III - Can we skip to the good part?

Ma che ca**o succede?! Perché partecipo sempre ai matrimoni

e non sono mai lo sposo, Matt?

Quattro matrimoni e un funerale

È mezzanotte e mezza e sto fissando il soffitto del soggiorno, disteso sul divano con ancora i vestiti addosso. Fitz è andato a dormire, dopo aver tirato un po' più tardi sfidandomi ai videogame in un gioco di lotta aliena – mi ha stracciato senza pietà. Ho provato a cercare la forza di mettermi a letto, ma mi sono ritrovato a tirare fuori una birra dal frigorifero, che adesso giace a metà sul tavolino accanto a me. Sento un fastidio allo stomaco, una pesantezza che vorrei ricollegare alla cucina pretenziosa di Bill, ma ho il dovere di essere onesto intellettualmente almeno con me stesso.

Questa cosa del matrimonio e del testimone mi sta mandando al manicomio. Ho una tale confusione nel cervello che non so nemmeno da dove cominciare per cercare di analizzare la situazione. Mi tornano in mente i flash della serata, senza un vero e proprio ordine logico. La notizia delle nozze, Fitz che cercava di capire se stessi bene, lo sguardo preoccupato di mia sorella, Kirsten che mi chiede come se nulla fosse di essere il suo testimone. Come se fosse scontato, semplice, come se potessi davvero affrontare tutto questo senza alcun problema, senza dubbi, perplessità, rancori, sentimenti. Come se noi non fossimo quello che siamo.

Mi volto di scatto verso il tavolino e recupero il Mac ancora acceso. Ho fatto da testimone a Lee, ma Lee è maschio e con i maschi è tutto più facile. Le donne hanno le damigelle, non i testimoni. Digito sul motore di ricerca "cosa fa una damigella d'onore uomo".

Forse cercavi: cosa fa una damigella d'onore.

Impreco a bassa voce e clicco sulla frase modificata. Apro il primo link che mi appare, una lista dei compiti di una damigella d'onore. È lunghissima.

- Occuparsi di tutte le piccole crisi che avverranno prima, durante e dopo la cerimonia.

E fin qui forse ce la posso fare.

- Organizzare l'addio al nubilato.

Posso riciclare quello di Lee? Secondo me a Las Vegas ci divertiamo.

- Aiutare la sposa a scegliere il vestito e supportarla durante le prove.

Cioè mi devo sorbire infinite sedute di shopping e di cambi d'abito bianco, magari in presenza di Penelope Rogers? Mi uccido.

- Custodire le fedi.

Speriamo di non perderle.

- Supportare emotivamente la sposa.

E a me chi supporta emotivamente?

- Custodire il bouquet.

In che senso? Non lo deve portare lei? Almeno questo è difficile da perdere.

- Aprire il corteo nuziale precedendo le altre damigelle.

Il corteo nuziale? Siamo nel Cinquecento? Helen non ha avuto un corteo nuziale. Mi pare.

- Distribuire i confetti insieme agli sposi.

Alexa, dammi la definizione di "terzo incomodo", detto anche "reggimoccolo".

- Aiutare a vestire la sposa e con il make-up e l'acconciatura.

Farò finta di non aver letto.

- Prendersi cura del vestito della sposa, aiutarla a sedersi e alzarsi e qualora fosse necessario, accompagnarla in bag...

Chiudo il computer con uno scatto. È troppo. Non posso fare tutte queste cose, sono da femmina. Perché non ha scelto Meg come damigella d'onore, o Claire? Sono le sue migliori amiche, è così che funziona, non scegli il tuo ex come testimone, o damigella d'onore, dannazione! Ho bisogno di bere. Dov'è la birra? Mi giro per prenderla e succede tutto in un attimo. Prendo male le misure, colpisco la bottiglia con l'angolo del computer e cade per terra, facendo un rumore infernale. E rompendosi pure, ovviamente.

Porca di quella putta...

«Papà?»

Mio figlio mi trova con uno straccio in mano e i vetri per terra. Sollevo la testa e lo vedo che mi fissa perplesso, sull'uscio della porta.

«Fitz, che ci fai sveglio?»

«Devo andare in bagno... Che ci fai tu, ancora vestito e in soggiorno?» Guarda per terra. «Che hai combinato?»

Mi passo una mano sulla faccia esausta. «Niente, è caduta la... Adesso sistemo tutto, tu vai a dormire.»

Gli occhi assonnati di mio figlio si assottigliano. «Tutto bene, pa? Sei strano.»

Mi sforzo di sorridere. «Tutto benissimo. Vai, dai, che domani hai scuola.»

Lui non sembra convinto, ma mi asseconda. «Va be'... 'Notte...»

Strano, figuriamoci. Non sono strano, non c'è niente di strano, va tutto benissimo. Sono nel fiore della salute, fisica e mentale. Butto i resti della bottiglia nella spazzatura e asciugo a terra alla bene e meglio, domani pulirò per bene. Me ne vado a letto. Mi serve una bella dormita.

