V - Parlami d'amore, Mariù.

Predicatore: Ricordati che devi morire!

Mario: Sì, sì, no. Mo' me lo segno, proprio.

Non ci resta che piangere

Kirsten ha scelto il ristorante più in centro di Riverview. Si trova letteralmente nella piazza principale, a due passi dal negozio di abbigliamento di Helen e dal bar di Ned. Essendo una bellissima giornata, la mia migliore amica ha prenotato un tavolo fuori al sole. Ergo, manco a dirlo, tutti ci stanno fissando mentre mangiamo.

Non so se me lo meritavo.

«Tutto bene, Morgan? Mi sembri stanco.»

Perché la gente non la smette di chiedermi se va tutto bene? Sto benissimo. Non sono mai stato meglio in vita mia.

«Hai proprio una brutta cera, tesoro. Sei tutto bianco.» Kirsten aggrotta la fronte. «Hai dormito, stanotte?»

Come no, come un bambino. Mi sfrego le tempie. È a malapena ora di pranzo e vorrei già spararmi.

«Ho dormito benissimo, grazie», taglio corto. «Allora, di cosa volevi parlarmi?»

Trattengo il fiato, pronto a sentirmi enumerare tutte quelle dannate stupidaggini sul matrimonio che piacciono tanto alle donne, ma Kirsten mi stupisce.

«Mi avevi accennato del seminario, no?»

Ah già, il seminario. Lo stavo dimenticando di nuovo. Ho dato per scontato che volesse parlare delle imminenti nozze, o almeno, soltanto di quello.

«Hai dato un'occhiata ai documenti che ti ho mandato?

Sempre se ha avuto tempo tra la scelta dei fiori e quella della giarrettiera. Perché mi è venuta in mente la giarrettiera? Ho davvero dormito poco.

«Sì, certo», mi risponde, stupendomi di nuovo. «Mi sembra molto interessante. Potrebbe venir fuori una bella cosa.» Stringe le labbra, poi mi rivolge uno sguardo furbo. «Ho già qualche idea, in realtà.»

Tipico di Kirsten. Non ho fatto in tempo a proporle il progetto, che già il suo cervello è partito in quarta per organizzare tutto. La invito a continuare con un cenno della testa.

«Stavo pensando...» comincia, bloccandosi per prendere un sorso di vino. «Dopo l'analisi iniziale e la spiegazione di tutte quelle cose noiose, potremmo inserire una sezione interattiva dove i genitori provano a vedere la prospettiva dei figli. Sai, come uno scambio di ruoli. Che ne pensi?»

«Tutte quelle cose noiose?» chiedo, un po' offeso. Kirsten nasconde un sorriso sbarazzino dietro il calice.

«Sì, tutte quelle cose di cui parlerai tu. Numeri, statistiche, blablabla...»

Mi sta prendendo in giro e non mi aspettavo niente di meno. Arriccio il naso in una smorfia e afferro un pezzo di pane.

«Noiose, ma importanti», borbotto, mettendo in bocca della crosta. Sto morendo di fame, quando arriva il mio hamburger? Comunque le cose di cui parlerò io non sono noiose, sono solo meno interessanti, ecco. Il seminario avrà come focus la gestione familiare e il supporto alle famiglie in difficoltà e io sarò quello che parlerà della cosa che piace di meno alla gente: i numeri. Il budget, le spese impreviste, le bollette, la paghetta e i metodi di risparmio. Per non parlare delle statistiche, le percentuali di rischio, le assicurazioni da stipulare. La maggior parte delle famiglie non ha la minima idea di come gestire tutto questo e mi piacerebbe che alla fine del seminario avessero qualche consapevolezza in più su come muoversi. Il compito di Kirsten, invece, è molto più empatico: parlerà di benessere psicologico, del modo più efficace per comunicare tra i membri della famiglia, come risolvere i conflitti, l'importanza dell'ascolto attivo e tutte quelle cose che piacciono a lei, sulle emozioni, su come evitare le discussioni.

L'idea di Kirsten non era affatto male, tutt'altro. Era brillante, come è brillante lei, sempre. La guardo negli occhi e lo vedo, quel luccichio. Sembra davvero felice, no, sembra raggiante. Quasi illuminata da una luce, che l'ultima volta non aveva.

«Morgan?» Mi passa una mano davanti agli occhi come Helen ieri sera. «Mi stai ascoltando?»

«Certo», tossicchio. «Scambio di ruoli. Bellissimo.»

Si mettere a ridere e quel suono mi fa un effetto strano. «Hai la stessa espressione di Fitz quando finge di ascoltarmi e in realtà pensa ai videogiochi.»

