Successione

«L'alpha Erdinal Ci Ha Lasciati!»
La voce forte di uno dei guerrieri risuonava nel villaggio più e più volte, facendosi sentire da tutti gli abitanti, rimbalzando contro agli alberi e disperdendosi nel cielo tinto di un arancione tenue.

«Il corpo verrà donato agli dei al crepuscolo, La cerimonia sarà data sul grande palco. Ritrovamento all'inizo del villaggio»
Il silenzio era ansioso, ma nessuno si permetteva di parlare, solo piccoli versi di stupore e mani premute alla bocca.
Sentendo a metri di distanza il dolore del figlio Shakai, ora definitivamente solo.

Il settimo giorno prima delle idi di settembre Erdinal mancò, Shakai a tenergli la mano immobile, sapendo che prima o poi sarebbe successo.
Un infarto disse il guaritore, un infarto aveva portato via l'uomo che lui da bimbo credeva essere il più forte.

Subito dopo il mancamento ed una preghiera, Shakai aveva fatto portare via il corpo, non riuscendo a guardare suo padre così freddo e senza vita;

Ora, stava seduto su un sedia scricchiolante stipata tra una cassa e il letto vuoto, si sentiva strano, abbandonato, prima da Emory e Shaila ed infine da suo papà.

' Che dovrei fare ora?'

Ad occhi tristi guardava con insistenza la grande stanza. Si sentiva il cervello annebbiato, la gola intorpidita e con lei tutti i suoi arti.

Inconsapevolmente rievocò con disagio il passato. Ora, davanti alla cassa accanto a lui che, conteneva le pellicce del padre e che ancora portavano il suo odore, c'era un uomo dalla grande stazza, inginocchiato di fronte ad un bimbo dai capelli grigio cenere. Gli occhi verdi dell'uomo esprimevano l'amore che solo un padre poteva riservare al proprio figlio, e gli occhi rossastri del bambino erano allegri mentre osservavano il papà adagiarli una grande pelliccia sulle spalle mentre rideva, dicendogli che prima o poi quella pelliccia d'orso sarebbe stata sua, proprio come quelle dei valorosi guerrieri del loro villaggio.

Shakai sentì i suoi occhi inumidirsi e mentre si passava la lingua sulle labbra secche, spostava lo sguardo sulla pelle che copriva il pavimento al centro della stanza. Dove da piccolo stava in piedi, mentre Erdinal lo riempiva di ramanzine per aver combinato una delle sue marachelle, prima di dargli un buffetto sulla testa.

Ed infine girò la testa a destra, dove l'imponente letto sembrava prenderlo in giro. Rivide la propria mamma in fin di vita con i capelli simili ai suoi a circondarle il viso smunto, mentre suo marito ai suoi piedi pregava gli dei per lei, e poi Emory si trasformò in Erdinal che giaceva morto tra quei cuscini, e non poté non odiare la madre, che se n'era andata portando con sé Shaila, sua sorella e abbandonando suo padre e suo figlio di pochi anni che le aveva pregato con il moccio al naso di non andarsene, di portarlo con lei. Che avrebbe sempre fatto il bravo e che avrebbe potuto proteggerle, perché oramai era una maschietto grande. Aveva gonfiato il petto per farsi vedere forte ma a niente era servito, alla fine, la mamma era andata via con la piccola in braccio.

Shakai chiuse gli occhi, sentì le lacrime cadere e ciò sembrò dare via al suo sfogo. Si alzò di scatto con un cigolio dello sgabello che poi lanciò contro alla cassa con un tonfo.
Diede un calcio al letto che si spostò di qualche centimetro verso la porta.

Con rabbia affilò le unghie e mentre ululati addolorati graffiavano la sua gola, gli artigli graffiavano mura e pellicce che si spaccavano sotto a quella potenza.

I ringhi giungevano distiniti ai cittadini del villaggio, che non potevano non dispiacersi per quel povero uomo, ritrovatosi dal nulla a piangere per la solitudine.

