Scoperte

La rabbia e la determinazione rompevano corde mai raggiunte nel salotto della maga elfica An-Rey, che con delicatezza cercava di spiegare a Shakai quanto fosse rischioso fare dormire il coniglio con lui.
L'uomo, dopo essersi accertato che il piccolo Connie dormisse da un altro cucciolo, aveva lasciato il batuffolo addormentato in casa sua, precisamente sul divano, ed era corso dalla ragazza in cerca di informazioni utili per tenerlo a bada e tranquillo.
Certo, non si aspettava mica di doverlo allontanare da lui, non dopo che la sua mente era in un'oasi di pace grazie alla sua presenza.
Il piccolo lo aveva drogato come la peggiore delle dipendenze e lo aveva fatto nel minor tempo possibile.
Shakai, in quanto Alpha risoluto, si sentiva quasi in imbarazzo per questo suo cedimento.

«Quindi mi stai dicendo che sarebbe troppo pericoloso farlo rimanere con me?»
«Si Shakai, è nel vostro sangue cibarvi di loro.»
Evitò di dirgli che essendo Alpha Supremo certe emozioni erano raddoppiate, non aveva bisogno di ulteriori preoccupazioni.
«Ma io non posso fargli del male, sai perfettamente che tra Anime quando si parla di uccisioni, si hanno le mani legate»
«Lui non è come te e non dirmi che il suo sangue non ti ha tentato neanche una volta»
Shakai abbassò lo sguardo mordendosi il labbro, ponderava seriamente la giusta scelta.

Ricordò l'episodio in cui aveva cercato di ucciderlo, quando aveva desiderato sentire i denti affondare nella carne morbida e il sangue sgorgarli in gola, brividi camminarono lungo la spina dorsale.
Non si sarebbe mai perdonato se avesse fatto del male alla sua anima... Ragionandoci a mente fredda,
averlo vicino sarebbe stato pericoloso.
An-Rey sorrise dolcemente al suo Alpha scuotendo la coda che reggeva i capelli corti e color carota, gli occhi acquamarina, pizzicati da una tonalità dorata, tipica nel mondo elefico, consultarono ancora una volta il tomo sulle creature ibride poggiato al tavolino basso, il dito lungo passò sulla pelle invecchiata, sentì sotto di esso le rientranze delle incisioni di anni e anni addietro.
«Hybrid Rabbit.
Creature dal portamento naturalmente elegante.
Stazza leggera, particolarmente abili nella corsa.
Vivono la loro vita per la maggior parte in forma animale.
Udito e olfatto sviluppati eccezionalmente, in confronto alla vista che perde durante il buio.
Vivono in branco, gerarchicamente suddiviso in Adamantem e Rudis, altrimenti chiamati nel mondo lupesco Alpha e Omega.
Per via della stazza, li Hybrid Rabbit sono spesso soggetti a razziamenti da parte di predatori più grandi, quali, lupi, orsi e puma.
Esiste una categoria rara chiamata coniglio ibrido regale, questo è un fenomeno che avviene ogni cinquanta anni, il nasciturno deve venire alla luce esattamente nel momento in cui la luna piena raggiunge il limite. Il nasciturno regale avrà le sembianze di qualsiasi ibrido, alla comparsa della luna piena, per l'alta sensibilità può essere soggetto a cambiamenti di umore durante i quali può cambiare forma inconsapevolmente.
In certi avvenimenti può diventare tre volte grande la sua stazza, cambiare formazione e farsi crescere denti appuntiti e lunghi artigli, può arrivare a compiere azioni che si dimenticherà una volta risvegliato dal torpore.
Per la loro cattività, i conigli regali vengono abbattuti alla nascita, come dono alla luna che gli avrebbe accompagnati alla luce.
Il coniglio regale è spesso riconosciuto da ‹lupi ibridi› come compagno, grazie al legame lunare »

'Il compagno di Shakai è un coniglio...possibile che?"
Rilesse molteplici volte le ultime righe cercando di comprenderne a pieno le parole.

