Punizioni E Ribellioni-Caitlyn
"CAITLYN!!! COSA DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE, SEI FORSE IMPAZZITA?? tuonò il Custode Supremo, stringendo i pugni e digrignando i denti "Come ti è venuto in mente di rubare la Pietra del Sonno Vigile e di svignartela nel cuore della notte? Per giunta ti sei intrufolata nei sogni di qualcuno che non appartiene al nostro mondo, che non sa nulla di noi! Hai rischiato di farci scoprire, hai messo a repentaglio la sicurezza del mondo magico! Ti rendi conto della gravità della tua bravata?"
"Ma papà io volevo solo rendermi utile e aiutare la nostra gente! Io non volevo causare nessun tipo di disordine fra i due mondi! Io stavo solo cercando di..."
"BASTA! SILENZIO!" sbraitò Clayton, visibilmente infuriato "Non ti è concessa alcuna giustificazione per i seri danni che hai arrecato con la tua condotta sregolata! Ti condannerò a una punizione esemplare! Elwyn, scortala nella sua stanza e non farla più uscire fino a nuovo ordine!"
Una figura slanciata e dai lineamenti sottili entrò con andatura solenne nella stanza.
"Clayton, non credi che dovresti usare maggiore clemenza nei riguardi di tua figlia? In fondo ha solo dieci anni e desiderava unicamente poter esserci d'aiuto, a modo suo ovviamente"
"Elwyn, mio fedele amico, ammiro la tua diplomazia. Ma mi vedo costretto a prendere certe decisioni per un bene superiore. Deve capire che questa storia non è un gioco, e che non deve rischiare la vita in maniera tanto sconsiderata. Ci potrebbero essere serie conseguenze. Se la profezia dice il vero...potremmo essere tutti in grave pericolo".
Il Custode Supremo continuava a muoversi nervosamente avanti e indietro, le mani giunte dietro la schiena, lo sguardo corrucciato e severo. Si fermò un attimo a riflettere.
"Generale Elwyn...La affido a te"
"Come desideri" terminò Elwyn, prendendo Caitlyn per mano e indicandole cordialmente la via.
"Andiamo piccola" .
Caitlyn si sentiva rassicurata dalla gentilezza di Elwyn. Si era preso cura di lei fin dalla nascita senza lasciarla mai, neppure per un giorno. In particolar modo le aveva fornito tutto il suo appoggio da quando sua madre era deceduta in circostante misteriose, lasciando un terribile vuoto nella vita dei suoi famigliari. L'elfo le era sempre stato accanto, sia nei momenti felici che in quelli tristi.
Elwyn era il capo dell'Ordine Regale degli Elfi Arcieri ed era un vero talento nel tiro con l'arco. Il migliore fra tutti i combattenti della sua specie. La sua precisione con l'arma era ineguagliabile, così come la sua capacità d'analisi e le sue abilità di stratega. Era un guerriero davvero formidabile sul campo di battaglia. Ma le sue innate abilità non si esaurivano esclusivamente nelle attività di natura bellica: era un elfo dal cuore d'oro e dall'animo nobile e puro, il quale avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per esaudire le richieste di Caitlyn e renderla felice.
"Caitlyn, tesoro, c'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?"
Caitlyn se ne stava lì, sul ciglio del suo immenso letto a baldacchino, le mani conserte e un cipiglio dipinto sul volto imbronciato.
"Del tipo?" ribattè con noncuranza, voltandogli le spalle.
Elwyn le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla e la fece girare verso di sé, lentamente.
"Lo sai che puoi confidarti con me"
Caitlyn incrociò gli occhi cristallini e sinceri di Elwyn e rimase colpita dalla dolcezza con cui ogni volta la guardava, anche quando combinava una delle sue imperdonabili marachelle.
Elwyn non l'aveva mai abbandonata, né delusa. Sapeva di potersi fidare.
"Non ci crederai. L'ho incontrata. È lei, ne sono sicura. E' quella giusta!"
"Come lo sai?" chiese l'Elfo senza scomporsi, quasi leggendola nel pensiero. La conosceva fin troppo bene per non capire al volo di cosa stesse parlando.
"Il libro" rispose la bambina "Aveva con sé La Fiaba di Beatrice, la maga guaritrice! Non se n'è neppure accorta...Non è un libro che appartiene al suo mondo! Non può essere una coincidenza...È lei la prescelta! È così che recita la profezia: "...l'altra metà del mondo partorirà l'eroina che l'intero universo salverà...Se alla luce sarà devota, nessuna guerra fra i mondi sarà più nota...Fa più o meno così, giusto?"
