La Magia Del Numero Tre

"Non credo di aver capito. Puoi ripetere per favore?"
Melany era seduta in uno dei tavolini a scacchiera disposti nel moderno deore del Bustrix Cafè.
Stava gocherellando con il cucchiaino di metallo davanti a un'enorme coppa di gelato alla fragola, mentre fissava perplessa il bambino dai capelli corvini e lo sguardo irritato.

"Accidenti a te, ma allora sei davvero tonta, Miss Sbadata. Te lo ripeto per l'ultima volta: devi farmi da guida turistica in questa città. Non conosco nè i luoghi e nè tantomeno le persone che la abitano e devo compiere delle ricerche. Sei in grado di essermi utile?" tagliò corto Nathan, incrociando le braccia e sbuffando pesantemente.
Melany non sopportava affatto il modo di fare saccente e scontroso del suo nuovo "amico", ma questo non le impediva di essere irrimediabilmente attratta dagli strani eventi che si erano succeduti nelle ultime ore.
Si sentiva profondamente intimorita dalla schiettezza con cui Nathan le rivolgeva la parola. Il forte imbarazzo era chiaramente dipinto sull'incarnato della bambina dalle iridi cristalline. La sua pelle biancastra aveva assunto una colorazione tendente al violaceo. Quella fu la prima volta in cui si ritrovò in un locale pubblico a fare conversazione con qualcuno che non fosse il cameriere in procinto di servirle ciò che aveva ordinato.
La situazione in cui venne coinvolta fu pressoché surreale: prima che potesse rendersene conto si ritrovò a seguire un perfetto sconosciuto in un bar. Le aveva chiesto, o per meglio dire, intimato di accompagnarlo in quella bizzarra avventura dai contorni ancora poco chiari. Si fermò qualche minuto ad osservarlo, in silenzio, e vide che si passava spesso la mano tra i capelli scompigliati.

Doveva essere un chiaro segnale di nervosismo.

"Dunque...Che tipo di ricerca stai effettuando?" domandò Melany, con tono velatamente sommesso. Stava girando il cucchiaino nella coppa in maniera piuttosto frenetica, riducendo le palline di gelato in soffice crema.

La tensione che aleggiava fra i due era tangibile quanto una corda di violino prossima alla rottura.

"Nulla che ti riguardi" ribattè, seccato.
Nathan non aveva ancora ordinato nulla. Se ne stava lì seduto con la faccia di uno che non vedeva l'ora di andarsene, le gambe accavallate e il viso rivolto altrove.
"Senti Nathan...Se tu non mi spieghi esattamente ciò che stai cercando, diventa difficile per me poterti essere d'aiuto. Stai svolgendo una ricerca per un compito in classe? Di cosa si tratta?"

Appena Melany ebbe finito di pronunciare quelle parole si rese immediatamente conto che non sapeva nulla di lui. Non conosceva affatto quel misterioso bambino dall'aria fredda e distaccata. Si stava chiedendo da dove venisse, che scuola frequentasse e perché avesse deciso di avanzare proprio a lei quella singolare proposta.
Analizzò con attenzione il suo abbigliamento. Non indossava vestiti firmati o costosi, solo un paio di pantaloni grigi e una felpa nera con uno strano stemma all'altezza del petto. Non aveva mai visto nulla di simile prima d'ora. Nessun indizio particolare che lo riconducesse ad una condizione agiata. Probabilmente non apparteneva ai quartieri alti di Apple Street.

Ma allora come mai si trovava nei pressi della sua ricca zona?

"Niente del genere" sentenziò "E comunque ti ho già detto che puoi chiamarmi Nate"
"Scusami" disse Melany, lo sguardo teso verso le sue sneakers di pelle.
"Non ti devi scusare. Sei fastidiosa"
Il cuore di Melany mancò un battito.

Sei fastidiosa.

Quelle parole penetrarono nella sua mente come lame affilate che squarciavano il suo povero cuore ormai ridotto in poltiglia. Le si attorcigliò lo stomaco contraendosi in maniera spasmodica, e percepì la gola seccarsi.
Il respiro pareva essersi spezzato.
Aveva appena ricevuto l'ennesima dimostrazione di quanto fosse incapace di suscitare la simpatia di qualcuno.

