Solo un po'

Bonnie dalla pelle pallida e i capelli grigi era scaltro e agile, la figura alta e slanciata lo aiutava a passare in situazioni abbastanza difficili in maniera basilare, ecco perché nessuno si era accorto della sua presenza nascosta nel buio, nascosta da occhi indiscreti e scettici nonostante la sua grossa stazza da umano.

Essere umani non era semplice, si pensava troppo, la mente parlava da sola e anche se gli era 'mancato' esserlo, c'era stata una parte più macabra che lo aveva imprigionato in quella forma, ormai da giorni.

_Poche ore fa_

La luna era salita da poco, un po' coperta dalle nuvole grigie che secondo lui avrebbero promesso pioggia.

Essa cadde giusto un'ora dopo, il naso del coniglio non aveva sbagliato, aveva passato anni a dormire sotto cieli coperti di stelle, tra coltre di nevi fitte e burrascose tempeste.

Ad occhi chiusi, poteva dire con certezza dove il vento batteva, quando il sole sarebbe sorto o semplicemente quando avrebbe piovuto.

Erano giorni che i suoi occhi non toccavano la pelle caramello, sentiva nostalgia di ciò che non conosceva.

Aveva contato quattro soli e con quella quattro lune, ed esattamente quando la prima goccia d'acqua colpì la sua fronte coperta alla mala peggio dai capelli mossi per l'umidità, s'era alzato dal terriccio accanto all'albero che ospitava la sua tana.

Sarebbe riuscito a controllarsi senza fare danni, la pioggia avrebbe coperto il suo odore che in caso contrario avrebbe svegliato Shakai.

Ammise che passare quattro giorni seduto sul terreno non era stato astuto, a parlare le gambe che appena sgranchite cedettero.

Si alzò nuovamente mentre la pioggia cadeva più fitta rendendo d'argilla la terra, le spalle larghe e bagnate non tremavano per il freddo nonostante fossero nude, ma per lo sforzo nel riuscire a tenersi.

Destra, sinistra e il suo collo scrocchiò sonoramente, si leccò le labbra secche per la lunga privazione d'acqua, nonostante mille gocce d'essa cadevano sulle estremità.

E andò, lasciando impronte umane dietro di lui, verso il confine delle terre di mezzo.
Uno, due passi e il fiume correva davanti ai suoi occhi.
Il fiume del confine delle terre quella notte voleva mostrarsi al cielo, si era alzato e la corrente lo tirava rigorosamente, creando piccolo vortici pericolosi, le cascate distavano un centinaio di metri da là, caderci dentro non sarebbe stato divertente.

Bonnie ripassò le due impronte precedenti per darsi lo slancio e corse flettendo le ginocchia, una leggera tensione e spiccò il salto.
Il terreno già di per sè bagnato dell'altro lato, fece scivolare il piede destro appena atterrato.
Piantò quello sinistro poco più avanti e con le mani accanto ad esso levò la gamba finita nell'acqua torbida.

Continuò a camminare verso gli alberi che s'aprivano sempre di più in un largo semicerchio finché non ne rimase giusto una fila, posò le mani sulla corteccia poggiandoci la testa.

_Adesso_

Le tane poco distanti da lui sembravano prenderlo in giro, a lui che l'odore del caramello speziato lo sentiva da lì, perforandogli le narici e facendogli dilatare le pupille.

Pensava gli sarebbe bastato giusto pregustarlo quell'odore, ma le unghie si erano impiantate nell'albero.

No, non bastava, la testa batté un paio di volte sulla superficie ruvida, la pelle della fronte si aprì un poco per l'impatto.

Aveva bisogno di guardarlo, sfirorarlo con gli occhi e con un dito.
Bastava sfirorarlo con un dito e poi sarebbe andato via, doveva dimostrare a se stesso che non aveva bisogno di lui, avrebbe accontentato una sua piccola parte e se ne sarebbe andato, senza fare del male a lui, al suo branco e a chiunque gli stesse vicino.

Staccò con forza gli artigli dalla corteccia e si passò una mano sugli occhi per levarsi l'acqua di dosso, che non permetteva di vedere perfettamente ad una spanna dal naso.

Entrò nel villaggio assicurandosi non ci fossero sentinelle, a passo di farfalla arrivò alla tana che ricordava essere dell'Alpha.

L'odore a quel punto stava diventando insopportabile, scosse la testa levandosi altra pioggia di dosso ed entrò nel suo personale inferno interno.

Il cuore balzò qua e là sfarfallando in maniera bizzarra, Bonnie si dette un colpo all'altezza del petto, aveva davvero paura che quel movimento sconnesso avrebbe potuto fare rumore e farlo scoprire. Non aveva paura di Shakai, ma aveva paura di sé stesso, di arrabbiarsi e terminare male quella nottata.

Si lasciò condurre dai piedi, intraprese un corridoio e aprì un'altra porta che aveva scoperto chiamarsi così attraverso Zacary.

Shakai era là.

