<<Sono Enrico VIII il re.
Enrico VIII, chi più re di me.
Voglio impalmar una vedova sconsolata
che sette volte s'è già sposata.
Ogni marito è Enrico, Enrico.
Non vuole William, o Sam per Signor.
Son il suo ottavo Enrico.
Enrico VIII, chi più re di me
Enrico VIII, il re dei re...>>
<<Suzette... ho sonno...>>
<<...Terza strofa, tale e quale alla seconda...
Sono Enrico VIII il re.
Enrico VIII, chi più re di me...>>
<<Suzette!>>
A questo punto, il mio dolce Draghetto si leva seduto nel letto.
Ha gli occhi appiccicaticci e i capelli dritti come il filo spinato.
<<Hai visto il film "Ghost"?>> gli chiedo tamburellando le dita sulla mia gamba.
<<Sì. Cioè, no. Ma che ne so, Madame? Ho sonno!>>
Esausto si lascia ricadere sul materasso, sbuffando.
<<Bene. Te lo racconto...>>
<<No! No... me lo ricordo>> alza le mani arrendendosi.
<<Ottimo! E se ora non mi ascolti, farai la fine della povera Oda Mae Brown. Hai presente?>>
<<Aha...>> Il respiro si fa pesante e lui torna a dormire.
Sospiro profondamente. Draghetto non mi starà ad ascoltare se non uso le maniere forti. Come biasimarlo. In fondo la sveglia segna le tre di notte.
Mi avvicino invisibile al suo letto e, dopo aver tirato giù le coperte, comincio a pizzicargli le dita dei piedi. Una, due, tre volte, finché con un balzo cala dal letto trascinandosi via il lenzuolo.
<<Ah...! Ma non eri un sogno! Oh. Mio... Dio! S-Suzette? Sei tu?>>
Taccio, e mi gusto la scena ridendo sotto i baffi.
<<Suzette...?>>
Il volto di Draghetto è atterrito, mentre con la mano fremente tenta di arrivare all'interruttore della abat-jour.
<<Perché proprio a me!>> continua a imprecare, nel frattempo che la luce artificiale squarcia il buio.
<<Non lo so perché proprio te>> rispondo alzando le spalle. <<Ma fatto sta che è così, e dovrai sopportarmi.>>
Si volta in direzione della mia voce. È smarrito, e goccioline di sudore gli imperlano la fronte. Resta in silenzio muovendo solo le labbra, dalle quali parola non esce.
<<Sono rimasta scioccata anch'io quando ho appreso che tu potessi sentirmi. Hai paura?>>
<<Perché non posso vederti?>> chiede, e poi si porta al petto il mio pupazzo.
<<Non lo so. E spero di risolvere presto questa situazione.>>
Mi avvicino per poi carezzare il suo volto roseo e appagato. <<Puoi sentire la mia mano, però. Ti sto toccando la guancia destra, ora.>>
Inclina il capo sulla sua stessa spalla, mentre io concentro le energie sulla mia mano per far sì che possa percepire una qualsiasi cosa.
Il calore del tocco impercettibile lo fa sussultare: <<Suzette... mi sei mancata da impazzire. Io...>>
<<Shh... Non ora Draghetto. So di cosa vuoi parlare, ma non è il momento. Adesso...>>
<<Tu sai cosa voglio dire?>> ritrova la posizione corretta per poi avvampare nel volto. <<Come... come...>>
Rido colma di tenerezza. Non vorrei informarlo di troppe cose prima di essere riuscita a mettermi in contatto con Streghetta, ma non riesco e libero la risposta senza indugiare oltre: <<Posso leggere nella vostra mente, Draghetto. I tuoi pensieri, non sono tabù per me>>.
Il mio compagno resta di sasso; immobile nei movimenti. Solo il suo volto assume le espressioni più disparate.
<<O-okay. Ma... ma non è come pensi. Io posso giurartelo. Io...>>
<<No? Eppure sembravi così convinto... E come dovrebbe essere, sentiamo un po'?>> asserisco incrociando le braccia al petto.
<<Oh... Ehm...>>
<<Lascia stare, piccolo, ne parliamo in un altro momento. Ora ho bisogno di Streghetta. Puoi farmi da tramite con lei?>>
<<Certo che posso!>> esclama entusiasta, ma subito dopo un'ombra gli incupisce il volto. <<C'è solo un problema. Svegliarla a quest'ora: vuol dire accendere la miccia a una bomba.>>
Non riesco a trattenere la risata; so che ha ragione. Sorcia potrebbe incenerire chiunque osi interrompere il suo sonno. Ma, in fondo, una piccola rivincita posso prendermela anche io.
<<Fa niente>> sorrido sorniona. <<Vale per tutte le volte che ha svegliato me, nel cuore della notte, con le sue richieste.>>
Il mio compagno comincia a sventolare il dito indice in segno di negazione: <<Suzette, il dramma è che vede me! Non te! Non voglio finire impastato nel suo mortaio>> sbraccia senza direzione porgendomi lo sguardo vago.
