Capitolo 6
È solo colpa tua se ho quella sensazione.
Ed era colpa di James se ora lei avvertiva come se tutto quello fosse giusto. Colpa sua se quel qualcosa che doveva restare nel suo angolo stava tornando di nuovo vivo.
Era colpa di entrambi.
«Aileen?»
La voce della sua migliore amica – quella voce così familiare e rassicurante – la chiamava.
«Mh?»
«Sicura che sia tutto a posto?»
«Certo» sfoderò un sorriso, come se non fosse successo niente. «Sono solo stanca.»
Tutto era diventato inconsistente. Quella sera le sarebbe rimasta addosso per sempre, e lei lo sapeva. Quei gesti arrabbiati, la furia che era uscita da ogni singola frase – da ogni singola spinta, mentre si faceva largo dentro di lei a forza, come il germe di una malattia da cui non guarirai più – avevano cambiato tutto per sempre.
Si era aggrappato alla sua mente. Aveva costruito quel ricordo che era come una pozza d'acqua stagnante.
Oscuro.
Immobile.
«Domani dormiremo fino all'ora di pranzo, è una promessa» decretò Jessica, mentre camminavano lungo il vialetto.
La normalità appariva sfocata, quelle parole furono fumo nelle sue orecchie.
*
Uscì subito dopo colazione, il giorno dopo; aveva accampato una scusa qualunque, sicura che Jessica le avrebbe creduto. D'altronde, l'aveva sempre fatto, giusto?
Era uscita da quella casa perché le stava stretta, perché aveva bisogno di smetterla di fingere che fosse tutto com'era sempre stato.
Niente sarebbe stato più come prima, da ora in avanti. Improvvisamente voleva vedere di nuovo la faccia di James, i suoi occhi blu che sembravano smuovere quel qualcosa che abitava nella sua mente da sempre. Le sembrava di fluttuare, la testa era vuota, quel macigno sul cuore sembrava portarla a fondo in un vortice scuro e senza fine.
Sapeva che quel vortice era la sua mente, le sensazioni che ora provava e che erano sconosciute. Non stava reagendo come tutte le vittime di uno stupro.
Uno stupro.
Era questo che James aveva fatto; si era appropriato di lei, le aveva fatto violenza. Una violenza sensata, un minuscolo tassello mancante in un puzzle già completo. Era stato solo la sera prima, eppure sembravano anni. Gli istanti che componevano quella giostra sembravano incastrarsi con altri momenti nascosti.
La cosa che aveva fatto sì che restasse immobile sotto James, mentre lui si prendeva ciò che voleva, ora sembrava più viva che mai. Lei non si era ribellata come avrebbe fatto chiunque, non aveva chiamato aiuto, non aveva fatto nulla che non fosse guardarlo negli occhi e vederci lo stesso gelo di quelli di lui.
Quella cosa non l'aveva mai saputa nessuno, perché sarebbe stata troppo torbida da dire. Troppo strana. Troppo non da lei.
Ma questo significava che stava mentendo; mentendo a tutti, compresa Jessica – che era la sua migliore amica, ma che in realtà non la conosceva affatto.
Ti senti mai come se mentissi a te stessa?
James gliel'aveva detto, e lei capì solamente adesso quanto fosse vero.
Come se qualcuno avesse tenuto il sipario chiuso fino a quel momento, per poi spalancarlo di colpo.
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