15.1

«Alla buon'ora, Morag» lo apostrofò Em, non appena il giovane raggiunse gli altri. «Sta per iniziare...»
Il clima era piuttosto teso, tra Em che faceva guizzare i suoi circospetti occhi verdi da una parte e dall'altra, Germanico che emetteva grandi sospiri e Spiro che se ne stava in disparte, guardando un punto fisso davanti a lui. Iulius contorceva le dita delle mani, Rose sbuffava di continuo e i piccoletti della famiglia seguitavano a lottare tra loro, inarrestabili. Anita non era con loro, probabilmente rimasta nell'oikarion ad attendere che gli altri tornassero dopo la cerimonia. Solo Kairos e Raya parevano immersi in una tranquillità avulsa da quella situazione, abbracciati l'uno all'altra com'erano.

«Mi sono trattenuto un attimo in chiacchiere» si giustificò Morag, sorridendo: non si sarebbe certo demoralizzato vedendo che nulla era cambiato rispetto a prima. Sapeva che sarebbe occorso un po' di tempo prima di ridere di nuovo tutti insieme spensierati, ma prima o poi - presto - sarebbe successo. «E ho ottime notizie!»
«Non urlare!» sobbalzò Germanico, rabbrividendo. «Non dobbiamo attirare troppo l'attenzione, lo sai».

«Ragazzi, dico davvero» proseguì Morag, sedendosi tra Em e Germanico e avvicinandoli a sé. «Ci stiamo preoccupando senza motivo. Non tutti i Gheneiou la pensano come la giovane Genew o gli altri Anziani».

I suoi compagni continuavano a guardarlo scettici: effettivamente non aveva alcuna dimostrazione, solo la parola datagli da una di quelli che si proclamavano loro nemici. Ma Morag era determinato a convincerli: riaprì di nuovo la bocca per ritentare, ma un risolino di Raya lo interruppe.

«Morag...» scosse la testa la giovane. «Te lo stiamo dicendo da quando hanno iniziato a esserci i problemi. Convieni con noi solo dopo aver ascoltato il parere di Paula?»

Il giovane si staccò lentamente da Em e Germanico, rosso in viso per l'imbarazzo: ripercorrendo quegli ultimi tre giorni, non avrebbe saputo contare tutte le volte che Kairos o Raya o talvolta anche Rose e Iulius gli avessero rivolto parole confortanti, che lui aveva per lo più ignorato. Solo sentendo gli stessi argomenti confermati da una voce più estranea alle loro vicende era riuscito a crederci.
«Be'» provò a trovare una scusa, mentre gli altri continuavano a ridacchiare, «non è che i vostri modi siano così tranquillizzanti come i suoi».

«Ti pareva...» sbuffò Rose. «Iulius, è colpa della tua ansia se i neoteroi non ci hanno creduto!»
Il ragazzino si girò verso la sorella, incenerendola con un'occhiata. «Anche tu sei un po' irascibile da quando è successo quel che è successo. Ancor più del solito».

«Ragazzi, calmi» intervenne Kairos e subito i due si sciolsero dallo sguardo con cui avevano iniziato a fissarsi. Rose si abbandonò comodamente sul ramo, mentre Iulius si allontanava un po' dal resto del gruppo. Il maggiore si alzò di peso dalla sua posizione e si accostò al fratello.

Morag seguì le due figure con gli occhi, quella di Kairos che si piegava ad avvolgere l'altra, sussurrando qualcosa. Storse la bocca in una smorfia malinconica: tutti i quattro più giovani della famiglia non si erano ancora ripresi e, se Rose riusciva a nasconderlo dietro alla sua aria scontrosa e Hermit e Sofia lo manifestavano con un'irrequietezza eccessiva anche per loro, il più fragile e ansioso della famiglia era rimasto talmente sconvolto da essere quasi irriconoscibile.

Kairos continuava a parlottare con lui e intanto Raya aveva preso da parte Rose, che se ne stava imbronciata ad ascoltarla, ma senza riuscire a celare del tutto un'espressione dispiaciuta.

