Nel Bosco... (II/II) 🌳
Intenta continuo la raccolta di ciò che mi occorre.
La Quercia si erige proprio sulla mia destra: sei o sette foglie dovrebbero bastare.
<<Sì, dovrebbero bastare, ma come ci arrivo?>>
Una smorfia di disappunto e le spalle calate accompagnano la mia delusione: <<Che pene mi dà questa altezza del diavolo!>>
Non mi scoraggio e posato il cestino con gli elementi raccolti finora, decido che l'unica soluzione è arrampicarmi come una scimmia.
I guanti sono già sulle mie mani e dopo una breve stiracchiata di muscoli mi convinco che ce la posso fare.
Cerco un punto robusto dove poggiare il piede: il nodo in basso a destra andrà benissimo.
Con la mano faccio leva aggrappandomi a un piccolo rametto ricco di fiori che esce dalla corteccia.
<<Forza Streghetta...>>
Uno slancio vigoroso e mi ritrovo avvinghiata con gli arti opposti sull'altra parte del tronco. Comincio a salire alternando mani e piedi, facendo presa con le mie piccole ma efficaci cosce e i miei polpacci ben allenati.
<<Non... credevo... di essere così tanto... scimmia>>, un ultimo sforzo e sono sotto al ramo. <<Forse l'avrei gradito anche di più come nome, piuttosto che Sorcia. Mah!>>
Allungo il braccio facendo un grande sforzo per sostenermi attaccata al tronco e rapidamente stacco le foglie necessarie per poi lasciarle cadere nel vuoto.
Lentamente riscendo dal tronco stando sempre ben attenta a dove metto i piedi e presto le mie foglie di Quercia sono nel cestino.
Mi ricompongo scuotendo i pantaloni con le mani. Getto via ogni residuo rimasto sopra.
Afferro le mie cose e proseguo poco più avanti, dove l'Ortica mi attende.
<<Ecco qua! L'ultima cosa, e poi si torna a casa.>>
Mi chino sul terreno e dalla mia tasca estraggo il coltello: un serramanico dalla lama a scatto.
Dieci centimetri di scintillio argenteo illuminano i miei occhi nell'oscurità.
Avrei preferito quello dalla lama fissa ma, date le mie manine, sicuramente questa impugnatura mi resta comoda e il coltello più maneggevole.
Con taglio netto alla base recido l'Ortica, tirando via le foglie più giovani e tenere.
Uno spostamento d'aria alle mie spalle mi fa serrare la mano intorno al coltello.
Resto rigida senza nemmeno quasi respirare.
Avverto un calore dietro la nuca. Immobile sento l'adrenalina salire fin sopra la testa.
Pronta all'azione impugno per bene l'arma. Serro le dita intorno al manico e repentinamente mi volto annientando il panico.
<<Rufus! Santo Pioppo! Mi hai fatto prendere un colpo!>>
Il manto grigio-fulvo ondeggia sopra al respiro pacato. Nuvolette di alito caldo si condensano vicino al mio volto ancora agitato.
I suoi occhi mi fissano: stelle lucenti striate di primordiale e selvaggia vita.
<<La prossima volta presentati dinanzi a me. Non dietro.>> Rimprovero severa. <<Hai rischiato che ti ferissi sul serio, e di brutto!>>
La sua testa si inclina da un lato e un guaito lamenta il suo dispiacere.
<<Eh, sì. D'accordo, va bene. Comunque puoi parlare. Non c'è nessuno con me.>>
<<Oh! Grazie a Dio! Mi dispiace averti spaventata>> bisbiglia tra le fauci.
<<Sei il mio lupacchiotto!>>
Inginocchiata di fronte al suo petto, gli serro il collo con le braccia e affondo nel suo pelo morbido e caldo.
In risposta al mio affetto ho il suo, manifestato con l'azione di leccarmi tutto il viso, nemmeno fossi un succulento bocconcino.
<<Rufus. Rufus, basta!>> Comincio a ridere mentre lui incurante continua a farmi le feste.
<<Rufus. Dai, smettila che ho da fare!>>
<<Già devi andare?>> Si ferma di colpo.
<<Sì, ma tornerò presto te lo prometto.>>
Emette un ululato sottile per poi poggiare la sua zampa sulle mie gambe.