Una larga pelliccia lo copriva fin quasi al mento, i capelli sconvolti sul cuscino, una mano abbandonata sulla pancia e l'altra oltre il letto a penzolare quasi toccando il pavimento, le labbra schiuse emettevano leggeri versi, che Bonnie non aveva mai sentito prima ma che ebbero il potere di rilassare i suoi muscoli tesi dal freddo e la fatica.

Si avvicinò curioso da quei mugolii, voleva sentirli ancora un po', assaporarli accanto all'orecchio.

Con attenzione prese tra pollice e indice il polso penzolante, sospirò per la pelle morbida e piacevole, voleva mangiarsela anche se la carne non lo prendeva in quanto coniglio.
Leccandosi un canino alzò un angolo della pelliccia e senza guardare sotto ci ripose il braccio nudo abbassandola subito dopo. Un leggero attacco di panico gli imperlinò la fronte vedendolo arricciare le sopracciglia, infastidito dal tocco ghiacciato delle sue dita.

Una volta distese nuovamente cercò di regolarizzare la respirazione per renderla meno rumorosa possibile e chinandosi, poggiò leggermente una mano al lato di quel corpo caldo e dormiente, l'altra se la strinse sulla coscia mentre portava l'orecchio accanto alle labbra dischiuse di Shakai.

Ora, quei versi erano più chiari, più grattati, versi soffusi e ad intermittenza, quasi nasali.
Sta volta furono le sopracciglia di Bonnie ad aggrottarsi per la confusione

'Sta per caso male?'

Stava per sentire meglio il calore della sua pelle ed accertarsi così della sua salute quando un sospiro più forte fece arrivare uno sbuffo d'aria dritto dritto al suo condotto uditivo.

La pelle d'oca sali in fretta lungo il corpo completamente nudo.

Shakai si mosse impercettibilmente verso il braccio che attraverso la pelliccia, aveva una buona consistenza ed emanava un buon odore.

Nell movimento le labbra sfiorarono il lobo dell'orecchio, troppo vicino al suo volto.
Bonnie ci mise tutto sé stesso per non balzare via immediatamente, lontano da quel contatto troppo ravvicinato, un piccola lingua di fuoco si propagò dal punto toccato e si espanse sulla sua zona intima.

Il suo membro si indurì quasi completamente premendo con insistenza sul pube di Shakai.

Era quasi doloroso, sentiva l'impellente bisogno di mangiarlo completamente, non sapeva in che modo ma aveva bisogno di qualcosa di tenero e caldo.

Gli occhi nocciola si spalancarono, ora trasformati in oro splendente, la strana bestia che dormiva nel suo corpo cercò di scavalcare la barriera che aveva imposto.

"No, no, no e no. Non possiamo fargli male, non voglio, torniamo indietro."

"Non vogliamo fargli del male, lo assaporiamo soltanto."

"Non ci permetterò di toccare il suo sangue, non permetterò al suo sangue di macchiare questa pelle."

"Ti ho detto che non gli faremo del male."

"Non mi fido di te, torna indietro, torna dentro, non puoi uscire senza il mio permesso."

Un acceso dibattito iniziò dentro di lui, l'incubo che nascondeva stava uscendo. Posò lo sguardo inumidito dalle lacrime sulla guancia di Shakai. Una goccia d'acqua era caduta dai suoi capelli colpendola, ora stava rotolando piano verso il cuscino.

"Guardalo, non vorresti toccarlo almeno un po'?"

"No, No, non voglio toccarlo, non ne ho bisogno."

"Si che ne abbiamo bisogno il nostro cuore sta ardendo e non solo quello, non ci daremo pace altrimenti. Vuoi passare altri giorni seduto insoddisfatto in quel posto?"

"Che ci succede? Perché sentiamo questo bisogno nei suoi confronti?"

"Non lo so, ma non gli faremo del male, solo un po' per darci pace."

"Me lo prometti?"
"Te lo prometto."

Non sapeva per quale ragione si stava fidando di quell'essere ma staccò la mano impiantata nel materasso e si inginocchiò al lato del letto, il membro duro costretto dalle cosce ora non rischiava di svegliarlo.

Deglutì allungando un dito verso quello spriaglio di pelle caramellata, sfiorò il mento e corse sulla guancia cancellandone la goccia d'acqua, il dito voleva premere ancora ma Shakai non lo permise, togliendoli le mani di dosso, si allungò un po' portando il naso all'altezza del suo.

Da lì, l'odore rimbombava forte accanto a lui, come una bolla a circondarlo.

Sospirò, la tensione a mille faceva battere troppo forte le palpebre, una lacrima sfuggì da una di esse candendo dove prima riposava l'acqua.
Bonnie spalancò gli occhi raccogliendola e leccandola via.

Le labbra gonfie di Shakai da quella distanza, odoravano di erbe mischiate, erbe che sua madre gli dava per dormire quando gli incubi non lo lasciavano stare.

"Ora che sei qui.. non vorresti morderlo? Vendicarti di come ti trattava?"