Non rispondo. Non ho voglia di discutere, soprattutto perché il paragone con nostro figlio non è poi così sbagliato. Mi passo una mano sulla faccia e cerco di azzerare i pensieri strani nel cervello.

«Vorrei parlare anche di come gestiamo la casa-famiglia», torno sull'argomento lavoro, in quello mi sento sicuro. «Come aiutiamo i ragazzi che vivono da noi, ma anche quelli che vivono coi propri genitori ma che hanno difficoltà.»

Kirsten sbatte le ciglia e la sua espressione si fa più seria. «È un'ottima idea. Potresti spiegare su cosa si basano i vostri progetti, dai laboratori agli spettacoli di beneficenza, i programmi di supporto scolastico, il modo in cui aiutate i giovani. Devi puntare sull'importanza del supporto della comunità per questi ragazzi e per queste famiglie. Anche perché gli spettatori, se tutto va come deve andare, verranno anche all'evento di beneficenza di Natale e possono essere dei buoni donatori.»

«Non hai tutti i torti», le concedo. Ok diffondere informazioni utili per la comunità, ma ci servono i soldi per ricomprare la caldaia.

«Quindi», riprende lei, con quella luce negli occhi che conosco bene. «Ok le indicazioni su come non mandare la famiglia in bancarotta, ma secondo me ci dovremmo concentrare sui rapporti umani e sulle nostre esperienze, tu con la casa-famiglia e io con le famiglie con cui lavoro.»

Annuisco. «Sì, hai ragione. L'idea dello scambio di ruoli non è male.»

Kirsten mi regala un altro sorriso pieno di calore e ciò che sento nello stomaco non mi piace. «Potrebbe essere divertente! Magari ci portiamo dietro Fitz e possiamo iniziare noi tre.»

Inarco le sopracciglia. «Fitz? Intendi nostro figlio, quell'adolescente emo che ce l'ha con il mondo?»

«Non è un adolescente emo!» ribatte, indignata, poi sembra pensarci su. «Beh, forse un po' emo lo è.»

«Ci ucciderebbe se gli proponessimo una cosa del genere, Rogers.»

Kirsten arriccia le labbra e mi dà ragione. Finalmente, dopo un ragionevole arco di tempo che tuttavia la mia fame ha fatto sembrare infinito, arrivano il mio hamburger e l'insalata per la mia accompagnatrice. La guardo. Kirsten non è una tipa da insalata. Kirsten è una da triplo bacon cheeseburger con patatine maxi o da lasagna. Decido per un attimo di tornare il solito Dylan idiota e di smettere i panni dell'emo – tale padre, tale figlio.

«Attenta alla linea per qualche motivo in particolare?»

Kirsten smette di versare l'aceto nel suo piatto e alza gli occhi su di me. Riesco a leggere la sua espressione. Stronzo. Cerco di non ridere, ma è difficile.

«Mia madre dice che ho messo qualche chilo», mi annuncia, tornando a fissare le foglie verdi. «Dice che poi non mi entra il vestito da sposa.»

A volte mi domando perché Penelope Rogers abbia ancora diritto di parola. Capisco che è l'unica nonna che mio figlio ha mai avuto, ma ogni giorno aumenta il mio desiderio di strozzarla.

«Kirsten, quante volte ti ho detto di non dar retta a tua madre?»

Sospira. «Lo so, però lei ha la capacità di infilarsi nel mio cervello e di scavare finché non faccio quello che dice lei. Mi prende per sfinimento.»

«Per fortuna diciotto anni fa non le hai dato retta», scherzo, ma non troppo. Ora si comporta come la nonna perfetta, ma nessuno ha dimenticato quanto abbia insistito affinché sua figlia ricorresse all'aborto. Come io non ho scordato gli insulti che mi ha rivolto durante la nostra relazione, quando è rimasta incinta, dopo che è nato Fitz. E poi fa la brava cristiana che va ogni domenica in Chiesa.

«Già, da ragazzina ero più forte di adesso.»

Non è vero. Se conosco una persona davvero forte, quella è Kirsten. Vorrei dirglielo, ma lei parla di nuovo.

«Comunque, a proposito...»

Lascia la frase in sospeso. Io mi asciugo le mani unte di salsa – questo hamburger è una bomba di grassi e sollevo gli occhi su di lei. «Di cosa?»

«Del vestito.»

A proposito del vestito.

«Qua...quale vestito?» domando con tutta l'idiozia di cui sono capace. Kirsten rotea gli occhi.

«Da sposa, Morgan. Non puoi dire di no, sappilo.»

«Che vuoi esattamente, Kirsten?»

Resto un attimo fermo a guardarla. Ha cambiato tono, lo sguardo cupo che aveva mentre parlava di sua madre si è trasformato, è sognante, come il suo sorriso e io comincio capire. La sento arrivare, la botta. Forte, come un treno dritto contro il petto.

