Capitolo 11
ATTENZIONE: questo capitolo è crudo. So che, in un certo senso, ve lo aspettate, anche perché Il lato crudele è un thriller molto borderline con l'horror. Di certo una storia del genere non può parlare di unicorni e fiorellini. Però, nel dubbio, è sempre bene avvertire. Alcune scene potrebbero infastidire, impressionare, o magari portare a galla brutti ricordi in alcuni di voi. Il pezzo che troverete di seguito, ad esempio, ha contenuti forti. Ecco, detto questo, buona lettura.
Aveva sempre le mani gelide, ma su di lei avevano lo stesso effetto del fuoco. Erano elettricità, erano vita.
Correvano sui tagli che le aveva fatto su tutto il corpo, sulla pelle rialzata, aperta sotto le sue dita. Aileen era una tela bianca imbrattata di rosso, una creatura distrutta. E in qualche modo, quei tagli erano giusti, perché erano quello che lui voleva.
La accarezzava e chiudeva le falangi su di lei subito dopo, spingendo dentro le ferite. Le dava l'illusione della delicatezza – l'illusione dell'amore – solo per arrivare a infliggerle dolore, perché ne aveva bisogno.
Glielo aveva appena spiegato, in quel parcheggio dove si erano trovati, all'insaputa di tutti. Faticava così tanto a tenere su quella maschera che a volte doveva lasciarsi andare. E a lei andava bene così.
Le andava bene che fosse lei la persona con cui farlo. Le andava bene che fosse il loro segreto. Le andava bene avere cicatrici da nascondere.
«Voglio che provi tu.» E quel sorriso adesso, provocatorio, cattivo. Come lui.
Rimase imbambolata a guardarlo, fino a quando non le prese il viso stringendo fino a farle male, riscuotendola. «Mi hai sentito?»
Quella voce che faceva sì che il cuore le balzasse in petto, ogni singola volta. Poteva fare solo come diceva lui.
La lama passò anche sul suo corpo di alabastro, perfetto e ora striato di rosso – e quelle ferite buttarono sangue anche diversi secondi dopo che le aveva provocate, macchiando la sua pelle bianchissima. Gocce di liquido scuro crollavano sui sedili, lente, inesorabili.
Il giorno dopo lui avrebbe ripulito tutto, e sarebbe stato come se nulla fosse successo.
Qualcosa era successo, invece.
Le stava piacendo.
Ne voleva di più.
Sempre di più.
Si sorprese della decisione con cui compieva quel gesto, come se l'avesse sempre fatto. E lui rideva, compiaciuto, mentre lei si abbassava a leccare quelle mezzelune cremisi e il sapore ferroso esplodeva elettrizzante nella sua bocca. Erano diventati uguali, adesso.
La baciò, poi, facendolo, per una volta, in un modo diverso rispetto al solito – che era freddo, appena accennato, come se lo disgustasse. Il sapore della sua lingua mischiato a quello del sangue le dette la sensazione che il cervello pulsasse. «Non sai quanto io adori creare mostri, Lee» sussurrò, con quella sua voce leggermente roca.
Non le importava se quella relazione non andava bene – se quello che stavano facendo era sbagliato.
Solo con lui riusciva a sentire qualcosa.
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