Un'ondata di adrenalina pervase il corpo di Caitlyn. Non stava più nella pelle all'idea di poter finalmente raccontare a qualcuno l'importanza delle sue scoperte. Era certa di essere prossima alla risoluzione di un antico enigma dalle proporzioni gigantesche: era sicura che la soluzione fosse lì, davanti a lei, a portata di mano.
"Dolce Caitlyn, lo sai che non ti è permesso formulare ipotesi così azzardate. Non su una questione di tale rilevanza. Sei solo una bambina...lascia che siano gli adulti ad occuparsi di questa faccenda".
"Allora non mi ascolti!" strillò Caitlyn, in preda ad un attacco d'ira "Ti dico che è lei! Lo...Lo sento!" abbozzò Caitlyn, stringendo le braccia al petto e fissando indispettita il suo amico dai setosi capelli perlacei.
"Mia giovane Caitlyn...Cerco solo di farti capire che sono molto preoccupato per te. Non sto insinuando che tu non sia in grado di cavartela da sola. Sei una bambina molto intelligente e coraggiosa, ma anche decisamente imprudente. Anche tuo padre è molto preoccupato. Lo sai che tiene a te, più di quanto sia capace di dimostrare"
"Pff, sí certo. Come no" decretò stizzita, rigirando gli occhi verso l'alto con fare sprezzante.
Caitlyn era parecchio ostinata nelle sue convinzioni. Soprattutto quando si trattava di dover ribattere alle affermazioni in merito all'affetto che nutriva suo padre nei suo riguardi.
Da quando era morta sua madre, un paio d'anni prima, Clayton si era trasformato da padre attento e premuroso ad una sorta di generale burbero e scontroso, poco incline a mantenere un rapporto armonioso e di dialogo con la figlia. Delegava spesso al suo fedele amico Elwyn le mansioni relative all'accudimento di Caitlyn, riservandosi esclusivamente il ruolo di guida autoritaria e dispotica.
Clayton Theodore Lowell aveva smesso di sorridere in maniera autentica e sincera da quando la sua amata Karen l'aveva lasciato. Si era gettato a capofitto nel lavoro, per tentare di non farsi sopraffare dal dolore che provava per la perdita della moglie e per cercare di non far mancare nulla alla sua piccola Caitlyn.
Era riuscito ad ottenere un'ottima posizione alla Congregazione Ufficiale delle Civiltà Magiche, guadagnandosi la carica di Custode Supremo.
Il compito principale del Custode Supremo consisteva nella protezione e nella conservazione degli Antichi Tesori Ritrovati, dei rarissimi e potenti oggetti magici tramandati nella storia e deposti negli Uffici del Dipartimento di Tutela e Conservazione degli Oggetti Magici della Congregazione.
Gli impegni di Clayton lo tenevano lontano dalla figlia Caitlyn, che nel corso degli anni non aveva mancato di sviluppare un marcato talento nel cacciarsi nei guai.
Apparteneva alla razza dei Maghi, così come entrambi i suoi genitori. La piccola Caitlyn aveva manifestato le sue abilità magiche fin dalla più tenera età. A soli tre anni era riuscita a far librare in aria alcuni oggetti e ad attirarli a sé, seppur con molte difficoltà. Qualche volta era stata capace di trasformare piccoli pezzi di carta in uccellini cinguettanti per mero diletto, o a creare delle lucine colorate che illuminassero la stanza a causa della sua puerile paura del buio.
Pareva proprio una maghetta promettente, considerato che gli altri bambini riuscivano a far emergere le loro capacità magiche non prima dei cinque anni e mezzo, in prossimità dell'età scolare.
Crescendo, Caitlyn rimase parecchio delusa dal comportamento del signor Lowell. Il padre dolce e amorevole che l'aveva accompagnata nei primissimi anni di vita aveva lasciato il posto ad una versione più aspra e prepotente. Desiderava solo che le stesse accanto e fosse più comprensivo nei suoi confronti, affinché potessero superare insieme quella soffocante mancanza che gravava nel suo cuore come il più pesante dei macigni. La morte di Karen aveva rappresentato una grave frattura emotiva nel suo animo lacerato dal dolore. Un dolore che era riuscita ad affrontare solo grazie alla gentilezza e alla vicinanza di Elwyn, che l'aveva supportata laddove nessuno era in grado di comprendere a pieno la sofferenza insita nel suo cuore distrutto.
Ma in quel momento di confronto con il suo amico Elfo, che considerava il suo mastro di vita e una sorta di figura sostitutiva della metà materna, si sentiva per la prima volta incompresa. Ed era la prima volta che si ritrovava a fare i conti con questa nuova emozione.