***

Ho dormito di merda. Ho avuto un sonno agitato, tempestato da sogni che potrei definire incubi, tipo trovarmi all'altare senza pantaloni, di fronte a tutti gli invitati che ridevano, oppure il faccione di Penelope Rogers che sghignazzava in modo sguaiato impedendomi di parlare con Kirsten. Mi sono svegliato forse dieci volte, con lo stomaco in subbuglio – sul serio, Bill, quanto aglio ci hai messo in quella salsa? – e quando la sveglia è suonata avrei voluto solo buttare il telefono dalla finestra. Si prospetta una bellissima giornata.

Ho gli occhi mezzi chiusi, mentre abbandono Fitz davanti alla scuola – ha provato a chiedermi di poter usare la macchina nuova e andare da solo, ma Kirsten mi avrebbe strozzato e non è il momento di sollevare polemiche. Sono in ritardo, Karen mi aspetta in ufficio, ma se non prendo un altro caffè muoio, quindi mi fermo davanti al bar di Ned e Rick. Scambiare quattro chiacchiere con il mio migliore amico forse è quello che mi serve per riprendermi, oltre a una dose ultra di caffeina. Attraverso l'ingresso e non do troppa importanza alla clientela che occupa i tavolini del locale, sia dentro che fuori. Faccio un cenno di saluto a Rick.

«Ehi, amico», mi saluta lui, con quel sorriso che è il suo marchio di fabbrica. Provo a ricambiare, ma non ho le forze nemmeno per sorridere.

«Mi fai il caffè più grande che puoi e con più caffeina possibile?»

Rick ridacchia. «Nottataccia?»

Gli rivolgo una smorfia ed evito di rispondere. Appoggio i gomiti sul bancone e recupero il telefono dalla tasca, pronto a inviare un messaggio a Karen per dirle che sto arrivando. Ho intenzione di andarmene in fretta, ma non ho fatto i conti con i miei concittadini. Ci metto poco a notare che da quando sono entrato, nessuno mi ha staccato gli occhi di dosso e il livello delle chiacchiere si è abbassato ed è aumentato allo stesso tempo. Come se il mio arrivo avesse zittito tutti e poi tutti si fossero messi a bisbigliare alle mie spalle. Guardo Rick, sperando si muova.

«Ehi, Dylan! È vero quello che si dice?»

Non ho intenzione di alimentare il gossip di questa maledetta città. Davvero, non mi va.

«Cos'è che si dice?» domando con tutta l'educazione che possiedo.

«Che sarai il testimone di Kirsten!», grida Phyllis dal tavolo vicino al bancone, mentre sistema la sua borsa. È una di quelle che sa tutto di tutti e a quanto pare non ha perso tempo nemmeno stavolta. Almeno non ha detto damigella d'onore.

«Phyllis, buongiorno», rispondo, cercando di non reagire in modo eccessivo, ossia gettarle il caffè della ragazza accanto a me addosso. «Sì, è vero, ma... non è che ci sia molto da dire, non trovi?»

Phyllis annuisce con aria da esperta. «Ti capisco, certo, ma... deve essere un po' imbarazzante, no? Vedere la tua ex con un altro... e poi tu, testimone di nozze. Insomma, come stai, tesoro?»

Rick appoggia il mio caffè sul bancone, davanti ai miei occhi. Mi lancia uno sguardo comprensivo, e anche un po' allarmato, ma io scuoto appena la testa con noncuranza. Posso cavarmela.

«Benissimo, Phyl, come sempre», cerco di mascherare il fastidio e penso di esserci riuscito. «È una sua scelta, sono felice per lei.»

Ned, dall'altra parte del bancone, fa un cenno con la testa. «Fai bene, Dylan. Ma non sarà un po' strano per te? Magari provi ancora dei sentimenti per Kirsten...»

«Papà!» lo interrompe Rick, con un urlo indignato. Il povero Ned solleva le spalle. Io provo a restare indifferente. Le chiacchiere intanto non sono finite. Vedo Shirley avvicinarsi con un sorriso complice.

«Oh, Dylan, che animo nobile che possiedi! Non tutti sarebbero stati così altruisti. Ma forse Ned ha ragione... Sei proprio sicuro di non provare più niente per Kirsten?»

Ok, abbiamo oltrepassato il limite. Prendo il caffè, lo chiudo tra le mani e mi volto verso Shirley. Oltre a lei, metà locale sta mi fissando. Tiro fuori l'aria dal naso, imponendomi di mantenere la calma.

«Niente di niente», rispondo, ma forse più a me stesso che agli altri. Ci sarebbe tanto altro da dire, tanto che loro non capiranno mai. Adesso devo solo andarmene da qui.

Mi rivolgo l'ultima volta a Rick. «Metti tutto sul conto, ci vediamo domani.» Poi, con un cenno alla clientela impicciona, mi dirigo verso l'uscita senza aggiungere altro, lasciandomi dietro le chiacchiere che sono ricominciate. 

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