramente immaginato ciò. E' buffo vedere che quando una cosa appare evidente, dimostrata e scontata, l'uomo non ipotizzerà mai un cambiamento (difficilmente qualcuno penserà che un tavolo, da un momento all'altro, inizi a volare, poiché è stato dimostrato che il tavolo non ha questo potere), tuttavia, quando tra quelle cose evidenti, dimostrate e scontate, ce ne sarà una diversa, per motivi che non si conoscono, si comincia a fantasticare più del dovuto (se un tavolo improvvisamente inizi a volare, lo scienziato stesso dirà, o meglio ipotizzare, anche che il tavolo potrebbe essere capace di correre, con le sue gambe di legno, anche se non lo ha visto). Ciò è abbastanza ovvio, ma è proprio in quel momento in cui l'immaginazione prende il sopravvento. Certe volte le ipotesi sono sbagliate, altre volte invece si indovina: tutto si rivolve con una dimostrazione. Io, per esempio, non credevo minimamente che il libro fosse in grado di far comparire dal nulla degli oggetti o delle persone. Probabilmente sbagliavo io, e avevo poca immaginazione, ma sono sicuro che la vera ragione fosse che io desideravo che lo facesse, ma mi sembrava impossibile. Mia mamma mi mancava tanto, e pensavo "magari la potessi vedere di nuovo", "magari fosse qui". Erano proprio questi magari, a eliminarmi quella vena di fantasticheria. Ci guardammo intorno: eravamo due bambini sperduti, e io avevo un libro in mano.
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