Le vicende del trio (parte III)
La ragazza incontrò Roxie che usciva dalla Sala Grande; aveva saltato la cena!
-Vera, ehi- la salutò l' amica
-Ciao. Oggi com' è andata?- chiese, sbirciando la grande sala che ora racchiudeva quattro tavoli privi di cibo
A Roxie brillarono gli occhi -Tutto bene; Josh però si vedeva che era stanco, dice che c' è tanto lavoro al Ministero e che deve essere sempre pronto ad ogni evenienza perché...-
-Perché il pericolo è sempre fuori dalle porte, si è già lamentato con me e i miei genitori durante le vacanze di Natale, di come lo sfruttano- disse alzando gli occhi al cielo -Non pensavo che avrebbe fatto lo stesso monologo da far venir noia perfino a ( ), anche con te-
-Ma no, non è stato noioso. Si è semplicemente sfogato con me-
-E scommetto con tutta la gente che ha incontrato prima-
Gli occhi di Roxie, che poco prima brillavano di gioia, ora erano eclissati, sostituiti da un paio di un marrone spento, il più comune tra tutti -Che cosa intendi?-
A Vera dispiacque vedere che quella luce negli occhi, che caratterizzava la natura vivace dell' amica, il suo entusiasmo, si era spenta; non era sua intenzione che lei interpretasse le sue parole in quel modo ma, prese la palla al balzo, volendo farle guardare in faccia alle possibile realtà -Sai cosa intendo. Cosa ti dice che non stia con un' altra o che...?-
-Ti prego Vera, perché dovrebbe?! Smettila di dire cretinate- esclamò esasperata
-Io lo faccio per te-
-Lo fai per me? Non credo proprio. Lo fai per te stessa; non riesci a sopportare che qualcun altro, io, sia felice, che abbia qualcuno che... - le parole di Roxie si dispersero, così come i polllini di un soffione si disperdono nell' aria, incuranti se il vento li porterà ad una persona sensibile, allergica alla loro natura
Vera stette in silenzio a guardarla, uno di quei silenzi in cui il corpo è congelato e il cervello è in fusione per il passaggio di troppi e avversi pensieri -Scusa-
-No, non ti devi scusare, è stato orribile quello che ti ho detto, io...-
-Quello che hai appena detto è vero- pronunciare quelle parole fu doloroso -Vuoi accompagnarmi alle cucine? Devo ancora mangiare-
Roxie la guardò torva: probabilmente era sorpresa dal cambiamento repentino del discorso -Va bene, se sai come ci si entra-
***
Le cucine di Hogwarts non erano per nulla cambiate, erano uguali a come se le ricorda: muri in pietra, grande camino, pavimento color terracotta, quattro tavoli che corrispondevano a quelli disposti in sala grande, una sola grande finestra dalla quale entrava una forte luce e numerosi elfi domestici
-Tutto qua le cucine? Mi immaginavo una stanza più grande-
-Anche io avevo avuto il tuo stesso pensiero la prima volta che sono venuta qui- disse Vera. Gli elfi domestici intanto stavano già trafficando con le pentole, senza che la ragazza li avesse chiesto niente
-Va bene se le prepariamo il menù di oggi, signorina?- le chiese uno di loro, con un profondo inchino
-Ehm... sì, va bene-
Roxie osservò la scena divertita -Vorrei che anche il mio elfo Shown si comportasse così e non si lamentasse tutto il giorno-
-Di certo è più simpatico del tuo gatto che ogni volta che mi vede mi mostra i denti-
Roxie rise -È adorabile quando fa così. Te l' ho mai detto che al pranzo di Natale è riuscito a salire sul tavolo e a prendere... ?-
-Ecco, per lei- un elfo dalla voce gracchiante e dal lungo e grugnoso naso consegnò a Vera una grande porzione di salsicce e purè di patate, che non restó in quel piatto a lungo.
