CAPITOLO 10 (1/4)

Da un discorso e l'altro capii che gli altri due ragazzi si chiamavano uno Giò, e l'altra Matilde. Dopo che finimmo di mangiare l'insalata, il pane, e le ciliegie che la donna ci offrì, i tre ragazzi ci dissero se volevamo sederci tutti assieme sul letto, per chiacchierare un po'. Noi ovviamente, rispondemmo con un si, anche perché non avevamo molto da fare, oltre che annoiarci guardando dalla finestra. Ci accomodammo in cinque sul letto, seduti a gambe incrociate, e visto che eravamo tutti timidi, in un primo momento, non sapendo cosa dire, ci fissammo, con degli occhi affaticati e attenti alle labbra dell'altro, sperando che qualcuno iniziasse a parlare. Quelli della bambina, invece, castani, si stancavano spesso, e si chinavano a guardare i pesciolini nell'acquario, poi ci dava un'occhiata veloce. Tutto ciò continuò finché la madre, occupata a lavare le nostre ciotole, si affrettò a parlare preoccupata. - Giò, puoi per favore vedere se abbiamo qualche tenda in più, perché stanotte non so proprio dove fare dormire Ciro e Greta - disse. Subito Giò si mise all'opera: aprì due grandi pensili sopra il tavolo, prese un baule e iniziò a rovistare tra le cose. Poi disse che potevano dormire anche dieci persone, vista la presenza di tende superflue. - Mi sembra ovvio: quando ero piccolo vivevo in questo camper con la mia famiglia. Dovevamo avere per forza delle tende di emergenza, poiché non era raro che qualcuna si rompesse facilmente - intervenì il padre, girando il volante per fare una curva. Il camper procedeva abbastanza veloce. - Per poco mi rompevi un faro! Perché volete sempre superare voi automobilisti? - continuò, alzando la mano verso una macchina, disgustato dal modo di guidare del proprietario. Poi piombò il silenzio. - Ti piace disegnare? - domandò la bambina a Greta, spezzando l'aria di malinconia che si era creata. - Si, molto - rispose quest'ultima. Matilde, sentita la risposta, e contenta di aver trovato una persona che avesse la sua stessa passione, andò subito a prendere dei disegni, tenuti conservati nel pensile opposto a quelli delle tende: raffiguravano diversi animali, come gatti, pesci, e cavalli, ed erano colorati. Spesso il colore usciva fuori dai margini, ma credo fosse una cosa abbastanza normale, per una bambina, che all'apparenza poteva sembrare di tre anni. Greta osservò i disegni con attenzione e poi si congratulò con Matilde. E la bambina sorrise, dilatando un po' gli occhi, che divennero a forma di mandorla, mostrando i suoi bianchissimi denti: era molto felice. Poi, chiese se volesse disegnare a Greta, che annuì, e prendendole la mano, l'accompagnò nei due piccoli divani, su cui si sedettero. Presero la decisione di disegnare la mela sopra il fornello. Solo in quel momento capii che quel mobile era un fornello, dal momento che la mamma dei ragazzi aveva aperto il coperchio che lo nascondeva, per preparare una camomilla. - Ragazzi si è fatto un po' tardi: sono le dieci e mezza. Forse è meglio se andiamo a dormire, se vogliamo arrivare presto domani mattina a Brus: abbiamo tante cose da fare - disse, dopo aver sorbito la sua bevanda.

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