"Caitlyn, mia cara, mi spiace doverti informare che sono costretto a rispettare i provvedimenti presi da tuo padre. Mio malgrado, mi trovo obbligato ad ottemperare ad una decisione con la quale ammetto di essere in profondo disaccordo. Ma non ho alternative: i pericoli che correresti allontanandoti nuovamente da casa sono troppo grandi per poterli ignorare. Che tu lo creda o no, la decisione che ha adottato tuo padre è a fin di bene. È per il tuo bene. Quindi sono costretto a chiuderti nella tua stanza, e a confiscarti il tuo scettro magico. Devo assicurarmi che tu non compia alcun tipo di magia al fine di tentare la fuga. Tornerò per l'ora di cena. Nel frattempo ti preparerò qualcosa di davvero squisito che ti risolleverà l'umore. A più tardi piccola" e con un delicato bacio sulla fronte lasciò Caitlyn confusa e imbronciata, congedandosi.
Il rumore metallico della chiave, che ruotava lentamente all'interno della cavità della serratura, decretava l'inizio della sua prigionia.
Caitlyn osservò l'Elfo allontanarsi, incapace di ribattere a ciò che le era appena stato comunicato. Sapeva che questa volta ribellarsi non sarebbe servito a nulla. Ma non poteva starsene con le mani in mano, doveva fare qualcosa. Doveva assolutamente farsi venire in mente una delle sue brillanti quanto strampalate idee, e trovare il modo di andarsene , di fuggire via veloce come il vento.
"Se pensate che mi arrenda, mi state sottovalutando. Troverò il modo di uscire da qui. Non posso mollare proprio adesso".
Ma l'impresa si stava rivelando decisamente più ardua del previsto.
Senza scettro magico le era praticamente impossibile compiere delle magie abbastanza potenti da consentirle di fuggire da quella prigione dorata.
"Accidenti. E adesso che faccio?" pensò turbata fra sé e sé.
Iniziò a vagabondare qua e là per la sua stanza, irrequieta, desiderosa di farsi venire un'idea il più in fretta possibile.
Si sentiva un topo in trappola.
Il suo sguardo si posò un po' ovunque: sul grande letto a baldacchino, sui comodini ricolmi di foto che ritraevano i momenti felici trascorsi con la sua famiglia, sulla piccola libreria in cui erano disposti disordinatamente i suoi testi scolastici, sulla scrivania invasa dai peluches. Posò lo sguardo sull'armadio in legno massello, contenente una collezione infinita di vestitini colorati, cappelli dalle forme più assurde, pantaloncini e magliette dalle tonalità vivaci. Fissò i quadri esposti alle pareti che ritraevano lo spazio, i pianeti, paesaggi sconfinati e bellissimi, brulicanti di vita. Osservò quelle immagini mutare forma, colore e composizione tanto velocemente quanto i pensieri che affollavano la sua mente confusa.
Fece scivolare gli occhi sull'ampia finestra dalla curiosa forma romboidale, dalla quale filtravano potenti i raggi del sole. Il dolce brusio del vento, unito al ritmico fragore delle onde che si scagliavano sulle rocce sottostanti, cullava i suoi vaneggiamenti confusi.
Niente.
La sua mente così creativa e brillante aveva subito un arresto terribile proprio nel momento meno opportuno.
"Maledizione, mi dovrà pur venire in mente qualcosa! Qualsiasi cosa! Aaarghhh!!!" sbottò Caitlyn, le mani affossate nei suoi voluminosi boccoli dorati.
Chiuse i suoi grandi occhi celesti e si buttò all'indietro nel letto, rimanendo a pancia insù. Stette in quella posizione per qualche minuto. Immobile.
Improvvisamente li spalancò, di colpo, emettendo un sussulto di gioia.
"MA CERTO!" gridò in preda all'euforia "Come ho fatto a non pensarci prima?"
Balzò giù da letto e si diresse con passo sicuro verso l'armadio.
Lo spalancò. Si accasciò a terra mettendosi in ginocchio e si fece spazio fra i vestiti. Appoggiò il palmo della mano nella parte più bassa della parete, posizionandolo esattamente al centro.
"Marachelle birbantelle" sibilò sottovoce, come se qualcuno potesse sentirla.
Improvvisamente si manifestò un rumore greve, come di pietra che s'infrange.
Una fessura profonda e squadrata, dalle modeste dimensioni, si aprì davanti allo sguardo eccitato di Caitlyn, che vi si intrufolò lesta, senza pensarci due volte.
"Ecco ciò di cui avevo bisogno" pensò.
Un enorme baule di legno massiccio, dalle dettagliate rifiniture argentate si manifestò come d'incanto davanti ai suoi occhi soddisfatti.
Lo aprì e iniziò a frugare al suo interno, sicura di rinvenire tutto il necessario.
"Trovato finalmente!" esordì.
"Aspettami Melany. Sto arrivando".
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