<<Draghetto, non fare storie. Vedrai che quando le farai il mio nome si calmerà>> cerco di rasserenarlo.
<<D'accordo. Come vuoi>> mi risponde rassegnato. <<Andiamo.>>
Si dirige verso la porta e la spalanca, facendomi segno di precederlo.
Attende. Non vedendomi, e non ricevendo risposta, mi richiama all'attenzione: <<Suzette?>>
<<Sono qui...>> gli sussurro all'orecchio.
Sussulta imbarazzato per poi rimproverarmi: <<Madame! Non puoi fare così, eh! Inventati qualcosa. Batti un colpo prima di avvicinarti...! Morirò di crepacuore, prima o poi... lo so!>> agita le mani nervoso, mentre le sue dita trapassano il mio torace.
Quell'istante. Quel momento in cui cerco di aprir bocca per parlare ma l'incapacità di articolare qualsiasi parte del corpo mi colpisce. Sento solo una fiamma rovente che brucia il costato, per poi abbandonarmi alle forze assenti.
Lo guardo. Tento di capire se avverte qualcosa, ma lui ignaro ritira la sua mano e fa di nuovo il mio nome: <<Suzette? Ci sei ancora?>> volteggia gli occhi senza una meta.
<<S-sì. Ci sono... >> rispondo a stento.
<<Tutto bene?>>
<<Tutto bene. Andiamo ora.>>
Riprendo fiato appoggiandomi al muro. Vorrei seguirlo, ma la testa vortica incessantemente annebbiandomi la vista.
Cerco di concentrarmi per recuperare quante più forze possibili, bensì il contatto con lui mi abbia privato di tutto.
Tento di materializzarmi direttamente al piano di sopra, approfittando della mia capacità.
<<Ti prego. Ti prego!>> continuo a implorare me stessa, stringendo i pugni e caricando l'energia, finché il buio mi inghiotte per poi scaraventarmi subito dopo davanti alla porta di Streghetta.
Atterro con violenza nel corridoio, accanto al mobiletto colmo di gingilli che dondolano precari per l'impatto.
Draghetto si spaventa portandosi le mani agli occhi: non sarà facile farli abituare al mio fantasma.
<<Suzette?!>> soffoca l'urlo. <<Ma che diavolo...>>
<<Scusa, Draghetto. È che devo imparare ancora a gestire per bene i miei poteri>> dico mortificata.
Il suo risolino si espande eccentrico nel silenzio: <<Sei caduta?>>
<<Purtroppamente...!>> rispondo sconfitta.
A questa esclamazione Draghetto ride di gusto non frenando il suo sincero istinto.
Io cerco di metterlo a tacere prima che svegli tutti: <<Draghetto. Draghetto, smettila! Sveglierai tutti così!>>
Ma lui non ascolta, e continua.
<<Chi è là!?>> la voce di Streghetta tuona nella stanza, rendendo muto il povero Draghetto che impallidisce.
D'improvviso la porta si spalanca e la mia adorata mi appare come una musa avvolta dalla luce soffusa della sua stanza.
Resto a guardarla incantata, mentre è lei ad anticipare il compagno: <<Draghetto? Che ci fai qui, nel cuore della notte? >>
<<Eri...eri sveglia?>> balbetta l'altro.
<<Sì. Per tua fortuna.>>
<<Esattamente.>> Sono io a confermare ridendo, stavolta.
<<Smettila!>> mi dice scocciato.
<<No!>>
<<E invece sì!>>
<<E invece, no!>> rido di nuovo.
<<Mio Dio, Draghetto... Ti senti male?>>
Su quel "mio Dio, Draghetto...", il mio compagno crede per un attimo che Sorcia abbia compreso, abbia sentito! Ma sul "ti senti male", muoiono tutte le sue speranze.
Gli tocca far da tramite, questa è la sua pena.
<<Sto bene...>>
<<Parli da solo!>>
<<Non è come sembra...>>
<<Ti preparo qualcosa.>> Streghetta preoccupata lo tira per un braccio. <<Vieni a sederti dentro, nel frattempo.>>
Lo trascina via chiudendosi la porta alle spalle, mentre Draghetto afferra la maniglia bloccando la corsa: <<Aspetta!>>
Lo sguardo del nostro compagno incontra prima quello di Sorcia, che resta dubbiosa, poi volge sulla mia entità, immaginata nel buio: <<Suzette... È qui>> indica con un cenno del viso il nulla.
Il volto della mia piccola Streghetta resta paralizzato, così come la sua figura. La sua testa farfuglia mille pensieri: li sento, li vedo, ma nessuno trova via d'uscita per essere enunciato.
Le batte il cuore all'impazzata e sta facendo una gran fatica per tenersi ritta sulla sue gambette.
Li sorpasso nella semioscurità trovando posto sulla sua sedia.
<<Chiudi la porta, Draghetto.>>
<<D'accordo.>>
Il mio amico esegue il mio volere, sotto lo sguardo ancora perso di Streghetta.
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