E quella sera anche il coniglio si ritrovò a piangere, senza sapere il perché, chiuso nel suo buco sentì un sordo tonfo al petto, all'altezza del cuore che lo fece piegare in due, così accompagnò inconsapevolmente Shakai nella sua marcia del dolore che, prosciugato da tutto si era accasciato al centro della stanza, con le braccia intorno al proprio busto, conscio che l'unica cosa che lo avrebbe alleggerito era chissà dove e chissà quanto lontano.

Shakai non aveva voglia di fare la cerimonia di successione quella sera, voleva solo crogiolarsi e cercare di riprendersi da quella ferita profonda, ma non poté fare nulla quando qualcuno non smetteva di bussare alla porta nonostante i suoi ringhi d'avvertimento.

«Avanti Shakai, devi uscire di là, abbiamo la cerimonia e dobbiamo convertire* tuo padre!»
Ringhio.
«Shakai,esci di là, la tua gente ha bisogno di te!»
Ringhio.
«Shakai per l'amore della dea Luna, esci di là e fai l'uomo, non scappare così, sei il futuro Alpha, non una mammoletta del cazzo.»

Antiel sbuffò, stanco di doverlo chiamare con i suoi modi poco educati per la pazienza mancata, era ormai da mezz'ora buona che bussava a quella porta ma tutto ciò che riceveva, erano solo sbuffi e ringhi con condimento di qualcosa che si rompeva. In cuor suo era triste anche lui per quel grande dolore che il suo amico doveva affondare.

Aveva ormai le nocche rosse per il battere e doveva ringraziare il suo compagno Zacary, se non aveva sfondato la porta per la frustrazione. Infatti quest'ultimo sapendo del suo brutto temperamento  non l'aveva lasciato andare solo. Ora era là al suo fianco a guardare con occhi dolci il fidanzato.

«Forza amore, lascialo stare, sono sicuro che farà la cosa giusta»
Con un poco di fatica riuscì a trascinare via Antiel, addolcito davanti a quegli occhi che tanto amava e a cui non riusciva a dire di no.

«Zac, è come un fratello per me... Non mi piace saperlo in questo dolore»
Con un leggero broncio contrastante ai suoi guanti di pelle, se ne stava ora appoggiato al petto del più piccolo a casa loro.
Le ciocche castane vennero spostate dalla sua fronte.
«Lo so Ant, ma deve uscirne solo,non puoi farci nulla tu»
Le labbra calde poggiarono sulla fronte, non volendolo vedere così angosciato. Antiel sospirò in accordo prima di strisciare lentamente sul suo amato.

Lo sguardo improvvisamente caldo e voglioso, sorrise malizioso verso Zac che gli tirò uno scappellotto sulla testa prima di concedergli le sue labbra. Le lingue si intrecciarono e i denti morserso le labbra, le bocche oramai abituate si riconobbero.

Zacary sentì la pelliccia scostarsi e rabbrividì al contatto con il guanto del maggiore, due dita corsero ai suoi capezzoli facendogli tirare la testa indietro, ciò invitò Antiel a mordere e succhiare la pelle succolenta e pallida di cui mai si stancava.
Si soffermò poi sulle cicatrici del morso che si erano scambiati oramai un anno prima, durante la loro promessa d'amore eterno.
Zacary ansimò ancora sensibile in quel punto è incrociò le gambe intorno ad Antiel che prese il suo pene in una mano sfregandolo con vigore, Zacary si lasciò sfuggire un gemito sussurrando il suo nome, facendo così eccitare maggiormente il più grande.

Andava incontro alla mano che gli dava piacere, mordicchiando qua e là ciò che riusciva a prendere. Afferrò poi anche lui con decisione il pene di Antiel, facendolo grugnire soddisfatto.

Le mani si sincronizzarono e così anche le spinte verso di esse. Insaziabile Antiel morse il lobo a Zacary e poi portò la bocca sulla sua, entrambi spalancarono le labbra ansimandosi addosso, fiato contro fiato.