"Devo solo capire se questa città potrebbe ospitare una persona diciamo...particolare. Fuori dalla norma" riprese Nate, spingendosi più vicino al viso di Melany "Qualcuno che, a giudicare da quello che ho visto, sicuramente non puoi essere tu."
Melany rimase paralizzata da quelle parole che la trafissero come colpi di spada. Non sapeva in che modo ribattere a quella crudele affermazione, voleva solo sprofondare nella sedia e sparire nel nulla.
Sperava che da un momento all'altro si sarebbe materializzato accanto a lei un buco nero che l'avrebbe inghiottita e trasportata lontano.

"Comunque ora mi trovo qui con te, Miss Sbadata" sottolineò Nate, stravaccandosi sullo schienale "E pretendo che tu ti renda utile in qualche modo. Dopotutto, mi devi un favore" le ricordò, alludendo alla scena avvenuta in biblioteca.
Melany strinse forte i pugni creando delle pieghe nella felpa verde pistacchio. Fissava con intensità le sue gambe ossute, tentando di trattenere le lacrime con tutte le sue forze.
Nathan si accorse che probabilmente era stato troppo irruento nell'approcciarsi a quella bambina così fragile e insicura, e cercò di rimediare alle sue ultime affermazioni.

A modo suo, ovviamente.

"In ogni caso sei l'unica persona decente che ho incontrato da queste parti, per il momento. Quindi ti sarei grato se volessi aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo. Che ne dici?" si affrettò a concludere, cercando goffamente di essere gentile.
Nate si passò ancora una volta le dita fra i capelli. Scrutò attentamente la figura di Melany, che tentava di farsi piccola piccola di fronte alla sua presenza intimidatoria.
Ad un certo punto Melany si fece coraggio e gli rivolse la parola.
"S-senti..." tentennò "Avrei alcune domande da farti, se per te non è un problema"
"Dimmi pure" la incalzò Nathan, infilandosi le mani nei jeans scuri.
Melany fece un lungo respiro. Voleva ritrovare la calma perduta e si schiarì la gola prima di continuare.
"Da dove vieni? Non ti ho mai visto nei corridoi della mia scuola...Che classe frequenti? Quanti anni hai? Dove abiti e cosa ci fai..."

"Ehi frena. Una domanda alla volta!" l'interruppe di colpo, fendendo l'aria con un lesto movimento del braccio.
Melany si zittì immediatamente e distolse nuovamente lo sguardo.
"Piantala" riprese Nate, visibilmente irritato.
"D-di fare cosa?" chiese in tono mite Melany, attorcigliandosi i lunghi capelli scarlatti.
"Di essere così come sei. Di scusarti in continuazione. Di abbassare sempre lo sguardo quando parli con me. Di essere così fastidiosamente docile. Non sei un cagnolino indifeso, maledizione. Tira fuori il carattere, mi dai sui nervi! "

Melany si odiava.

Non poteva fare a meno di detestare quella parte di sé così debole e remissiva, ma al contempo non riusciva a comportarsi diversamente. Era combattuta fra ciò che era e ciò che avrebbe desiderato essere. Una persona solare, forte e divertente. Una bambina come tutte le altre.
Una bambina come Caitlyn.

Caitlyn?

"ACCIDENTI!" urlò all'improvviso Melany, balzando in piedi in un lampo e sbattendo violentemente le mani sul tavolino.
Nathan trasalì, e per un soffio non cadde dalla sedia.
"Che ti prende, sei forse impazzita?"
chiese il bambino dai lineamenti delicati e lo sguardo penetrante.
"Caitlyn!" gridò Melany "Mi sono completamente dimenticata di lei! Che ore sono?"
"Chi?" chiese Nathan, in preda alla confusione. Guardò l'orologio.
"Sono le quindici meno dieci"
"Coooosa??? Ma è tardissimo!" strillò Melany, mettendosi le mani sulle guance arrossate. "Devo incontrare una mia amica...credo. Senti non c'è altro tempo da perdere, dobbiamo tornare in biblioteca. Ora."
"Ehi ferma un attimo, e le mie ricerche?" sbuffò Nate, incrociando le braccia.
"Ti aiuterò, promesso. Ma prima devo accertarmi di una cosa e devo farlo alla svelta. Sono in un ritardo pazzesco, accidenti!"
" Mi vuoi spiegare che ti prende? Chi è questa Caitlyn?"
"Se te lo raccontassi non ci crederesti"
"Non mi sottovalutare"
"Ti dirò tutto strada facendo. Ma adesso andiamo, ti prego!" supplicò Melany.
"D'accordo" sentenziò Nathan "Andiamo"

