Capitolo 3




Sua sorella Madison era in una bara. Sdraiata in quella posa che non le si addiceva, troppo dritta e troppo innaturale per lei, che dormiva sempre su un fianco e con una gamba piegata e l'altra distesa.

James aveva dovuto scavare nei suoi ricordi a lungo, prima di ripescare quell'immagine; era un ricordo di infanzia, prima che Madison se ne andasse di casa, stremata dal clima che vi si respirava. Ricordava che facevano colazione insieme ogni mattina, con i soliti biscotti che mamma non voleva mangiassero fino a scoppiare – solo fino a dieci, dopo vi fanno male. I raggi di sole dell'alba che entravano dalle grandi finestre del loro appartamento, che dava sullo skyline di New York e che li faceva sentire come se fossero stati in capo al mondo.

Ricordava quelle volte in cui la trovava in bagno, da sola, a osservare il suo riflesso nello specchio con gli occhi lucidi; occhi che sembravano così delusi, così profondamente tristi, da entrare dentro di lui come coltelli, per poi non andarsene mai più. Erano marchiati nella sua testa anche adesso – come una visione lontana di qualcosa che non conosci più, e che al tempo stesso non è disposto ad abbandonarti.

«Credete che Madison sia invischiata nella droga perché se l'è andata a cercare, vero? Credete che il suo non sia un problema serio?»

«Certo che lo è. Il problema è che ha sempre voluto compiacere Andrew. Questo è il reale problema» disse l'uomo. «E guarda come si è ridotta. Guarda cosa ha fatto.»

«Sappiamo tutti che è stata condizionata, come ha appena detto tuo padre» si intromise Gladys – sua madre. «Sarebbe dovuta andare al college come ci aspettavamo, ed invece ha voluto agire di impulso come sempre, come se avesse quindici anni. Da quando ha incontrato Andrew ha perso la testa.» E lo disse con quel tono talmente sprezzante che James si conficcò le unghie nei palmi delle mani. «E adesso è diventata come lui. È sempre stato lui.»

Non la vedeva da un po' di anni, in realtà. C'era qualcosa che grattava contro le pareti della sua memoria – qualcosa di nebuloso, di indefinito, che non riusciva ad afferrare – ma non poteva essere reale. Altrimenti se lo sarebbe ricordato.

I suoi genitori erano vestiti di nero, eleganti come sempre. Gladys indossava un cappello a tesa larga, la collana d'oro attorcigliata al collo da cigno come fosse un serpente luccicante. Aveva gli occhi che brillavano di lacrime, ed al tempo stesso un'espressione vitrea. James avrebbe voluto urlare, perché gli sembravano tutti degli ipocriti, perché erano stati loro ad ucciderla, a far sì che se ne andasse. Sentiva le lacrime dei suoi genitori cadere, come se fossero le sue, ma non si voltava a guardarli.

Madison aveva delle ecchimosi sulle mani dalle dita lunghe, da pianista qual era. Aveva cominciato da piccola e non aveva mai smesso. Adesso avrebbe smesso per sempre, e non l'avrebbe più sentita suonare nemmeno quando andava da lei e Andrew.

Sarebbe stata seppellita in quel cimitero di Brooklyn – giusto perché ai suoi non piaceva il Queens, dove Madison era andata a vivere con Andrew – in una zona che, forse, lei, non avrebbe mai frequentato. James avvertì la rabbia ribollirgli nelle vene come lava, per quell'ultimo gesto che, come gli altri, ignorava quali fossero le reali preferenze di sua sorella.

Era da un po' che osservava il suo corpo gelido, disteso in quella posa piena di immobilità, con gli occhi chiusi, come se stesse semplicemente dormendo. Allungò una mano verso di lei, verso le braccia gracili, e ce la posò sopra, con delicatezza; quello che gli ritornò indietro fu soltanto il freddo, il freddo di tutto quel contesto e di quello che c'era stato in passato.

«James» si rese conto che era lì da troppo tempo solo quando fu sua madre a richiamarlo. «Vieni. Tra poco c'è la cerimonia.»

Quel giorno era nuvoloso, il cimitero era un luogo bianco e fatto di ghiaccio, come Madison, ed in realtà di lei non interessava a nessuno. Erano solamente tutti pronti a vestirsi di un'ipocrisia che avrebbe dato loro la sensazione di essere con la coscienza pulita.

La bara di sua sorella venne chiusa da due addetti, e James si allontanò, a passi lenti.





---------

Perdonatemi se la storia non ha ancora "ingranato", ma è stata progettata apposta per essere un crescendo. Per ora ci limitiamo alle introspezioni dei personaggi, giusto per capire un po' di più su di loro, chi sono, come pensano.

Vi ringrazio anzitutto per i voti che avete dato a questa storia e per le letture. Non mi aspettavo che potesse piacere a qualcuno :')

Spero che il capitolo vi piaccia. Alla prossima!

Sara

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top