La ragazza, mentre mangiava, vide Roxie intrattenere una conversazione con un elfo dalla voce stridula, molto più loquace e piu appariscente degli altri: aveva un capello a visiera arancio, con due calze diverse sui piedi e degli enormi occhi rotondi... -Dobby?!-
-Chi mi chiama?- il piccolo elfo superò Roxie e si avvicinò alla ragazza -Oh, ma io l' ho già vista, lei è Vera Mason, amica di Harry Potter. Ogni amico di Harry Potter è mio amico- Dal tono squillante e gioioso che usò mentre pronunciava il nome di Harry, l' elfo non sembrava a conoscenza di cosa gli fosse successo. Ma non era possibile, tutta Hogwarts ne parlava!
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo preoccupato -Dobby?-
-Sì, signorina Mason?-
-Harry non... dicono che è probabile che non ci sia più-
-Ma cosa dice?! Harry Potter è vivo. Il mio amico Kreacher lo saprebbe se fosse morto- disse Dobby con grande convinzione. L' interpellato si scoprì essere l' elfo dal lungo e grugnoso naso che aveva portato la cena alla ragazza.
-Kreacher non è amico di Dobby, Kreacher gliel' ha detto tante volte, ma Dobby non capisce- disse l' elfo con tono intollerante
-In che senso lo sapresti? Come?!- chiese Roxie
-Harry Potter è il padrone di Kreacher e Kreacher è l' elfo di Harry Potter, quindi Kreacher sa se il padrone è vivo o morto. Kreacher se n' è accorto quando il signor Regulus Black ha lasciato questo mondo, Kreacher era addolorato, lui non avrebbe mai voluto che il signor Black morisse, ma il padrone aveva detto a Kreacher di andarsene da quella grotta e Kreacher... - Vera non poteva credere alle sue orecchie
-Ma certo! Che stupide che siamo state a non pensare di cercare l' elfo domestico di Potter, ma... - Roxie osservò Kreacher con uno sguardo calcolatore -È sicuro che sia suo?- chiese rivolgendosi a Vera
-Cosa vuol dire se è sicuro?! Certo che sì!- esclamò la ragazza, decisa
-Vera- sussurrò Roxie con voce molto cauta -Non sappiamo se questo elfo stia dicendo la verità-
-Ma... - le emozioni che circolavano nel suo corpo ormai non sapeva di che natura fossero, tanto erano numerose; sapeva solo che il mal di testa che le era sorto stava aumentando
-Non lo sappiamo- ripeté l' amica
Vera annuì -Andiamo dalla Weasley, lei lo saprà-
***
Percorsero la strada che le avrebbe condotte alla torre dorata, quando l' orario del coprifuoco era stato pressoché violato; Vera dubitava che non avrebbero incontrato nessun insegnante nel tragitto, ma le due salirono comunque quella miriade di gradini. Il caso volle che a metà strada incontrarono la McGranitt, ferma come una statua e con lo sguardo rivolto al tenebroso cielo che, senza nessuna traccia di stelle, si scorgeva nella piccola porzione di vetro.
