Intrusioni

«Potrai alloggiare qua»

Shakai aprì la porta di una modesta casetta, parecchio distante dalla sua, messa in una posizione più centrale del villaggio. Lasciò passare Bonnie e fece dietrofront per lasciare il posto, con la voglia di andare a caccia.

«Shakai, tutto bene?» chiese il più alto dopo averlo bloccato dal polso. Avendo notato l'espressione funerea che gli macchiava il bel volto, non tenne conto del fatto che il lupo gli avesse detto che avrebbero evitato contatti ravvicinati durante quella convivenza.

«Come può andar bene quando è probabile che Molkov abbia preso di mira Connie?» rispose con un'altra domanda strattonando il braccio, lasciando intendere quanto ci tenesse a quel bambino. «Cosa può mai volere da un bambino? E perché proprio Connie? E cosa può c'entrare con il vecchio patto?» Storse il naso incrociando le braccia «Ed è da troppo tempo che mi chiedo se tutto ciò sia avvenuto davvero solo per quel patto rotto...» terminò, sussurrando quel suo grande dubbio che puzzava di bruciato.

«Può essere che ci stiamo sbagliando» Bonnie poggiò gli occhi nocciola oltre la porta ancora aperta, dove il cielo andava mano a mano a scurirsi. «Può non essere Connie la causa. Può essere che fosse nascosto davvero bene e che nel trambusto è passato inosservato.» cercò di ricordare nel trambusto il volto del bimbo dai capelli rossi, non riuscendo a rimembrare altro che voglia di uccidere e distruzione.

Il villaggio non si era ancora ripreso dalle molteplici perdite, così come le donne non si sarebbero riprese mai più dal loro passato, nonostante ora Shakai non avrebbe più permesso di farlo accadere. Bonnie comprendeva che tutto quello, non sarebbe mai guarito davvero.

Tra l'altro, ora erano in ballo e non potevano starsene con le mani in mano. Era appena iniziata la battaglia.

Shakai si lasciò scivolare giù e sedette sul porticato sgangherato, sentendolo scricchiolare quando Bonnie fece lo stesso. Avevano le gambe che si sfioravano mentre entrambi, in silenzio, riflettevano.

«Dobbiamo riuscire a trovare i due uomini che oggi Zen, ha visto nel bosco.» incrociò le mani sulle ginocchia Bonnie, tenendole ferme dal volare sul corpo dell'altro, per cercare di confortare quella malinconia che stava colpendo anche lui.

«Hai ragione, se riusciamo a trovarli potremmo usarli a nostro favore. Tra qualche ora il sole sarà calato del tutto, forse possiamo agire subito.» Shakai si alzò in piedi come rianimato, febbricitante al pensiero di poter fare qualcosa per sbloccare la situazione. Ma una mano lo fermò ancora una volta dal polso.

Bonnie lo guardava dal basso, con il suoi occhi ora caramello e le sopracciglia aggrottate. Non curante dei capelli cresciuti ed ora troppo lunghi, a bloccarli la visuale. «Non puoi andare tu, il tuo odore, in quanto Alpha è.... Troppo riconoscibile» impose scuotendo la testa, quando qualche ciuffo li finì negli occhi.

L'Alpha li dette silenziosamente ragione. Lui non sarebbe mai passato inosservato e gli doveva la sua attenzione, perché era stata sua l'idea e se fosse stato per lui, non ci sarebbe neanche arrivato per la poca lucidità mentale.

«E chi dovrei mandare?» chiese interrogativo, con il broncio di un bambino che faticava a comprendere. Lo osservò alzarsi, superandolo di qualche centimetro, mentre si portava i capelli d'argento dietro le orecchie.

Bonnie lasciò la presa incrociando le mani dietro la schiena, mentre cercava con gli occhi qualcuno «Andrò io.» proruppe leccandosi le labbra, sentendo la gola arida per aver immaginato Shakai ancora in pericolo e sta volta sul territorio nemico. Per recuperarlo avrebbe dovuto sterminare l'intero branco.

«Come farai a riconoscerli?» Nascose il velo di preoccupazione, cercando di non considerare tutti i rischi a cui stava andando incontro per aiutare un branco di lupi, un branco che non era neanche suo. Li guardò il profilo dal naso marcato e le labbra strette fra loro. I lineamenti affascinanti lo costrinsero a distogliere lo sguardo, accorgendosi in ritardo dell'ombra di un sorriso a sporcargli la bocca.