<<Vorrei venire con te.>>
<<Rufus, sai che non posso. Cosa direi a Suzette? Suzette, ti presento Rufus, il mio amico lupo. Sai, per di più sa anche parlare!>>
<<Potrei fare il cane da compagnia! In quella casa siete soli. Un po' di guardia non guasterebbe. Sono sicuro che se ne parli a Suzette lei capirà! Hai detto che ha il cuore grande no?>>
<<Rufus. Non è il caso. Già te ne ho parlato.>>
<<Lo so, hai ragione. Scusami. Però prometti che tornerai presto, Sorcia? Promettimelo.>>
<<D'accordo.>> Sorrido teneramente e dopo avergli arruffato il pelo sulla testa lo lascio per avviarmi verso casa di nuovo.
Sulla via del ritorno l'inizio vago del giorno rischiara il sentiero e rende il cammino meno tortuoso.
Mi soffermo davanti a un Pioppo; un po' di corteccia in più per purificare non fa mai male, visti i tempi che corrono in casa.
Col coltello comincio a grattare dove il tegumento è già mezzo staccato di suo. Non ha importanza che sia vivo o meno: è la sua protezione e se posso evitare di staccarne di nuovo e vivo lo faccio volentieri.
<<Per quel che devo fare, andrai bene anche tu.>>
Qualche colpetto deciso e la corteccia che ho nelle mani mi è sufficiente.
Sto per rimettere via il coltello nella tasca quando ancora una volta mi sembra di avvertire la presenza di qualcuno.
<<Di nuovo qui?>> Mi rivolgo al mio amico Rufus sicura che sia lui. <<Cosa c'è ancora?>>
Un colpo secco e fulmineo mi spintona addosso al tronco. Il volto sbattuto sul duro legno credo mi abbia ferito l'interno della bocca: assaporo il gusto pungente del mio stesso sangue.
L'anonima presenza si spinge sul mio corpo senza costringermi le mani e rendendomi conto di avere libertà di movimento il coltello torna a essere il primo mio pensiero.
Lo scatto della lama risuona tra il cinguettio di Pettirossi e il bubolare cupo dei Gufi.
<<Ora mi vuoi anche uccidere?>>
La voce mi colpisce in pieno petto. Sbalordita lascio cadere il coltello dalle mani e resto a sudare freddo senza mostrarmi fragile e impreparata.
<<Dovrei farlo, sì, e probabilmente non ti porterei nemmeno sulla coscienza.>> Il respiro caldo che sento fra i capelli e sul collo si tronca dopo queste parole.
Mi volto repentinamente approfittando del suo sconcerto e aggredisco la mia avversaria con uno schiaffo in pieno viso che la destabilizza.
A testa bassa incassa la stoccata e sembra che stia soffrendo più nell'anima per le mie parole, che nel fisico per il mio gesto.
<<Io...>> Il pianto le scende copioso mentre si avventa di nuovo addosso al mio corpo.
La scanso violentemente. Non sopporto nemmeno l'idea che le sue mani mi sfiorino di nuovo: <<Non. Mi. Toccare>>.
I suoi occhi scuri mi puntano irati. Checché lei ne dica, in essi io vedo spiccare odio intenso nei miei riguardi.
<<Io ti amo profondamente. Invece tu provi disgusto nei miei confronti. Mi ignori. Sono solo un essere insignificante per te!>>
Ricevo le sue parole come lava ardente, seppur non sia totalmente ignara a ciò che proferisce. Il suo essere morbosa nei miei confronti mi ha dato sentore già da parecchio tempo. Questa è solo la conferma, e quindi resto risoluta nel mio atteggiamento.
<<Hha! Questa è bella Demoiselle. Tu mi ami? Sentiamo un po', com'è che si dimostra l'amore? Coalizzandoti con la persona che vuole annientarci? Quella che vuole uccidere la mia anima?>>
<<Io non ho fatto niente.>>
Il suo volto confuso e sorpreso esclude la sua innocenza.
<<Cosa mi nascondi Demoiselle?>> Rabbiosa le chiedo a un passo dal suo corpo tremante.
<<Allontanati. Sto male se mi stai vicino.>>
<<Non. Mi. Interessa.>>
<<Passo le mie giornate chiusa in camera per non vederti! Allontanati!>>
Incasso le sue urla serrando gli occhi, ma il suo intento di scaturire la mia compassione non cambia nulla nei miei pensieri.