-Cosa ci fanno al secondo piano due serpeverde che dovrebbero essere nei sotterranei?- al minimo rumore, la professoressa si era girata con il suo solito sguardo calcolatore -Datemi una buona ragione per la vostra presenza qui e mi limiterò solo a togliere cento punti alla vostra casa-
-Non credo sia una punizione tanto ragionevole- disse Vera con voce astiosa mentre Roxie la guardava torva. Era sempre stato così: Vera era suscettibile all' ira, quando era stanca e indebolita, anche se non lo avrebbe mai ammesso e Roxie cercava di aiutarla
-Vuole che le faccia infliggere la maledizione cruciatus da uno dei suoi coetanei, come fanno i Carrow, signorina Mason?- la Mcgranitt non ottenne nessuna risposta dalla ragazza -Bene, allora ditemi le vostre ragioni-
-Siamo appena uscite dalle cucine e pensavamo di salire sulla torre di Astronomia per esercitarci in vista della verifica di giovedì- disse Roxie. Vera intanto stava fissando la professoressa McGranitt non mostrando nessuna intenzione a provare a sostenere la bugia
-Le sue parole, signorina White, sarebbero potute servire se io non avessi avuto un orologio con me- la voce della McGranitt si stava alzando - Riformulo la domanda un' ultima volta: cosa avevavate intenzione di fare alle 11 di sera in... ?-
-Nelle cucine abbiamo parlato con l' elfo di Harry Potter. Ci ha detto che è vivo- provò un' insana felicità ad osservare l' effetto che aveva sortito quella frase: la McGranitt alzò entrambe le sopracciglia, ma poi ritornò a guardare Vera come se le parole non la riguardassero; non sembrava che la notizia l' avesse tanto scossa. Non riuscì a comprenderne il motivo, ma iniziò ad avvertire caldo in viso -Non mi crede?- chiese indignata
Passarono pochi secondi e poi finalmente la professoressa si decise a parlare -Seguitemi nel mio ufficio- Roxie non si mosse -Tutte e due-
***
L' ufficio della vicepreside era di piccole dimensioni e con pochi affetti, che erano esposti ordinatamente sugli scaffali e sulle mensole; l' aria era fresca come se la finestra fosse stata chiusa da poco tempo. Vera non aveva visto una stanza così pulita e spoglia.
-È vero: Harry Potter è vivo- Cosa? Lo sapeva già? -È inutile negarlo dato che, in un certo modo, tu ci sei legata-
La sua amica fece una smorfia, Vera era d' accordo con lei -Lo sanno solo poche persone, me compresa, e confido che voi due non informiate nessun altro-
-La Weasley lo sa già?- domandò un precipitosamente Roxie
-La signorina Weasley non ne è al corrente. La informerò io, personalmente-
-Perché?- l' espressione della Mcgranitt divenne ingenuamente confusa, Vera però sapeva bene che avesse compreso a cosa lei si stesse riferendo -Perché tenerlo nascosto? Da quanto lo sa?- l' ultima domanda suonò proprio come un' accusa #rime_a_caso
La professoressa si sedette sulla sua sedia -Lo so da non molto. Posso fidarmi di voi due?-
Quella domanda le lasciò un po' spiazzate, ma annuirono entrambe
-Io e le altre poche persone che lo sanno abbiamo deciso di utilizzare l' informazione come un arma: l' altra fazione rimarrà disorientata quando scoprirà che Harry Potter è ancora vivo. Lo scoprirà nel momento giusto e questo ci darà un grande vantaggio. Posso contare sul vostro silenzio?-
***
La comunità magica dovette essere ignara della sopravvivenza del prescelto per ben tre lunghi mesi, grazie ai quali Vera poté cercare di avvicinarsi a Ginny Weasley che mantenne anch' essa il segreto, e a partecipare alle riunioni dell' esercito di Silente, coinvolgendo anche Roxie.
Il primo maggio, ogni Gazzetta del profeta riportava la grande notizia: "Il ragazzo sopravvissuto ha violato la Gringott insieme ai suoi due compagni Ronald Weasley ed Hermione Granger"
"Harry Potter è tornato"
Speranza.
"Tu-sai-chi è tornato" 7/06/1995
Terrore.
Solo il nome era cambiato, niente di più, ma le due frasi avevano scaturito effetti completamente opposti
***
Non pensava di riuscirlo già a rivedere quella sera.
Vera Mason era appollaiata comodamente sul divano letto presente nella stanza della necessità a parlare con Luna Lovegood sull' esistenza di creature capaci di predirre il futuro; la corvonero era tornata una settimana prima ad Hogwarts e aveva trascorso quei sette giorni senza poter uscire da quella stanza.
