Il Macabro Gioco dello Scrittore

In quel di una cantina fetida e ombrosa, il luccichio di una lampadina rivelava, ahimè, un orco o forse un gobbo, che solo con coraggio si poteva definire "uomo". Perlustrava, quel disgraziato bagliore, un volto arcigno e tumefatto; s'infilava fra i buchi del suo acne e ne risaltava, con timore, la pelle grassa punteggiata di nero.

Curvo e smilzo stava rannicchiato in un angolo, e s'attingeva con le sue ceche fessure a tirar fuori un vecchio tomo, dalla carta ormai bronzea.

"Ecco qua!", esclamò con voce rauca. Ne sfogliò un paio di pagine, scandito dallo scrocchiare delle sue dita storte; raccolse da terra una matita e, non appena vi poggiò la punta sulla carta, crash! I vetri dello scantinato si frantumarono sotto il passaggio di due losche figure, avvolte in un mantello nero che forse anche quel pover'uomo avrebbe dovuto indossare, deforme com'era.

Le due bestie s'avventarono su un paio d'uomini all'altro lato del seminterrato, che già dallo sguardo sapevano, ancor prima che arrivassero, quale atroce destino li avrebbe obbligati quella notte.

Le loro carni vennero lacerate e perforate, stracciate e sminuzzate da feroci animali senza nome, in preda a istinti inumani.

S'agitarono, strillarono, ma l'orrendo pareva non sentirli. Scriveva e scriveva, con disumano fervore, sulle vecchie pagine di quel libro malridotto. Sollevava talvolta il volto soddisfatto, si grattava la nuca spelacchiata, s'alzava in piedi con quella sua curva levigata al posto della schiena.

I due pover'uomini ancora gridavano, si dimenavano, sbraitavano, ma non gli diede ascolto. Era il suo macabro gioco.

Il sangue schizzava, balzava, zampillava con salti olimpionici dai corpi ormai smembrati, imbrattando il pavimento di quel maleodorante luogo di morte.

Rideva, il gobbo, con quei suoi denti ingialliti; esultava e gridava d'una soddisfazione incomprensibile. Le disgraziate vittime giacevano ormai senza vita, una parte di qui e una di là, su quelle sudicie piastrelle, mentre le bestie s'apprestavano ad abbandonare la cantina.

"Ecco fatto!", ripeté l'immonda creatura, e richiuse con goduria la sua opera ormai dipinta di rosso.

Aveva concluso un altro capitolo della sua atroce storia.

Era, in fondo, il macabro gioco di ogni scrittore.

Angolo Autrice

Stavo come al solito vagando per il web, quando mi sono imbattuta in un paio di immagini che ritraevano le classiche marionette di legno appese a un filo. Mi è subito balenata per la testa quest' idea, perciò non ho perso tempo e ho scritto. Volevo in qualche modo ritrarre l'immagine di tutti noi scrittori che, alla fin fine, condanniamo i protagonisti delle nostre storie alla nostra fantasia, assistendo alle loro più disparate avventure che, inevitabilmente, includono anche dolori e sofferenze.

Ho scritto del nostro macabro gioco.

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