1. Il mio primo non libro










1.Il mio primo non libro

Ho sempre pensato che la mia vita fosse divisa in due importanti decine.

I miei primi dieci anni di vita, infine il conseguimento dei dieci fino ai venti. Poi l'assoluto ignoto.

Il nulla cosmico. Un buco nero. Dubbio, incertezza, assoluta mancanza di ogni cosa ovvia che si sfuma.

Ora manca poco allo scadere del tempo, pronto alla data che segna l'inizio del niente... due settimane ai miei merdosissimi vent'anni.

Che odio.

Sin da piccolo avevo immaginato la vita come un periodo molto corto, in cui ad ogni modo era fattibile fare tutto.

La mia insegnante di propedeutica, Maddalena, mi chiese quanti anni avesse mia sorella - all'epoca diciassettenne - ed io risposi: "Qualcuno in più di me".
Dopo due o tre anni me lo richiese durante le lezioni di flauto traverso. La mia risposta fu "Ne ha trenta credo".

Forse perché per me era impossibile credere a otto anni che mia sorella, una semplice liceale ad appena il suo terzo anno, potesse somigliare così poco alla mia forma attuale infantile.
Per questo riproducevo le sue fattezze, i suoi modi e carattere ad un'età che comunque non le apparteneva.

Effettivamente trenta erano molti ma io, da bravo fantasioso che sono, non mi rendevo  conto di quanto si crescesse in fretta e di quanto il tempo costruisse una persona.
Per me il tempo è sempre stata una cosa inutile, di scarsa rilevanza, si poteva restare ciò che si era a qualsiasi età, in ogni situazione. Trenta, venti, dieci anni erano uguali per quanto mi riguardasse.
Non si doveva cambiare. Si era fantasiosi, creativi e giocherelloni? Lo si rimaneva per sempre.
Invece no.

Ora non resto ad annoiare con commemorativi che tutti hanno passato. La gente cambia, cresce, segue determinati canoni nuovi dategli da conoscenza, esperienza, moda, standard, situazione, società e quindi dalle classi a sua volta.

Io no.

Sono un bambino di vent'anni. Fiero di esserlo rimasto.

Non si tratta di egocentrismo, di cui comunque soffro come appunto un bambino che stressa qualsiasi parente per avere un riconoscimento quando fa quattro strisci colorati su un pezzo di carta. Si tratta di raccontarmi per come mi conosco.

Ammetto il mio disturbo, blocco mentale, ostacolo. Non voglio e non sono cresciuto su molti aspetti.

Fortunatamente molte delle cose in cui non sono cresciuto sono tra le più belle e allo stesso tempo non si tratta di non essere cresciuti fisicamente - anche se su certe parti del corpo ho avuto un ritardo di crescita... ma lasciamo stare!

Sono ancora un amante del gioco, ridere, divertirmi, divertire,intrattenere, inventare, creare, esagerare, piangere, urlare, gridare.
Sono egoiosta, egocentrico, drammatico, teatrale, romantico, curioso, dolce; sono un angioletto ed un diavolo allo stesso tempo.

Viziato, paranoico, ipocondriaco, visionario, sognatore, fantasioso, pacifico.

Ok per ora basta con aggettivi.

Ricopro ovviamente anche i ruoli del perfetto adolescente sdraiato che descrive un geniale Serra quando sfoga la sua paternale persona su una tastiera invece che spaccando il desktop sulla testa del figlio, che soffre di un divanismo acuto (come qualsiasi altro studente medio).

Io sono qui dunque per narrarvi di me, la mia persona, il mio essere, la mia essenza, la mia vita.

Ma dal momento che bambino sono, bambino resto e sto tristemente arrivando al mio lutto dei vent'anni, sfogando il tutto scrivendo, non parlerò di me in primis. Anzi tratterò di personaggi inventati. Qualche fatto scombinato, da quella che è la mia vita reale, per intrattenervi meglio (sesso, droga e rock'n'roll) ed il gioco, di cui io sono fanatico, è fatto.

La descrizione che ho lasciato tra queste semplici, infantili, nostalgiche, malinconiche e deprimenti righe servirà per identificare la mia essenza, il mio essere, in questo racconto di vita in due decine.

Perché per ora la mia visione resta decadente e pessimista sul tempo e la vita dopo i vent'anni, quindi tratterò delle mie due età  preferite: infanzia e adolescenza - fa ridere perché non ho la più pallida idea di che diavolo possa cambiare dopo i venti.  Potevo riassumere il tutto dicendo che parlo di ciò che conosco.
Ma io sono logorroico.

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