Anche Em li stava osservando piuttosto perplessa e, quando i suoi occhi si incontrarono casualmente con quelli di Morag, i due capirono all'istante ciò che stava pensando l'altro: la famiglia di Genew li aveva aiutati tanto e ora toccava a loro. Per Kairos e Raya, da soli, non sarebbe stato facile riportare quella così caratteristica allegria, ma con qualche sorriso in più l'impresa sarebbe stata meno ostica.

«L'importante è che i neoteroi siano tranquilli ora» disse Kairos, tornando al suo posto con Iulius al seguito, che si sforzava di sorridere. «E se lo sono loro dovreste esserlo anche voi».
«Io lo sono» ribadì Morag, energico. «Anzi, penso che da adesso le cose inizieranno ad andare meglio!»

«Con Mijime e Bellatrix lontani» commentò Germanico.
«Germanico, che paranoie che ti fai!» scherzò subito Morag, per evitare che il pessimismo del compagno aleggiasse troppo a lungo. «Ma li hai visti quei due? Sono praticamente due macchine da guerra: qualsiasi cosa siano andati a fare fuori dal clan, non accadrà loro nulla».

«Cercherò di crederci anche io, ma solo perché ho voglia di dormire la notte» borbottò Em, con il solito tono acido, che fece scoppiare a ridere tutti i ragazzi. «Con Spiro che russa già è complicato, con l'ansia che qualcosa vada storto è ancora peggio».

Morag guardò la compagna meravigliato: non aveva mai fatto caso ai suoi comportamenti, credendo che fossero semplicemente dovuti al suo carattere difficile. Invece qualcosa era cambiato: quel commento aspro non era stato dettato dal caso, ma Em l'aveva accuratamente premeditato, avendo forse compreso che i suoi atteggiamenti risultassero buffi agli occhi dei figli di Genew.

Ma forse erano solo ragionamenti campati per aria: era impossibile che fosse cambiata davvero così tanto da ironizzare sul suo modo di fare. O forse era proprio così? Si ripromise di farci maggiore caso, in futuro.

«Non avete neanche idea di quanto sia faticoso impastare l'argilla» continuò, infiammandosi di più, per le risate che erano sorte tutt'intorno. «Ho bisogno di riposare!» Anche Morag sorrise: del resto, anche se era involontario, funzionava alla perfezione.

«Spiro, tu che dici?» disse, voltandosi verso il più vecchio dei Melitos: se si fosse unito anche lui a mettere di buon umore i ragazzi, con qualcuna delle sue idiozie, il loro successo sarebbe stato assicurato.
«Mh» rispose però quello, quasi scocciato.

Morag non avrebbe saputo come commentare il nuovo Spiro, sempre imbronciato e pensieroso: si era abituato al bambinone che era stato e, da quando si era rinchiuso in se stesso, doveva ammettere che i suoi simpatici interventi gli mancavano. Ma in quel momento era fiducioso: anche lui sarebbe tornato quello di sempre!

«Shh! Inizia! Inizia!» batté le mani Hermit, per poi andare a sedersi, facendosi posto tra Morag ed Em, elettrizzato per la cerimonia. Sofia sgusciò subito al suo fianco, dalla parte di Morag, e si appoggiò con la testa alle sue braccia.

Dalla botola dell'Oikìa scesero i Genew e gli Anziani, ma sul volto dell'anax di Tou Gheneiou, sempre sorridente e gioviale, si intravedeva un'ombra, ancora dovuta al rimprovero che aveva mosso contro il suo popolo. L'uomo si posizionò al centro della grande piattaforma e intorno a lui presero posto anche gli Anziani. Solo la figlia rimase un poco in disparte, gli occhi che sembravano emanare veleno, tanto la sua espressione era corrucciata: li volgeva appena contro i neoteroi e Morag si sentì trapassare da quell'occhiata.

«Compagni». Genew attaccò subito il discorso e Morag distolse l'attenzione dalla giovane guerriera. «Come a ogni luna piena, oggi siamo qui riuniti per celebrare la Cerimonia delle Nomine, l'antica usanza che vede come protagonisti i giovani del nostro popolo che progrediscono nel Percorso dell'Onore, sostenendo con le armi il nostro clan».

