CAPITOLO 10 (2/4)
Io mi domandai come mai avevano scelto di partire la sera, se potevano benissimo dormire prima a casa, e poi andare direttamente la mattina: non trovai una risposta. Andrea, sentendo quelle parole, individuata una stradicciola di campagna, voltò il camper in quella direzione. Successivamente si fermò in un breve prato e concluse emettendo un enorme sbadiglio. Visto che non gli sembrò giusto lasciarci dormire da soli, al buio della notte, decise di lasciare il camper, aprendo le tende per tutti, su quel prato. Dopo una piccola riflessione, scegliemmo di piantare le tende il più lontano possibile dagli alberi, per non rischiare di incontrare qualche animale selvatico, che non ci avrebbe accolto. Le tende erano abbastanza grandi e potevano starci anche due persone: ne aprimmo tre: Sara, Andrea, e Matilde dormirono insieme, dato che quest'ultima non riusciva a dormire senza i suoi genitori; Giò e Domenico fu un altro gruppo, poi io e Greta. Per fortuna, fuori non c'era molto freddo, anche se ci diedero ugualmente una coperta. Ogni gruppo prese anche una lanterna. Tuttavia, a me e Greta non servì molto, poiché ci addormentammo subito; non so se agli altri la lanterna fu utile. Fu mattina. Svegliati dal canto di un gallo, all'alba, uscimmo fuori dalla tenda: fino alla sera precedente, quel paesaggio non sembrava avere qualcosa di particolare, ma cambiai idea: il sole, sorto da poco, illuminava l'intero spazio. Eravamo circondati da una grande catena di montagne, di altezza diversa. Si sentivano gli uccelli cantare. Era un bel paesaggio. Una zanzara mi punse. - Ahia! - dissi. Tuttavia il dolore passò subito. Un po' assonnati, ma anche consapevoli che non saremmo più riusciti a dormire a causa della forte luce del sole che colpiva la tenda (forse dovevamo metterla sotto un albero, chissà: io non sono esperto di campeggio), decidemmo, io e Greta, di farci una passeggiata. Probabilmente gli altri dormivano ancora: dovevano essere davvero stanchi. Non volevo svegliarli, e visto che il libro era ancora sul tavolo del camper, anche se volevo parlarci un po' per vedere a quanto distavamo da mia mamma, decisi di rinunciare. - E' una bella giornata oggi! - esclamò Greta sbadigliando. - Si, hai ragione - risposi, e camminammo. Tuttavia il vento non voleva mancare, e certe volte soffiava, alzando in aria i capelli biondi di Greta, che, bensì non sembrava troppo infastidita, e sorrideva. Non piantammo più di cinquanta passi lungo la strada, da cui si vedeva in lontananza un paesino, quando vidimo a terra, un vecchio mendicante. Io mi domandai come mai avevano scelto di partire la sera, se potevano benissimo dormire prima a casa, e poi andare direttamente la mattina: non trovai una risposta. Andrea, sentendo quelle parole, individuata una stradicciola di campagna, voltò il camper in quella direzione. Successivamente si fermò in un breve prato e concluse emettendo un enorme sbadiglio. Visto che non gli sembrò giusto lasciarci dormire da soli, al buio della notte, decise di lasciare il camper, aprendo le tende per tutti, su quel prato. Dopo una piccola riflessione, scegliemmo di piantare le tende il più lontano possibile dagli alberi, per non rischiare di incontrare qualche animale selvatico, che non ci avrebbe accolto. Le tende erano abbastanza grandi e potevano starci anche due persone: ne aprimmo tre: Sara, Andrea, e Matilde dormirono insieme, dato che quest'ultima non riusciva a dormire senza i suoi genitori; Giò e Domenico fu un altro gruppo, poi io e Greta. Per fortuna, fuori non c'era molto freddo, anche se ci diedero ugualmente una coperta. Ogni gruppo prese anche una lanterna. Tuttavia, a me e Greta non servì molto, poiché ci addormentammo subito; non so se agli altri la lanterna fu utile. Fu mattina. Svegliati dal canto di un gallo, all'alba, uscimmo fuori dalla tenda: fino alla sera precedente, quel paesaggio non sembrava avere qualcosa di particolare, ma cambiai idea: il sole, sorto da poco, illuminava l'intero spazio. Eravamo circondati da una grande catena di montagne, di altezza diversa. Si sentivano gli uccelli cantare. Era un bel paesaggio. Una zanzara mi punse. - Ahia! - dissi. Tuttavia il dolore passò subito. Un po' assonnati, ma anche consapevoli che non saremmo più riusciti a dormire a causa della forte luce del sole che colpiva la tenda (forse dovevamo metterla sotto un albero, chissà: io non sono esperto di campeggio), decidemmo, io e Greta, di farci una passeggiata. Probabilmente gli altri dormivano ancora: dovevano essere davvero stanchi. Non volevo svegliarli, e visto che il libro era ancora sul tavolo del camper, anche se volevo parlarci un po' per vedere a quanto distavamo da mia mamma, decisi di rinunciare. - E' una bella giornata oggi! - esclamò Greta sbadigliando. - Si, hai ragione - risposi, e camminammo. Tuttavia il vento non voleva mancare, e certe volte soffiava, alzando in aria i capelli biondi di Greta, che, bensì non sembrava troppo infastidita, e sorrideva. Non piantammo più di cinquanta passi lungo la strada, da cui si vedeva in lontananza un paesino, quando vidimo a terra, un vecchio mendicante. Sembrava assai povero: i vestiti erano strappati, e le scarpe usurate. Aveva anche una giacca aperta. Il vecchio era magro. Tutto questo era anche accompagnato dal brutto luogo in cui era situato, con barattoli e lattine sparse di qua e di là. Vicino alla persona c'erano anche un bastone di legno, un cappello con qualche spicciolo, e un libro. Il mendicante dormiva, e spesso iniziava a tremare, poi smetteva, poi ricominciava... un colpo di vento, improvvisamente, mosse il bastone, che cadde per terra, producendo un forte rumore. - Che è successo? - disse il vecchio agitato. Un'aria di spavento e tristezza lo avvolgeva. - Chi siete voi? Potete darmi una moneta? - domandò guardandoci. Egli aveva la pelle ruvida, delle rughe sulla fronte. Il naso era abbastanza pronunciato e aveva un piccolo brufolo. Gli occhi erano infossati, pietosi, pallidi e bagnati. Quell'uomo sembrava quasi non sapesse dove si trovasse, come sperduto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top