«Porterò Zen con me, dato che è l'unico ad averli visti» concluse Bonnie quando vide quest'ultimo entrare in casa propria, giusto a qualche metro dalla sua. Ebbe la sensazione di aver detto qualcosa che non andava, quindi si girò verso il lupo che ora lo fissava incerto, tentennate su qualcosa.

Capì.

«So che è solo un ragazzo, che non è allenato e che è pericoloso. Ma ho bisogno di lui per riconoscere quei due e prometto che lo proteggerò.» assunse un tono solenne, cercando di non ringhiare all'ennesima ciocca di capelli troppo cresciuta

Bonnie si era mostrato scaltro, agile, perspicace, intelligente e più di tutto, un uomo d'onore. Quindi all'Alpha del branco non rimase che annuire, non avendo davvero parole per riuscire a mostrare la propria gratitudine per ciò che stava facendo per lui.

Ancora una volta la parola Anima lo ruppe in due, accendendo quel fuoco e quelle scintille, tipiche di quando si immaginava una vita fianco a fianco.

«D'accordo allora.» sospirando li camminò sin dietro le spalle «Siediti per favore.» sussurrò, rimanendo colpito quando il giovane uomo si sedette davvero senza esitazione, dandogli le spalle.

Bonnie, curiosamente ascoltò il frusciare silenzioso dietro di lui e chiuse gli occhi quando le mani calde dell'altro li sfiorarono i capelli, facendogli trattenere il respiro.

Tirò un po' e portò indietro le ciocche prima di fermare il tutto, con qualcosa che ruvido sfiorava il collo.

Shakai guardò il suo operato, stringendo il nodo del laccio che portava sempre al polso. Il marroncino, spiccava a contrasto con la pelle chiara «Fatto, non dovrebbero più darti fastidio ora.» sussurrò inginocchiandosi al suo fianco, osservando il profilo che era diventato ancora più maschile e duro con solo poche ciocche, sfuggite dal codino ad incorniciarlo. Ci mise qualche secondo in più Bonnie a riaprire gli occhi e ci mise ancora meno a puntarli in quelli dell'altro. «Fai attenzione...» non riuscì più a trattenersi Shakai, lasciando andare piano come un respiro, quelle parole tra di loro.

Rimasero incastrati nel loro abituale vortice di calore, condividendo i battiti «Non permetterò che qualcuno ti faccia ancora del male e non permetterò che facciano del male a Connie. Non farò toccare il tuo branco se questo significa vederti soffrire.» determinato ruppe il contatto visivo, avviandosi verso la casa del giovane Zen. Lasciando dietro di sé il rumore di quei battiti improvvisamente rumorosi.

«Abbassa la testa Zen, ho promesso a Shakai di riportarti indietro vivo.» sibilò Bonnie spingendo giù la testa del più giovane.

Zen sbuffò, non mettendosi contro a quel colosso tutto muscoli, nonostante fosse più simpatica una pianta di ortiche tra le natiche. Sinceramente stava morendo di paura e aveva trattenuto il respiro quando la donna che stava rientrando nella sua capanna, si era fermata un attimo di troppo fuori. Fortunatamente una bambina l'aveva tirata dentro, con sua somma gioia.

Avevano individuato i due uomini presi di mira circa tre ore dopo essere arrivati sul posto, mentre erano appostati su un alto albero. Camminavano fianco a fianco e davano l'impressione di essere fratelli o per lo meno cugini.

Si erano annoiati là sopra, ricoperti di qualche strana melma appiccicosa che aveva creato appositamente Atalano e una volta che il villaggio fu completamente silenzioso, erano scesi, camminando basso e di soppiatto dietro a cumoli di legna e foglie.

Bonnie ora stava studiando un piano per riuscire a rapire i due senza ucciderli e nel frattempo controllare che Zen non finisse nei guai. Lui era solo e li sarebbe servita per forza una mano, specialmente perché Shakai, si era assicurato di dirgli più volte di non fare del male a nessuno se non ce ne fosse stato bisogno. E non voleva rompere la fiducia che il lupo aveva riposto in lui.

«Ho bisogno del tuo aiuto Zen. Non posso farcela da solo.» senza guardarlo, si grattò una guancia concentrato.

«Ci metterò poco a stendere il primo dato che con tutta probabilità starà dormendo, ma il secondo accorrerà quando sentirà i colpi. Al ché dovrai distrarlo, tenendoti però lontano dai suoi artigli» lo guardò accertandosi che stesse guardando «E mi darai l'opportunità di mettere sotto anche lui.»