Morag sentì drizzarsi i peli della nuca: con tutto quel trambusto, quasi aveva dimenticato che anche lui stava per entrare a far parte della classe guerriera del clan! Un brivido di eccitazione lo colse: presto Genew avrebbe chiamato il suo nome come Cacciatore. Già immaginava come sarebbero stati i giorni seguenti, a seguire Kairos nelle basse mangrovie in una battuta di caccia, a catturare lui stesso dei meranghi e a contribuire a provvedere gli alimenti per Tou Ghenieou. Tese gli occhi e le orecchie verso Genew, mentre picchiettava le mani sul ramo, impaziente del verdetto.

Un brusio molto più intenso avvolse i rami, mentre alcune persone, aggrappate alla propria liana, si gettavano sulla piattaforma, accerchiando il capo del clan.
«Sbrigati, fratellone, devi andare anche tu!» esclamò Hermit, scavalcando Em, Iulius e infine Rose, fino a giungere di fianco a Kairos, che, un po' riluttante, si staccò dall'abbraccio di Raya e raggiunse sotto l'Oikìa gli altri Cacciatori, che presto arrivarono a sfiorare il centinaio di persone.

Quando furono giunti tutti, un fragoroso applauso, con tanto di urla e schiamazzi, inondò la piattaforma, presto imitato anche dalle zone tutt'intorno. Hermit e Sofia presero presto parte al clamore, facendo a gara a chi producesse maggiore chiasso, e anche i neoteroi e gli altri fratelli si unirono a loro.

Genew, dalla sua posizione centrale sulla piattaforma illuminata, sfoderò un sorriso orgoglioso e quasi divertito: dopotutto, doveva considerare anche lui, a nessuno ormai importava dei neoteroi o del caos di tre giorni prima e tutti erano solo emozionati al massimo per la cerimonia.

Mosse leggermente le mani e subito il silenzio ripiombò sulla foresta. Dunque, senza smettere di sorridere, prese la parola. «Ho osservato bene tutti i giovani che quest'anno hanno visto scorrere sopra le loro teste il sedicesimo anno, oltre ad altri che mi hanno personalmente rivolto questa richiesta, mentre si allenavano e apprendevano le basi nell'utilizzo delle armi. Ho notato meno ragazzi intenzionati a prenderle in mano: molti di voi hanno preferito iniziarsi ad altri lavori. Non vi biasimo: in un'era di pace come la nostra sarete estremamente utili come vasai, costruttori, fabbricanti, pescatori e quant'altro. L'aiuto che porterete al clan a sua volta porterà onore sui vostri capi. Ma c'è anche qualcuno che ha deciso di ottenere onore e gloria volendo imitare le gesta dei nostri antenati: tra questi anche qualcuno che non avremmo mai potuto immaginare».

Si fermò, lasciando il discorso quasi in sospeso. Morag gettò un'occhiata dubbiosa ai figli di Genew, ma quelli, totalmente concentrati, neanche si accorsero dell'incertezza del neoteros.
Rivolse nuovamente l'attenzione alla piattaforma: Genew scrutava ora i rami intorno a lui, come se stesse cercando una persona specifica.

Il giovane capì: stava per nominare il primo dei nuovi Cacciatori. Come tutti gli altri, trattenne il respiro finché il capo non emise la propria sentenza. «Telegono, figlio di Yagon il pescatore e Gaia la tessitrice». Un urlo femminile provenne dalla destra di Morag ma Genew, con un nuovo cenno, riportò il silenzio, per concludere il proprio discorso. «Da oggi potrai farti chiamare, fieramente, Telegono il Cacciatore».

Un grido unanime si levò dalla zona da cui era giunto l'urlo precedente e un ragazzo appena entrato nell'adolescenza prese una liana e approdò sulla piattaforma, accompagnato da un applauso generale, a cui prese parte anche Morag. Il giovane saltellava dall'eccitazione e si ritrovò subito al cospetto di Genew. Si piegò davanti a lui, portandogli il rito del saluto, e, una volta risollevatosi, venne scortato dinanzi agli Anziani. Mentre il clan continuava ad applaudire, l'anax e il consiglio dei vecchi bisbigliarono qualcosa al ragazzo, che non riusciva a tenere le gambe ferme e con un sorriso che si era ormai allargato fino alle orecchie.