Melany e Nathan abbandonarono in fretta e furia il Bustrix Cafè e intrapresero la strada che li avrebbe ricondotti alla biblioteca. Percorsero il tragitto adottando un'andatura veloce, a tratti correndo. Costeggiarono la lunga fila di negozi che si stagliavano ai lati dell'enorme area pedonale di Trigott Road, l'affollatissima e vivacissima via principale della città.
Attraversarono Crystal Park, la più grande area verde di Whiterdore, ove erano soliti ritrovarsi gruppetti affiatati per praticare attività sportive di vario genere. Il parco offriva ai cittadini l'opportunità di rigenerarsi dopo una giornata di lavoro particolarmente estenuante, e ai bambini l'occasione di riunirsi per bighellonare all'aria aperta e creare un contatto genuino con la natura.

Era davvero importante per gli abitanti di Whiterdore poter usufruire di un'area così pura, incontaminata e piacevolmente rilassante. La maggior parte di loro era costantemente alla ricerca di uno spazio riservato e tranquillo che li distraesse dalla caoticità frenetica nella quale erano quotidianamente immersi.
I cittadini di Whiterdore erano soliti frequentare Crystal Park per trarre godimento dai molteplici effetti benefici elargiti da quell'area naturale così rigogliosa e lussureggiante. Il parco vantava la presenza di innumerevoli alberi di cedro, faggio e salice piangente, disposti ordinatamente ai bordi del percorso pedonale che lo attraversava. Il delicato cinguettio degli uccellini che svolazzavano allegri sostituiva il frastuono dei clacson che affliggeva i timpani degli abitanti della città.
Non vi era luogo migliore ove ritrovare una sorta di autentico legame con la natura, spezzato dal progresso della tecnologia.

"Ti vuoi decidere a rallentare un attimo e spiegarmi che diavolo succede?" esordì Nathan, leggermente affannato.
Melany estrasse il biglietto stropicciato dalla tasca dei pantaloni e glielo consegnò in mano. Era decisamente restia a raccontare tutta quella bizzarra storia dall'inizio, ma forse, con quel foglietto scarabocchiato come prova, sarebbe apparsa meno folle agli occhi di Nate.
"La notte scorsa ho fatto un sogno veramente assurdo. Nel mio sogno la maestra di inglese ci presentava una bambina di nome Caitlyn, una nuova alunna della Richwords, la scuola che frequento. Mi ha detto delle cose davvero insensate...qualcosa in merito a dei poteri magici, ad un mondo parallelo al nostro che si trovava in grave pericolo e ad una missione da compiere. Era molto preoccupata. Mi ha chiesto di memorizzare l'accaduto e di non farmi ulteriori domande poiché avrei trovato le risposte in quel biglietto. Credo dimostri che...abbiamo un appuntamento" terminò.

Melany continuò a correre senza voltarsi, non osando volgere lo sguardo verso Nate per timore della sua reazione. Ad un certo punto non udì più il rumore sordo dei suoi passi, quindi si fermò. Si voltò con cautela, lentamente, e vide Nathan immobile con lo sguardo fisso sul foglietto. Un'espressione indecifrabile solcava il suo volto imperturbabile.
"Tu sei completamente pazza!" abbaiò, gli occhi fuori dalle orbite e il respiro corto "Ti ha dato di volta il cervello? Mi stai dicendo che dobbiamo incontrare una persona che esiste solo nella tua immaginazione? Ma sei seria?!"
"Nate...So che è difficile da credere e penso anch'io di avere qualche rotella fuori posto. È un pensiero che mi ossessiona da parecchie ore, a dire la verità. Ma ciò non toglie che devo verificare personalmente se questa bambina esiste veramente o se, al contrario, sia il frutto della mia immaginazione. Non posso ignorare la sua profonda angoscia e i suoi occhi lucidi, riesci a capirlo?" domandò Melany speranzosa, ricordando con rammarico il viso triste di Caitlyn.

