Capitolo 31
Aileen si stava avvicinando con cautela, con la stessa esitazione che aveva avuto in passato, ma c'era qualcosa di diverso che la avvolgeva. Che la rendeva differente. Aveva acquisito una luce nuova, e quella luce aveva lo stesso sapore che hanno le consapevolezze lasciate a marcire per troppo tempo.
Si accorse di quel bagliore man mano che muoveva passi verso di lei e all'improvviso tutto il resto sembrava aver perso ogni significato. Era questo che succedeva quando due cervelli a pezzi comunicavano? La materia grigia diventava estensioni del Sé e si intrecciava dando vita a qualcosa che nemmeno la morte avrebbe potuto spezzare. James fu tentato di allontanarsi da lei; ebbe un attimo di esitazione. Se solo le avesse parlato, quel lato di lui non avrebbe più avuto nessuna barriera.
Forse era così che doveva andare. Forse la strada che avrebbe dovuto intraprendere si snodava attraverso le pupille di Aileen, circondata dal lago delle sue iridi. E non gli importava se quelle acque lo avrebbero trascinato a fondo per sempre. Forse al di là c'era il vero sé stesso, che lo stava aspettando. Era pronto a correre il rischio. C'erano stati troppi detriti accumulati dentro di sé per troppi anni.
«È strano tornare a parlare con te» la voce di Aileen era fatta di vetro. Un vetro incrinato, per la precisione, su cui si stava diramando una ragnatela di crepe.
«Davvero? Io avrei detto il contrario.»
In fondo lo aveva sempre saputo. Prima o poi si sarebbero ritrovati e si sarebbero stretti la mano in un paesaggio carbonizzato.
Gli ultimi studenti prendevano il loro posto in aula. Loro erano rimasti a svettare solitari nei corridoi – era lo stesso corridoio dove un mese prima era cominciato tutto? James non riusciva a ricordarlo.
Non aveva più importanza, comunque.
«Lo avevo detto che eri troppo falsa e che mentivi a te stessa» continuò. «Ma in fondo, lo abbiamo fatto entrambi.»
Silenzio. Aileen tremava come la persona impaurita che non era. Lei neanche sapeva cosa fosse la paura, ma non ne era davvero consapevole – non ancora, serviva tempo.
Avevano tempo.
Si avvicinò, le carezzò una guancia in un tocco delicato.
Avevano tempo.
«Non dobbiamo far rovinare questo legame da nessuno» disse, gli occhi puntati su di lei.
Aileen allungò una mano e gliela strinse, con lo stesso bisogno che aveva di lui quando erano alla clinica psichiatrica.
«Vieni con me» disse.
E si avviò all'uscita della scuola, i pendenti dello zaino rosa che ondeggiavano a ogni passo.
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