La giovane Genew uscì dalla penombra in cui era rimasta immersa e, con la testa bassa, arrivò con in mano una lancia, un arco e una faretra, che consegnò a Telegono. Questo fece per ringraziarla ma il capo del clan lo bloccò con una sola occhiata severa. Genew se ne andò di nuovo e la spensieratezza riaffiorò sulla piattaforma. Il ragazzo salutò un'ultima volta il suo anax, rivolse un rispettoso cenno anche agli Anziani e corse dal gruppo di Cacciatori davanti a lui, che lo accolsero con un'ulteriore acclamazione e vigorose pacche sulle spalle.

«Ma non pensate ci sia solo Telegono!» esclamò quindi Genew e proseguì a nominare: allo stesso modo andarono ad aggiungersi al numeroso gruppo di Cacciatori sulla piattaforma Vera, Gretel e Aaron, acclamati da tutto il clan, mentre ottenevano l'onore che era costato loro le prime fatiche della loro vita.

«E quelli di sedici anni sono finiti» sentenziò Iulius, una volta che Aaron ebbe salutato Genew addirittura per la quarta volta e il capo si fu liberato per chiamare Erin.
«Tutti scontati» disse Rose, mentre Hermit e Sofia annuivano.
«Strano che non abbia nominato Nekhen però...» notò ancora il ragazzino, grattandosi il mento.
«Strano, vero» gli fece eco Raya. «Farà anche il gradasso, ma senza dubbio è un campione a usare la lancia».

Presto si dimenticarono del ragazzino in questione e ripresero a guardare la cerimonia: altri cinque giovani che non superavano i vent'anni atterrarono sulle travi e Genew iniziò a sfregarsi le mani.
«Per ultimo nomino Cacciatore» si accinse a dire.

Morag non stava più nella pelle. "Morag di Tou Melitos". Già lo leggeva sulle labbra sorridenti dell'anax, già sentiva come avrebbe articolato il suo nome, con che cadenza, con che timbro. Strinse i denti dall'emozione: lo stava per dire, lo stava per dire, stava per renderlo Cacciatore.

«Nomino Cacciatore Spiro di Tou Melitos».

Spiro? Spiro?! No, non poteva essere, Genew doveva essersi sbagliato: Spiro si era certo impegnato nell'ultimo periodo, aveva imparato a usare la lancia, ma non ai livelli di Morag, che non aveva fatto altro che allenarsi per riuscire a ottenere quella posizione. Non poteva essere solo Spiro.

Si girò leggermente verso il nuovo Cacciatore, guardandolo di sottecchi: nemmeno lui sembrava credere davvero alle parole del capo, che però continuava ad aspettare sulla piattaforma, puntando gli occhi verso di lui. Si tirò su dal ramo e lo raggiunse, mentre da diverse zone partivano persino degli applausi.

«Ha detto davvero "per ultimo"? Ma non può essere!»
«Ci deve essere un errore».
«E Morag non diventa niente?»
Morag non aveva più il coraggio di sentire o guardare qualcosa: le voci intorno gli scivolavano addosso, le immagini di Spiro che portava il saluto a Genew e otteneva le armi da Cacciatore erano sbiadite e confuse. Si era solo illuso. E non solo che le cose si sarebbero sistemate, ma persino che lui, che da sempre era una nullità, fosse diventato bravo in qualcosa. Non era così: la sentenza di Genew lo dimostrava. E così non sarebbe stato utile all'interno della comunità e il trattamento contro loro neoteroi non sarebbe cambiato. Aver pensato, solo pochi istanti prima, che tutto avrebbe iniziato ad andare nel verso giusto rendeva quel momento ancor più doloroso.