"No che non lo capisco, accidenti!" sbottò Nathan, in preda alla rabbia "Non esiste nessuna Caitlyn, o come cavolo si chiama. Mi stai solo facendo perdere del tempo prezioso! Io me ne vado" concluse, voltandole le spalle e iniziando ad incamminarsi nel verso opposto.
"NATE!" gridò Melany, in preda alla disperazione "Io non voglio mollare proprio adesso! Se lo faccio...ho la sensazione che me ne pentirò per sempre!" urlò, percependo gli occhi riempirsi di lacrime. "Io devo raggiungere Caitlyn, a qualunque costo. Non so spiegarne il motivo, ma è ciò che mi ordina il mio cuore. Però...vorrei che tu venissi con me" terminò con un filo di voce, sentendosi avvampare.
"Mi spiace" rispose Nathan sprezzante "Le nostre strade si dividono qui. Buona fortuna per la tua folle ricerca, Miss Sbadata".

E dopo aver pronunciato quelle gelide parole pungenti come il ghiaccio, Nathan proseguì il suo cammino in direzione opposta a quella di Melany, la quale rimase impietrita per qualche minuto prima di voltarsi indietro e avanzare ancora una volta verso la biblioteca.
Nonostante il dolore, nonostante le lacrime, nonostante la delusione, smise di struggersi inutilmente e si fece forza, puntando dritto verso il suo obiettivo.

Aveva appena preso la sua decisione.

Le porte scorrevoli della biblioteca si aprirono non appena il sistema di controllo elettronico rilevò la sua presenza. Melany si affrettò a cercare lo scaffale numero centosette, incurante dello sguardo torvo che le riservò la bibliotecaria non appena la vide nuovamente varcare la porta d'ingresso. Mosse un passo dietro l'altro con solerzia, attraversando senza indugio quel labirinto intricato fatto di grandi scaffalature in legno.

"Eccolo!" esordì.

La targhetta in ottone posta sul lato esterno dello scaffale riportava il numero designato.
Passò accuratamente l'indice sul quarto ripiano e iniziò ad osservare attentamente i libri disposti sulla fila di mezzo.
Ripeté nella sua mente le indicazioni riportate nel biglietto.

Ore 15 in punto, biblioteca, scaffale 107, quarto ripiano, fila centrale.

Guardò l'orologio.
Segnava le quindici e un quarto.
"Maledizione" pensò, aggrottando la fronte "Anche se non ho rispettato con precisione l'orario, sono certa di trovarmi nel luogo esatto. Solo che non ho la più pallida idea di cosa io debba fare, arrivata a questo punto. Devo aspettare Caitlyn qui davanti? Devo iniziare a cercare un altro indizio utile?"
Fece nuovamente scivolare l'indice sulla fila di libri ordinatamente impilati uno di fianco all'altro. Lesse uno ad uno i titoli dei romanzi che affollavano la fila centrale del quarto ripiano, ma non notò nulla di anomalo. Estrasse i vari testi e ne fece scorrere velocemente le pagine alla ricerca di un indizio, leggiucchiando parti di trama e frammenti di capitoli.

Niente.

Probabilmente sperava di trovare un bigliettino simile a quello già in suo possesso ma con altre indicazioni da seguire, quasi si trattasse di una caccia al tesoro. Per l'ennesima volta i risultati si rivelarono alquanto deludenti.
"Accidenti...sono davvero una stupida. Ma come mi è saltato in mente di credere che quella bambina fosse reale. Era solo un sogno, nulla più. Basta, me ne torno a casa. Inutile insistere, non ho altro da fare qui" sibilò, in preda alla rassegnazione.
Riordinò distrattamente i vari testi che aveva consultato un attimo prima, dopodiché si voltò, cupa in volto. Lo sguardo assente e demoralizzato. Gli occhi fissi a contemplare le piastrelle del pavimento. Totalmente assorta nei suoi pensieri tristi e vacui.
"Ehi guarda dove metti i piedi, maledizione"
"Cos...?"