La discussione in corso era nata nel momento in cui Luna aveva sostenuto che i Demiguise erano capaci di compiere profezie. L' altra ragazza aveva ribattuto che quelle creature non potevano fare altro se non predirre il futuro appena prossimo, ma ovviamente Luna portò una delle sue argomentazioni, con esempio annesso -Il Demiguise che mio papà aveva incontrato nella gita in campagna gli aveva detto che io sarei entrata nella casa dei Corvonero e così è successo-
Dopo che tu lo abbia chiesto espressamente al cappello parlante suppongo, voleva dirle, ma stette in silenzio.
-L' unica che sa fare delle profezie con i fiocchi è la Cooman- esordì Hanna Abott, ironicamente. Lavanda Brown, posta a pochi metri da loro, lanciò un' occhiataccia alla Tassorosso
Quel foglietto ripiegato, che pensava avesse scordato, tornò a riempire la sua mente.
Assorta, perlustró la stanza con lo sguardo: Roxie dormicchiava su un letto giallo e nero, Cho Chang giocava a scacchi magici con Romilda Vane, la Weasley e Paciock continuavano le loro effusioni, e Arianna... Arianna Silente era comparsa sulla porta che conduceva ad Hogsmeade.
-Paciock!- lo chiamó Vera; era lui che era addetto a prelevare le razioni di cibo da Aberforth.
Il ragazzo guardò d' abitudi la porta e si avvicinò alla parete
-Ma non aveva detto che ce l' avrebbe fornito solo la mattina il cibo?- domandò Ginny Weasley
-Provo a vedere comunque cos' ha da dirmi- e Neville, così dicendo, sparí nel passaggio.
Il varco si riaprì una decina di minuti dopo -Allora? Che aveva Aberforth?- domandò la Weasley
Dal sorrisino che sfoggiava, sembrava che avesse buone notizie. Poi si spostò di lato per fare entrare qualcun' altro. Vera non vide chi entrò ma lo capì subito dopo
-Harry!-
-È Harry Potter?!-
-C' è anche Hermione-
-Oddio, Ron!- Ginny Weasley lo andò ad abbracciare di slancio
-È Harry Potter! È Harry Potter!-
-Fateli smettere, Salazar!- bofonchió Roxie, prima che si mettesse il cuscino sopra la testa
Non lo vedeva poiché una fiumana di studenti aveva accerchiato tutti e tre. Vera si ritrovò ad avvicinarsi al gruppo compatto, senza essersi accorta che si era alzata; ad ogni passo che compiva seguiva un battito che le rimbombava nella testa e le pulsava nelle orecchie. Si intrufoló tra le persone e finalmente riuscì a scorgere il golden trio: Hermione stava abbracciando Ginny, Weasley continuava a fare inchini e a sorridere e Harry... Harry la stava guardando.
Non aveva mai provato una sensazione del genere: sembrava che qualcuno le stesse stritolando lo stomaco e che non sarebbe più riuscita a liberarsi da quella stretta se non lo avesse raggiunto all' istante. Tutto fu veloce: due braccia l' avvolsero la vita, le sue braccia, ma quel contatto invece di riscaldarla le provocò una serie di brividi lungo la schiena e non riuscì neanche ad allentare la stretta sullo stomaco.
-Vera- sussurrò tra i suoi capelli. Era passato un anno dall' ultima volta che si erano visti ed era cambiato: i suoi capelli voluminosi si erano allungati ancora di più, sembrava più alto e anche molto più magro di quanto non lo fosse già l' anno prima. Lo guardò negli occhi: quelli erano sempre gli stessi, forse erano troppo venati e... non pensava che si fosse avvicinata tanto al suo viso -Pensavo... pensavo che non ti avrei più rivisto, io...- e il discorso si ruppe grazie alle sue labbra. Sapeva di... -Burrobirra- disse quando di staccarono
-Cosa?- chiese lui con occhi divertiti
-Sai di Burrobirra-
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