Al fragoroso applauso generale per i nuovi Cacciatori, che iniziarono a ritirarsi presso le loro famiglie insieme al resto della loro categoria, si unì anche Morag, muovendo meccanicamente le mani, ma non osando alzare la testa per incrociare gli sguardi dei suoi amici: loro cosa avrebbero potuto dire, dopo che, avendo saputo che aveva lavorato tanto, avendo ascoltato tutti gli elogi di Kairos, non era riuscito a intraprendere il Percorso? Non voleva saperlo.

«Morag». Si voltò appena e vide la piccola Sofia che si era seduta di fianco a lui, mentre gli carezzava il dorso della mano. «Una luna passa in fretta. Alla prossima il papà non potrà non nominarti» sorrise, riscaldando il cuore del giovane. «Altrimenti lo rimprovero io stessa».
«Eh?! Io lo rimprovero già stasera quando torna a casa!» sbottò Rose. «Con tutto il rispetto per Spiro, ma non siete paragonabili! Doveva nominare anche te Cacciatore!»

«Rose, non si discute». Kairos era appena ritornato al ramo insieme a Spiro, ancora stranito da quell'evento inaspettato, e si sedette nella posizione di prima, senza degnare Morag di uno sguardo. «Nostro padre ha fatto questa scelta, certamente non a caso».
Morag non riuscì a ribattere alle pesanti parole dell'amico che lo aveva aiutato ad addestrarsi, che gli aveva persino dato la speranza di diventare un Cacciatore.
«Kairos!» esclamò anche Iulius. «Ma lo dici sempre anche tu che Morag...»
«Vale anche per te, Iulius: non si discute» concluse lapidario, per poi appoggiarsi al tronco e stringere a sé Raya. Tutti si guardavano straniti: e adesso che gli prendeva? Non era da Kairos comportarsi in quel modo, considerando soprattutto com'era stato fino a poco prima delle nomine dei Cacciatori.

«Proseguiamo con gli Avventurieri». La voce di Genew placò il brusio che si era ricreato sui rami, e la cerimonia poté proseguire.
Giunse sulla piattaforma un altro gruppo di circa sessanta persone, più variegato per l'età, giovanissima di alcuni, ormai matura di altri.
Anche in quell'occasione partirono grida di ovazione dappertutto e numerosi applausi.

Genew riprese il suo discorso, ma non appena nominò il nome del primo nuovo Avventuriero il grido di giubilo che si levò dagli spettatori fu il doppio più potente rispetto a quelli per i Cacciatori.
«Accidenti!» gridò Germanico, sobbalzando per l'intensità del boato. I ragazzi iniziarono a ridacchiare.
«Germanico, ma ti spaventi anche per delle semplici grida?» chiese Hermit, coprendosi la bocca.

«Non c'è nulla da ridere...» borbottò il giovane. «Comunque perché tutti questi appluasi per gli Avventurieri?»
«Ma che dici?» fece Sofia, allungandosi verso di lui. «Non è affatto semplice entrare negli Avventurieri e si possono aspettare anche degli anni prima di passare in questa categoria».
«Pico,» aggiunse Iulius, indicando il giovane appena nominato, «oltre a continuare il proprio incarico di Cacciatore, nel frattempo si è duramente allenato per passare alla categoria successiva. Ovviamente più si sale, più bisogna mostrare la propria abilità».

«Se uno non ce le ha già di suo» sgranò gli occhi Rose, puntando un dito sulla piattaforma. «Guardate chi ha appena chiamato il papà...»
Tra grida ed esclamazioni di ogni genere, un ragazzo secco e agile si era calato dal suo ramo e si lasciava ondeggiare da una parte e dall'altra tenendosi appeso alla liana solo con le gambe, chiedendo più applausi con cenni delle mani fintamente timidi.
«Nekhen. Ecco dov'era finito!» esclamò Hermit, seguito dai fischi stupiti della sorellina.
«Che mostro, non è neanche passato per i Cacciatori» aggiunse Raya, mentre il ragazzo continuava a ottenere l'onore meritato.