«An-Rey?»
La mano di Shakai si scosse davanti agli occhi persi sul tomo dalla copertina rossiccia, erano sgranati e grandi.
'Cos'ha letto?'
Cercò di decifrare il linguaggio complesso, inutile, il tomo leggibile solo ai maghi elfici era pieno di segni e disegni.
La ragazza chiuse con un tonfo il libro rigonfio di appunti, poggiandolo di lato sorrise scettica, indecisa se rivelare o no quel particolare.
Il coniglio era pericoloso.
«È meglio se lo porti da me, almeno per sta notte, poi troveremo domani una sistemazione.»
Shakai perse un momento gli occhi fuori dalla finestra, non notando lo scintillio sfarfallato per un soffio di fiato negli occhi di An-Rey, il sole stava iniziando a nascondersi e la stanchezza per la ricerca e la battaglia si faceva sentire.

Non poteva contrabbattere ancora per molto, sarebbe sembrato perso per quella creatura, quindi annuì impercettibilmente alzandosi dalla posizione a gambe incrociate.
Non doveva mostrare debolezze.
«Bene, te lo porterò allora.»
Non venne ascoltato dalla maga, che aveva preso in mano ancora una volta il tomo ereditato dalla madre.

Shakai aggrottò le sopracciglia. Arrabbiato passò una mano tra i capelli, non voleva alzare la voce, spaventarlo lo avrebbe allontanato ancora di più.

Stava uscendo di testa per quella creatura che non voleva ascoltarlo e andare da lui ed era già eccessivamente frustrato per colpa di An-Rey. Aveva portato il piccolo nel suo branco per proteggerlo, ed ora doveva passare la notte lontano da lui.
Shakai strinse un pugno mordendosi l'interno della guancia, sapeva già che avrebbe dormito poco, i sensi in allerta e l'odore dolce delle mandorle rinchiuso in quelle quattro mura a prendersi gioco di lui.
Sapeva di potersi fidare di An-Rey, lei e sua sorella da bambine erano amiche, e non era un lupo in confronto a lui, Antiel o James.
'Oggi sembra che tutti vogliano farmi perdere la pazienza.'

Gettando un'occhiata di sottecchi incrociò le braccia, cercando una soluzione per afferrare il batuffolo disobbediente.
' Come dargli torto? Lo abbiamo praticamente rapito dalla sua tana e poi trascinato in un branco di lupi.'
Quasi rise Shakai.
Fino ad un'ora prima pensava davvero che il suo salotto non fosse molto grande, il divano creato dai falegnami come il resto dell'arredamento era scuro e imbottito, copriva poca superficie situato al centro della stanza, poggiava sulla pelle d'orso castana usata da tappeto, davanti ad esso, un caminetto giaceva in silenzio, usato precedente per gli anni della bufera ora sostava per dare atmosfera, qualche candela riposava mezza consumata sopra la sua mensola come sul tavolinetto basso davanti al divano.
Ma ora aveva cambiato idea, il suo salotto era sufficentemente grande da far correre da una parte all'altra il coniglio con facilità, ogni spazio angusto un possibile nascondiglio.
«Forza,ti prego, vieni qua,non voglio farti del male, non mi riconosci?.»
Lì per lì il coniglio stava fermo dov'era, all'angolo della stanza, un orecchio teso in ascolto e gli occhi castani puntati sulla figura, ma appena azzardava un passo scappava e in un nano secondo era dall'altro lato della stanza, passato sotto al tavolino o sotto il divano.
Shakai era nervoso, stava pregando un essere così piccolo, se i suoi compagni lo avessero sentito non gli avrebbero mai portato rispetto, si sentiva patetico, la sua figura da Alpha vacillava.
Uno sbuffo e cadde malamente sul divano che scricchiolò, i capelli come filamenti argentei scompigliati e gli occhi rossi ristretti, doveva calmarsi o avrebbe potuto fargli involontariamente del male.
'Maledetto destino, sapevi che io e la pazienza viviamo su due poli opposti.'