Il cuore di Melany smise di pulsare un istante. Riconobbe immediatamente quella voce decisa e indignata. Sollevò lo sguardo meccanicamente, come fosse un automa al quale si erano danneggiati i circuiti.

Nathan.

"Hai trovato la tua amica, Miss Sbadata?" le domandò, pacato.
"Cosa ci fai tu qui?" strabuzzò gli occhi di smeraldo, incredula.
"Sono venuto ad assicurarmi che non inciampassi addosso a qualche malcapitato. Sei talmente maldestra che mi stupirei del contrario" sogghignò, beffardo.
Vi era una nota gradevolmente gentile nelle sue parole apparentemente aspre. Melany non poté fare a meno di notarlo, e sorrise.
"Non capisco. Non è successo assolutamente nulla. Ho provato e riprovato a cercare una soluzione a questo enigma, ma non ho ottenuto alcun risultato. Forse perché non sono arrivata alle quindici in punto, forse perché tutta questa storia ha senso solo nella mia testa. In ogni caso non ho trovato nulla di inconsueto..." terminò Melany con tono avvilito.
"Non mi vorrai dire che ti sei già arresa. Mi sembravi molto più determinata prima, al parco. Mi hai sfidato. Hai fatto la tua scelta, nonostante io ti abbia voltato le spalle. Credo che questa decisione meriti di più di qualche tentativo andato male. Hai fegato, tutto sommato"
Melany non riusciva a realizzare.
Nathan le aveva appena fatto un complimento?
"G-grazie..." sussurrò Melany. "Tenterò ancora"
"Ben detto! Ti darò una mano. Cosa non hai ancora ispezionato? Ci dev'essere qualche dettaglio che ti é sfuggito"

Melany riflettè qualche istante. Era sicura di aver tenuto conto di tutte le variabili facenti parte di quel rompicapo senza soluzione. Scosse la testa cercando di capire dove potesse aver sbagliato, quale tassello mancasse al completamento del puzzle.
All'improvviso ebbe come un'illuminazione. Sgranò gli occhi. Le palpebre erano completamente spalancate, immobili. Una curvatura leggera apparve sulle sue labbra carnose, disegnando un bieco sorriso.
"Il libro" decretò.
"Quale libro?" chiese Nate, mentre un luccichio attraversava le sue iridi ombrose.
"La Fiaba di Beatrice, la maga guaritrice. Caitlyn diceva di conoscerlo. Mi ha detto che è il suo libro preferito, e sembrava particolarmente legata a quel romanzo. Forse all'interno c'è ancora qualcosa che non...Aspetta"
Si sfilò rapida lo zainetto dalle spalle e lo poggiò a terra. Estrasse il suo amato romanzo e lo aprì.

"Ma...questo..." boccheggiò Nate, allibito.

Ma prima che potesse proferire parola alcuna, qualcosa di eccezionalmente strabiliante apparve dinnanzi ai loro occhi. Qualcosa che la mente umana non é in grado di catalogare, né tantomeno di definire con precisione. Qualcosa che qualunque intelletto, seppur estremamente brillante, non è in grado di spiegare.
Improvvisamente, una luce folgorante esplose dalle pagine del libro e colpì violentemente Melany e Nathan, accecandoli.

Il tempo si fermò.

Tutto era immobile, sospeso, leggero.
Si formò una sorta di bolla d'aria dai contorni sinuosi che accerchiò entrambi, inghiottendo voracemente i due ragazzini, rendendoli invisibili agli occhi delle altre persone presenti in biblioteca. La superficie di quella sacca gassosa e trasparente era tempestata di grossi orologi dalla forma circolare. Le lancette dalla punta spigolosa iniziarono a roteare energicamente, producendo un trillo perpetuo fastidiosamente stridulo.
Tutto era avviluppato in un'eterea atmosfera distorta, come se di punto in bianco parte di una dimensione parallela si fosse insinuata in quella attuale, avvolgendo i due bambini con un rombo assordante.

