Discendenze Misteriose-Nathan
"Accidenti s'è fatto tardi. Devo tornare a casa prima che mamma e papà tornino da lavoro, o si arrabbieranno moltissimo" disse Melany, lanciando un'occhiata preoccupata all'orologio posto sulla parete del Bustrix Cafè.
"Non puoi andartene, Melany. Ora che ti abbiamo trovata devi venire con noi!" ribattè Caitlyn, strizzandole le mani in uno slancio emotivo. I suoi occhioni celesti dal taglio felino la stavano supplicando traboccanti di speranza.
"Ha ragione lei. Non puoi abbandonarci proprio ora. Con tutta la fatica che abbiamo fatto per trovarti!" commentò Nathan, affondando entrambe le mani nella folta capigliatura corvina "Appena ci scoprono vedrai che casino succede. Ci aspetterà una punizione colossale!" terminò, schiaffandosi una mano sulla faccia e sprofondando nella sedia.
"Credetemi, l'ultima cosa che voglio è separarmi da voi. E l'idea di tornare a casa non mi rende per niente felice. Se solo sapeste..." sbiascicò Melany, in un flebile sussurro.
La sua espressione divenne immancabilmente triste al solo pensiero che a casa l'attendessero le turbolente litigate dei suoi genitori.
Ogni fibra del suo corpo stava combattendo una battaglia tostissima tra l'obbligo di fare ritorno dai suoi scriteriati genitori e il desiderio di svignarsela il più lontano possibile. Non aveva alcuna voglia di rovinare la serenità assaporata per la prima volta dopo quasi undici anni di vita insieme a quelli che poteva finalmente definire amici.
"Sentite...facciamo così: ora vado a casa, prendo qualche vestito, preparo lo zaino e metto qualcosa sotto i denti. Ma stanotte...non appena i miei genitori si addormenteranno...tenterò la fuga" chiosò Melany, ancor prima che il suo cervello elaborasse le sue ultime parole in maniera razionale. Sapeva perfettamente che quella era una cattiva, cattivissima idea. Scappare con pochi stracci e una manciata di coraggio nel cuore della notte per rintanarsi in una dimensione ignota non era esattamente la più brillante delle idee che avesse mai avuto. Ma non poteva fare a meno di bramare ardentemente di addentrarsi in quel viaggio folle e spericolato insieme a Nathan e Caitlyn.
Voleva saperne di più, ad ogni costo, qualunque fosse il pegno da pagare a causa della sua testolina matta.
"Ma...sei sicura di farcela?" chiese Caitlyn titubante "Riuscirai ad uscire di casa senza che i tuoi genitori se ne accorgano?"
"Non ti preoccupare: quando dormono nessuno li riesce a svegliare, nemmeno le cannonate. Entrambi prima di mettersi a letto s'infilano nelle orecchie quei tappi che ti impediscono di sentire qualsiasi tipo di rumore" rispose Melany, mimando il gesto di ficcarsi qualcosa su per i timpani e ripensando a quanto i suoi genitori odiassero non riuscire a riposare adeguatamente.
"E chi ci assicura che non te la farai sotto e che non cambierai idea?" chiese Nate, nel suo solito tono gelido e diffidente. Nathan la fissava con tale spavalderia che Melany sentì il peso di quella promessa scavare nel suo cuore con drammatica intensità.
"Smettila Nate!" sbuffò Caitlyn, aggrottando la fronte "Non è il momento per essere scortese! Se Melany dice che verrà, verrà! Ne sono sicura!"
"E chi ce lo assicura? In fondo non la conosciamo per niente!" sbottò lui in tutta risposta.
"Ti dico che lo farà! Devi fidarti di lei! Sono convinta che Melany non dice bugie! Io credo in lei!" ribattè Caitlyn, fortemente irritata.
"Nate" li interruppe Melany, battendo una mano sul petto "Te lo prometto. Ci sarò, qualunque cosa dovesse accadere. Hai la mia parola" disse, guardandolo dritto negli occhi.
Nathan la studiò per filo e per segno come fosse un testo scolastico particolarmente difficile da decifrare, soffermandosi qualche istante sul suo viso. Notò che i suoi occhi verdi e luminosi erano sbarrati, immobili, sinceri. La sua postura era determinata e saldamente inchiodata al terreno, quasi ci fossero dei catenacci invisibili a trattenerla.
"D'accordo" sancì Nate "Ti credo. Ora andiamo, voglio vedere dove abiti. Così ti tirerò fuori di lì di peso se dovessi essere troppo spaventata per uscire di casa" commentò sornione, con la faccia di uno che la sapeva lunga.