Non completamente spogli si accontentarono di quel contatto, conosci di non avere tempo per l'atto vero e proprio.
Ma bastò ad entrambi per venire appagati tra le proprie mani, sporcandosi di seme perlaceo. Il corpo di Antiel rotolò accanto a quello di Zacary portandoselo addosso, Zacary sorrise beffardo affondando nel petto dell'altro.
«Come ti senti adesso?»
Sussurrò ancora in ripresa dall'orgasmo.
«Oh,meglio molto meglio»
Ridacchiò Antiel pizzicando il fianco del piccolo, sussultò.
«Forza dobbiamo prepararci»

Zacary sospirò quando Antiel si alzò per sistemarsi donandogli una sonora sculacciata, non riuscendo a resistere a quel sedere mormoreo che aveva davanti. Venne fulminato  dal più grande
«Te le vai proprio a cercare, eh?»

'Oh oh'

Zacary sapeva che ciò non prometteva nulla di buono, così cercò di sgusciare via ma Antiel senza sforzo girò il più piccolo di pancia e tenendolo fermo gli morse un gluteo, sentendolo urlacchiare e dimenarsi.

«Ahiaaaaa, Antiel lasciami»
Ma l'altro non si fermò continuando a mordere, finché non fu soddisfatto dai vari segni sul sedere che voleva mangiarsi.
Zacary prese poi una ciocca di capelli di Antiel e lo tirò via con la forza ridendo per la sua faccia
«Okay, tregua... Vestiamoci»

Lo lasciò poi andare, e l'altro schioccò la lingua al palato caricandoselo in spalla per raggiungere il bagno, facendolo ritrovare a poca distanza dal suo sedere.
Zacary sorrise malignamente prima di mordere con i denti una delle due fossette sulla sua schiena, ma Antiel non ci fece caso e facendo finta di nulla per i pugni sulla sua schiena, continuò il tragitto. Amava il suo lato manesco.

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Il crepuscolo era ormai giunto, la nebbia copriva le stelle, ma la luna continuava a guardare li abitanti del magna coetus.

La bara in cui riposava eternamente l'alpha Erdinal era trasportata sulle spalle dal figlio, Shakai che alla fine si era deciso ad uscire di casa, sapendo di non poter abbandonare così i suoi doveri.

Con cura riponeva una mano al di sotto, seguito dall'altro lato da Antiel ed in fondo da James. Essi camminavano a testa bassa, il primo con le lacrime a gli occhi e gli altri due con le sopracciglia aggrottate.

Connie se ne stava affianco a Shakai, in prima fila con una fiaccola in mano per illuminare la zona, dall'altro lato Zacary faceva lo stesso accanto ad Antiel.

Erano seguiti da una piccola folla di persone che non osavano fiatare. Per l'occasione si erano tutti infilati le pellicce migliori.

Shakai e Antiel guidarono la bara lungo il villaggio per raggiungere il palco, esso veniva usato per le inaugurazioni lunari o quando l'Alpha aveva una comunicazione speciale per tutti.
Una volta saliti, i tre adagiarono la bara sull'altare centrale -costruito per l'evenienza- e a mani congiunte ci si posizionarono di fronte con Shakai al centro.

I piccoli si affrettarono ad accendere le diverse torce poste ai lati del palco, e poi scesero, mettendosi anche loro vicino al resto degli abitanti.
Salì poi il guaritore più anziano del villaggio per dare inizio a quella che per Shakai era una tortura.

«Come ben sapete, oggi siamo tutti riuniti qui, per celebrare la morte del nostro Alpha, che sempre ameremo e rispetteremo. Speriamo tutti, insieme ed ora che gli dei accettino la sua anima e che potrà riposare in pace.»
Il vecchio alzò una mano al cielo seguito da tutti gli altri, con due dita tracciò in aria il segno del loro branco e mormorò qualche parola in silenzio.

Shakai ascoltò tutto in modo passivo e attento. Non riuscendo a spiccicare parola per la lingua impastata, si limitò ad avvicinarsi alla bara mentre erano tutti fermi in quella posizione, con il pollice tracciò una linea sulla fronte del padre, e con una fiaccola diede fuoco ad esso, dopo un ultimo addio.

Non poteva farcela. Si sentiva debole e stordito dal pianto.

Si allontanò a passo malfermo, guardando il fumo intenso e poi il proprio villaggio che ora era inginocchiato con la faccia verso la terra e le mani sopra alla testa, in file ordinate, in segno di completo rispetto.