La voce suonò improvvisa nella sua testa, con forza schiacciò la bestia in fondo arricciando le labbra, le vene sul collo pulsavano gonfie per lo sforzo.

"Hai detto che non gli avremmo fatto male."
"Non possiamo resistere a lungo prova a leccargli una guancia, senti che buon sapore ha."

Bonnie ringhiò piano, facendo così indietreggiare Shakai verso il materasso, a quel gesto si rabbuiò.
La bestia tornò silenziosa.

Non voleva assolutamente spaventare Shakai, con tenerezza sfiorò la sua guancia sussurrando tra i denti uno 'Scusami Shakai'
prima di balzare lontano e correre fuori da quella gabbia di sentimenti.

Ma esattamente in sala si bloccò. Il bambino della scorsa volta lo stava osservando molto spaventato, aprì la bocca per urlare ma il grigio fu più veloce, balzò di nuovo oltrepassando il divano e finendo davanti a pel di carota, una mano ancorata saldamente alla sua bocca, ad intimargli di fare silenzio.

Il bambino non sembrava volerlo ascoltare e con forza morse il palmo troppo grande sul suo volto, lo vide rabbuiarsi prima di issarlo con forza sulla spalla.

I suo deboli pugni non potevano fare nulla, e le lacrime cadevano copiose dalle guance piene, voleva Shakai.

Bonnie lo portò giusto fuori dalla porta prima di metterlo giù, asciugò con attenzione le sue lacrime piegandosi alla sua altezza.
«Non piangere, non vi farò del male» il bimbo lo guardò stranito e seppur ancora spaventato alzò il mignolo.

«Me lo prometti?» osservandolo ancora un attimo lo alzò anche lui e vendendolo in difficoltà Connie prese il suo polso, facendoglielo stringere attorno a quello suo.
«Que-questo è il gesto che si fa quando si promette.»
«Allora te lo prometto.» rafforzò un po' la presa prima di lasciarsi cadere con il sedere per terra, l'ansia lo aveva stremato completamente e senza cibo, acqua e riposo si sentiva leggermente debole.

Decise di fidarsi di quegli occhi furbi, seppur bambineschi.
«Perchè sei nudo? non puoi esserlo qua.» A braccia incrociate Connie porse la domanda guardandolo attentamente.

Ricevendo una scrollata di spalle sedette anche lui, ma più distante.
«Cosa ci facevi qua? Cosa vuoi da Shakai?»
«Nulla.» Il silenzio di quella notte era rilassante, si udivano solo le loro voci, i grilli sicuramente avevano deciso di nascondersi dalla pioggia.
«Volevi mangiarlo?»
«No.»
Bonnie mentì, guardando lontano.

«Sono venuto a trovarlo. Non avevo intenzione di fargli male.»
Il bambino invece, lo sguardo lo perse sull'erba, contemplando quelle parole e annuendo «E perché l'altra volta si allora? L'altra volta l'hai stretto così.» si portò le mani al collo mimando le parole.

«Hai ragione e mi dispiace.... Ma c'è qualcosa in me che non va sempre come deve andare.» deglutendo, Bonnie porse un sorriso storto per non spaventarlo, prima di sentirlo parlare ancora a voce bassa.
«Perchè sei qua? Non hai una famiglia?»
«No.» La risposta di Bonnie fu diretta e Connie si leccò le labbra, pendendo da quelle dell'altro.
La sua voce calda era tranquilla.

«Neanch'io, ho solo Shakai e gli voglio bene come se fosse mio fratello. Quindi se vuoi essere amico mio non fargli male.»
«Ti ho già detto che non lo farò, quindi se vuoi, puoi essere amico mio, ma a lui non devi dirlo.»

Connie lasciò correre tra loro qualche minuto, sembrò rifletterci davvero intensamente, quindi decise di tuffare i suoi occhi color prato in quelli terriccio, vide ciò a cui lui era scampato grazie a Shakai.

La solitudine era ben impressa in quello sguardo.

Quindi annuì con vigore con il cuore puro di un bambino, i capelli rossi svolazzarono sotto l'aria fresca che la pioggia aveva lasciato.
«Allora possiamo essere amici.» sorrise tenero e Bonnie si alzò in piedi, tirò anche lui su dalle ascelle.

«Ora vado, ma non dire a Shakai che sono stato qua. Va bene?» Uno di fronte all'altro contemplavano l'inizio di quella stramba amicizia, ancora un po' malfidenti.
«Non dirò nulla, promesso»
Un'altra stretta al mignolo e lo spinse verso casa intimandogli di entrare.
«Perfetto cucciolo di lupo, non farmi pentire di essere tuo amico.»
«Non te ne pentirai, uomo a cui non sempre va come deve andare.»

Io:
Ho cambiato alcune cose, quindi per far chiarimenti qua la legenda

" " Discorso con quella che abbiamo
scoperto essere la bestia.

' ' Pensieri interni dei personaggi

« » Discorsi tra personaggi.

Okay, quindi questo è tutto e con "strani rumori" Shakai intendeva un leggero russare.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top