Capitolo 34




Atto quarto


Il lato crudele










Hester si chiuse dietro la porta di casa e d'un tratto tutto quanto le sembrò più spoglio. La sensazione di quando ci si trova in un ambiente non familiare si fece largo nel suo stomaco. Si sentiva osservata anche se non c'era nessuno, e non aveva nulla a che vedere con l'ansia costante che le si era attaccata addosso da quando si era lasciata da Noah.

Si sedette alla scrivania dello studio senza nemmeno lavarsi le mani come era solita fare; tirò fuori tutti gli appunti su Aileen e James, li mise accanto, fece correre le sue iridi su entrambi confrontandoli. Li confuse ammonticchiandoli insieme, così come quelle due sagome giovani si erano mescolate nella sua testa in un turbine. I pensieri correvano alla velocità della luce: Aileen era stata ricoverata a seguito dell'aggressione a un ragazzo che non poteva essere Konrad. Lei lo aveva descritto come tale, ma la Duncan le aveva detto che Konrad Schmidt non era mai esistito. Al contempo, James era stato ricoverato nello stesso periodo a causa dell'incidente che gli aveva causato danni permanenti al lobo prefrontale.

Si passò una mano tra i capelli castani: erano secchi e se ne andavano in giro senza un criterio, come a riflettere il suo stato mentale.

C'era un dettaglio che non aveva potuto fare a meno di notare, durante la seduta con Aileen: il ragazzo del suo racconto aveva con sé un attizzatoio coperto di sangue. E James era stato colpito da un attizzatoio prima che il suo cervello cambiasse per sempre.

La mente di Hester andò veloce a una conclusione che la colpì come un fulmine: se i due periodi coincidevano alla perfezione, allora...

Visualizzò Aileen con l'attizzatoio in mano. Aileen che con quelle sue braccia ossute non avrebbe mai avuto la forza di sollevare un oggetto simile, ma che forse aveva avuto abbastanza adrenalina in corpo da riuscirci.

Aileen che calava l'attizzatoio sulla testa di James perché ne aveva voglia. E le cose erano soltanto cose.

Poteva davvero essere andata così? Quello scenario poteva davvero essere reale?

Hester non ne era sicura. Sembrava l'unica strada plausibile, eppure c'erano troppi dettagli che non tornavano. Se davvero Aileen fosse stata responsabile delle lesioni di James non sarebbe stata solo internata in un ospedale psichiatrico, ma sarebbe finita al tribunale dei minori. E non le risultava che ciò fosse avvenuto, altrimenti la Duncan glielo avrebbe detto. Era stata la psichiatra di entrambi, se avesse avuto un rapporto dal tribunale minorile su Aileen Clark sarebbe venuto fuori.

Eppure, quella coincidenza era troppo insolita per essere casuale. E lei era solo la psicologa dello sportello di una scuola superiore.

Lasciò andare un sospiro di frustrazione. Non spettava a lei risolvere quel caso. Non aveva le competenze necessarie, avrebbe dovuto chiedere alla polizia. O perlomeno coinvolgerla.

Il suo sguardo si perse nel vuoto, il mondo intorno a lei sfumò in un prisma liquido. Lo schermo del cellulare, appoggiato sulla scrivania, si illuminò di notifiche. Matthew le stava scrivendo dei messaggi, ma lei non riusciva a metterli a fuoco. I pensieri martellavano nella testa e camminavano sempre sullo stesso sentiero. I volti di James e Aileen si mescolavano nel suo cervello alla rinfusa, e quel sorriso di Aileen, e i respiri che aveva fatto durante la loro ultima seduta – esaltati, vibranti di una malsana euforia – e le mani che tremavano.

Pulsioni di morte.

Lo aveva scritto sul suo blocchetto non appena la ragazza era uscita dallo studio, con le dita che le erano sembrate molli e inutili. Lo aveva studiato a psichiatria, era un termine che veniva spesso associato alle personalità antisociali.

Pensò a uno scenario in cui Aileen aveva proiettato il suo disturbo su Konrad – che fosse esistente o meno. Poteva anche essere un paziente di suo padre che aveva visto una volta sola. Poteva essere che avesse sviluppato un'ossessione per lui da allora. Poteva essere qualunque cosa.

Le faceva male la testa, la realtà aveva perso consistenza.

Forse era per quello che le sembrava che ci fosse qualcuno che la stava guardando. 

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