Solo i grilli cantavano in quella marcia funerale, senza riuscire a spezzare la tristezza.

Attesero così che il fuoco si spegnesse e di Erdinal non rimanesse altro che cenere.
Il guaritore prese poi una ciotolina con dei ghirigori dorati, piccoli segni in onore della cerimonia. Ci mise una parte di cenere all'interno tornando al suo posto.
«Abitanti, alzatevi!
Sappiamo tutti che la morte di Erdinal farà iniziare una nuova era, con Shakai come suo successore!»
Il vecchio si girò verso l'interessato.
«Spogliati Shakai, lascia che ti faccia diventare l'unico Alpha Supremo del magna coetus. Del tuo branco, del tuo popolo che ti sarà sempre debitore.»

Shakai così fece, si spogliò di tutto, fece cadere la pelliccia d'orso ai piedi rimanendo nudo davanti alla sua gente che una volta alzata osservava entusiasta. Lasciò che tutti vedessero dentro il suo essere.

La luce del fuoco disegnavano lingue di tormento sul suo corpo, accompagnando il colore degli occhi ora spento.
Il vecchio si avvicinò e poggiò una mano sul petto dell'alpha.

«Dea Luna! Ti prego di concedermi questa successione»
Ad occhi chiusi allungò un artiglio e lo piantò nel petto di Shakai formando una croce, il lupo strinse i denti sentendo gli occhi rubino illuminarsi dal dolore. E poi, il suo sangue venne macchiato dalla cenere del padre che il guaritore aveva passato sulla ferita.

Ciò lo fece urlare dal bruciore ma rimase comunque in piedi, valoroso, nonostante il fastidio.

Tutti sapevano quanto era affaticante la successione, ma era davvero necessaria per mandare avanti il branco.
Il calice lunare fu avvicinato al suo petto dove si raccolse all'interno qualche goccia di sangue mista alla cenere, l'uomo ci mise due dita all'interno e macchiò il viso di Shakai con quella miscela, ne passò sulle palpebre serrate e poi sulle labbra dischiuse. Creando tre linee.
«DEA LUNA RENDI QUESTO UOMO DEGNO DI ESSERE CHIAMATO COSÌ, RENDILO DEGNO DI ESSERE CHIAMATO ALPHA.»
Poi si allontanò.

Cessò tutto. Il silenzio piombò ancora.
Shakai sentì la pelle risanarsi dolorosamente, si sentì più forte, più vivo, come se fosse indistruttibile.

Il lupo prese il sopravvento, il pelo argenteo si scurì rendendolo tempestoso, si trasformò in qualcosa di ancora più grande, gli occhi liquidi come la lava bruciarono tutto al passaggio.

Gli sembrò di captare qualcosa attraverso gli alberi e l'oscurità, ma non ci fece caso, sopraffatto da quella nuova potenza.
Poteva sentire più di prima, poteva provare più di prima.
A muso alto lanciò un ululato talmente profondo e alto che dagli alberi si ersero i corvi appisolati per la notte.
La terra tremò.

Gli abitanti rimasero scioccati nel vederlo, mai si era visto qualcosa di più grande e spaventoso.
Ma quello era il loro Alpha.
Con questo pensiero seguirono Shakai e uno ad uno si trasformarono. Ululando alla luna e alle stelle, uniti come solo un branco sapeva fare.

Nessuno si accorse però, di due occhi nocciola che dietro ad un albero li scrutava, curioso degli eventi.
Fin quando non corse lontano, sentendo quel uluato entrargli dentro, facendogli vibrare le vene.

Capì finalmente. Quel dolore al suo petto era dovuto a quel grande lupo, ed infine si sentì strano, solo. Solitamente non faceva caso alla sua situazione ma, guardare quel branco, gli fece presente di non appartenere a nessuna famiglia.
Lui che neanche ricordava cosa significasse essere umano per colpa dei troppi anni passati in forma animale.

                         
Io
*Con "convertire" Antiel intende il passaggio da corpo a cenere, in cui secondo loro, l'anima verrebbe donata agli dei.
È stato triste lasciare Shakai completamente solo.
Nonostante abbia appena iniziato la storia, mi sono già affezionata ai personaggi.  :'(

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