Si era completamente dimenticato cosa significava avere qualcuno che non obbediva subito ad un suo ordine.
Un tonfo lo fece riprendere, seguì il rumore con lo sguardo puntandolo verso la figura puntellata sulla mensola del caminetto. Lo stava fissando beffardo.
Sembrava dire:
‹O mi riporti indietro o tu non mi sfiori neanche a morire›
'Come ci è arrivato la?'
La candela che rotolava a terra precedente sul tavolino rispose.

Non potevano andare avanti così, il buio era ora presente, chiedeva scusa mentalmente ad Antiel per avergli detto di essere un incapace e si sentiva ferito per la poca fiducia datagli dal batuffolo.
Alla fine decise.

Occhi da Alpha autoritario scandagliarono la figura sul caminetto, l'autorità scintillante che solo Shakai sapeva adattare imprigionò il coniglio sul posto, lava fusa e calda lo immobilizzò sul posto.
'Mi spiace piccolo,ma sembra l'unica soluzione dato che non collabori.'
«Ora non ti muovere, verrò a prenderti.»
Di nuovo in piedi raggiunse il camino, senza distogliere lo sguardo affondò la mano sul manto morbido, trascinandolo trionfante verso casa di An-Rey, non dando davvero importanza al diniego del coniglio.

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Bonnie guardava malamente quella strana ragazza dagli occhi acquamarina, i capelli la facevano sembrare una grande carota.
Anche lei fissava il coniglio.
Era parecchio irritato per lo sguardo che il lupo gli aveva lanciato, era tentato di nascondersi in qualche angolo con la coda fra le gambe, nonostante l'odore di caramello speziato lo avesse investito calmandolo subito dopo.

«Perché non torni umano?»
Ad An-Rey sembrava stupido parlare al vento, e lo faceva da quando Shakai lo aveva lasciato a casa sua.
Niente.
Il piccolo era rimasto dove Shakai lo aveva poggiato sul tavolino e non si era più mosso.
Aveva seguito a distanza Shakai lasciare la casa e un odore di nostalgia aveva investito la stanza.

Ma l'altro sembrava non accorgersene, gli occhi castani si persero invece sull'arredamento, la legna aveva preso strane forme, simili a quelle in casa del lupo
' Come fanno a fare ciò?'
Guardò con discrezione una grande scatola di legno di noce*, posata alla parete adiacenti a lui, essa era tagliata in grandi buchi che contenevano strane forme che odoravano di pelle, era un odore invecchiato con un pizzico di polvericcio.
Dentro altri buchi posavano diverse erbe che Bonnie riconobbe come curative.
«Va bene, allora, tu puoi dormire dove vuoi, io andrò in camera»
La ragazza scoccò un'altra occhiata al coniglio prima di recarsi a passo spedito lontano da quello sguardo alquanto diffidente e curioso dalla vita, esattamente come un cucciolo.
'Eppure non sembra così cattivo'

An-Rey comprese che il coniglio non doveva aver mai visto neanche lontanamente una casa.

2:56

Il Villaggio Magna Coetus, dormiva silenzioso.
L'aria era rilassata e regalava tranquillità a tutti, la luna quel giorno era nascosta da delle leggere nubi grigiastre.
Una donna dai capelli arancio, in contro luce alla finestra, studiava dall'alto un coniglio che dormiva tranquillo sul pavimento di casa sua, si era accucciato in una rientranza e sembrava sentirsi al sicuro.
La pelliccia bianca e leggera che indossava per la notte svolazzò dolcemente mentre alzava le braccia pallide verso il soffitto.
Le mani appiccicose dal sudore le facevano scivolare via il pugnale che puntava verso il coniglio, era lo stesso che usava per tritare le erbe, piccolo ma molto efficace.
Strinse meglio la presa.
I sensi di colpa svisceravano l'aria tranquilla.
'Mi dispiace,mi dispiace,mi dispiace.'

'Non posso permettere che il branco subisca altre atrocità per un tuo cambiamento'
Morse il labbro tenero e roseo prima di tagliare l'aria con il pugnale dal nero.

Io
*Bonnie parla di una semplice libreria, contente libri vecchi e erbe.

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