<<Ma per favore. Non essere ridicola. I motivi per i quali ti chiudi lì dentro sono ben altri, e preparati, perché ho intenzione di mandare all'aria tutto. I tuoi progetti e quelli di mia madre.>>
Volto le spalle e mi avvio per il sentiero ma presto la sua mano mi arresta di nuovo e ancora il suo viso afflitto è davanti ai miei occhi.
<<Perché non mi accetti? Non ti chiedo di amarmi. Perché non mi tieni al tuo fianco? Vorrei la tua fiducia...>>
<<La mia fiducia l'hai persa da molto tempo, Demoiselle. Esattamente da quando sottrai cose dal mio laboratorio e da quando hai scelto di piegarti a mia madre>>, a breve distanza dal suo naso posso avvertire la sua agitazione correrle prepotente sull'epidermide. <<Cosa ti ha promesso? Cosa ti ha promesso, eh?>>
La mia frase nemmeno finisce; le sue labbra sono sulle mie.
Preme il suo volto al mio e io tengo serrati occhi e bocca annaspando. La testa mi dice che questo bacio possa influenzare la mia mente, che di nuovo come artefice ci sia mia madre, che ancora una volta la signorina che ho di fronte si sia prestata ai piani e agli accordi presi con lei. Se così fosse, anche solo fondere i nostri respiri, venire a contatto con la sua saliva, sarebbe per loro un punto di forza e per me netto richiamo alla probabile sconfitta.
Mi divincolo dalla stretta spingendo le mie mani sul suo petto e un altro schiaffo le arriva potente sulla guancia.
Lo stomaco sta per rivoltarsi insieme alle viscere. La saliva accumulata nella bocca la espello accanto ai suoi piedi.
<<Ti faccio schifo perché sono una donna? Eh!>> L'urlo misto al pianto esplode dalle sue labbra.
Il pensiero di quanto sia accecata dall'odio mi angoscia e affligge.
Pensavo di poter dare colpa a mia madre di questi suoi atteggiamenti, che fosse stata lei a influenzarla...
Invece mi rendo conto della natura della persona che ho davanti e di quanto sia disposta a cadere in basso per ottenere ciò che vuole.
Istantaneamente il pensiero va a mia madre: le loro similitudini le accomunano e avvicinano parecchio.
L'idea e l'osservazione prendono forma parallelamente nella mia testa ancora una volta, e come pesi enormi li lancio via dalla bocca liberandomi.
<<Il male non risiede nella tua natura Chérie, e neppure nell'amore che provi per un essere del tuo stesso sesso. Tu hai tristemente e infelicemente corrotti cuore e anima. Uomo o donna non fa differenza per me, quel che pone limiti è la tua mente cattiva, immorale e disonesta. Essa detesto Chérie, non la tua natura.>>
Torno in silenzio, per poi lasciarmela muta alle spalle.
★★★
→_→
Pensavate corresse pericoli la nostra Streghetta, eh?
Beh, in realtà se non fosse che Demoiselle è seriamente innamorata di lei, probabilmente le cose sarebbero finite molto diversamente.
O magari non è detta ancora l'ultima parola...
Sorcia è decisamente avversa a tutto ciò che provenga da Demoi, ma come biasimarla?
Anche il bacio ha creduto fosse falso e dato solo per un fine ben preciso. -_-
Io quello l'ho visto sincero, ma lei si sente ingannata e ferita e di certo l'altra non sta facendo nulla per sistemare le cose. Anzi... non credo nemmeno che abbia capito fino in fondo cosa le abbia voluto dire Sorcia con le ultime parole.
Ora, mettendo da parte questo aspetto piuttosto importante, vi sarete accorti della new entry.
Ve ne siete accorti vero? •﹏•
Il meraviglioso Rufus!
Non poteva mancare, perché in fondo si sa... gli animali sono i migliori amici dell'uomo. ╮(╯3╰)╭
Fra le righe che seguiranno forse vi farò vedere una sua immagine, ma quel che è certo è che il mio dolce Rufus gioca un ruolo fondamentale nel prossimo capitolo. Capitolo che ci verrà raccontato dal nostro Draghetto, che se non erro... avevo mandato con Faretto a cercare Streghetta nel bosco.
La vedo dura ragazzi, preparatevi al peggio ⊙︿⊙
A presto miei adorati ❤️ ̄ 3 ̄
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