Dopo che Nekhen ebbe raggiunto gli altri Avventurieri, la cerimonia non riuscì più a intrattenere tanto quanto prima: solo altri due ragazzi vennero nominati, ma scontati, a detta di Rose e Iulius. Morag non vi aveva fatto molto caso: ormai sapeva che fino alla luna successiva non sarebbe diventato Cacciatore, ma si sarebbe dovuto impiegare in qualcosa. Forse non tutto era ancora perduto: poteva sempre andare da Raya, se lo avesse accettato come apprendista. O si sarebbe fatto consigliare per valutare qualche altra mansione. Comunque fosse andata, si sarebbe accontentato e presto avrebbe ripreso a sorridere: non poteva venir meno alla promessa che si era fatto, aiutare il più possibile i piccoli della famiglia; lui sarebbe passato in secondo piano.

Ma per quanto si sforzasse di pensare positivo, l'amaro che gli aveva lasciato la consapevolezza di essersi dato da fare e non aver ottenuto niente non lo avrebbe abbandonato a breve.

«Infine l'ultimo nuovo Avventuriero sarà il neoteros Morag di Tou Melitos».

Morag avvertì casualmente il suo nome e alzò la testa, realizzando che era stato il capo del clan a dire a gran voce quell'ultima frase. No, non poteva essere. Era stato uno scherzo della sua mente. Lui? Un Avventuriero? Che esagerazione! I ragazzi avevano appena detto che già era arduo passare dai Cacciatori agli Avventurieri, figurarsi saltare persino la prima categoria. Era sicuramente uno scherzo della sua immaginazione.

Eppure Genew stava rivolgendo il suo caratteristico sorriso proprio a lui e tutti avevano iniziato a guardarlo, senza osare parlare.
«Ecco, qualcosa non mi tornava!» esclamò Spiro, spezzando il silenzio e dando il via a centinaia di commenti che confusero Morag, ancora incredulo per ciò che stava per accadergli.

Prese una liana e si recò sulla piattaforma, in un corteo di applausi di tutti i membri del clan e soprattutto dietro alle urla scatenate di Hermit, Sofia, Rose e Iulius. Il cuore gli batteva forte come non aveva mai fatto, assaporando quell'esperienza del tutto nuova.

Quando si ritrovò il genuino sorriso di Genew davanti a lui, sentì le ginocchia cedergli dall'emozione. Cercò di rafforzare le gambe e, piegato il busto, si portò le mani del capo alla fronte, eseguendo senza alcuna pecca il rito del saluto. Con un filo di voce, mentre era in quella posizione, sussurrò, improvvisamente assalito dall'ennesimo dubbio: «Ma ne sei davvero sicuro?»
Per tutta risposta il capo sottrasse la destra dalle sue mani e gli sollevò il mento, finché non poté di nuovo guardarlo negli occhi; quelli dell'anax sembravano sorridergli: «Ne sono certo».

Gli posò la mano dietro la schiena e, come aveva fatto con tutti gli altri iniziati al Percorso, lo portò davanti agli Anziani, tutti presenti tranne Pitone, che sembrava essere scomparso quando il neoteros era salito sulla piattaforma. Ma Morag non fece in tempo a fare molte considerazioni in merito, che Paula gli strizzò subito un occhio. «Vedo che il muso lungo è scomparso» ridacchiò. «Sembravi davvero disperato, là sopra, quando non hai sentito il tuo nome tra quelli dei Cacciatori».

Morag si portò una mano dietro la testa, non sapendo come replicare: doveva ammettere che si era preoccupato in modo eccessivo, ma ormai quell'emozione era lontana, soppiantata del tutto dall'euforia che lo infiammava.

«Evidentemente deve tenerci molto» ipotizzò la più vecchia tra gli Anziani, scrutandolo attentamente, ancora incerta se fidarsi o meno.
«Oh, Vinsenes,» fece invece Genew, «ci tiene molto, te lo posso assicurare».
Vinsenes annuì: sembrava soddisfatta. «Bene così. E adesso che è un Avventuriero ha bisogno di armi proprie. Non trovi, anax

Quest'ultimo alzò subito un braccio e mosse una mano, come a voler invitare qualcuno a farsi avanti. La primogenita fu costretta ad avanzare, trascinandosi di mala voglia le armi di Morag, lasciando che la punta della lancia strisciasse sul legno. Ma, alla prima occhiata severa di suo padre, si fermò, prese il bastone più saldamente e fece in modo che non sfiorasse più per terra. Consegnò per primi l'arco e la faretra nelle mani del neoteros, per poi porgergli la lancia: era stranamente cortese, ma Morag notava come avrebbe voluto sbattergliele in faccia senza alcuna delicatezza. Senza proferire parola, si allontanò di nuovo, tornando nella sua penombra e il sorriso tornò sulle labbra del capo.