Melany sorrise. Pensò che Nathan aveva i suoi difetti, ma non era poi così male in fondo.
L'improbabile quartetto si diresse verso casa di Melany, che si trovava all'incirca a quarantacinque minuti di strada dal Bustrix Cafè. S'incamminarono a passo lento, cosicché potessero avere il tempo di definire i dettagli della fuga di Melany.
Attraversarono una serie di vie secondarie zigzgando fra le varie bancarelle di dolciumi, oggetti d'antiquariato e abiti di vario genere esposti ordinatamente in bella vista. Oltrepassarono i portici di Info Street, ove erano schierati una serie di negozietti di occhiali a infrarossi, tablet e smartphone di ultima generazione e una sfilza di macchinari robotici in grado di soddisfare qualunque esigenza senza il minimo sforzo. Caitlyn e Nathan si fermarono qua e là appiccicando naso e mani alle vetrine, meravigliati e incuriositi da quel fervente progresso tecnologico a loro sconosciuto. Sobissarono Melany di domande riguardo a quell'oggetto digitale luccicante e pieno di funzioni mai viste né sentite, oppure riguardo a quell'altro aggeggio elettronico in grado di produrre effetti strabilianti.
Melany cercava a modo suo di spiegare loro i vari meccanismi che rendevano possibile l'attività dei diversi arnesi tecnologici, suscitando tutto il loro stupore.
Proseguirono il cammino giungendo fino alla grande piazza di Saint Peace, ove era collocata una chiesa monumentale in stile barocco, non ancora intaccata dal sopraggiungere dell'innovazione moderna.
"E' gigantesca" disse Nathan, alzando la testa al cielo e guardando l'imponente cupola dalla forma sinuosa e scenografica "Voglio dare un'occhiata da vicino. Aspettatemi qui" terminò, correndo verso la porta d'ingresso.
Melany rimase da sola con Caitlyn e Korokoro. I suoi pensieri viaggiavano veloci nella sua mente, facendo più volte lo stesso giro e depositandosi sempre sullo stesso argomento.
Nathan.
In maniera marcatamente cauta ed incerta, come se stesse camminando su un tappeto di tizzoni ardenti, iniziò a porre qualche domanda riguardo quel bambino dalla capigliatura cupa quanto il suo dilemmatico carattere.
"Dunque..." cominciò timidamente, non sapendo bene come impostare il discorso "Tu e Nathan vi conoscete da parecchio tempo, giusto?"
"Proprio così" rispose Caitlyn, solleticando il mento della creaturina magica che reagì gongolando beatamente "Nate è un bambino fuori dal comune. Ha un passato a dir poco tragico. I suoi genitori sono morti entrambi quando lui era piccolissimo. Probabilmente non ricorda nemmeno i loro volti" disse Caitlyn con un'espressione pietosa, quasi malinconica. Si inginocchiò a terra nell'intento di accarezzare una rondine che stava gironzolando circospetta alla ricerca di qualche pezzo di pane da beccare. Ma non appena l'uccellino si accorse della presenza della bambina, volò via con un cinguettìo sdegnoso, sbattendo freneticamente le ali. Caitlyn sembrava molto delusa.
Melany deglutì. Si sentì avvolgere da una sensazione orribile, un misto di angoscia e rammarico. "Morti...come?" azzardò, accovacciandosi di soppiatto a fianco alla sua amica.
"Assassinati"
Melany ebbe un sussulto. Fu percossa da un brivido lungo tutta la schiena che le fece drizzare i peli del corpo. Nell'apprendere quella notizia sconcertante, le venne la pelle d'oca, e il suo stomaco si rivoltò violentemente, quasi a provocarle un conato di vomito.
"C'è stata una grande guerra prima che noi nascessimo. Una guerra disastrosa che causò molte vittime, da quello che ho sentito. I genitori di Nate erano due grandi Luminari, i cacciatori delle forze oscure che minacciano il mondo magico. Quando il Male venne sconfitto, ci volle ancora un po' di tempo prima che le cose si aggiustassero. In realtà non ci fu un vero e proprio assestamento. Ci furono degli agguati, dei piccoli incidenti sparsi qua e là per tutta la dimensione magica. Incidenti mortali, organizzati dai maghi e dalle streghe fedeli al più grande stregone malvagio della storia"
Melany stette ad ascoltare Caitlyn con ansiosa inquietudine, un groppo in fondo alla gola. Pensava a tutta la sofferenza che poteva aver patito quel ragazzino così giovane, a quanto debba essersi sentito solo e abbandonato.