«Voglio che mi accompagni a scegliere il vestito.»

Mi cade la forchetta dalla mano. Fa un rumore tremendo, tanto che i vicini di tavolo si voltano a guardarmi con espressioni non proprio benevole, ma io non me ne curo. Sto guardando Kirsten come se mi avesse appena detto che devo recitare in un musical nella parte di Mrs. Doubtfire. «Che hai detto?»

«Il vestito da sposa», spiega con calma, come se avessi tre anni e un ADHD. «Hai presente?»

«Lo so cos'è un vestito da sposa, Rogers», sbotto, anche se non vorrei. «Perché proprio io? Non c'è una sorellanza segreta delle spose? Non possono venire Megan e Claire, o tua madre? O, non so, un qualche sconosciuto in un bar?»

Lei ride, come se tutta questa faccenda fosse divertente. «Dai, smettila di fare lo scemo. Sei il mio testimone, la mia damigella d'onore. Devi aiutarmi a scegliere il vestito. In ogni caso...» Si ferma e unisce le mani, puntando gli occhi nei miei e io sento di non avere scampo. «Ho già fatto un giro con le mie amiche e abbiamo selezionato tre abiti. Tu dovrai aiutarmi a scegliere quello definitivo.» Mi sorride e mi sento mancare. «Non ci vorrà molto, giuro.»

«Interessante,» rispondo, il tono piatto come un monitor cardiaco. «Posso prendere in prestito un lanciafiamme per immedesimarmi meglio?»

Lei ride, come se avessi fatto una battuta divertentissima, come se fossi spassoso. Non lo sono. Non sono né divertente né spassoso. Sto morendo lentamente. Qui, nella piazza di Riverview.

«Dai, non fare il difficile. Mi conosci meglio di chiunque altro. So che mi dirai la verità.»

«La verità, eh?» continuo con il sarcasmo, ma non penso funzioni. Mi scolo il secondo bicchiere di vino, credo di dover ordinare un'altra bottiglia. Poi, Kirsten allunga la mano destra e sfiora la mia. Mi immobilizza.

«Ho bisogno di te che mi dici che sono la più bella della piazza», sussurra, abbassando d'improvviso lo sguardo. «Altrimenti, come faccio a sposarmi?»

Che scorretta. Quella è la frase che le ripetevo sempre a sedici anni, quando eravamo dei ragazzini, quando eravamo innamorati come due banali adolescenti. Spingo le dita contro gli occhi. Il mio mal di testa è indefinibile.

«Accompagnare la propria ex a scegliere il vestito con cui sposerà un altro. Suona come il sogno di ogni uomo.»

Kirsten ride ancora, senza comprendere il sottile sarcasmo, ma stavolta c'è qualcosa di diverso nella sua risata. È felice. Felice sul serio. Ed è tutto per questo maledetto matrimonio. Non riesco a capire cosa ci sia di bello in un enorme spreco di soldi per che cosa, una festa? Per far mangiare gli altri? Per avere in cambio meno denaro di quanto uno spende? Siamo nel ventunesimo secolo, ormai è superato, i divorzi sono di più dei matrimoni. Lo dice la statistica, mica io. Il suo sorriso si spegne e mi guarda di nuovo, addolcendo lo sguardo, ignara di cosa stia succedendo nella mia testa.

«Allora, lo farai?»

Mi passo una mano tra i capelli, cercando una via d'uscita. Non la trovo. Non c'è via di uscita.

«Va bene,» cedo, cercando di mascherare la mia insofferenza con un sorriso stitico. «Ma solo perché sono curioso di vedere quanto pizzo riesci a sopportare senza soffocare.»

«Oh, Morgan!» Batte le mani, l'entusiasmo a mille. «Sapevo che avresti detto sì! Non vedo l'ora!»

«A chi lo dici», borbotto, cercando di nuovo la forchetta, anche se mi è passata la fame. «Sono l'incarnazione della gioia.»

«Dylan...» mi chiama, a bassa voce. «Sei il mio migliore amico.»

Il suo sorriso dolce, sincero, mi colpisce parti del corpo che non sapevo potessero essere colpite. Mi sforzo a sorridere a mia volta, ad alzare gli angoli della bocca, per poi tornare al mio pranzo. Già, sono il tuo migliore amico, Kirsten. Ma stavolta non è bello come le altre volte.

Note di Greta ❤️

Buon weekend a tutti! Nuovo capitolo, per voi, con Kirsten che fa richieste inopportune e Dylan che vuole uccidersi.

Grazie per i commenti e il supporto, passo a rispondere ai commenti appena posso! intanto, sappiate che forse domani riesco a postarne un altro, se tutto va bene.

Pace, amore e condivisione ❤️

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