«Fatti trovare qui poco dopo le prime luci dell'alba, insieme agli altri Avventurieri» disse ancora Genew. «Ti unirai alla sesta squadra degli Avventurieri, che ha come capitano Milo». Vedendo l'incertezza comparsa sul volto del giovane, che non aveva idea di chi fosse quest'ultimo, si precipitò ad aggiungere: «Non temere, non faticherai a trovarlo: è un ometto bassino, ma piuttosto muscoloso e con una chioma di capelli che è difficile non notare. E adesso smetto di rubarti il tuo tempo» concluse, con un'ultima, affettuosa pacca sulla spalla, con la quale Morag si diresse verso il suo nuovo gruppo.

Lo stavano guardando tutti, chi con stupore, chi con astio, chi con odio, un ragazzo che era appena stato nominato lo squadrava truce, quasi più della primogenita del capo. Ma a Morag non poteva importarne di meno: per la prima volta in tutta la sua vita sentiva di aver fatto qualcosa, di non essere stato semplicemente manovrato da altri. Aveva ottenuto questo con le sue forze e avrebbe dimostrato a tutti il suo valore. Il giudizio degli altri, ora, era inconsistente.

Seguitarono gli applausi, ancora a lungo, finché Genew non fece segno agli Avventurieri di tornare ai loro posti. Morag, tutto pimpante, raggiunse di nuovo il suo ramo e subito fu inondato dalle grida dei suoi amici e assalito da Hermit e Sofia, che gli saltarono addosso, ridendo e gridando di gioia.

«Tu, falso modesto!» gridò per prima Rose, mentre il giovane cercava di scorgere i visi degli altri amici dietro i corpicini dei fratelli che gli sbarravano la visuale. «"Non sono bravo, non sono niente di ché". E poi vai a finire negli Avventurieri senza essere passato dai Cacciatori. E io che avevo persino iniziato a consolarti...»
«Morag, sei davvero incredibile!» esclamò Iulius, con la bocca ancora aperta per lo stupore.

«Io in realtà ve l'avevo provato a dire, quanto fosse bravo Morag...» borbottò Kairos, mostrandosi offeso. «Ma come al solito nessuno mi ascolta. Ah,» ammiccò poi in direzione del neoteros, «e comunque sapevo già tutto».
Morag lo stava guardando sbalordito ma Raya lo precedette: «E sei riuscito a mantenere il segreto?»
«Strano, ma vero» ridacchiò il giovane, che finalmente poteva tornare a essere spontaneo.

«Un super applauso per Morag e Spiro!» propose Sofia, alzando le braccia al cielo.
«Esatto, Spiro, scusaci!» si affrettò a dire Iulius. «Eravamo così tristi per Morag che ci siamo dimenticati di te...»
Spiro sorrise un po' più del solito: pareva quasi che il continuo pensiero per Zarkros, che lo tormentava in continuazione, si fosse dissolto.

Il loro ramo traballò un poco, segnale che qualcuno era sopraggiunto.
«Mamma!» esclamò Hermit, abbracciando la vita della nuova arrivata, prima ancora che potesse sedersi. «Arrivi giusto in tempo! Morag è appena diventato un Avventueriero e Spiro Cacciatore. Quando torniamo all'oikarion gli prepariamo una grande festa, che ne dici?»

Sul volto di Anita si dipinse un'espressione ancor più stupita di quelle dei suoi figli. «Un Avventuriero?» mormorò appena, gli occhi sbarrati.
«Sì, sì, proprio un Avventuriero!» confermò Hermit, continuando a battere le mani.