"So tutte queste cose perché origlio spesso dietro le porte, mentre mio padre ed Elwyn discutono delle cosìdette -questioni da adulti-" disse scocciata rigirando gli occhi verso l'alto, imitando suo padre durante una delle sue innumerevoli strigliate.
"A noi bambini non è permesso sapere più di tanto riguardo la grande guerra e tutto il resto. Anche mia madre è morta in circostanze poco chiare. Mi hanno rifilato la balla della malattia, ma io non ci ho mai creduto. Stava benissimo, e da un giorno all'altro non l'ho più vista. Non ho più potuto abbracciarla, né accarezzare il suo viso. Se n'è andata senza darmi la possibilità di poterle dire addio. E ora sospetto che siano stati quei maledetti seguaci del Male, che si trovano ancora liberi di seminare terrore e morte"
Caitlyn fece una pausa. Fissò per una manciata di minuti un punto a terra, trattenendo una lacrima. I suoi occhi erano spenti, vitrei.
Lo sguardo perso e apatico.
Melany non poté fare a meno di notare quanto Caitlyn stesse facendo a botte con sé stessa pur di non lasciare galoppare libero il suo dolore, che stava schizzando fuori dal suo corpo come fosse un cavallo selvaggio e indomabile.
"A Nate è andata peggio, comunque" proseguì, afferrando una pietra e scagliandola lontano "Li ha persi entrambi. Dopo che sono morti, è stato dato in affidamento a una specie di casa famiglia, o qualcosa del genere, insieme a suo fratello maggiore, Duncan, e ai suoi fratelli minori, i gemelli Sid e Tim. I genitori di Nate non furono rimpianti a lungo, in ogni caso. A dire la verità la gente sembrava quasi sollevata dalla loro morte. E questa è la cosa più triste. Nonostante fossero dalla parte del bene, nonostante avessero combattuto per salvare tutti quanti, non erano visti di buon occhio dalla comunità magica. Hai notato quello strano stemma sulla felpa di Nate?" chiese, disegnando in aria un triangolo al contrario circondato da due linee curve che si univano alle estremità, tratteggiando le sembianze di un occhio. Completò il simbolo muovendo l'indice per tracciare due rette spigolose piegate ad angolo retto verso il basso, simili alle antenne di un'ape, disposte alla base della piramide capovolta.
Melany annuì.
"Quello è il marchio della sua famiglia. La sua discendenza è oscura, Melany. Si dice che il signore e la signora Deemer discendano da terribili maghi crudeli, devoti alla magia nera, e che tanto tempo fa compirono azioni spregevoli. Per questo Nate è come dire...così scontroso e antipatico, a volte. Non solo viene isolato a scuola, ma anche gli adulti lo guardano con disprezzo. Nessuno vuole essere suo amico. Né dentro, né fuori da scuola. Lo temono. Pensano che possa seguire le orme dei suoi antenati e fare una strage, da grande"
Melany ebbe un tuffo al cuore. Percepì un'emozione dolorosa e brutale sprigionarsi in ogni fibra del suo essere, raggiungendo fitte lancinanti. Le sembrava di essere legata da mille corde strette attorno ad ogni centimetro del suo corpo, che ad ogni parola pronunciata dalla bocca di Caitlyn si restringevano sempre più, lacerando ogni lembo di pelle.
"Caitlyn...é terribile. Mi sento male...non posso credere a quello che mi hai raccontato. Mi dispiace tanto..." disse, incapace di dar voce ai suoi sentimenti.
Melany si sentiva incredibilmente vicina a Nathan. Nonostante appartenessero a mondi diversi, a dimensioni opposte e inconciliabili, entrambi avevano subìto la medesima, agghiacciante, malevola sorte.
Era convinta di essere l'unica bambina in tutto il pianeta a soffrire per un destino avverso e spietato che non le aveva regalato l'amore e l'affetto dei genitori che tanto desiderava.
Ma se lei non aveva mai conosciuto il calore di una famiglia serena e felice, di contro a Nathan era spettata una condizione ben peggiore: lui, i genitori, non li aveva praticamente mai avuti.
"Bè direi che è ora di andare a vedere che fine ha fatto Nate. Se non sbaglio hai fretta di tornare a casa" disse Caitlyn sgranchendosi le gambe.
"Già hai ragione. Andiamo"
Melany e Caitlyn si addentrarono nell'imponente atrio della chiesa, rimanendo affascinate da quel groviglio confuso e maestoso di affreschi colorati, mosaici bizantini e capitelli rifiniti nel dettaglio.
