Il matematico

Durante una fresca sera primaverile, dopo una lunga giornata di viaggio, un uomo stava coricandosi nel letto di un piccolo, ma elegante albergo in una città dove il giorno seguente avrebbe dovuto illustrare, durante una conferenza, il risultato dei suoi importanti studi matematici che spiegavano uno strano teorema. Contava di addormentarsi presto, per poter essere in piena forma il giorno seguente.

Era molto stanco, ma non riusciva a prender sonno in alcun modo. Aveva provato con qualsiasi metodo: contare le pecore, sprimacciare il cuscino e persino fare un po' di ginnastica. Nulla. Troppe idee e troppe nozioni gli ronzavano in testa. Era impaziente di mostrare a tutti le sue scoperte, avrebbe voluto che fosse già l'indomani per dare di nuovo prova a tutti delle sue capacità di grande e noto matematico.

Si mise allora a scrivere freneticamente su un taccuino alcuni appunti, per verificare che i calcoli tornassero alla perfezione, nulla doveva essere lasciato al caso. Continuò per ore e, parecchio più tardi, convinto di non aver tralasciato niente, provò di nuovo a sdraiarsi; sulla parete di fronte a lui l'orologio segnava le tre passate. Non rimaneva altro da fare se non spegnere la luce e godersi il meritato riposo, sennonché... era più sveglio di un grillo con l'insonnia. "Eppure di solito a casa mia, a quest'ora sono tra le braccia di Morfeo già da un pezzo", disse fra sé e sé. Doveva essere l'idea d non trovarsi nella sua stanza e nel suo letto a non fargli chiudere occhio, perciò era necessario trovare una soluzione.

Ecco: si sarebbe preparato un buon thè con il fornelletto che aveva visto nell'armadio della stanza. Detto fatto, ne bevve subito due tazze e di nuovo spense la luce. Passarono solo pochi minuti, riaccese la luce, si tolse di dosso la coperta e si alzò dal letto sbuffando, più sveglio che mai; poi andò verso la sua valigia e ne estrasse un libro. Glielo aveva regalato suo nipote.

Si mise a leggerlo con crescente interesse e dopo averne letta buona parte, lo chiuse e si mise a riflettere un secondo: gli era venuta in mente una cosa.

Ricordava bene che lo stesso giorno aveva visto un biglietto scritto proprio dal nipote che gli rammentava di fare qualcosa di importante. Prima di spegnere la luce per l'ennesima volta, convinto che fosse una cosa alla quale non poteva rinunciare, decise di mettersi a cercare questo foglietto, determinato a trovarlo. Cercò in ogni dove, disperato. Negli armadi, nei cassetti, nella valigia e persino nelle tasche di tutti i vestiti. Non ottenne alcun risultato.

Poi all'alba, stanco dalla notte insonne, crollò addormentato sul pavimento. Molto più tardi fu svegliato dal trillo del telefono e dalla voce dell'interlocutore, l'organizzatore di quella conferenza, che gli domandava allarmato dove fosse. In tutta fretta si preparò ed uscì di corsa dall'hotel, recandosi dove avrebbe dovuto. Illustrò i suoi risultati e ricevette gli applausi degli spettatori. Quando tornò a casa, ancora pensieroso per via di quel foglietto che non aveva trovato, ricevette la visita proprio di suo nipote, al quale dovette confessare di non aver fatto quella cosa tanto importante che gli aveva scritto. Il nipote si mise a ridere, prese il libro, lo aprì ad una pagina verso la fine ed estrasse quel bigliettino. Ricordava bene di averlo messo in quel punto preciso.

Conoscendo l'abitudine di suo nonno di coricarsi tardi, aveva scritto semplicemente: ricordati di andare a letto presto! Con affetto, tuo nipote.

"Quindi vedi che anche un grande uomo come quel matematico può dimenticare qualcosa" disse il padre a suo figlio che era a letto, chiudendo il libro delle favole.

"Ma quello che conta veramente è che non bisogna dare troppo peso a cose che crediamo importanti, ma badare solo a ciò a cui teniamo davvero perché spesso i nostri sentimenti sono più importanti di una cosa materiale come quel foglietto...."

Non vi fu nessuna risposta, il piccolo si era già addormentato. E l'uomo uscì dalla stanza, evitando qualsiasi rumore per non svegliarlo.

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