Zen, con sgomento storse il volto giovane, sperando con tutto se stesso che Bonnie non desse l'opportunità ai due di mozzarli la testa. Aveva ancora una lunga vita davanti.

«Io non...» e non ebbe tempo di appellarsi, che fu costretto a seguire il maggiore che già si era avviato verso la capanna senza luci. La guardò mentre si avvicinavano, pensando a quanto fosse strano che non avessero le case come nel suo branco. Il mucchio di legno, foglie e corde reggevano le "mura" e il basso tetto, fatto con quella che sembrava argilla.

Fu Bonnie il primo ad entrare e mentre lasciava che gli occhi si abituassero a quel torbido buio, ispezionò i dintorni. La capanna era piccola e non c'erano altre che due stanze, cui molteplici corde pendenti, fungevano da porte.

Bonnie scelse la stanza sulla destra, fece cenno a Zen -che ancora non si era mosso dall'entrata- di attenderlo là, prima di avviarsi dentro la camera di soppiatto.

Pochi secondi e il giovane sentì dei tonfi e qualche gemito. Sperò non fosse abbastanza rumore da poter svegliare il loro altro bersaglio, ma si maledì quando le corde della stanza di sinistra si mossero, portandolo a stringere i denti.

Con le gambe molli e gli occhi lucidi, fece un balzo nascondendosi dietro ad un piano di legno che fungeva da tavolo. Tramite li spazi delle gambe, notò due piedi calpestare il pavimento.

"devi distrarlo per me" la voce di Bonnie che ancora era impegnato, lo fece grugnire e il senso di colpa che lo colpì quando stava per entrare nella stanza ora silenziosa, lo fece alzare in piedi e battere le mani sul tavolo.

«Ei tu! Razza di... Coso!» gracchiò scuotendo le braccia, parendo scemo dato che l'attenzione di quell'uomo che poteva passarli davvero pochi anni, era già su di lui.

Gli occhi selva lo trafissero macchiati di sonno e per un attimo li girò la testa.

L'odore di terra bagnata si sprigionò nell'aria, bloccandolo quando, lo sconosciuto si mosse a labbra socchiuse verso di lui.

Cosa? Zen indietreggiò deglutendo, prima di scattare in avanti avendo visto i lineamenti del suo coabitante.

«No, Bonnie!» ma fu un attimo e Bonnie assestò un pugno sulla testa del ragazzo, non tanto forte da ucciderlo ma abbastanza forte dal metterlo a tappeto.

«Abbassa la voce Zen! Non ci devono sentire e sei stato bravissimo a distrarlo.» sussurrò Bonnie con un labbro rotto dal pugno dell'uomo che aveva sorpreso mentre dormiva. Era stato più difficile di quel che credeva, ma era riuscito a farlo svenire e grazie a Zen, aveva fatto lo stesso con il più giovane dei due.

Ora non restava che caricarseli addosso e portarli al branco.

«Trasformati Zen, con quelle braccine molli non riuscirai a portare neanche il più giovane.»

Zen, che non aveva neanche ribattuto a quella frecciatina, seguì l'ordine ancora in trance. Ritrovando respiro quando il corpo a peso morto li venne poggiato sulla schiena.

Bonnie si assicurò di mettere il ragazzo in maniera che non cadesse durante il tragitto, poi prese l'uomo più pesante gettandoselo sulle spalle.

«Possiamo avviarci.» sussurrò il coniglio, eccitato di immaginarsi Shakai complimentarsi con lui per essere riuscito a portare tutto a termine senza intoppi.

Sarebbe bastato quello stesso sguardo che, gli aveva riservato appena aveva appreso che era stato lui ad aiutare il branco.

Il laccio li strofinò il collo e il suo naso respirò l'aria pacifica intorno a loro.

Seguiva con lo sguardo il lupo che, più avanti di lui, camminava sbandando di tanto in tanto. Aveva uno strano sentore addosso, il suo tipico odore ai frutti selvatici sembrava raddoppiato, infastidendogli l'olfatto e facendogli mancare quello delicato alla mandorla.

Strinse la presa intorno alla gamba e al braccio dell'uomo mentre si avvicinano alla terra di mezzo. Una volta là avrebbero raggiunto il fiume e sarebbero arrivati al branco.

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