Al fondo della navata centrale Nathan osservava rapito lo sfarzoso altare dorato, attorniato da una moltitudine di piccole statue di marmo e granito. Sopra il tavolo della sacrestia campeggiavano una serie di candelabri accesi disposti in fila indiana. Alte colonne affusolate e striate completavano quel quadro pittoresco, che affascinava per la ricchezza dei particolari e per le pomposità decorative.
Le due bambine si appropinquarono a Nathan, sgattaiolando furtive. Caitlyn e Korokoro si guardarono intorno rimanendo incantati dai numerosi dipinti raffiguranti angeli, figure religiose e paesaggi luminosi e brillanti. Osservavano quelle statue massicce che rappresentavano uomini e donne disposti in posizioni ambigue, quasi a voler simboleggiare movenze di danza classica. Sembravano così leggere in confronto alla pesantezza dei materiali di cui erano composte.
"Wow" esordì Caitlyn, ammirando lo splendore monumentale di quelle sculture ammassate alla rinfusa, che si libravano alte fin sul soffitto "Tutto questo mi sembra magia!"
"Questo posto è forte. Da noi, non c'è niente del genere" commentò Nathan, stordito dalla magnificenza di quel luogo sacro.
"E' una chiesa" rispose Melany "La Domenica è sempre piena di gente. Ci sono persone che vengono a pregare e a sentire la messa, una specie di rituale. C'è un prete, un signore vestito con abiti lunghi e bianchi che parla e dice un sacco di cose un po' noiose, anche se non è poi così male"
"Ma se è noioso perché tante persone lo vengono ad ascoltare?" chiese Nathan storcendo il naso. Quella storia non gli quadrava per niente.
"Non lo so" rispose Melany facendo spallucce "Lo fanno tutti. Si usa fare così. Noi crediamo in una divinità che vive qui. Cioè, questa dovrebbe essere casa sua. Ma non si vede mai. Però ha dei poteri grandi, grandissimi. E straordinari" terminò, sperando che tutti e due l'avrebbero piantata lì di farle domande scomode a cui non sapeva dare vere risposte.
"Come le persone del mondo magico!" esordì Caitlyn, con la faccia di chi aveva colto sapientemente e prima degli altri il senso di tutto.
"Già...qualcosa del genere" commentò Melany, convinta che non fosse proprio la stessa cosa.
Melany, Caitlyn, Nathan e Korokoro ripresero la marcia tra una chiacchierata e l'altra, e arrivarono davanti casa di Melany senza quasi rendersene conto.
Korokoro si rivelò un divertentissimo compagno di viaggio. Creò bonariamente un leggero scompiglio fra i passanti, frullando le ali accanto a uno e facendogli volare il cappello, o facendo le boccacce a un'altra e rotolando sopra il suo sederone sporgente.
"Eccoci qua" disse Melany, mostrando con un'allungamento del braccio una villetta con un bel giardino, tante finestre e una porta bella spessa. "Questa è casa mia"
"Accipicchia, anche casa tua non è niente male! I tuoi devono essere parecchio ricchi. Proprio come questa viziatella qui" commentò Nathan sarcastico, indicando Caitlyn con il pollice.
"Io non sono viziata! Accidenti a te, sei davvero insopportabile quando fai così!" ringhiò la bambina, squadrandolo a muso duro.
Melany ridacchiò, premurandosi di soffocare le risate, tappandosi naso e bocca in maniera risibile. Nonostante i suoi amici stessero bisticciando, non poteva fare a meno di constatare quanto fossero spassose le loro baruffe.
"Ma tu da che parte stai?!" la rimbeccò Caitlyn, lanciandole un'occhiataccia truce.
"Io? Da nessuna!" si giustificò "Cioè voglio dire..."
Melany rimase interdetta nell'osservare l'espressione accigliata di Caitlyn, che se ne stava tutta impettita di fronte a lei con le braccia strette sui fianchi.
"Sto scherzando Melany, rilassati. Che tenera che sei, ti sei preoccupata davvero!" la prese in giro, esplodendo in una risata a crepapelle.
Melany rilassò i muscoli tesi ed emise un sospiro di sollievo. Pensava veramente che la sua amica potesse essersela presa.
"Se il torto e la ragione si mescolassero, e non si riuscisse più a capire nulla...se la distinzione non fosse così netta...come faresti a comprendere da che parte stare?"
Melany sobbalzò improvvisamente.
"Che ti succede?" chiese Nathan, accorgendosi che la bambina aveva qualcosa che non andava.