"Melany...guarda dietro di te" riuscì a biascicare Nate, in preda alla più tetra confusione.
Melany si voltò senza riuscire a spiccicare parola, lo stomaco in subbuglio e il respiro mozzato.
Stava letteralmente tremando dalla paura.

Una luce tenue e delicata, dalle tonalità rossastre, continuava a lampeggiare con una certa insistenza.
Gli orologi parevano impazziti e continuavano a produrre una melodia ridondante e frenetica. Gli ingranaggi roteavano senza sosta mentre i numeri che decretavano le ore del giorno e della notte fluttuavano attorno ai rispettivi quadranti.
Le orecchie dei due bambini sembravano trafitte da una moltitudine di aghi spinosi.
"Melany dannazione dobbiamo fare qualcosa! Non ne posso più di questo rumore infernale!" gridò Nathan, tappandosi le orecchie con entrambe le mani.
Melany era paralizzata. Spaventosamente terrorizzata dalla scena a cui stava assistendo. Era ancora inginocchiata a terra, incapace di reagire, il libro aperto e luminescente che danzava nell'aria senza meta.
"Cosa posso fare?" ribattè, con voce tremante "Cosa significa tutto questo?"
"Melany quel libro...Non è un libro qualsiasi. Come fai ad averlo tu?" chiese Nate saltellando come un matto, nel vano tentativo di afferrare il manuale incantato.

La bambina giaceva inerme sul pavimento, lo sguardo fisso sulla luce scintillante proveniente dalla fila centrale del quarto ripiano dello scaffale numero centosette. Si alzò d'impulso, muovendosi in maniera meccanica e legnosa. Pareva non fosse lei stessa a governare il suo corpo, bensì che una potente forza estranea l'avesse posseduta e la stesse guidando secondo il suo volere.
I suoi occhi spenti brillavano, riflettendo la luce emanata da quel punto cieco.

"Ore 15 in punto" comandò, con voce serafica.

Il chiassoso delirio causato dal convulso vorticare degli orologi impazziti improvvisamente si placò. Tutte le lancette stopparono la loro corsa frenetica e segnarono contemporaneamente la medesima ora. I numeri si affrettarono a riorganizzarsi, occupando la loro posizione all'interno di tutti i quadranti.
Calò un silenzio funereo.
Melany allungò una mano in direzione della luce lampeggiante. Avvolse le minuscole dita attorno ad un oggetto spigoloso, dalla forma rettangolare.

Un libro.

Estrasse con forza il manuale dalla sua postazione, scatenando una reazione ancor più stupefacente.
Un vortice travolgente di fasci di luce che riflettevano le sfumature dell'arcobaleno esplose fulmineo irrompendo nello spazio gassoso entro cui erano confinati i due giovani.
Un botto fragoroso si levò nell'aria, provocando lo sgomento nello sguardo terrorizzato di Nathan, che finì col sedere a terra.
"Melany!!!" esordì una voce vivace e armoniosa alle loro spalle.
Caitlyn si materializzò magicamente da quella coltre luminosa, avventandosi precipitosamente al collo della sua amica ritrovata. La strinse in un abbraccio caloroso e ricolmo d'affetto, strusciando le guance candide e vellutate contro quelle di Melany, che ancora non si era ripresa da tutta quella delirante confusione.
"Korokoro ci sono anch'io!" gridò il buffo animaletto lanoso, arricciando le orecchie pelose attorno alla sua figura ovale.
"E tu che diavolo ci fai qui???!!!" sbraitò Nathan inferocito, fissando arcigno la bimba dai vaporosi boccoli dorati.
Caitlyn rabbrividì. Si staccò lentamente da Melany, dopodichè si voltò di scatto verso il bambino dal ciuffo ribelle.
"Nate????" strillò, spalancando la bocca in un'espressione incredula "Tu che diavolo ci fai qui!!!"
"R-ragazzi ma voi vi conoscet..."

Melany non fece in tempo a completare la frase che improvvisamente sentì venir meno le forze, e l'ultimo suono che udirono le orecchie di Caitlyn e Nathan fu il tonfo sordo che produsse il suo corpo nell'istante esatto in cui si accasciò a terra, esanime.

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