«Che palle, rinizia la cerimonia» mugugnò Rose: la famiglia di Genew e i neoteroi si erano talmente infervorati per le novità, che non avevano nemmeno notato che le Sentinelle si erano recate sulla piattaforma.
«Rose!» la redarguirono subito gli altri, per quanto non potessero che condividere il suo pensiero.
«Oh, è vero: chi ha voglia di stare a vedere le Sentinelle, ora che dobbiamo festeggiarli?»
«Zittisciti!»

Tutti si imposero di non ridacchiare, per non darle corda, e in breve si mostrarono nuovamente concentrati a ciò che accadeva sotto di loro, per quanto a nessuno in realtà interessasse più nulla. Morag di nuovo aveva smesso di ascoltare ciò che accadeva intorno a lui: la sua mente era proiettata nel futuro, a cosa sarebbe successo l'indomani, durante il suo primo giorno da Avventueriero. Fremeva dalla voglia di scoprirlo.

A un tratto percepì qualcosa sfiorargli la spalla e, girandosi, vide la mano di Em, che aveva afferrato la sua tunica per avvicinarsi a lui.
«Senti, sei stato davvero bravo» sussurrò, tutto d'un fiato, come se compiesse una grande fatica, per poi risistemarsi, tornando nella sua impeccabile e rigida postura. Sottrasse la mano dalla spalla del giovane, ma quel tratto di corpo rimase più caldo rispetto agli altri, come se il tocco della sua compagna lo avesse reso un punto privilegiato.

Morag le rivolse un grande sorriso, mormorando un "grazie" un po' imbarazzato, e quella distolse subito lo sguardo tornando a osservare la quarantina di Sentinelle che atterrava da Genew, ma il giovane si sentiva già appagato così. Aveva percepito quelle parole come il più grande complimento che avesse mai ricevuto, non perché fosse qualcosa di speciale o perché a dirlo fosse stato qualcuno di competente in materia; Em però non aveva mai fatto un complimento o detto qualche parola gentile a nessuno. Era riuscito a sorprendere persino lei.

In cuor suo, poi, non sapeva per quale ragione, quelle cinque fredde parole erano tutto ciò che avrebbe voluto sentire.

Con la coda dell'occhio si soffermò a guardare ancora per qualche istante il profilo perfetto, con la fronte alta, il naso dritto e affilato, la piega delle labbra accentuata e il mento sottile. Sarebbe stato a osservarla per ore ma il suo senso del dovere lo costrinse a indirizzare di nuovo le pupille sul capo del clan.

"Ha solo detto che sono stato bravo, forse solo per educazione. Non gliene importa nulla di me: non sono bello, non sono intelligente; sono un Avventuriero, ma che cosa potrà mai significare per lei? Inutile illudersi".

I ragazzi, intorno a lui, avevano già smesso di fare silenzio: Hermit e Sofia parlottavano tra loro, senza far sentire cosa dicessero, Rose contestava qualcosa che aveva detto Kairos e Iulius e Raya ridevano. Ma ciò che era più evidente era il sorriso sui volti di tutti quanti, persino su quello di Anita, che li osservava uno a uno, contenta e serena. Quella manifestazione di gioia fu la più grande soddisfazione che Morag avrebbe potuto ottenere: i suoi sforzi avevano messo di buon umore persino i ragazzi. Il clima di felicità che aveva respirato al suo arrivo a Tou Gheneiou era tornato a far capolino. Ciò che aveva pensato a inizio serata sembrava davvero che si stesse realizzando: tutto, da quel momento, avrebbe iniziato ad andare nel verso giusto.

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Ed ecco a voi la seconda parte del 15! Finalmente un capitolo felice! Per quanto rimarrà questo clima sereno e così piacevole? A voi le ipotesi, ma vi dico solo di non farci l'abitudine (hihi 😈). Se avete visto Morag un po' troppo felice, vi assicuro che è proprio per il suo carattere: il nostro caro Morag tende a essere di suo positivo, poi, dopo il discorso di Paula, si è caricato a molla... e figuriamoci dopo essere stato nominato Avventueriero! Rimanete in linea con noi per scoprire cosa combinerà nella sesta squadra e per ora vi salutiamo: ci vediamo al capitolo 16!
~🐼🐢

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