Melany rimase in silenzio qualche istante, ripensando intensamente a quella scena che l'aveva turbata durante quella bizzarra visione onirica.
Ormai si stava decisamente abituando a non distinguere più i sogni dalla realtà.
"Bè...sapete prima, in biblioteca, quando sono svenuta?"
Entrambi annuirono curiosi.
"Credo di aver sognato un signore incappucciato che mi faceva discorsi strani. Mi ha chiesto se preferissi la pace e la tranquillità al disordine, se fossi in grado di prendere posizione durante un litigio...in poche parole se fossi capace di schierarmi dalla parte della ragione. E soprattutto se riuscissi a capire da che parte stare. Mi ha inondato di domande assurde, non ci capivo niente. Ho provato a rispondere ma bò, non so se ho detto la cosa giusta"
"Ma che roba è?" chiese Nate con un grosso punto interrogativo stampato sulla fronte "Sono domande troppo difficili, hanno zero senso"
"Melany questa storia fa paura. Non ti ricordi nient'altro che ci aiuti a capire chi fosse?" chiese Caitlyn spaventata, stritolando fra le braccia Korokoro che per poco non tirò le cuoia.
"Pa-padroncina Caitlyn...t-tu fare male a p-povero me!"
"Oh, scusami tanto" disse, mollando prontamente il Lepur Volantes dalla sua presa semi mortale.
"Coff Coff" tossicchiò ammaccato "Tu dovere stare più attenta. Tu dovere smettere di cercare di soffocare dolce Korokoro! Tu non dovere cercare di uccidere bellissimo, simpaticissimo, intelligentissimo..."
"Ti ho già chiesto scusa, non rompere!" lo liquidò Caitlyn, sbatacchiandolo in aria con un colpo secco sul muso.
Korokoro grugnì malamente, e si ritirò offeso nella borsa a tracolla della sua padroncina.
"Ricordo che aveva un uccello con sé. Un...Simiurg...un Semurg...Un Somiurg..."
"Un Simurg" la corresse Nathan "Va avanti"
"Ecco appunto. Un Simurg. Mi pare si chiamasse Harmony. Dopo avermi fatto tutte quelle domande io volevo solo tornare da voi e si è materializzato un portale e mi sono buttata dentro e poi mi sono svegliata" farfugliò Melany, divorata dalla confusione.
"Ma Melany quell'uccello non esiste più da mille anni almeno!" gridò Caitlyn "Non è possibile che tu l'abbia visto!"
"Questa storia non fila per niente. Ma adesso non abbiamo tempo di scervellarci. Da un momento all'altro potrebbero..."
"MELANY!" tuonò una voce imbestialita alle loro spalle.
Melany, Caitlyn e Nathan scattarono come molle voltandosi repentini, mentre Korokoro si appallottolò tremante su se stesso come fosse un gomitolo di lana, e scomparve inghiottito dalla borsetta.
Lauren aveva parcheggiato l'auto in mezzo alla strada, incurante del fatto che stesse ostacolando la viabilità. Con movimenti sgraziati e non poche imprecazioni, uscì dalla macchina sbattendo rabbiosamente la portiera.
Furente.
"TI RENDI CONTO DI CHE ORE SONO? DOVE DIAVOLO SEI STATA FINO AD ORA? IO E TE FAREMO I CONTI PIÙ TARDI SIGNORINELLA, FILA IN CASA PRIMA CHE TE LE SUONI DI SANTA RAGIONE!"
"Ma...ma..." cominciò Caitlyn, ma non finì mai quella frase.
"Non mi dire che..." ci provò Nathan, ottenendo il medesimo risultato della sua compagna di classe.
"Ragazzi" chiuse gli occhi Melany, in segno di resa "Vi presento mia madre"
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Eccoci qua, alla fine di un altro capitolo. Parto subito col ringraziarvi tutti, è merito del vostro supporto e della vostra partecipazione se le idee si affollano nella mia mente e prendono vita.
Direi che ho delineato i primi, vaghi e incompleti retroscena del trio delle meraviglie e direi che sono uno più sfigato dell'altro 🤣🤣🤣
A parte gli scherzi, vissuti tragici... Melany ha i genitori stronzi e anaffettivi... Caitlyn ha perso la madre misteriosamente e le è rimasto un padre burbero e dispostico... E Nathan... Be, ' entrambi i genitori assassinati senza pietà e non si sa bene come quando e perché.
Ed è rimasto solo con tre fratelli.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, se così fosse leggete, stellinate e commentate.. In cambio un Korokoro in omaggio per tutti❤️
Baci
Sciau
M.
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